PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni
8. L’organizzazione dell’Ordine Pubblico in occasione delle manifestazioni del 20 luglio 2001
L’organizzazione dell’Ordine Pubblico
in occasione delle manifestazioni del 20 luglio 2001
1. Si è già ricordato che nel corso della riunione del 30 giugno 2001 il Capo della Polizia DE
GENNARO aveva chiarito ai rappresentanti del GSF come le Forze dell'Ordine si prefiggessero di
tutelare tre diverse categorie di persone: i Capi di Stato, quindi la sicurezza e l'ordinato svolgimento
del vertice, i cittadini di Genova e l'incolumità della città, i manifestanti nell'esercizio dei diritti di
riunione e di libera espressione del pensiero (teste BOLINI).
L'apparato di polizia a tal fine impiegato contava su diverse migliaia di Agenti della Polizia di
Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza che sarebbero stati collocati nelle aree
nevralgiche della città e che nei mesi precedenti il vertice ricevettero uno specifico addestramento.
La relazione presentata dall’On. Graziella MASCIA nel corso dell’indagine conoscitiva sui fatti
accaduti in occasione del vertice G8 (prod. Difesa 4.12) indica i periodi di addestramento ricevuti
dai singoli Corpi di Polizia.
Su questo specifico addestramento hanno deposto i testi facenti parte delle Forze dell'Ordine escussi
a dibattimento (tra gli altri BRUNO, PLACANICA, RAFFONE, CAVATAIO, TRUGLIO).
2. In occasione del vertice G8 gli appartenenti all'Arma dei Carabinieri e, per quanto riguarda la
Polizia di Stato, gli Agenti del I Reparto Mobile di Roma vennero dotati (cfr. i decreti 5 e 30 giugno
del Ministero dell'Interno) di un nuovo tipo di manganello, denominato TONFA.
Questo è diverso dal VVo manganello della Polizia, perché l’impugnatura non è posta al suo
termine ma è perpendicolare al bastone ed è posta ad un terzo della sua lunghezza, in sostanza ha la
forma di una “T” e ciò consente di tenerlo disteso sul braccio.
Il modello dato in dotazione era di tipo telescopico, cioè con la punta che si allungava, il manico
costituiva un corpo unico con il bastone (BRUNO).
Vennero distribuiti ed impiegati, a volte in modo massiccio, candelotti lacrimogeni contenenti il gas
CS [4].
3. Il 6/2/2001 il Capo della Polizia Gianni DE GENNARO emanava una lettera circolare indirizzata
a tutte le Questure e relativa all’uso dei lacrimogeni e dei manganelli sfollagente nei servizi di
ordine pubblico.
Constatato che in precedenza non sempre l’uso di artifici lacrimogeni e dello sfollagente era
apparso “adeguato alle circostanze” la circolare intendeva fornire istruzioni di carattere generale
chiarendo preliminarmente che “l’impiego di sfollagente e lacrimogeni deve essere ordinato in
termini chiari ed espliciti dal dirigente del servizio” e che in particolare il lancio di lacrimogeni,
“per il forte impatto che provoca sulla folla e per lo scalpore che suscita nell’opinione pubblica,
deve essere considerato rimedio estremo” volto a fronteggiare “situazioni di particolare gravità non
altrimenti gestibili”.
Pertanto il Capo della Polizia riteneva imprescindibile ai fini dell’impiego di tali strumenti una
preventiva valutazione dei Questori “sulla effettiva necessità di ricorrervi in relazione all’evolversi
delle manifestazioni” fermo restando “l’obbligo da parte del dirigente del servizio di adottare ogni
iniziativa idonea a scongiurarne l’uso”.
La circolare pertanto disponeva l’organizzazione di riunioni tecnico operative tra i Funzionari
impiegati nei servizi di ordine pubblico e i rappresentanti delle altre Forze di Polizia precedenti le
manifestazioni e finalizzate all’esame dettagliato delle disposizioni dell’ordinanza di servizio ed
alla pianificazione della strategia di gestione dei servizi stessi; di rendere il personale impiegato
compiutamente informato sulle finalità, le modalità ed i rischi dei servizi, nonché sulla circostanza
che l’uso di artifici lacrimogeni deve essere compiuto “solo a seguito di chiaro ed esplicito ordine
del responsabile del servizio”.
