PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni
13. I fatti del 21 luglio 2001
I fatti del 21 luglio 2001
1. Il giorno 21 luglio 2001 si svolse il corteo internazionale organizzato dal Genoa Social Forum
con partenza da Piazza Sturla e arrivo in Piazza Galileo Ferraris dove venne tenuto il comizio finale
di tutte le manifestazioni.
Il percorso si snodava per la parte iniziale nella zona di levante della città, doveva attraversare il
quartiere di Albaro per scendere lungo Via Caprera e Via Cavallotti verso il lungomare di Corso
Italia e di Corso Marconi, quindi procedere verso monte passando per Via Rimassa, Corso Torino e
Corso Sardegna fino a Piazza Galileo Ferraris.
In tal modo il corteo non avrebbe dovuto avvicinarsi alla Fiera, dove erano alloggiate le Forze
dell’Ordine, ma doveva piegare verso monte all’altezza di Via Rimassa posta qualche centinaio di
metri a levante rispetto a Piazzale Kennedy.
Il tratto tra Via Rimassa e la zona della Fiera era pertanto interdetto ai manifestanti.
La manifestazione era composta da svariate decine di migliaia di persone radunatesi in tarda
mattinata, gli appartenenti a Rifondazione Comunista avevano organizzato un servizio d’ordine per
impedire infiltrazioni di estranei ed evitare scontri con le Forze dell’Ordine (teste AMADORI).
2. Dal canto proprio la Polizia di Stato aveva predisposto servizi di osservazione volti a monitorare
tutto il percorso del corteo.
Il teste Mauro CARISDEO, Commissario della Squadra Mobile di Belluno, era stato inviato presso
l’ex ospedale psichiatrico in Via Re di Puglia, dove vi era un centro di accoglienza per i
manifestanti.
Dopo circa un paio d’ore di attesa il teste vide uscire dal centro gruppi di ragazzi, in mezzo a loro vi
erano persone travisate con caschi, molti erano armati di bastoni e di spranghe, alcuni infine
portavano dei borsoni.
Il teste ed i suoi colleghi erano dall’altra parte della strada e non potevano controllare il contenuto
di quelle borse, così segnalarono questi fatti al Dr. GALLO della DIGOS di Genova.
In quella stessa zona vi era il punto di raduno dei partecipanti al corteo e vi erano anche diversi
pullman dai quali scendevano manifestanti pacifici.
Il teste vide i giovani che uscivano dall’ex ospedale psichiatrico accodarsi a gruppi di Rifondazione
Comunista e mischiarsi agli altri manifestanti che si incamminavano in Via Cimarosa..
Il primo gruppo uscito dal centro di accoglienza non era numeroso, poi però il teste ne vide un altro
composto da circa 2.500 persone che proveniva dal medesimo centro, si univa ai manifestanti che
scendevano dai pullman e si incamminava per la medesima strada.
Anche molti dei componenti di questo gruppo erano travisati e armati di bastoni.
CARISDEO aveva segnalato anche questo episodio, poi verso le 14 si era spostato in Corso Italia
dove si era mischiato alla folla per osservare il passaggio dei manifestanti.
Nella zona di Via Caprera vi erano effettivamente moltissime persone, come confermato da una
comunicazione di alcuni Agenti alla S.O. delle ore 10.39.00 [1], che fa riferimento ad una “fiumana di
gente” che si sta portando verso Corso Italia [2].
La segnalazione relativa all’infiltrazione di persone sospette all’interno del corteo venne trasmessa
al Dr. GAGGIANO, comandato di servizio alla testa del corteo che doveva raggiungere in Via
Cavallotti.
Questi, unitamente a cinquanta Agenti in divisa e ad altri in borghese, si recò a verificare
constatando che effettivamente diverse tra le persone segnalate erano scese dal treno e si erano
infilate nel corteo [3].
Le strade però erano invase dai manifestanti così il teste aveva deciso di non intervenire e di tornare
indietro dapprima in Via Giordano Bruno, poi in Via Piave, infine nella zona di Piazza Rossetti
dove vi era il concentramento delle Forze dell’Ordine [4].
3. Nelle stesse ore la S.O. riceveva molte telefonate di cittadini che denunciavano danneggiamenti o
comunque situazioni pericolose.
Alle ore 11.27.22 un cittadino segnalava una situazione di pericolo in Corso Marconi 34 [5] dove vi
sono dei locali aperti, possibile obbiettivo di saccheggio, alle 13.15.34 [6] veniva segnalata in Corso
Europa un’auto Opel che poteva trasportare bombe incendiarie, alle 13.21.38 [7] in Via Montezovetto
un gruppo di persone vestite di nero che si rifornivano di pietre da un cantiere, alle 13.25.01 [8] in Via
Cavallotti un gruppo di persone vestite di nero che sradicavano pali della segnaletica e imbrattavano
i muri e le vetrine, alle 13.30.39 [9] in Via Isonzo un uomo che gettava bidoni della spazzatura in
mezzo alla strada, alle 13.36.05 [10] in Via Cavallotti numerose persone cercavano di forzare i cancelli
del supermercato Basko, alle 13.52.05 [11] dietro la Casa dello Studente venivano segnalati circa mille
manifestanti un terzo dei quali armato, alle 14.15.33 [12] in Via Beretta angolo Via Cavallotti alcune
tute nere che smontavano parti di un cantiere e si allontanavano con delle spranghe, alle 14.22.39 [13] in Via Cavallotti altri individui vestiti di nero con spranghe.
Alle 12.37.29 [14] venivano segnalati disordini in Corso Italia e la S.O. inviava Gamma 57 con cento
unità in Via De Gasperi vicino alle piscine [15] dove avrebbe dovuto supportare il personale di Gamma
11 e quello di Gamma 1416.
Gamma 14 comunicava di essere fermo in Via Caprera e la S.O. lo invitava ad aspettare il
passaggio di un furgone bianco e blu17 dal quale erano stati distribuiti bastoni ai manifestanti in
Piazza Sturla18.
Poco dopo19 la S.O. inviava Gamma 4 presso un tendone sito di fronte all’ospedale di Quarto,
dentro al quale era stato segnalato il furgone usato per il trasporto di mazze ed oggetti simili20.
Alle 13.38.2921 Gamma 14 segnalava un gruppo numerosissimo con caschi e bastoni in mezzo al
corteo.
Alle 14.07.5822 la S.O. segnalava a GAGGIANO che all’inizio del corteo dovrebbero esserci i
violenti, raccomandandogli di fare attenzione e di non fare “fughe in avanti”.
4. Il teste ZAMPESE ha ricostruito, con l’ausilio delle immagini, gli avvenimenti di quel giorno
cominciando dalla partenza del corteo e dalla sua discesa fino a Corso Marconi.
Le immagini dei diversi reperti raccolti nel 3° DVD compilato dalla Polizia Municipale mostrano in
un primo momento23 la zona di Piazza Sturla, luogo del concentramento.
Da 00.1924 le immagini sono riprese dall’elicottero e in Via Caprera inquadrano un furgone con
cabina blu e cassone bianco.
Si tratta del veicolo che il giorno precedente era presente in piazza Paolo da Novi poco prima dei
danneggiamenti dell’arredo urbano compiuti dal Blocco Nero.
ZAMPESE riferiva come la comunicazione radio che indicava un furgone dal quale venivano
distribuiti corpi contundenti era relativa proprio a questo veicolo, perché le immagini mostrano che
da esso vengono scaricati e distribuiti bastoni a diversi soggetti, alcuni dei quali sono vestiti di nero
(00.4925).
A 01.2326 vengono filmati alcuni manifestanti che indossano magliette bianche a strisce rosse, sono
muniti di bastone e posizionati messi uno di fianco all’altro in testa al corteo.
Poco dopo (a 01.29) l’operatore inquadra altri soggetti, uno dei quali, vestito di nero, lo aggredisce
e ferisce con un bastone.
Le successive riprese riguardano la fase del transito dei manifestanti in Corso Italia27.
È provato da fonte diversa da quella ora in esame28, che la testa del corteo raggiunge l’angolo con
Via Rimassa alle ore 14.02.
14 A pag. 146.
15 Comunicazione delle ore 12.40.24 a pag. 146.
16 Comunicazione delle ore 12.50.29 a pag. 148.
17 Comunicazione delle ore 12.45.38 a pag. 147.
18 Vedi infra paragrafo 4.
19 Comunicazione delle ore 13.06.09 a pag. 151.
20 Si tratta dell’intervento compiuto dal teste Dr. Vincenzo D’AGNANO che ha condotto al sequestro del veicolo ed al
fermo di alcuni manifestanti tra i quali CC, cfr. il capitolo VII parte II paragrafo 10.1.
