RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA -
Noi poliziotti di Bolzaneto vittime del G8
Genova, 13 novembre 2010
Noi poliziotti di Bolzaneto vittime del G8
CLAUDIO DI TURSI*
LA CORTE di Appello di Genova, chiamata a pronunciarsi sui fatti terribili
che vedono la caserma di Bolzaneto teatro di torture e violenze inaudite
durante il G8 del 2001, ha chiuso i suoi lavori nei primi giorni di marzo
di quest´anno, comminando 44 condanne. Nessuno dei 44 condannati ha
lavorato o lavora per il VI Reparto Mobile della Polizia di Stato, che in
quella caserma ha sede. Durante il G8 la struttura era diventata, per
disposizione del ministero di Grazia e Giustizia, un carcere temporaneo in
cui prestavano servizio i GOM della Polizia Penitenziaria. Il personale
del VI Reparto Mobile era impegnato nei servizi di ordine pubblico nel
centro cittadino. A Bolzaneto sono rimasti solo gli addetti ai servizi
tecnico-logistici ed il personale di sorveglianza alla caserma. L´idea di
considerare inadatto alla visita di una scolaresca un posto dove lavorano
con dedizione e professionalità più di trecento operatori tra personale
operativo tecnico e civile, per la maggior parte padri e madri di
famiglia, ci offende profondamente.
Ci offende come poliziotti, perché nessuno di noi, che possiamo essere
considerati vittime del G8, in quanto la nostra reputazione è stata
infangata, si è mai macchiato delle nefandezze che sono state compiute a
Bolzaneto e che condanniamo con forza. Ci offende come genitori, perché
nei bambini che vengono a trovarci, che trattiamo con il rispetto e la
particolarissima attenzione che merita un bambino di dieci anni, vediamo i
nostri figli. Ci offende come lavoratori, perché organizziamo queste
visite con meticolosità, mettendo in campo una professionalità che ci
siamo dovuti inventare. Ogni parola che rivolgiamo ai nostri piccoli
ospiti è frutto di riflessioni attente, ogni momento della visita è
studiato nei minimi dettagli. A dieci anni un bambino fa un´infinità di
domande ma non è giusto che sappia tutto della vita. Andiamo a prenderli
con il pullman della polizia e questa già per loro è una festa; li
riceviamo in aula magna, ci presentiamo e parliamo dei loro diritti di
cittadini, della facoltà che hanno di manifestare le loro idee, anche con
forza, ma nei limiti stabiliti dalla legge. Cerchiamo di far capire loro
come usare un computer in rete in sicurezza, stando lontani da pedofili e
truffatori e li mettiamo in guardia dai pericoli per la salute, che
possono derivare dall´uso smodato dei telefoni cellulari che, nonostante
la tenera età, hanno già quasi tutti. Li portiamo a vedere come lavorano
al nostro fianco i cani della polizia e li facciamo giocare con il robot
teleguidato che gli artificieri usano per disinnescare gli ordigni. Una
merenda e via a fare un giro sulle macchine della polizia a sirene
spiegate. Nei loro sorrisi e negli attestati di stima che riceviamo dalle
maestre che li accompagnano sta la nostra ricompensa. Da che mondo è mondo
i bambini amano la polizia e la polizia ama i bambini. Privare un bambino
di un sogno è un delitto. Farlo per motivi politici è un´aberrazione.
*perito polizia di Stato
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