RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA -
Vincenzi, la trincea della democrazia "Chi chiedeva chiarezza aveva
ragione"
Genova, 18 giugno 2010
Vincenzi, la trincea della democrazia "Chi chiedeva chiarezza aveva
ragione"
Un risarcimento per la città? Le sentenze non possono mai avere un valore
del genere
Mi riconosco in questo Stato che agisce con limpidezza. Ne abbiamo
bisogno, soprattutto ora
WANDA VALLI
Marta Vincenzi, nel 2001 ai tempi del G8, era presidente della Provincia,
una delle prime a lanciare l´allarme sui blac block che si armavano nella
zona destinata a ospitare parte dei manifestanti, a Quarto. Un allarme
inascoltato. Adesso, come sindaco di Genova, conferma: chi allora, in
politica o nelle istituzioni, chiedeva di andare avanti e far chiarezza,
non era un gruppo di scalmanati. E aveva ragione. Molte cose si dovevano
chiarire fino in fondo, ora è accaduto, se ne avvantaggia la democrazia. E
poi sottolinea che ogni sentenza colpisce singole persone, non certo il
collettivo.
Sindaco Marta Vincenzi, con la sentenza d´appello di De Gennaro, dopo
quelle della Diaz e Bolzaneto, Genova si può sentire risarcita?
«Il problema non è il risarcimento alla città, non credo che le sentenze
abbiano un valore del genere in alcun caso, si limitano a giudicare fatti
individuali. Se questa è la premessa, è altrettanto chiaro che le
questioni individuali non debbono trasformarsi in giudizi sommari».
La sua idea sulla condanna dell´ex capo della Polizia e sull´ex capo della
Digos di Genova?
«I giudici confermano che, all´epoca, durante il G8 del 2001, ci sono
stati errori nella catena di comando, errori che rimandano a
responsabilità di singoli e non collettive».
Un giudizio anche etico?
«Spero che tutto derivi da un´attenta valutazione delle carte e delle
testimonianze, senza trascurare un altro fattore».
Quale?
«Chi, in politica, da subito aveva chiesto di fare chiarezza, perché
intuiva che le cose non erano proprio come apparivano, a quell´epoca venne
definito trinariciuto di sinistra che voleva difendere i no global, mentre
il governo era il tutore delle forze di polizia».
E invece?
«Non era così. Le istituzioni che chiedevano di andare fino in fondo,
volevano impedire una giustizia sommaria, non c´erano trinariciuti, il
tema forte era il non nascondere le responsabilità dei black block, dei no
global, ma anche quelle dei singoli che agivano in nome dello Stato. Il
non individuarle significava mettere a rischio la stabilità dello Stato
stesso».
Questa sentenza ha rafforzato lo Stato?
«Il discorso non è di merito ma di principio. Al di là dell´iter
processuale non ancora concluso, al di là dei singoli casi, credo che solo
così, in uno Stato che fa chiarezza, che agisce con limpidezza, io
cittadino posso identificarmi e aiutare la democrazia. Perché riconoscere
certe responsabilità aiuta la democrazia. E noi ne abbiamo bisogno.
Soprattutto in questo momento».