21 A pag. 157.
22 A pag. 163.
23 Filmato n. 2 “Manifestanti da Via Carrara, Via dei Mille fino a Boccadasse” immagini del reperto 143.113 della
Polizia Scientifica.
24 Reperto 188.20.
25 Reperto 177.5.
26 Reperto 177.11 RTI Mediaset.
27 Reperto 164.203 come montato di seguito ai precedenti nel 3° DVD della polizia Municipale, filmato n. 2.
28 Si vedano le immagini riprese dalla telecamera del traffico MARCONI, reperto 57F clip 24.
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La maggior parte del corteo si vede composta da manifestanti pacifici, però (a 02.0629) all’altezza
del Comando dei Carabinieri di Forte San Giuliano si vedono alcuni manifestanti travisati che
inveiscono e lanciano oggetti contro i militari.
A 03.10 le immagini mostrano come i manifestanti con le maglie bianche a strisce rosse hanno
raggiunto l’incrocio tra Corso Italia e Via Piave dove vi è anche un contingente delle Forze
dell’Ordine.
Quindi (a 03.37) il corteo viene inquadrato nella parte finale di Corso Italia, sullo sfondo si nota il
fumo dei lacrimogeni nella zona di Piazza Rossetti.
L’orario impresso sul filmato (le ore 14.36) è stato ritenuto attendibile da ZAMPESE perché da
altre fonti è noto che i primi scontri iniziano alle ore 14.12.
5. Mischiato tra la folla il teste CARISDEO osservava il passaggio dei manifestanti tra i quali vide
che si erano infiltrate persone travisate e armate di bastoni.
Queste persone sfilavano sulla sinistra del corteo30 e si dirigevano verso la Fiera, cioè la zona
interdetta ai manifestanti dove era schierato un contingente del Reparto Mobile della Polizia.
Giunti in Corso Marconi, questi giovani si staccarono dal corteo e si mossero verso la Polizia
cominciando a danneggiare le auto che incontravano, i negozi ed una banca.
In particolare il teste li vide incendiare alcune auto, una delle quali era stata rovesciata.
Gli incendi costituivano un pericolo per la pubblica incolumità e a quel punto dal cordone di polizia
partì il lancio dei lacrimogeni che costrinse gli aggressori ad arretrare anche se solo di poco.
La zona rimaneva comunque in loro possesso e gli atti vandalici continuavano.
La presenza dei dimostranti violenti impedì al corteo di proseguire fino a Via Rimassa e lo costrinse
in un primo momento ad anticipare la svolta verso monte attraverso Via Casaregis posta più a
levante.
Poi però, a seguito delle cariche della Polizia contro i manifestanti violenti, anche la zona di Via
Casaregis divenne impraticabile per il corteo che si smembrò, alcuni tornarono indietro, altri
scelsero strade diverse.
Il teste e giornalista Giacomo Ortensio AMADORI riferiva di non aver visto danneggiamenti
commessi dal corteo, però ad un certo momento vide comparire i caschi, le aste e le felpe nere e
comprese che erano presenti le persone che erano entrate in azione il giorno prima.
A differenza della manifestazione del 19, quando vi era una netta distinzione di gruppi e gli
anarchici avevano preso posto in fondo al corteo, il giorno 21 il corteo appariva unico e pacifico.
Poi quelli che volevano lo scontro si erano radunati a centinaia e si erano diretti verso Piazzale
Kennedy dove erano già in corso violenti tafferugli, mentre il resto del corteo proseguiva
pacificamente lungo il percorso stabilito.
Le distanze tra i manifestanti e la Polizia, schierata su due cordoni, erano più elevate di quelle del
giorno prima in Corso Gastaldi e si mantenevano trai 100 ed i 150 metri.
AMADORI arrivò in Piazzale Kennedy verso l’ora di pranzo, passò dalla parte degli Agenti
accorgendosi che l’organizzazione del servizio era stata colta di sorpresa dalle caratteristiche
dell’attacco che si presentava massiccio e di così lunga durata.
Infatti sentì qualcuno dire che i lacrimogeni erano quasi finiti e che non sapevano più come
fronteggiare i manifestanti.
Per circa due o tre ore il teste fu spettatore degli scontri in Corso Marconi tra l’incrocio con Via
Casaregis e Piazza Rossetti.
Il corteo, composto da decine di migliaia di persone, poteva sembrare un esercito immenso, ma in
realtà non prendeva parte agli scontri e continuava a sfilare pacificamente verso monte.
I manifestanti violenti aumentarono progressivamente, divenendo alcune centinaia.
29 Reperto 192.16.
30 Si vedano le foto n. 15 e 16 (provenienti dal reperto 222 della Polizia Scientifica) nel 3° DVD della Polizia
Municipale, capitolo “Manifestanti da Via Carrara, Via dei Mille fino a Boccadasse”.
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Essi incendiarono auto, distrussero le banche e tutti i negozi di Corso Marconi e di Piazza Rossetti.
Contemporaneamente lanciavano oggetti e bottiglie incendiarie e rispedivano verso gli Agenti i
candelotti lacrimogeni.
AMADORI ricordava in particolare la completa distruzione di un autosalone e di una banca
all’interno della quale veniva appiccato un incendio.
Vide anche dei fiori che cadevano dai piani alti perché i cittadini esasperati gettavano degli oggetti.
Notò persone che si scambiavano acqua e limoni per difendersi dai lacrimogeni: erano bardati,
avevano le bandiere ed i passamontagna e quando si allontanavano dai luoghi degli scontri facevano
sparire tutto l’armamentario negli zaini.
La Polizia e i manifestanti avanzarono indietreggiarono più volte.
Infine verso le 17 ci fu la carica definitiva in Corso Italia, ormai però i manifestanti più duri si erano
spostati verso San Fruttuoso e il teste li aveva seguiti.
Alla sera AMADORI era ritornato in Corso Marconi e vi aveva trovato un tappeto di circa 30 cm. di
detriti: tutto risultava demolito.
Il suo fotografo gli disse che sembrava di essere a Beirut, non a Genova.
La teste Patrizia CODARI poteva osservare gli eventi dalla propria abitazione e tra le 12.30 e le 13
vide il corteo dei manifestanti che proveniva da Corso Marconi e che girava in Via Casaregis in
modo del tutto pacifico.
Dal corteo però si staccava un gruppo di persone, circa una trentina, che sembrava avere intenzioni
violente, alcuni erano vestiti di nero, avevano il viso travisato con fazzoletti o passamontagna e si
avvicinavano a Piazza Rossetti ed alle Forze di Polizia.
Alcuni tra i manifestanti pacifici che si trovavano in piazza Rossetti, tra i quali la teste ricordava un
francese con la mucca, avevano invano cercato di fermare il gruppo dei violenti, che invece di
diminuire si ingrossava e faceva paura.
Questi ultimi dapprima staccarono le piastrelle dai marciapiedi per tirarle contro la Polizia contro la
quale gridavano insulti e minacce di morte.
I manifestanti pacifici che avevano cercato di fermare i violenti, rinunciarono e si unirono al corteo.
Poi i violenti avevano incendiato alcune auto, i negozi della zona e persino i giardini con le piante:
si trattava di qualcosa che la teste definiva guerriglia pura, di dimensioni molto più ampie dei
semplici danneggiamenti alle vetrine verificatisi il giorno precedente.
La CODARI in seguito era stata ricoverata per intossicazione da fumo.
In Corso Italia vennero rovesciate ed incendiate cinque o sei auto, altre due vennero incendiate in
Via Beccari, una delle quali venne poi lanciata contro i garage.
Riconosceva nelle foto 14, 15 e 16 del 3° DVD della Polizia Municipale31 alcune delle auto
incendiate e nella foto 17 l’auto incendiata e lanciata contro il garage in Via Beccari.
Per quanto riguarda quest’ultima, la teste ricordava di aver visto quattro persone, tre fuori ed uno
alla guida, che spingevano l’auto in retromarcia, facendola battere ripetutamente contro la serranda
del garage.
Il veicolo era già incendiato e quando il fuoco divampò l’autista si gettò fuori lasciando l’auto
contro la serranda.
Nella foto 332 vedeva un uomo che somigliava a quest’ultimo.
La teste vide nelle mani di queste persone delle bottiglie di vetro scuro, tipo birra, da cui uscivano
degli stracci a cui veniva dato fuoco.
Quel giorno gli episodi ai quali la teste assistette durarono dalle 12.30 alle 17, la parte più violenta
avvenne tra le 14.30 e le 15.
Nonostante le diverse chiamate della teste, le Forze dell’Ordine dapprima non si mossero,
rispondendole che per il momento non intervenivano, quando poi intervennero i devastatori
avevano ormai distrutto tutto e scappavano verso via Rimassa inseguiti dalla Polizia.
