RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA -
Genova, massacro alla Diaz condannati i vertici della Polizia
Genova, 19 maggio 2010
Genova, massacro alla Diaz condannati i vertici della Polizia
GENOVA - Condanne per 85 anni di carcere per la sanguinosa irruzione della
Polizia nella scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova. Ribaltata la
sentenza di primo grado. Condannati i vertici della Polizia di Stato: al
capo dell´anticrimine Francesco Gratteri è stata inflitta una pena di
quattro anni. L´ex comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo
Canterini condannato a cinque anni, l´ex vicedirettore dell´Ucigos
Giovanni Luperi (oggi all´Agenzia per le informazioni e la sicurezza
interna) a quattro anni.
CALANDRI E MALATTO
Scontri al G8 di Genova, condanne per 85 anni
Ribaltata la sentenza per il massacro della Diaz: puniti i vertici della
Polizia
Cinque anni al capo della Celere, 4 all´ex direttore Ucigos e al capo
dell´Anticrimine
MASSIMO CALANDRI
Tutti colpevoli. Gli agenti picchiatori e i loro mandanti, i
super-poliziotti che gestirono dal primo all´ultimo minuto l´assalto alla
scuola Diaz durante il G8 genovese. Dopo due giorni di frustrante
guerriglia urbana, culminati con l´uccisione di Carlo Giuliani in piazza
Alimonda, la Polizia di Stato rispose con una drammatica prova di forza.
Tra manganellate e menzogne, false molotov e testimonianze truccate. Ma
dopo nove anni ed una sentenza di primo grado che aveva assolto più della
metà degli imputati, ieri notte la corte d´appello del capoluogo ligure ha
presentato il conto. Un secolo di galera per 26 responsabili. Pagano
soprattutto i funzionari che guidarono la discussa operazione, e che nel
frattempo sono stati promossi ai vertici del Ministero dell´Interno:
Giovanni Luperi, attuale responsabile dell´Aisi, l´ex Sisde, è stato
condannato a quattro anni di reclusione. Stessa pena per Francesco
Gratteri, oggi capo dell´Antiterrorismo. Tre anni e otto mesi per Gilberto
Caldarozzi, che catturò Bernardo Provenzano e ora dirige il Servizio
centrale operativo. Cinque anni a Vincenzo Canterini, allora numero uno di
quella «Celere» romana – il disciolto Nucleo Anti-Sommossa - che fece
irruzione nell´istituto. Il 21 luglio, poco prima della mezzanotte, i
poliziotti sfondarono il portone di ingresso della scuola di via Cesare
Battisti: cercavano fantomatici Black Bloc, trovarono 93 persone inermi a
braccia alzate. Massacrati di botte – cinque ragazzi finirono in prognosi
riservata – e arrestati illegalmente con prove costruite ad hoc: secondo
Salvatore Sinagra, presidente della corte, super-poliziotti ed agenti
erano tutti partecipi e consapevoli di questo vergognoso piano. Sulla
maggior parte dei reati è intervenuta la prescrizione. Ma i funzionari
rispondono del falso ideologico. Mentirono Luperi e Gratteri, che
gestirono l´intervento. Mentirono quelli che firmarono il verbale
d´arresto pieno di bugie. Mentì il poliziotto che raccontò di essere stato
aggredito a coltellate da una misteriosa Tuta Nera, e che fu sbugiardato
dalle perizie. E mentirono i due che portarono all´interno della scuola le due bottiglie incendiarie, sequestrate in realtà molte ore prima nel corso
della guerriglia urbana. Prescritta la posizione di Michelagelo Fournier,
che parlò di «macelleria messicana» e in primo grado era stato condannato
a due anni.
Alla lettura della sentenza, poco prima della mezzanotte, alcune persone
tra il pubblico sono scoppiate in lacrime: tra di loro Mark Cowell, un
giornalista inglese che fu ridotto in fin di vita dagli agenti, un polmone
sfondato a calci. E Lena Zuhlke, una ragazza tedesca che perse tutti i
denti per le manganellate. «Non ce lo aspettavamo», ha commentato
emozionato Enrico Zucca, pubblico ministero che ha sostenuto l´accusa per
tutti questi anni insieme al collega Francesco Cardona Albini che ha
aggiunto: «E´ stata una vicenda dolorosa e sofferta. Ma siamo soddisfatti.
La nostra ricostruzione dei fatti è stata pienamente riconosciuta». Volti
smarriti e poca voglia di parlare tra i difensori degli imputati, che
evidentemente non si aspettavano una decisione del genere.
Nove anni fa il capo della polizia era Gianni De Gennaro. Che alcuni mesi
fa è stato assolto – ma la procura ha presentato ricorso – dall´accusa di
aver istigato l´allora questore di Genova, Francesco Colucci, a
testimoniare il falso proprio riguardo al blitz della Diaz. Nel marzo
scorso e sempre in appello erano stati condannati 44 imputati – tra
generali della polizia penitenziaria, funzionari e agenti, ufficiali
dell´Arma e carabinieri, guardie carcerarie e medici – responsabili a
diverso titolo delle torture inflitte nella caserma di Bolzaneto a 252
fermati.