La circolare stabiliva che, salvo casi eccezionali da valutarsi con il necessario rigore, l’ordine dei
funzionari dirigenti del servizio in piazza di far uso di artifici lacrimogeni “dovrà essere impartito
previa consultazione con le SS. LL.”, cioè i Questori e “dovrà essere esplicito e chiaro”.
Quindi da un lato sottolineava la necessità “di evitare il lancio dei lacrimogeni in ambienti
frequentati da numeroso pubblico” per il panico e le conseguenti intuibili ripercussioni sulla
sicurezza pubblica che questo potrebbe comportare, dall’altro ordinava ai Questori di accertarsi che
il personale impegnato in azioni dissuasive fosse preventivamente sensibilizzato sull’impiego dello
sfollagente che “dovrà essere sempre correttamente impugnato”.
4. Nel corso dei servizi di ordine pubblico svolti nella città di Genova durante i giorni delle
manifestazioni vennero impiegati diversi tipi di veicoli delle Forze dell’Ordine.
I “concetti tecnico-tattici di impiego delle Unità Organiche a vario livello nei servizi di O.P.”
pubblicati dal Ministero dell’Interno [5] forniscono per l’impiego dell’automezzo Fiat OM A55 F13
protetto, cioè il mezzo blindato usato anche dai contingenti dell’Arma dei Carabinieri, le seguenti
indicazioni:
“le garanzie di sufficiente sicurezza che il mezzo offre al personale trasportato non devono indurre
in alcun modo a considerare il veicolo adatto ad effettuare evoluzioni tra la folla, in caso di
disordini, ad essere lanciato per rincorrere gruppi di facinorosi tallonandoli da vicino.
Tale impiego può provocare serissime conseguenze alla folla o ai dimostranti, in quanto il sistema
frenante, per quanto efficiente, non garantisce, data la pesantezza del mezzo, l’arresto del veicolo
stesso a velocità sostenuta.
Inoltre manovre brusche possono provocare con facilità il ribaltamento del veicolo a causa
dell’altezza del suo baricentro.
Le caratteristiche peculiari del mezzo devono pertanto essere intese solo come possibilità offerte al
personale di portarsi a distanze operative con la folla in condizioni di sufficiente sicurezza.”
Le linee guida risultano elaborate da alcuni Funzionari del Ministero dell’Interno a ciò
particolarmente qualificati dalla loro pregressa esperienza sul campo quali comandanti di Reparti
Mobili.
Tra di loro vi è anche il Dr. Valerio DONNINI al quale in occasione del Vertice di Genova era stato
affidato il coordinamento operativo e logistico dei contingenti dei Reparti Mobili e di altre Unità
Speciali.
5. Come previsto dal regolamento di attuazione del Testo Unico sulle Leggi di Pubblica Sicurezza il
Questore di Genova emetteva in data 19 luglio 2001 un’ordinanza concernente i servizi di Polizia
predisposti in occasione delle manifestazioni organizzate dal Genoa Social Forum per il giorno
seguente.
Il provvedimento dà conto del preavviso concernente le manifestazioni che si sarebbero susseguite
tra le ore 6 e le 24 in diverse zone della città e volte “ad accerchiare i luoghi di svolgimento del
Vertice G8”.
Tra le manifestazioni era stato preannunciato un corteo, in orario non precisato, che partendo dal
concentramento in Corso Gastaldi avrebbe poi raggiunto piazza De Ferrari percorrendo, all’interno
della Zona Rossa Via XX Settembre.
Rilevato che alcuni dei luoghi interessati dalle manifestazioni preannunciate si trovano all’interno
dell’area di massima sicurezza o nelle immediate vicinanze di luoghi interessati allo svolgimento
del Vertice, il Questore vietava, tra l’altro, le manifestazioni interessanti Piazza Verdi, giardini
compresi e zone adiacenti indicate come Via Fiume, Piazza delle Americhe, Via Padre Tahon de
Ravel, Viale E. Filiberto Duca d’Aosta, Viale Caviglia, Via Cadorna, Piazza della Vittoria, Via B.
Liguria, Via Diaz, Viale B. Bisagno.