31 Foto inserite nel capitolo “Devastazioni e scontri nella zona della foce”.
32 Reperto 63.
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Il teste Giorgio MANFREDINO abitante e portiere dello stabile di Via Rimassa 49 angolo Via
Beccari aveva assistito il giorno 20 al danneggiamento delle vetrate dell’Agenzia Area Banca.
Quindi il 21 aveva osservato gli avvenimenti dalle finestre della sua abitazione che davano su Via
Beccari.
Nella tarda mattinata o nelle prime ore del pomeriggio vide danneggiare l’autosalone di CIABURRI
ad opera di un gruppo tra le sette e le quindici persone, tutte vestite di nero, travisate con caschi,
passamontagna o sciarpe e accento romano avevano.
Questi avevano infranto le vetrate con delle spranghe ed appiccato il fuoco, scandendo slogan come
“Genova in fiamme”, “bruciamo Genova” e simili.
Gli stessi incendiarono anche due auto, un’utilitaria ed una BMW, separatamente ed in successione
spruzzandovi dentro un liquido infiammabile, quindi le spinsero verso il garage di un palazzo.
Anch’egli riconosceva nelle foto 14, 15 e 17 l’episodio appena descritto.
L’auto venne spinta da due o tre persone contro il garage.
Tra gli incendiari gli sembrava ci fosse anche una ragazzina.
Ricordava inoltre un giovane con casco bianco ed un fazzoletto di color fucsia sul volto, era basso,
vestito di nero maglietta e pantaloni neri, aveva una spranga in mano ed una bottiglia molotov di
vetro da cui usciva uno straccio rosso.
Questi proveniva dalla zona degli incendi delle auto e poteva pertanto essere una delle persone
autrici degli incendi in Via Beccari, ma il teste non lo vide direttamente appiccare il fuoco.
Il giovane ritratto nella foto 1233 gli sembrava uno degli autori di quei danneggiamenti perché era
vestito nello stesso modo ma non poteva esserne certo.
Il teste chiamò la Polizia e si sentì rispondere che sarebbero intervenuti, cosa che avvenne in un
paio di occasioni con un po’ di ritardo per impedire l’incendio delle auto.
Il teste Matteo PAOLIERI gestiva un’officina in Via Beccari e il giorno 20 aveva assistito ai
danneggiamenti delle vetrine del concessionario CIABURRI e dell’Agenzia AGOS ITAFINCO,
contribuendo anche a spegnere un principio d’incendio in quest’ultimo locale.
Il giorno seguente l’officina era chiusa ma il teste verso le 14.30/15 si era recato sul posto temendo
si verificassero dei danni al suo esercizio.
La zona non era presidiata dalle Forze dell’Ordine e si trovava alla mercé di persone che compivano
dei danneggiamenti alle cose, mentre il corteo pacifico era in Corso Italia.
Il teste notò in Via Beccari la signora CODARI spaventata per l’incendio di un’auto e nelle foto 14
e 17 riconosceva le due auto (una AX bianca ed una TOYOTA Corolla) che anch’egli vide bruciare.
L’autosalone, le cui vetrine erano già sfondate dal giorno prima e che non era presidiato in alcun
modo, venne ulteriormente danneggiato in più riprese e da gruppi di soggetti diversi.
Definiva i danneggiamenti visti il sabato sicuramente peggiori di quella del venerdì.
Anche la vetrata e la porta della sua officina subirono dei danni.
6. Durante il dibattimento sono stati escussi alcuni Funzionari di Polizia in relazione a questa prima
fase degli scontri.
Il teste Dr. Gianni CRISPINO, funzionario della DIGOS di Bologna, svolgeva un servizio di
osservazione in Piazzale Kennedy e si accorse come la testa del corteo era stata presa da un gruppo
di alcune centinaia manifestanti, tutti travisati.
Questi mostravano di voler proseguire nella zona che a loro era interdetta e i contingenti di Polizia
vennero schierati come sbarramento e dapprima fronteggiarono questa parte dei manifestanti senza
far uso dei lacrimogeni.
Però quei giovani volevano proseguire e lanciavano oggetti contro le Forze dell’Ordine che erano
state costrette a respingerli usando i lacrimogeni.
33 Reperto 89.
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Il teste Dr. Maurizio PICCOLOTTI, funzionario della Polizia di Stato, aveva l’incarico di garantire
uno sbarramento su Viale Marconi a protezione della Zona Rossa e di Piazzale Kennedy e aveva
inizialmente a disposizione un contingente di cento Agenti, in seguito raggiunti da altri cento.
Durante il servizio era intervenuto anche il Dr. GAGGIANO, incaricato dei servizi relativi al corteo
e così la gestione di quella zona era stata coordinata tra i due funzionari per buona parte del
pomeriggio.
Lo sbarramento di polizia, inizialmente previsto in Corso Marconi, verso le 13 venne spostato
indietro di circa 100 metri fino all’altezza di Via Mascherpa, al fine di evitare di presentare un
fianco scoperto.
La zona era piena di manifestanti poi improvvisamente, appena avvenuto il ripiegamento ed il
successivo ricollocamento, l’atteggiamento di questi cambiò e già a partire dalle 13.15 il
contingente fu costretto a contrastare gruppi fortemente aggressivi.
Vi fu una fase, durata circa due ore, di contrapposizione alla distanza di 80/100 metri prima che il
contingente effettuasse una prima carica.
I manifestanti erano qualche migliaio, da essi si staccavano gruppetti di 5/20 persone che
effettuavano veloci puntate offensive, arrivando a poche decine di metri dagli Agenti e lanciando
bottiglie, anche incendiarie, petardi e materiale pietroso proveniente dal selciato e dalle aiuole.
PICCOLOTTI vedeva i manifestanti scavare le strade con sbarre di ferro e frantumare i sassi più
grossi ricavandone altri che potevano essere lanciati.
I dimostranti gettarono anche una bomba carta.
Gli Agenti dovettero sparare i lacrimogeni per impedire ai dimostranti di avvicinarsi e furono
costretti a calzare le maschere antigas perché il vento spingeva indietro il fumo.
Il gas raggiungeva i gruppetti che si avvicinavano al contingente ma non la massa dei dimostranti
violenti.
A protezione degli Agenti vennero schierati in prima linea due blindati VTC ed un terzo veicolo
protetto.
Il lancio di lacrimogeni si protrasse fino alle 16.30 o alle 17.
I manifestanti aggressivi indossavano indumenti soprattutto di colore nero e anche qualcosa di
rosso, c’erano bandiere nere e rosse, anarchici e Black Block.
Inizialmente furono gli Agenti l’oggetto principale dell’aggressività dei giovani, ma poi questi
ultimi iniziarono ad accatastare e ad incendiare motorini, cinque o sei auto e altri oggetti provenienti
dalle razzie nei negozi vicini.
Venne eretta una barricata con delle transenne ed altro materiale che venne poi incendiato,
provocando una cortina di fumo che impediva di vedere oltre.
Il fuoco era pericolosamente vicino alle case e in certi momenti le fiamme raggiungevano i primi
due piani degli edifici.
Si rese pertanto necessaria una carica per allontanare i manifestanti da quella zona e consentire lo
spegnimento degli incendi, la barricata venne disarticolata dai mezzi corazzati e la Polizia guadagnò
di slancio circa 100, 150 metri arrivando fino a dove inizia la curva e sopra c’è una strada che porta
in Albaro (incrocio con Via Casaregis e Salita Fogliensi, n.d.r.).
In questa fase andò distrutta una delle auto del contingente, che in occasione del primo arretramento
non si era avviata ed era rimasta parcheggiata fra le altre.
Era un’auto con i colori di serie, evidentemente era stata individuata ed incendiata, era quella che in
una foto (reperto 135) si vede rovesciata con sopra in piedi un uomo vestito di nero.
Nella zona vennero provocati danni rilevanti a numerosi negozi, qualche agenzia assicurativa,
banche e simili.
Sull’asfalto c’era di tutto, pezzi di legno, sassi, oggetti non sequestrati.
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PICCOLOTI riconosceva nelle immagini del reperto 164.91 (dal minuto 6.45)34 la fase appena
descritta, i danneggiamenti, il fronteggiamento tra i due schieramenti sul lungomare e i VTC posti a
protezione del personale del proprio reparto.
L’attività delle persone che il teste vedeva di fronte a sé è sostanzialmente riprodotta nelle
immagini, i gruppi di giovani frantumavano sassi più grossi raccolti dai marciapiedi e dalle aiuole,
poi facevano delle puntate e lanciavano quei sassi contro gli Agenti.
Riconosceva anche l’incendio di un’auto uguale per colore e tipo a quella della Polizia..
Davanti al contingente non vi era il corteo, ma alcune migliaia di facinorosi che non facevano parte
della manifestazione.
