RASSEGNA STAMPA
LIBERAZIONE - De Gennaro condannato Sapeva tutto della Diaz
Genova, 18 giugno 2010
L’allora capo della polizia chiese al questore di Genova di mentire ai pm
De Gennaro condannato
Sapeva tutto della Diaz
Checchino Antonini
Ora Di Pietro si arrampica sugli specchi, lui che affossò la commissione
d’inchiesta dice che era giusto aspettare la magistratura sui misfatti di Genova. E ieri, dopo la condanna definitiva a un anno e quattro mesi di
Gianni De Gennaro, l’ex pm di Mani pulite invita ancora ad attendere la
Cassazione. Sarà Paolo Ferrero, del
Prc, l’unico segretario a dire che sia
«incompatibile con il suo attuale incarico di direttore del Dipartimento
per le informazioni e la sicurezza».
Dunque, la Corte d’Appello di Genova ha ritenuto ieri che le prove erano
bastanti, che quand’era capo della
polizia, il futuro Negroponte italiano
(il capo di tutti i servizi segreti), istigò
alla falsa testimonianza l’ex questore
dei tempi del G8. Due mesi di meno
sono stati comminati all’ex capo della Digos cittadina e ora vicequestore
vicario di Torino, Spartaco Mortola.
Il pg aveva chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e
quattro mesi per Mortola dopo l’esito, scandaloso a vederlo con gli occhi
delle vittime della Diaz, del processo
di primo grado. Nell’ambito delle indagini sulle false molotov, Mortola fu
intercettato mentre chiacchierava
con Colucci che gli riferiva i complimenti del capo dopo la sostanziale ritrattazione di fronte ai pm che indagavano sulla Diaz. A Colucci fu consigliato di non fare menzione delle
telefonate di quella sera col Viminale
per non rivelare il ruolo del capo di
polizia nella repressione con cui si
chiusero le tre giornate del luglio.
«Lui ha fatto questo per farci credere
che non sapesse niente di quanto accadeva alla Diaz e che l’unico responsabile fosse l’autista della jeep che
portò le molotov», spiega Gilberto
Pagani, uno dei legali delle parti civili. Il processo s’è svolto a porte chiuse - mentre quello a Colucci sarà pubblico - per via del rito abbreviato e si
dovranno attendere le conclusioni
per un’analisi compiuta. A destra o si
finge di non capire (Ascierto, l’uomo
di An che era con Fini nella sala operativa dei carabinieri mentre veniva
ucciso Carlo Giuliani) o si strepita
contro la «vendetta» di certi pm (Santelli, Pdl). Sulle agenzie è un gettito di
gratitudine a De Gennaro con punte
di comicità involontaria da parte di
Capezzone convinto che l’Idv voglia
disarticolare il cuore dello Stato e che
il Pd dovrebbe fermarlo. Tace il Pd tra
gli artefici della ristrutturazione delle
forze dell’ordine avvenuta nell’era
De Gennaro. «Perchè non pensare
che le sentenze di primo grado non
erano giuste? L’appello serve anche
per questo», suggerisce Enrico Zucca,
con Francesco Cardona Albini pubblica accusa dell’inchiesta Diaz.
«A modificare la sentenza di primo
grado è stato sicuramente il risultato
del lavoro dei pm che hanno portato
alla recente condanna degli alti ufficiali presenti sul campo», commenta
Gigi Malabarba di Sinistra Critica,
già senatore Prc e membro del Copaco. La sera della Diaz era uno dei parlamentari stoppati dal portavoce di
De Gennaro ai cancelli Diaz dov’era
in corso, a suo dire, «una normale
perquisizione». La condanna è «la di
mostrazione che i vertici della polizia
erano perfettamente al corrente di
quanto stava accadendo alla Diaz -
dicono Vittorio Agnoletto, allora
portavoce del Gsf, e Antonio Bruno,
del comitato Verità e giustizia e capogruppo Prc al comune di Genova -
ora deve essere fatta luce anche su chi
furono i mandanti politici». «Tuttavia, è stato infranto un tabù e comunque vada a finire in Cassazione, oggi
la verità ha avuto una possibilità - ricorda Luciano Muhlbauer del Prc
lombardo, anche lui tra gli ex portavoce del Gsf - sta a noi mantenere viva la memoria». Per esempio ricordare che non c’è mai stato un processo
per l’omicidio di Carlo Giuliani. Ora
De Gennaro dovrebbe dimettersi.
Oltre ai “reduci” di Genova, lo chiede anche De Magistris senza chiedersi cosa ne pensino Di Pietro o il capo
ligure dell’Idv che era uno dei robocop che assalirono i 300mila contestatori pacifici degli Otto terribili
Grandi.