RASSEGNA STAMPA

LA REPUBBLICA - G8, l´appello degli intellettuali "Sospendete i funzionari condannati"

Genova, 19 giugno 2010

Dopo la sentenza Gianni De Gennaro incassa la fiducia del governo. Mentre montano le proteste
G8, l´appello degli intellettuali "Sospendete i funzionari condannati"
"I verdetti ripristinano un principio di verità e di equità e possono essere un punto di risalita per le istituzioni"

ALBERTO PUPPO

"Sospendete subito tutti i funzionari condannati". È la parola d´ordine fatta ormai propria, a poche ore dall´ultima sentenza, fatta propria da decine di intellettuali e artisti, impegnati da anni per la verità sui fatti del G8. E non solo da loro. L´appello, promosso, tra gli altri da Heidi e Giuliano Giuliani, Giulietto Chiesa, Sandrone Dazieri, ha già ottenuto l´adesione, solo per citare alcuni nomi, di Stefano Benni, Valerio Evangelisti, Daniele Biacchessi e Chiara Ingrao. "Ci sono voluti nove anni - si legge nel documento - ma alla fine il tribunale di Genova ha dato forma giudiziaria a una verità storica che già conoscevamo: alla scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto, furono violati i corpi, le leggi, la Costituzione, l´idea stessa dello stato di diritto. Un orrore incompatibile con la nozione di democrazia. Perciò le due sentenze, con le condanne che colpiscono per intero la catena di comando (insieme a tutti i responsabili delle violenze e delle violazioni che è stato possibile individuare), sono importanti e preziose: ripristinano un principio di verità e di equità, possono essere un punto di risalita per le istituzioni.
Già all´epoca del rinvio a giudizio sarebbe stata opportuna la sospensione di tutti gli imputati, a tutela della dignità e credibilità delle forze di polizia. Nessuno è stato sospeso, tutti sono al loro posto, alcuni dirigenti sono stati addirittura promossi e oggi si trovano a coprire incarichi delicati e di altissimo livello con il peso di condanne di secondo grado molto gravi e in aggiunta l´interdizione dai pubblici uffici. Le dimissioni o la sospensione dagli incarichi - concludono i promotori dell´appello - ci sembrano a questo punto una questione di lealtà ai princìpi della democrazia, oltre che l´unico segnale chiaro da inviare a tutti i gli appartenenti alle forze di polizia affinché episodi del genere non si ripetano. E´ anche l´unico modo per garantire che la Corte di Cassazione possa valutare gli atti e deliberare in piena libertà."