Questa sfilava dietro i dimostranti violenti, ma gli Agenti non la potevano vedere a causa del fumo e
degli scontri.
Come si è già avuto modo di rilevare il teste Dr. Angelo GAGGIANO si era attestato con il proprio
contingente in Piazzale Kennedy verso le ore 13.38.
Grazie anche ai rinforzi ricevuti GAGGIANO poteva contare su di una forza di 3/400 Agenti e
appartenenti alla Guardia di Finanza che schierò quasi a ridosso della Fiera del Mare.
In seguito fece intervenire sul posto anche due VTC che utilizzò per la carica.
In Piazza Rossetti, di fronte a sé il teste vide arrivare circa 4/5.000 persone travisate che invece di
proseguire verso Via Rimassa o aspettare il corteo si muovevano verso il contingente di Polizia,
arrivando fino a circa 50 metri da esso.
Queste persone incominciarono a danneggiare gli arredi urbani ed i negozi, a rovesciare le auto in
sosta e a provocare degli incendi, quindi effettuarono dei lanci di sassi e di bombe Molotov contro il
contingente.
Il teste vide delle auto rovesciate per strada e qualcuno in piedi sopra una di esse con il pugno
chiuso.
GAGGIANO non poteva caricare per disperdere gli aggressori perché dietro a questi sfilava il
corteo e una carica avrebbe significato schiacciare i manifestanti pacifici.
Pertanto dovette limitarsi a lanciare i lacrimogeni per tenere gli aggressori ad una distanza di circa
50 metri ed evitare così il contatto diretto, difficile da gestire.
Aggiungeva che egli non era in contatto con gli organizzatori del corteo internazionale.
Lo avrebbe fatto volentieri per concordare le modalità pacifiche della manifestazione, come di
solito avviene.
Però in Piazzale Kennedy egli si trovava di fronte non una manifestazione pacifica bensì migliaia di
persone travisate e violente che si muovevano contro la Polizia, mentre la S.O. gli comunicava che
il corteo pacifista defluiva in Via Rimassa, cioè dietro i facinorosi.
Al momento di far lanciare per la prima volta i lacrimogeni i manifestanti si erano avvicinati di
molto agli Agenti raggiungendo uno spazio che non potevano occupare e continuavano ad avanzare.
Questa fase durò alcune ore, durante le quali fu necessario far arrivare nuovi lacrimogeni perché il
contingente aveva quasi esaurito le scorte.
Poi, quando dalla S.O. arrivò la comunicazione che il corteo dei pacifisti era quasi completamente
defluito, GAGGIANO impartì l’ordine di caricare e respinse gli aggressori fino a Punta Vagno.
Il teste spiegava che non riusciva a vedere dietro gli aggressori e pertanto non era in grado di
accertare dove passava il corteo né se questo era fermo o se era già terminato.
Di conseguenza aveva chiesto informazioni alla S.O. perché vi era la necessità di far allontanare gli
aggressori che continuavano ad incendiare e a danneggiare.
La situazione infatti stava diventando pericolosa, gli incendi minacciavano gli edifici ed era difficile
far intervenire sul posto i Vigili del Fuoco.
34 Si trova in più spezzono nel filmato 3 del terzo DVD della Polizia Municipale.
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La risposta della S.O. fu che il corteo era finito o che era quasi finito e che il teste poteva procedere
come meglio riteneva, per questo ordinò la carica contro i dimostranti violenti.
Però in seguito risultò che dietro a questi c’erano ancora persone del lunghissimo corteo pacifico e
sebbene l’avanzata fosse lenta ci andò di mezzo anche qualcuno che non c’entrava.
All’inizio l’avanzata fu lenta al fine di dare agli antagonisti la possibilità di allontanarsi, durante la
stessa gli Agenti videro ancora persone che sfondavano le vetrine con dei cartelli stradali e delle
travi per poi fuggire all’arrivo della Polizia.
Quindi l’avanzata divenne più decisa e vennero impiegati anche i due VTC.
A riscontro delle proprie affermazioni GAGGIANO commentava alcune conversazioni avute con la
S.O. della Questura.
Conversazione delle ore 15.29.1635: GAGGIANO spiegava che la Polizia aveva già assistito per un
po’ alle distruzioni e non poteva caricare per non schiacciare i manifestanti pacifici che stavano
dietro gli aggressori.
Così vennero fatti confluire altri reparti da Via Brigate Partigiane a Via Rimassa e il teste aspettò
che la S.O. gli dicesse che il corteo era passato per poi caricare gli aggressori e disperderli.
Nelle immagini del reperto 143.7836 GAGGIANO riconosceva le fasi della contrapposizione
iniziale: i manifestanti travisati che avanzavano contro la Polizia e si trovavano in una zona non
autorizzata, quindi spostavano delle transenne e non si erano dispersi dopo il lancio dei primi
lacrimogeni.
A 14.28 il teste indicava persone armate di spranghe, bastoni e sassi che avanzano e ha spiegato che
non poteva fare altro che tenerli a distanza con i lacrimogeni, senza poterli caricare per non
danneggiare i manifestanti pacifici.
Dal proprio punto di osservazione il teste vedeva ciò che si vede nelle immagini, cioè la folla ostile
davanti a sé e non poteva vedere il corteo.
I manifestanti avevano sfasciato e stavano sfasciando i negozi, si trattava di molte persone, come
mostrato dalle immagini.
A 14.35 riconosceva i portici sulla sinistra come il teatro dei danneggiamenti e subito dopo indicava
nelle immagini alcuni cassonetti incendiati.
I danneggiamenti avvennero in Piazza Rossetti e un po’ dappertutto, GAGGIANO indicava dei
lanci contro il contingente a 14.38.
Ciò che fronteggiava gli Agenti non rappresentava una manifestazione pacifica ma qualcosa che
andava contrastato e disciolto per la sua violenza.
Il teste Pasquale GUAGLIONE, Vice Questore di Polizia, partecipò ai servizi in Corso Italia alle
dipendenze del Dr. PICCOLOTTI.
Qui subì il lancio di sassi ed altri corpi contundenti ad opera dei dimostranti ma, poiché stava
sopraggiungendo il corteo la Polizia non si era mossa.
In seguito una cinquantina di dimostranti violenti si era avvicinata e gli Agenti avevano compiuto
tre finte cariche per permettere al corteo, che si trovava dietro i violenti, di defluire nella direzione
programmata.
Il corteo aveva un proprio servizio d’ordine.
Per alcune ore i dimostranti violenti devastarono i negozi posti sotto i portici e incendiarono diverse
auto e bidoni dell’immondizia.
Quindi, anche al fine di far cessare i danneggiamenti fu impartito l’ordine di caricare e il teste arrivò
fino alla sommità di Corso Italia.
35 A pag. 177: “op da G3, avanti G3, sto aspettando l’intervento di fianco così li prendiamo tutti, ditemi quando siamo al
momento giusto, op non ho ricevuto, ditemi quando è il momento giusto, li butto tutti a mare, forza dimmelo, un attimo,
un attimo, dobbiamo spostare la forza Calesini, G3 ti stiamo mandando qualcuno qg2.
36 Si trova nell’allegato 5 delle produzioni del P.M.
241
Durante l’avanzata il teste constatò gravissimi danni ai negozi siti sotto i portici, ricordava uno
scempio di vetrine e saracinesche ed il fumo di alcuni incendi.
Gli atti di vandalismo colpirono anche diversi locali posti sul lato mare, almeno quindici tra
chioschi e ristoranti vennero danneggiati e saccheggiati.
Il teste constatò come le porte e le vetrine di quei locali erano sfondate e gli interni messi a
soqquadro, si vedeva che mancava della merce.
Il teste Alessandro NICACCI, Assistente della Polizia di Stato, quel giorno svolgeva le funzioni di
autista del Vice Questore Aggiunto Dr. Francesco CAPRIO Francesco e verso le ore 14 aveva
parcheggiato l’auto di servizio, una FIAT Brava tg. BG714WJ sul lato sinistro di Corso Italia
all’angolo con Via Rimassa.
Il corteo scendeva tranquillamente lungo Corso Italia e svoltava a destra verso il centro città proprio
vicino al punto in cui si trovava il teste.
Improvvisamente un folto gruppo di persone si scagliò contro il servizio d’ordine che dovette
ritirarsi.
L’auto guidata dal teste ebbe dei problemi all’accensione costringendo NICACCI e CAPRIO a
scappare a piedi per alcune centinaia di metri, abbandonando l’auto chiusa a chiave in mezzo ai
manifestanti.
Il teste non assistette al danneggiamento dell’auto ed era ritornato presso di essa solo alcune ore
dopo quando ormai il corteo si era ritirato.
Dovette constatare che la macchina era stata capovolta, incendiata e distrutta completamente, di
essa rimaneva solo poco più della carcassa.
