RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA -
Agenti scagionati in primo grado, poi 100 anni di carcere: ora sarebbero
assolti
Roma, 11 marzo 2011
Con la riforma riscritto il G8 di Genova
Agenti scagionati in primo grado, poi 100 anni di carcere: ora sarebbero
assolti
ALBERTO CUSTODERO
Dai 25 poliziotti imputati per le violenze del G8 al senatore
Andreotti, dall´ex presidente della prima sezione della Cassazione
Carnevale all´ex brigatista Saraceni, coinvolta nell´omicidio D´Antona.
Ecco alcuni casi nei quali la cancellazione dell´appello in caso di
assoluzione da parte del Tribunale avrebbe chiuso la partita a vantaggio
dell´imputato già in primo grado.
Genova, G8 del 2001: assolti in primo grado, ma condannati dalla corte
d´appello di Genova per un totale di cento anni di carcere i 25 funzionari
di polizia imputati nel processo per l´irruzione nella scuola Diaz. Se
fosse stata già in vigore la riforma della Giustizia, sarebbe stato
impossibile per i pm ottenere il ribaltamento della sentenza del Tribunale
e tutto si sarebbe fermato: ora la vicenda (che riguarda funzionari
promossi nel frattempo ai vertici della Polizia e dei servizi segreti) è
ancora in corso in attesa della pronuncia della Cassazione.
La prima polemica sulla "opportunità" della pubblica accusa di impugnare
in secondo grado una assoluzione nacque al processo che ha visto Giulio
Andreotti imputato per l´omicidio del fondatore di Op, il giornalista Mino
Pecorelli. Ebbene, il senatore a vita è stato assolto in primo grado nel
´99, condannato a 24 anni in Appello 3 anni dopo e assolto dalla
Cassazione nel 2003. «Fu allora - ricorda il procuratore Antimafia Alberto
Cisterna - che si parlò per la prima volta della possibilità di impedire
ai pm l´appello in caso di assoluzione». Andreotti fu poi protagonista di
un "ribaltamento" processuale anche innanzi la corte d´appello di Palermo
che, contraddicendo il Tribunale, accertò, ma solo fino al 1980, «la
partecipazione all´associazione per delinquere in favore di
un´organizzazione mafiosa», anche se emise il non luogo a procedere per
essere quel «reato concretamente ravvisabile a carico del senatore
Andreotti estinto per prescrizione». «Quella sostanziale condanna senza
pena per intervenuta prescrizione - commenta ora l´ex procuratore di
Palermo Giancarlo Caselli - non sarebbe stata possibile se l´appello del
pm avverso l´assoluzione in primo grado fosse stato interdetto, come
avverrebbe con la riforma di questo governo».
Alcune vicende sono arrivate a un assoluzione partendo da una prima
sentenza di non colpevolezza, ma passando attraverso una condanna in
appello. È il caso, ad esempio, dell´ex presidente della prima sezione
della Cassazione Corrado Carnevale. Nel 2000 il giudice fu assolto per non
avere commesso il fatto. Un anno dopo fu condannato a sei anni di
reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, nel 2002 assolto
dalla Cassazione. Analogo l´iter processuale dell´ex ministro
democristiano Calogero Mannino, accusato di concorso in associazione
mafiosa. Fu assolto dal Tribunale, condannato a 5 anni e 4 mesi in
appello, non colpevole per la Suprema Corte. Altre storie giudiziarie sono
arrivate a condanne definitive iniziando da una assoluzione. Per tutti,
vale la vicenda dell´ex brigatista Federica Saraceni, condannata in
appello nel 2008 a 21 anni di carcere per l´omicidio del giuslavorista
Massimo D´Antona. In primo grado era stata assolta, la Cassazione ha
confermato la sentenza.