RASSEGNA STAMPA
LA STAMPA -
Il giudice: non potevano non sapere
Genova, 20 maggio 2010
Il giudice: non potevano non sapere
Il presidente della Corte
d'appello: pena minima ma senza attenuanti Il giorno dopo nel
Palazzo di giustizia
PIERACCI ALESSANDRA
I vertici erano li', non
potevano non sapere>>, dice Salvatore Sinagra, presidente della
Corte d'Appello che l'altra sera, dopo 13 ore di camera di consiglio,
ha condannato i vertici della polizia per la notte dei manganelli
alla Diaz, nei giorni del G8 del luglio 2001. Per tutti c'e'
l'interdizione quinquenale dai pubblici uffici. In caso di conferma
delle pene da parte della Cassazione, la fine della carriera.
<<Non
parlerei di ribaltamento del risultato - precisa il presidente
Sinagra, anticipando i contenuti delle motivazioni, che verranno
depositate entro 90 giorni - piuttosto si puo' dire che noi abbiamo
portato alle conseguenze logiche coerenti le premesse contenute di
fatto nella sentenza di primo grado. La disamina dei fatti e la
ricostruzione ci hanno consentito di trarre le conclusioni>>.
L'unica vera differenza, secondo il giudice, e' la negazione delle
attenuanti generiche, <<data la gravita' dei fatti e il ruolo stesso
del poliziotto, ma siamo comunque partiti dal minimo della pena>>.
La catena di comando, quindi, era li'. <<Come puo' non essere
responsabile il vertice, materialmente presente sul campo, di
un'organizzazione gerarchica di tipo quasi militare? - si chiede il
magistrato -. Chi comanda ha responsabilita' giuridica, non puo' non
sapere quello che sta accadendo>>. Si trattava quindi <<di essere
logicamente coerenti>>.
Un'indagine e un procedimento giudiziario
che hanno incontrato ostacoli e difficolta', soprattutto in quella
che il pm Enrico Zucca ha denunciato come l'omerta' della polizia. <<In questo paese - e' lo sfogo del presidente Sinagra - il senso
della legalita' non e' cosi' diffuso>>.
<<Ora ci fanno i complimenti,
ma questo ci mette in difficolta' - commenta Zucca, che con il pm
Francesco Cardona Albini ha ricostruito dal 2001 gli eventi della
Diaz - perche' sono complimenti basati sul risultato. Invece noi
siamo soddisfatti per aver lavorato al massimo e aver quindi
permesso di rivelare quello che davvero era accaduto, cioe' le
violenze e le violazioni, indipendentemente dalla sentenza. La
malattia si puo' curare se viene diagnosticata>>.
Abbiamo indagato<<tra mille boicottaggi>> per emergere violazioni inimmaginabili,
come le false molotov introdotte e i valsi verbali, quello che i
poliziotti erano stati in grado di fare. Tutti i dodici magistrati<<uomini e donne che hanno avuto a che fare con le indagini sul G8
hanno evidenziato la stessa cosa, cioe' le menzogne. Sono emersi
fatti numerosi e gravi compiuti non da pochi poliziotti, una
violenza sporporzionate e ingiustificata, seguita da azioni di
copertura>>. <<All'interno delle forze di polizia - stigmatizza il
magistrato - non c'e' stata alcuna riflessione, mancano gli
strumenti o la capacita'. Siamo la magistratura forse piu'
indipendente al mondo, che si puo' occupare di devianza con aspetti
criminali, ma all'interno della polizia non ci sono strumenti di
controllo>>. Il pubblico ministero ribadisce le difficolta'
incontrate da parte di chi voleva ostacolare l'identificazione dei
poliziotti coinvolti. E fa l'esempio di <<coda di cavallo>>, agente
riconoscibilissimo per la caratteristica acconciatura, descritto dai
picchiati e mai individuato finche' non fu riconosciuto in aula tra
il pubblico, <<inviato>> a seguire il dibattimento.
<<Una
provocazione>> la definisce, ricordando che l'uomo misterioso era
presente, in piena vista, anche alla lettura della sentenza.