All’interno dell’auto vi erano il lampeggiante, la paletta, la placca di riconoscimento, due maschere
antigas, una tuta ignifuga, alcuni effetti personali, una macchina fotografica.
Anche i negozi circostanti erano stati gravemente danneggiati durante gli scontri del giorno 21,
ricordava in particolare la distruzione totale della sede della ITAFINCO.
In precedenza aveva visto i negozi protetti da barricate e non ancora danneggiati.
Sulla strada vi era materiale di ogni genere, legname, sedie oggetti presi dagli stabilimenti balneari
e dagli uffici distrutti.
7. Il teste ZAMPESE ha ricostruito, con l’ausilio delle immagini, questa prima fase nella quale le
Forze dell’Ordine si erano limitate a tenere a distanza i facinorosi lanciando i lacrimogeni ma senza
operare cariche.
In questa fase i manifestanti avevano compiuto la devastazione di alcuni esercizi commerciali e
incendiato diverse auto presenti in Corso Marconi ed in Via Rossetti, aree che si trovavano sotto il
loro completo controllo37.
Ai danneggiamenti degli esercizi commerciali prendevano parte attiva gli imputati PF e FL.
Le immagini della telecamera del traffico MARCONI38 mostrano alle ore 14.02.05 i primi
manifestanti raggiungere la zona di Via Rimassa.
37 L’agenzia della Banca Antonveneta di Corso Marconi riportò danni per circa £. 80.000.000 (teste MARIANI),
vennero completamente distrutti l’autosalone Italauto di Corso Marconi 30 r i cui danni ammontarono a circa £.
622.000.000 (teste CIABURRI), l’agenzia di viaggi CISALPINA TOURS di Corso Marconi 40 r incendiata insieme
agli arredi ed alle attrezzature interne, riportò danni per circa £. 453.000.000 (teste AGNESE), l’agenzia AGOS
ITAFINCO di Corso Marconi 34 incendiata, i danni ammontarono a £. 257.000.000 (teste D’ALESSANDRO),
l’Agenzia dell’Area Banca di Via Rimassa 184 r che riportò danni per circa £. 250.000.000, le vetrine del negozio
ALLORIS PORTE di Via rossetti 35 r, il caseggiato di Via Rossetti 5, vengono incendiate l’auto TOYOTA Corolla SW
tg. BF994KC in Via Beccari (teste CUOCO), l’auto CITROEN AX tg. FI H79686, l’auto FIAT Brava tg. BG714WJ
della Polizia di Stato in Corso Italia (teste NICACCI), l’auto tg. GE D83201 di proprietà di RUDINO Silvia in Via
Rossetti.
38 Reperto 57F clip 24 e clip 25.
242
Alle 14.07 il corteo svolta in Via Rimassa per dirigersi verso Corso Torino che raggiunge alle
successive ore 14.11.
Alle 14.12.55 la telecamera è girata verso Piazzale Kennedy e lo schieramento di Polizia che si vede
sullo sfondo a protezione della Fiera e di Via B. Partigiane.
Davanti agli Agenti si vedono molti manifestanti che si avvicinano quasi a ridosso del contingente.
Alle 14.13.39 vengono lanciati i primi lacrimogeni.
Il lancio provoca l’arretramento dei manifestanti, quindi si verificano gli scontri ed i lanci
(14.13.55) che si vedono proseguire anche nelle clip successive.
Alle 14.48.5839 si vedono moltissime persone davanti ai portici di Corso Marconi e alle 14.54.00 si
notano alcune barricate costruite con i cassonetti e poi incendiate.
Alle 14.55.02 si vede anche l’incendio della FIAT Brava della Polizia che si verifica all’angolo con
Piazza Rossetti.
ZAMPESE ha così potuto collocare gli altri filmati relativi all’incendio della FIAT Brava intorno
alle 14.55.
I reperti video montati nel DVD della Polizia Municipale40 mostrano numerosi manifestanti che
invece di svoltare in Via Rimassa si portano davanti allo schieramento di Polizia (00.05, immagini
del reperto 143.078), quindi vengono lanciati i primi lacrimogeni (00.56).
A partire da 01.11 l’operatore (reperto 150.03) si trova in Corso Marconi all’altezza di piazza
Rossetti, dalla parte dei manifestanti.
In questa fase non vi è contatto fisico, i manifestanti lanciano oggetti (02.01), le Forze dell’Ordine li
tengono lontani con i lacrimogeni (02.25).
Si vedono i manifestanti danneggiare pesantemente i marciapiedi (03.11, reperto 164.091), spostare
alcuni cassonetti, rovesciare la FIAT Brava tg BW714WJ (03.47, reperto 102.22) e mettere al suo
interno dei fogli di carta per poi incendiarla (04.22).
Sotto i portici vengono pesantemente danneggiati gli esercizi commerciali (04.44, reperto 164.091),
gli arredi vengono portati all’esterno e servono ad alimentare l’incendio della FIAT Brava (04.56 e
ss., immagini corrispondenti alle ore 14.55 circa).
A 05.21 (reperto 192.15) viene inquadrato il danneggiamento alle vetrate della Banca
ANTONVENETA e a 05.26 sulla destra in primo piano si riconosce la figura di PF.
Questi è vestito con la felpa scura con il disegno orizzontale nella parte anteriore già vista il giorno
precedente, porta un casco bianco con visiera scura sotto al quale ha un berretto.
Da 05.48 in avanti si notano alcuni manifestanti che cercando di sfondare i vetri antiproiettile della
banca colpendoli ripetutamente con dei tubi di metallo.
In alcuni esercizi vicini si vede già il fumo degli incendi (06.35).
A 06.55 vengono inquadrati i danneggiamenti all’AGOS ITAFINCO (reperto 240.2) e a 07.17
(reperto 192.18) quelli alle vetrate della concessionaria Italauto di CIABURRI.
A 07.22 si vede FL partecipare ai danneggiamenti.
L’imputato si mostra travisato da un fazzoletto, indossa la felpa nera con il cappuccio, pantaloni
marroni lunghi appena fin sotto al ginocchio e lo zaino nero con il particolare bianco sulla tracolla.
A 07.25 (reperto 164.091) viene mostrato l’incendio dei servizi ecologici posizionati in Piazza
Rossetti e poco dopo i manifestanti tentano di abbattere alcune campane per la raccolta
differenziata.
Le riprese successive (reperto 192.12) mostrano Via Beccari in direzione di Corso Marconi, sul
video viene indicato l’orario delle 14.55, ritenuto attendibile perché sullo sfondo (a 08.04) si
vedono le fiamme dell’incendio della FIAT Brava della Polizia.
L’auto sulla destra è la TOYOTA Corolla tg. BF994KC, a 08.11 si vede un uomo infilare dei fogli
di carta dentro al finestrino dell’auto che a 08.35 si vede ormai incendiata.
39 Clip 29.
40 Si tratta del filmato n. 3 del terzo DVD.
243
Le immagini inquadrano (a 08.51) i danneggiamenti alla AGOS ITAFINCO ed all’agenzia
dell’AREA BANCA e pi tornano su Via Beccari dove le auto in fiamme sono diventate due: a
sinistra la TOYOTA e sulla destra la CITROEN AX tg FI H79686 (a 08.56).
A 09.37 (reperto 218) sulla destra si vede PF di spalle davanti all’agenzia dell’AREA BANCA
incendiata. Dell’imputato si notano lo zaino, la felpa scura con il disegno orizzontale, la mascherina
antipolvere ed il casco bianco.
A 10.14 (reperto 150.3) si vedono i manifestanti costruire barricate e a 10.58 (REPERTO 181.5)
vengono mostrati i danneggiamenti subiti dalla concessionaria Italauto di CIABURRI.
In questa fase sono ancora in atto incendi e danneggiamenti e non si è ancora verificata la carica
della Polizia che (a 11.23, reperto 151.4) si vede ancora attestata all’altezza di Via B. Partigiane.
A 12.33 (reperto 151.29 RAI) si può vedere l’avanzata delle Forze dell’Ordine che costringono i
manifestanti violenti a ripiegare verso levante.
Oltre ai reperti filmati anche le foto contenute nel 3° DVD della Polizia Municipale ripercorrono i
singoli momenti di questa fase.
8. Nei reperti acquisiti ZAMPESE ha individuato le immagini che mostrano le condotte degli
imputati PF e FL durante questi scontri.
8.1 Per quanto riguarda PF rilevano le seguenti immagini41.
Il filmato reperto 192.8 TPO42 mostra gli scontri in Corso Marconi, a 00.07 si vede PF transitare
dietro al soggetto in primo piano che ha la maglia grigia ed un berretto con visiera.
PF indossa il casco bianco, la felpa nera ed uno zaino INVICTA a tracolla (00.09) e si dirige verso
ponente in Corso Marconi.