Il provvedimento dava inoltre conto dell’autorizzazione concessa alle manifestazioni “statiche”
organizzate dal GSF in alcune piazze, tra le quali Piazza Manin e Piazza Paolo da Novi e del
preavviso ricevuto ad opera dell’organizzazione sindacale CUB (Confederazione Unitaria di Base)
relativamente ad un corteo che nel pomeriggio doveva svolgersi da Sampierdarena verso il centro e
che era stato vietato.
6. Così descritte le manifestazioni per le quali aveva ricevuto adeguato preavviso, il Questore
delineava le esigenze di ordine e sicurezza pubblica come segue:
-innanzitutto doveva essere tenuta in considerazione l’intenzione più volte segnalata di violare
la Zona Rossa con azioni di sfondamento o con iniziative isolate.
questa ipotesi doveva essere ricondotta sia alle correnti c.d. moderate sia a quelle “oltranziste
delle componenti anarco – insurrezionalista che in precedenti analoghe occasioni si sono distinte
in episodi di violenza condotti con estrema decisione e abilità di azione”,
-relativamente alle manifestazioni preavvisate il Questore riteneva di non poter “escludere che
nonostante i divieti o le prescrizioni, i manifestanti tentino di portare a termine le manifestazioni
secondo i primi intendimenti dei promotori con conseguente violazione dell’area di massima
sicurezza”.
Era pertanto ritenuto necessario, accanto all’organizzazione di una linea difensiva interna alla Zona
Rossa e di una seconda interna alla c.d. Zona Gialla, “predisporre adeguate misure di ordine e
sicurezza pubblica nelle direttrici ove avrebbero dovuto aver luogo le manifestazioni dove
potrebbero registrarsi aggressioni, forti della coesione derivante dall’aggregazione di massa”.
Il Questore pertanto ravvisava la necessità di predisporre in Zona Gialla e lungo tutta la cintura
esterna della Zona Rossa adeguate misure di vigilanza “al fine di contrastare efficacemente ogni
eventuale tentativo di introduzione nell’area” e di garantire i necessari servizi di ordine e sicurezza
pubblica in occasione dello “svolgimento del preavvisato corteo del Genoa Social Forum che, come
detto, dovrà necessariamente interrompersi allo sbocco in Piazza Verdi”.
7. Con riferimento ai servizi di ordine e sicurezza pubblica all’esterno della Zona Rossa nella parte
della città interessata al passaggio del corteo organizzato dal GSF il Questore disponeva il
concentramento fin dal mattino del 20 luglio:
-di n. 100 Carabinieri, due mezzi alari ed un idrante della Polizia di Stato a disposizione del
Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato dr. Francesco DE MATTEIS in Piazza Brignole,
-di n. 280 Agenti della Polizia di Stato a disposizione del Primo Dirigente dr. Angelo
GAGGIANO in Piazza Verdi,
-di n. 200 Carabinieri e di n. 100 Agenti della Polizia di Stato a disposizione del Primo
Dirigente dr. Filippo LAPI rispettivamente in via Diaz angolo Via B. Liguria e un Corso B.
Aires angolo Via Mira,
-di n. 200 Carabinieri a disposizione del Primo Dirigente dr. Mario MONDELLI in via Pisacane
angolo Viale della Libertà,
-di n. 50 Carabinieri a disposizione del Vice Questore Aggiunto dr. Mauro SAMBROTTA in
Piazza B. Partigiane angolo Via Maddaloni,
-di n. 50 Agenti della Polizia di Stato a disposizione del Vice Questore Aggiunto dr. Maurizio
AURIEMMA in Via Santa Zita angolo Via B. Partigiane.
Nell’area esterna alla Zona Rossa, oltre ad altri contingenti era previsto lo schieramento di n. 100
Agenti della Polizia di Stato a disposizione del Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato dr.
Adriano LAURO presso la Fiera del Mare.
L’ordinanza prevedeva anche contingenti definiti di “riserva straordinaria” per l’eventuale
manifestazione del movimento delle “tute bianche”.
In particolare si trattava di:
-n. 100 Carabinieri già impiegati in Piazza Acquaverde,
-n. 50 Agenti della Polizia di Stato già impiegati in Largo Zecca,
posti a disposizione del Primo Dirigente dr. Filippo LAPI,
-n. 200 Agenti della Polizia di Stato e
-n. 60 Carabinieri già impiegati in Piazza Montano e Piazza di Negro
posti a disposizione del primo Dirigente dr. Angelo GAGGIANO.
