RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA -
"In cella per caso tra botte e insulti ci hanno detto: ricordatevi
Bolzaneto"
Roma, 17 dicembre 2010
"In cella per caso tra botte e insulti ci hanno detto: ricordatevi
Bolzaneto"
I fermati si difendono in tribunale. I legali: quei video li scagionano
Alice: "Ho dormito in una stanza con le finestre aperte senza niente da
bere o mangiare"
Angelo: "In piazza la prossima volta ci andrò in mutande e a mani alzate,
così vediamo"
CARLO BONINI
Nell´aula della quarta sezione penale, Sasha Montanini, Angelo De
Matteis, Nicola Corsini, Gerardo Morsella, Federico Serra, Andrea Donato,
Riccardo Li Calzi e Alice Niffoi siedono composti su una doppia fila di
panche in legno oltre la balaustra che divide i liberi dagli arrestati.
Sono 8 dei 23 di piazza del Popolo. E non sono lupi che si fanno
d´improvviso agnelli. Ad eccezione di Gerardo, che di anni ne ha 37,
laureato in fisica teorica, ricercatore universitario alla cattedra di
Matematica dell´Università di Tor Vergata a Roma, hanno un´età media di 22
anni. E condividono poche cose: il capo di imputazione (resistenza
pluriaggravata all´arresto); una fedina penale immacolata; ventiquattro
ore di detenzione che non dimenticheranno.
Alice, studentessa di Scienze politiche alla "Sapienza", i capelli lisci
di un nero corvino, gli occhi vispi, l´accento sardo addolcito in cinque
anni da fuorisede, si accarezza l´ematoma violaceo che le gonfia lo zigomo
e la palpebra destra. Sorride: «Non è qui che ho preso le manganellate.
Quelle me le hanno date alla schiena e alla testa. Però mi hanno spiegato
che dopo un po´ l´ematoma scende...». Le manca una scarpa da martedì
(«l´ho persa cadendo»). Ha fame e freddo. «Abbiamo passato la notte in via
Patini, dove fanno il fotosegnalamento. Ci hanno messo in uno stanzone
senza una sedia o una panca in cui hanno tenuto sempre aperte le finestre.
Niente da mangiare, niente da bere». Non riesce a dimenticare le parole di
quando è stata caricata sul pavimento del "cellulare" dopo l´arresto: «Ci
hanno legato i polsi con le stringhe di plastica e un poliziotto ci ha
detto che ci avrebbero fatto vedere cosa era successo a Bolzaneto. Finché
non è arrivato un superiore che ha ordinato di non toccarci». Anche al
commissariato "Trevi" ci sono stati momenti complicati. Alice ha una
smorfia di pudore: «Diciamo che non ho voglia di ripetere cosa mi ha detto
uno degli agenti che ci sorvegliavano».
Sostengono i verbali di arresto che Alice, Sasha e Gerardo abbiano
lanciato «un oggetto contundente», forse un tondino di ferro, contro i
reparti di polizia schierati in via Goldoni. E che i tre, da quel momento,
siano stati inseguiti fino alla cattura in piazza del Popolo. Alice spiega
al Tribunale di essere stata arrestata da sola, in via del Corso, quando
una carica ha travolto il cordone di studenti cui era allacciata. «Non
indossavo caschi, cappucci. Avevo solo la sciarpa che mi proteggeva dal
freddo». Alice spiega di aver visto per la prima volta la faccia di Sasha,
come quella di Gerardo quando li hanno scaraventati sul fondo del
cellulare in cui lei era già ammanettata. E Gerardo conferma. Lui, l´hanno
acciuffato sul lato di piazza del Popolo che dà su piazzale Flaminio,
mentre provava a ripararsi dalle cariche. A quasi un chilometro di
distanza dal punto in cui avrebbe tirato il tondino che giura di non aver
mai afferrato. «Davvero lo hanno inseguito o al contrario lo hanno
rastrellato in mezzo a una moltitudine?», chiede il suo avvocato.
Riccardo Li Calzi, palermitano e studente fuori sede a Bologna, è accusato
di aver «selvaggiamente resistito all´arresto». Trasecola. Ha dei punti in
testa e il mignolo fratturato. Giura di essere stato preso alle spalle da
una carica in via del Corso. Che di «selvaggio» c´è stato solo
l´accanimento di uno sfollagente sulla sua testa, mentre era ormai
sull´asfalto. Il Tribunale lo ascolta perplesso. Finché l´avvocato
Francesco Romeo non mostra su un notebook un video pescato su "You tube"
("La Polizia si accanisce sui manifestanti" http://www.youtube.com/watch?v=mV-3AAXFV_8). Riccardo si distingue
rannicchiato in posizione fetale. Non ha il volto coperto. Implora di non
colpirlo ancora, mentre tenta di salvare gli occhiali che stringe nella
mano sinistra. Il Tribunale acquisisce le immagini.
Anche Angelo De Matteis non si riconosce nella descrizione del brogliaccio
di arresto che lo accusa di resistenza. È uno studente barese di lingue.
Ha un bendaggio sulla testa che copre i tre punti che suturano la ferita
aperta dallo sfollagente che lo ha abbattuto davanti alla saracinesca di
un negozio di via del Corso, cui aveva bussato, implorando di aprire,
quando le cariche erano cominciate. «Ricordo questo poliziotto corpulento
con la maschera antigas e un braccio grande come la mia gamba che
continuava a darmele. Ricordo anche che mi hanno sputato». Aggiunge: «In
piazza non ho fatto niente. Non ho tirato neanche una carta per terra. E
so che in piazza ci tornerò. Questa volta in mutande e a mani alzate, così
vediamo».
Il pm chiede per tutti e 8 la scarcerazione con obbligo di firma
quotidiano in un ufficio di polizia. Il collegio si riunisce per decidere.
Alle 4 del pomeriggio, la lettura dell´ordinanza che rimanda gli imputati
liberi, senza nessun obbligo di firma, mostra che il racconto di Sasha,
Alice, Angelo, Nicola, Gerardo, Federico, Andrea, Riccardo ha aperto un
varco. «Sotto il profilo della sussitenza dei gravi indizi di colpevolezza
– scandisce il presidente Costantini - appare necessario approfondire le
posizioni individuali degli imputati alla luce degli elementi acquisiti
durante l´odierna udienza». Il processo è aggiornato a metà febbraio del
2011.