Nei frame da 008 a 0023 del medesimo reperto 192.8 si può apprezzare la figura di questo imputato
con il casco bianco (0010), la felpa con il disegno nella parte anteriore e lo zaino dell’INVICTA
(0015, 0016), nei frame 0021-0023 l’imputato si trova sulla sinistra, si notano i particolari dello
zaino che pare particolarmente gonfio.
Un altro spezzone del reperto 192 08 TPO43 mostra in alto a destra PF con lo zaino sulle spalle
(00.02).
Le immagini inquadrano la parte terminale di Corso Italia in zona più arretrata rispetto a quella
degli scontri, si vedono sia i manifestanti pacifici sia i facinorosi.
I frame da 001 a 007 del reperto 192.8 mostrano l’imputato in questo contesto, si il casco bianco, la
felpa scura con il disegno orizzontale sul davanti e lo zaino.
Il filmato reperto 192 11 TPO44 mostra i danneggiamenti ai negozi ed agli uffici di Corso Marconi.
In queste immagini si tratta in particolare della ROLO BANCA davanti alla quale a 00.11 si vedono
PF ed un altro giovane accucciati all’altezza di alcune tavole.
Dell’imputato si notano il casco, la felpa e lo zaino.
PF sta armeggiando con una bottiglia (00.13), il soggetto vicino a lui sta cercando di incendiare lo
stoppaccio (00.25), quindi PF lancia qualcosa all’interno del locale (00.27).
I frame da 0014 a 0031 del reperto 192 11 mostrano PF lanciare un oggetto all’interno dell’AREA
BANCA.
Il filmato reperto 192 1545 mostra la zona antistante gli esercizi commerciali di Corso Marconi
durante gli scontri.
41 Si trovano nel 2° DVD personale.
42 E’ denominato Italia h. 14.30 reperto 192.8A.
43 E’ denominato Fogliensi h. 14.00_14.30 reperto 192.8.
44 E’ denominato Marconi h. 14.30 reperto 192.11 C.
45 E’ denominato Marconi h. 14.30_15.00 Reperto 192.15A
244
A 00.06 sulla destra compare PF a volto scoperto, porta il casco bianco con la visiera nera, sotto al
mento ha un fazzoletto bianco e nero, indossa la felpa scura con il disegno orizzontale nella parte
anteriore.
Sul labbro inferiore si nota il piercing.
A 00.10 viene inquadrato PATANIA vestito da Pulcinella e sullo fondo si vede la Banca
Antonveneta di Corso Marconi.
I frame da 001 a 0015 del reperto 192 15 mostrano la figura dell’imputato a viso scoperto (002) e
con il piercing ben visibile (003, 008-009).
ZAMPESE metteva in evidenza come il piercing sul labbro inferiore di PF è visibile in una foto
dell’imputato scattata dalla DIGOS di Catania il 12/2/2001 durante una manifestazione46.
In atti sono stati acquisite numerose fotografie ritratte dal teste Marino BALDASSARRI47 suddivise
in tre album.
In due di queste foto48 si notano i danni e l’incendio all’interno dell’agenzia dell’AREA BANCA.
Nella foto 001 davanti alla banca si vedono tre persone, quello al centro è PF che tiene due bottiglie
Molotov in mano, su quella tenuta nella mano sinistra si vede uno stoppino.
Nella foto 002 si vede PF che tiene nella mano sinistra una bottiglia di birra munita di stoppino e
nella mano destra un accendino di colore azzurro.
Sullo sfondo si notano le prime fiamme all’interno dell’agenzia AREA BANCA.
L’imputato è vestito nella maniera già descritta, si vedono lo zaino che pare ancora gonfio ed il
piercing sul labbro inferiore.
Il filmato reperto 218.749 mostra dapprima la folla davanti ai negozi, tra i quali si riconosce la
concessionaria Italauto (00.04), quindi si vede PF davanti all’Agenzia dell’AREA BANCA (00.10)
e poco dopo la parte di sinistra di quest’agenzia viene data alle fiamme (00.21).
I frame da 001 a 0014 del reperto 218.7 mostrano PF (007-008) davanti all’agenzia, si nota lo
stoppaccio bianco che l’imputato tiene in mano (004 – 0010).
Quindi si vedono le fiamme (0012-0014).
Il filmato reperto 4150 mostra Via Beccari e le persone affacciate alle finestre (00.09).
A 00.02 sulla sinistra si vede di schiena un soggetto con maglia e pantaloni scuri, munito di
protezioni bianche agli avambracci e di un bastone, che si vedrà seguire un percorso analogo a
quello di PF fino al sottopasso tra Corso Torino e Corso Sardegna.
A 00.11 si vede PF a sinistra della colonna, si trova vicino alla TOYOTA COROLLA tg BF994KC
dalla quale dapprima si alza del fumo e poi si sviluppano le fiamme (a 00.24).
I frame da 001 a 006 del reperto 41 mostrano PF vicino alla TOYOTA, quando già si alza il fumo.
La foto reperto 120 Corso Italia RP5651 inquadra le prime file dei manifestanti che si
contrappongono alla Polizia in Corso Marconi.
Tra di essi si vede PF di schiena con il casco bianco munito di scritte posteriori e lo spallaccio dello
zaino.
46 Si vedano le foto denominate Album Catania 008 e Album Catania 009 nella cartella “Album OCP Catania 2001 –
2002” nel 2° DVD personale.
47 Sul quale si tornerà al paragrafo **.
48 Si trovano nel 2° DVD PF, cartella “fotografie Baldassarri”, cartella “album 3” n. 001 e 002.
49 E’ denominato Marconi h. 14.30_15.00 reperto 218.7.
50 E’ denominato Marconi h. 14.30_15.00 reperto 41.
51 Si trova nella cartella “selezione ordinata” al n. 050.
245
La foto reperto 120 Corso Italia RP6052 mostra ancora PF in mezzo alla strada e poco distante
dall’incendio della FIAT Brava della Polizia e degli arredi degli esercizi commerciali.
La foto reperto 120 Corso Italia RP3153 mostra ancora l’imputato mentre si trova nelle prime file di
coloro che si contrappongono alle Forze dell’Ordine.
La foto reperto 70H OGGU232S mostra la FIAT Brava non ancora incendiata, mentre la foto
reperto 88D-EXT32SUG la ritrae già in fiamme54.
La foto reperto BALDASSARRI album 2, foto 1855 ritrae i danneggiamenti in atto ai danni
dell’AGOS ITAFINCO.
I danni a quest’agenzia, come anche agli altri uffici di Corso Marconi risultano dalle immagini
contenute nelle specifiche cartelle del 2° DVD di PF.
La foto 80 del reperto 23556 ritrae la TOYOTA in fiamme e alla sinistra di questa PF che si
allontana.
La foto 21 del secondo album BALDASSARRI57 ritrae la stesa auto in fiamme.
La foto seguente mostra anche CITROEN AX tg FI H79686 in fiamme, che nella foto 23 si vede
essere stata sospinta contro un garage.
La foto 05 del terzo album BALDASARRI58 mostra 3 l’incendio all’interno dell’agenzia di AREA
BANCA.
8.2 Per quanto riguarda la posizione di FL rilevano le seguenti immagini59.
Il reperto 192 1860 è costituito da
Il filmato 61 mostra i danneggiamenti ai danni dell’agenzia AGOS ITAFINCO.
A 00.13 si vede un soggetto colpire con un’asta le vetrate.
Questi indossa una felpa scura e porta a tracolla uno zaino a tracolla scuro con inserto bianco, ha un
moschettone sulla tasca destra dei pantaloni.
Questi particolari, già osservati nelle immagini del giorno precedente consentono di identificarlo in
FL.
A 00.43 si ha una visione più completa di quanto accade in fondo ai portici e dei contemporanei
incendi delle auto.
I frame da 001 a 0033 del reperto 192 18 mostrano FL mentre sfonda la vetrata, al polso destro
(0022 e 002562) si nota il braccialetto argentato già visto il giorno precedente.
I frame da 0039 a 0044 del reperto 4463 mostrano FL sotto i portici di Corso Marconi, tiene in mano
una bottiglia di vetro, è travisato con un fazzoletto scuro, indossa pantaloni marroni che arrivano
appena sotto le ginocchia e sono muniti di tasconi laterali.
52 Ibidem al n. 051.
53 Ibidem al n. 052.
54 Ibidem rispettivamente ai n. 056 e 057.
55 Ibidem al n. 059.
56 Ibidem al n. 067.
57 Ibidem al n. 070.
58 Ibidem al n. 085.
59 Si trovano nel 2° DVD personale.
60 Si tratta di un filmato e di un album fotografico che risultano depositati al P.M. in data 11/9/2002, quindi sono
utilizzabili nei confronti di questo imputato.