8. Le operazioni di polizia venivano coordinate dalle Sale Operative istituite presso la Questura e il
Comando Provinciale dei Carabinieri di Forte San Giuliano.
Appare rilevante osservare come ciascuna Sala Operativa mantenesse il diretto ed esclusivo
collegamento con gli appartenenti al proprio corpo di polizia, quindi le due Sale si coordinavano tra
loro anche mediante Ufficiali e Funzionari distaccati presso la diversa Centrale Operativa.
La conseguenza, di non poco momento per comprendere l'effettività delle comunicazioni soprattutto
nei momenti più concitati, era che ciascun Funzionario di Polizia comunicava via radio o via
telefono esclusivamente con la Sala Operativa della Questura, mentre ciascun Ufficiale dei
Carabinieri si rapportava solo con quella di Forte San Giuliano.
Per quanto la direzione dei servizi di ordine pubblico spettasse al Questore, le informazioni
provenienti dalla Sala Operativa della Questura potevano raggiungere i militari dei Carabinieri solo
attraverso comunicazioni dirette ai singoli Funzionari di P.S. impiegati in piazza, scontando così le
difficoltà che questi potevano incontrare sia nel ricevere sia nel diffondere le disposizioni.
Gli ordini invece come quelli relativi allo spostamento di un’unità sul terreno potevano raggiungere
i militari solo attraverso la S.O. del Comando Provinciale dei Carabinieri, dove il teste Colonnello
FRASSINETO disponeva la nuova dislocazione delle unità interessate e la coordinava con i
movimenti delle altre unità.
Gli apparati radio in uso da parte delle diverse Forze dell’Ordine non erano tra loro compatibili.
Numerosi testi (MONDELLI, LAURO, BRUNO) hanno ricordato come nel corso delle operazioni
le comunicazioni radio con le rispettive C.O. si rivelassero particolarmente difficili perché più
messaggi di diversa provenienza si intersecavano e interferivano tra loro. A ciò si devono
aggiungere difficoltà nella comprensione dei messaggi determinate dalle singole situazioni
personali (per chi indossava i caschi o le maschere antigas) e ambientali a causa di rumori a volte
anche assordanti (urla, esplosioni di lacrimogeni, rumori di veicoli e simili).
In piazza i militari dei Carabinieri comunicavano tra di loro attraverso il c.d. “laringofono”, ma tutti
i testi escussi in proposito ne hanno lamentato la scarsa efficienza.
Infine FRASSINETO ricordava come gli elicotteri inviavano alle due Sale Operative le immagini
riprese sul corteo e in altri punti della città, anche se quelle provenienti dall’elicottero dell’Arma
non erano ferme, avevano un campo ristretto ed erano effettuate da altezza definita non utile.
[4] Il teste Francesco MARTONE, senatore, ha presentato un’interrogazione parlamentare sull’uso del CS che, ha
ricordato, è inserito dalla Chemical Weapon Convention tra le armi chimiche il cui uso è vietato in guerra.
L’uso del CS non è però vietato in operazioni di controllo dell’ordine pubblico grazie ad un particolare “caveat” fatto
inserire dagli USA in tale convenzione. Durante i due giorni delle manifestazioni risultano usati oltre 6.000 candelotti.
Secondo il perito della difesa Angelo ABBONDANDOLO in letteratura sono documentati effetti tossici del CS,
sostanza dotata di attività mutagena ad ampio spettro, capace cioè di produrre nelle cellule trattate in laboratorio le tre
grandi categorie di mutazioni conosciute.
Inoltre il CS può causare patologie agli organi bersaglio, cioè gli occhi e le mucose delle vie respiratorie, nonché un tipo
di asma permanente da sostanze irritanti.
Il danno viene considerato grave perché ha un effetto permanente, il rischio è zero solo a dose zero.
Prima del suo uso il CS non risulta sperimentato su gruppi di persone.
[5] Si trova tra gli allegati alla C.T. della difesa FIANDRA e al n. 36 delle produzioni della difesa.