61 E’ denominato Marconi h. 14.30_15-00 del 21 TPO 102.18.
62 Si trovano nella cartella “selezione ordinata” ai n. 112 e 113
63 Si trovano nella cartella “selezione ordinata” ai n. 117, 118, 119 e risultano depositati al P.M. il 4/2/2002, quindi
utilizzabili nei confronti dell’imputato.
246
I frame da 002 a 0010 del reperto 164 2564 mostrano FL in Corso Italia all’altezza di salita
Fogliensi.
Nel frame 002 l’imputato si trova sulla sinistra, è di spalle e vestito con la felpa scura munita di
cappuccio, si nota lo zaino la cui tracolla presenta il particolare bianco.
Nel frame 004 FL è sulla destra di spalle con lo zaino, la felpa già vista e i pantaloni marroni con i
tasconi laterali, sullo sfondo si vedono i lacrimogeni lanciati in via Casaregis.
Si tratta di immagine successiva alla carica della Polizia delle 15.30.
Nei frame 007 e 009 FL si vede in viso, sulla destra delle due immagini, indossa la felpa già vista il
giorno prima, sulla cui parte anteriore sinistra si nota uno stemma.
10. L’avanzata delle Forze di Polizia.
Il contingente diretto dal Dr. GAGGIANO e dal collega PICCOLOTTI fronteggiò a lungo i
manifestanti violenti limitandosi al lancio di lacrimogeni, evitando di caricare per non interessare il
corteo pacifico che sfilava dietro i facinorosi.
Poi quando la S.O. comunicò che il corteo era defluito, GAGGIANO fece avanzare gli Agenti ed i
Finanzieri.
Egli ha spiegato che all’inizio l’avanzata era stata lenta ed era stata fermata più volte per dar modo
agli antagonisti di andarsene, poi era divenuta più decisa e vi avevano preso parte anche i due VTC.
In Corso Marconi, cioè fino all’incrocio con Via Casaregis, ci fu qualche contatto con i facinorosi
ma solo perché alcuni di loro si fermavano a lanciare oggetti contro gli Agenti.
Ipotizzava che al momento della carica il corteo avesse anticipato la svolta verso monte da Via
Rimassa a Via Casaregis.
Durante l’avanzata GAGGIANO era stato raggiunto da un sasso ad una spalla ed aveva dovuto
abbandonare il teatro delle operazioni per un tempo che ricordava brevissimo.
La fase di carica decisa durò poco e arrivò fino a Punta Vagno, all’altezza della Pizzeria “da
Giacomo”.
A seguito della carica molti manifestanti scesero sulla spiaggia, altri vennero arrestati, parecchi
fuggirono sotto dei garage dove gli Agenti li fermarono, la maggior parte infine andò cercò scampo
in Corso Italia dove non c’era più nessuno.
Al termine della carica GAGGIANO vide dei feriti tra i civili, come anche tra gli Agenti.
I primi presentavano per la maggior parte ferite alla testa, compatibili con i colpi dei manganelli.
Infine il contingente era arretrato a Piazzale Kennedy.
Nelle immagini del filmato reperto 181.5 (da 2.42 a 2.44) mostratogli dalla difesa GAGGIANO
riconosceva una delle strade laterali dove alcuni manifestanti erano stati seguiti da appartenenti alla
Guardia di Finanza.
Spiegava come molti di quelli che avevano spaccato le vetrine erano scappati in un garage e
pertanto erano stati inseguiti dalle Forze dell’ordine.
In alcuni casi gli operanti potevano aver esagerato, ma il teste non aveva veduto dal vivo la scena
mostrata nel filmato.
Un riscontro al racconto del teste si trova nelle comunicazioni da lui avute con la S.O.
64 Si trovano nella cartella “selezione ordinata” da 122 a 126, si tratta di reperto depositato il 4/5/2002, quindi
utilizzabile nei confronti dell’imputato.
247
Conversazione delle ore 15.54.3065: GAGGIANO spiegava come in quel momento la Polizia teneva
e andava avanti e indietro lanciando i lacrimogeni.
Il corteo pacifico doveva transitare e bisognava lasciargli libero il passo, perché al momento della
carica qualcuno era rimasto dietro, così almeno venne segnalato al teste.
Il contingente del teste non impedì né tentò di impedire il passaggio del corteo dei pacifisti da Via
Casaregis o da via Rimassa.
Eseguita la carica gli Agenti rimossero gli impedimenti stradali per far transitare il resto del corteo.
Conversazione delle ore 16.03.2266 il teste spiegava di aver parlato con il Dr. PAPA della S.O. in un
momento in cui si stava recando all’infermeria a causa della sassata ricevuta.
Sul posto delle operazioni GAGGIANO aveva lasciato il Dr. MURGOLO, Vicario della Questura
di Bologna.
Si trattava con ogni probabilità di un momento successivo alla carica e precedente l’arrivo del
contingente a Punta Vagno.
Infatti aveva ricevuto il sasso sulla spalla in Corso Marconi tra Piazza Rossetti e l’incrocio con Via
Rimassa.
Il teste PICCOLOTTI ha ricordato come la prima avanzata aveva consentito al contingente di
raggiungere una curva soprastata da una strada che porta in Albaro.
Qui gli Agenti si erano fermati ma i manifestanti continuavano a lanciare contro di loro.
La posizione della Polizia era indifendibile perché esposta la lancio da davanti e dall’alto, così dopo
15/20 minuti fu necessaria un’ulteriore avanzata per disperdere quel gruppo di aggressori.
La prima avanzata non aveva portato al contatto diretto con i manifestanti, cosa invece verificatasi
nel corso della seconda e precisamente all’altezza di Punta Vagno.
Il contatto fu intenso ma durò solo due o tre minuti.
A quel punto la massa di facinorosi più vicini ma anche quelli più lontani invertì la direzione e si
allontanò fermandosi ad un centinaio di metri di distanza. Altri invece scesero in spiaggia.
Definiva l’azione della Polizia come calibrata rispetto alla situazione tanto che la carica era durata
solo un paio di minuti.
Appena la Polizia ottenne l’effetto voluto, cioè di far terminare le violenze gli Agenti si fermarono
senza inseguire ulteriormente i manifestanti perché sostanzialmente era tornata una forma di ordine
pubblico.
Ciò avvenne verso le ore 18 poco oltre lo stabilimento balneare di Punta Vagno.
A quel punto il contingente era di circa quattrocento tra Agenti e Finanzieri e disponeva di 50/60
veicoli.
A Punta Vagno il teste notò alcuni feriti, si trattava visivamente di poche unità, ma non li osservò
da vicino.
In quella circostanza non venne arrestato nessuno.
Infine giunse l’ordine di tornare indietro e il ripiegamento richiese circa un’ora.
Il teste Dr. Filippo GUGLIELMINO partecipò alle operazioni insieme a cinquanta Agenti del
Reparto Mobile di Firenze, era in sottordine al Dr. GAGGIANO.
65 A pag. 182: “G3 dal centro, cercate di riaprire un varco per consentire la ripresa del transito del corteo, se possibile
G3 dammi ricevuto. Op per la G3 in ascolto, se è possibile aprite un varco per consentire la ripresa del transito del
corteo. Sono G3, il varco è aperto, però sono i manifestanti sono avanti ancora … io qui ho solo figli di puttana.
Ammazzali. Op da G75 un attimo solo i contingenti in Via Casaregis si allargassero per consentire il passaggio del
corteo delle persone pacifiche, cambio… G3 da centro. Avanti dimmi. Apriti con la forza e fai passare il corteo. Il varco
c’è in Via Casaregis, non passano perché ci sono quelli davanti. Di quei figli di puttana ne abbiamo preso circa una
trentina, però il varco non si può aprire, ci stanno quelli davanti, sono loro che non passano, non noi ”.
66 A pag. 183: “G3 da centro… avanti Angelo. Se riesco ad intervenire…e poi … avanzare, ho lasciato MURGOLO,
chiama MURGOLO per cortesia, si devono fermare dove stanno perché se no facciamo un casino. Io sto andando avanti
per intervenire, grazie. Angelo devi ripetere. Sto andando avanti per intervenire alla Fiera, ma non c’è nulla di grave,
dicci a MURGOLO di fermarsi dove stanno.
248
Il teste ha ricostruito le fasi dell’avanzata su Corso Italia in termini sostanzialmente analoghi al
collega, ricordando come prima di arrivare a Punta Vagno vi era stato un contatto con i facinorosi
nei pressi di un incrocio e di un distributore di benzina, punto situato oltre la zona dei
danneggiamenti ai negozi.
Il tratto successivo fino a Punta Vagno presentava invece tracce di danneggiamenti degli arredi
urbani, fioriere divelte, transenne in ferro e cassonetti spostati.
Solo una volta giunto a Punta Vagno aveva notato la presenza di manifestanti pacifici, quando
ormai i facinorosi si erano lentamente dispersi.
Non si avvide di particolari gesti di violenza ma ammetteva che lo stato d’animo del personale era
molto provato.
A Punta Vagno la situazione era abbastanza confusa.
Visionando, su richiesta della difesa, le immagini del reperto 218 (da 1:07.44)67 il teste riconosceva
i due VTC impiegati durante l’avanzata.
Ricordava dei brevi contatti fisici tra il personale ed i manifestanti sia all’incrocio con Via
Casaregis sia a Punta Vagno, si trattava di singoli episodi e il teste non poteva avere una visuale a
360° di tutto ciò che accadeva.
A Punta Vagno vide delle persone ferite, delle ambulanze e dei volontari che li medicavano.
Per tutto il pomeriggio fin dai fatti di Piazzale Kennedy si erano viste persone che non era ben
chiaro se fossero giornalisti e fotografi con indosso un casco da motociclista o se fossero
manifestanti travisati, ciò poteva aver provocato interventi poco ortodossi da parte degli Agenti.
Il teste non si sentiva di escludere interventi cruenti, aggiungendo che in precedenza vi erano state
due ore di continui e gravi danneggiamenti, come si vede anche nelle immagini.
Il teste Pasquale GUAGLIONE ha ricordato come l’avanzata durò a lungo e fu particolarmente
laboriosa e difficile e richiese ancora l’uso dei lacrimogeni.
Il compito del teste era proteggere lo schieramento lato mare, impedendo che qualcuno si munisse
dei sassi della spiaggia e li tirasse contro la Polizia di fianco o alle spalle.
Verso le 16.30 una volta arrivato in Via delle Medaglie d’oro di lunga navigazione il teste trovò due
bottiglie molotov in una busta messa in una siepe.
Non redasse un verbale di sequestro ma consegnò il reperto ad un superiore.
A fine carica vide la presenza di feriti.
Il teste Corrado SCATTARETICO, Maggiore dei Carabinieri, nel primo pomeriggio era stato
inviato con un contingente di cento unità e una decina di blindati in Via De Gasperi da dove
controllava a distanza l’afflusso di manifestanti per il corteo.
Venne quindi spostato in Via Piave, dove lo raggiunse la segnalazione di episodi di vandalismo
compiuti sul lungomare ad opera di partecipanti al corteo.
Il contingente scese lungo Viale Zara e al momento di arrivare sul lungomare subì un attacco con
lanci di pietre, bulloni e molotov ad opera di alcune centinaia di giovani travisati.
I Carabinieri risposero usando i lacrimogeni.
Il contatto avveniva in modo sporadico perché il reparto era appesantito, avanzava con difficoltà e
doveva spostare cassonetti incendiati, auto messe di traverso ed altro.
Un giovane si ustionò al braccio mentre lanciava una bottiglia Molotov e venne fermato.
Alla fine i giovani si dispersero.
Anche il Comando Provinciale dei Carabinieri venne interessato dagli scontri.
Verso le 15.15 il teste Claudio COSENTINO, Maresciallo dell’Arma, era stato inviato con sedici
uomini e due blindati alla ricerca di un gruppo di facinorosi che poco prima avevano attaccato il
Comando.
67 Si trova nelle produzioni effettuate dalla difesa all’udienza del 21/12/2004.
249
Il suo contingente venne attaccato da un gruppo enorme di facinorosi, che lanciavano sassi,
spranghe ed altro.
L’autista di uno dei due veicoli, Appuntato POLITI, venne aggredito, i manifestanti aprirono la
porta e lo lapidarono, rompendogli la calotta cranica e facendogli perdere l’occhio sinistro.
In quel momento COSENTINO si trovava a terra, vedendo l’accaduto esplose due colpi di pistola in
aria ottenendo l’effetto di far arretrare gli aggressori per il tempo necessario a soccorrere il collega.
Quindi i militari riuscirono a disimpegnarsi e ad allontanarsi.
11. Il teste Dr. Giulietto CHIESA, giornalista ha ricordato di essersi recato in Corso Italia nella
tarda mattinata del 21 al fine di seguire il corteo.
Al momento del suo arrivo era già passata moltissima gente e lui non riuscì a raggiungere la testa
del corteo, arrivò a Punta Vagno e si fermò.
Davanti a lui vedeva la manifestazione svoltare in Via Casaregis, si trattava di una marea di
persone, molte di più di quante il teste si aspettasse.
Anche dietro al teste il corteo era lunghissimo, erano circa le 12, forse più tardi.
Da Punta Vagno vide cominciare gli scontri in Corso Marconi, la giornata era limpida e si vedevano
i lanci di lacrimogeni.
CHIESA si era messo in alto e poteva vedere, poco più avanti della Fiera del Mare, un potente
sbarramento di Polizia con decine e decine di veicoli, non vide Carabinieri.
Il teste vide cominciare gli scontri e una gran massa di persone ferma all’angolo tra Corso Italia e
Via Rimassa dove una parte del corteo stava a guardare e probabilmente a partecipare a ciò che
accadeva più avanti cioè nel tratto tra Via Rimassa e Piazza Rossetti.
In quel tratto la strada è molto larga ed era piena di gente che non seguiva il corteo.
Ci saranno state non meno di 3/4.000 persone, più avanti a circa 300 metri di distanza c’era lo
schieramento di Polizia.
In mezzo vi era il vuoto.
CHIESA vide gruppi di manifestanti che lanciavano, erano circa un centinaio, vide verificarsi delle
scaramucce.
Tra gli aggressori c’erano dei gruppi, almeno due o tre, che agivano in forma molto organizzata,
questo il teste lo vide con i propri occhi, e non erano neppure tanto giovani.
In Corso Marconi CHIESA assistette a devastazioni e a vandalismi compiuti da gente di mezza età,
tra i 25 ed i 40 anni, corpulenti, vestiti di nero , muniti di spranghe con le quali andavano all’assalto
e sfondavano le vetrine tutto intorno.
In altre parole, non si trattava di ragazzini.
Di fronte a ciò molti si fermarono a guardare, alcuni protestavano.
Il teste vide anche il tentativo compiuto da un manifestante di fermare uno con la spranga che
spaccava le vetrine.
Il tentativo però non era riuscito perché i compagni dell’uomo con la spranga avevano prontamente
attaccato e colpito il manifestante pacifico.
Si vedeva che i violenti agivano in modo coordinato, il volenteroso fu costretto a scappare di corsa.
Nessun altro ebbe il coraggio di intervenire, anche se molti riprovavano a voce.
Gli assalitori apparivano molto decisi, spaccavano e si spostavano da un negozio all’altro,
spaccavano di nuovo e si spostavano ancora.
Qualcuno di questi era straniero, tra loro parlavano in tedesco, altri parlavano in italiano.
Un gruppo incendiò una FIAT Brava a due passi dal teste, rompendone il vetro e gettando al suo
interno uno straccio incendiato con della benzina.
L’auto si era incendiata subito ed era bruciata a lungo.
Venne incendiata una banca, dopo che ne erano stati sfondati i vetri blindati a colpi di spranga, poi i
danneggiamenti si estesero ad altri negozi ed uffici.
Un negozio venne incendiato e le fiamme allora salivano fino al primo piano.
250
Però il fuoco non faceva molto fumo così che le persone affacciate dalle finestre dei piani superiori
non se ne accorgevano.
Quelli che stavano sotto invece iniziarono ad urlare per l’incendio e ci fu grande disordine e paura.
CHIESA si muoveva e telefonava a RAINEWS 24 assistette a tutta questa parte che durò una buona
mezz’ora, forse di più.
Poi arrivò l’ordine di attacco e la Polizia cominciò ad avanzare, si trattava di 2/300 Agenti che
avanzavano lentamente con le camionette e sparando lacrimogeni.
La Polizia arrivò velocemente a contatto non solo con quelli che lanciavano pietre ma anche con le
migliaia di persone che stavano a guardare e che cercarono di arretrare.
Però lo spazio tra quelli che lanciavano sassi e quelli che guardavano si ridusse, così coloro che non
partecipavano allo scontro, cioè la maggior parte dei presenti, cominciarono a scappare.
Il giorno prima c’era stato un morto e c’era pertanto molta tensione, CHIESA sentiva diversi insulti
contro i Carabinieri e la Polizia però la gran massa guardava e non partecipava agli scontri.
L’avanzata della Polizia ridusse lo spazio a disposizione delle persone.
Lo stesso teste si trovò in mezzo, vide arrivare i candelotti e cercò di scappare, ma c’era gran ressa
perché tutti cercavano di scappare e non c’erano spazi sufficienti.
Mentre avveniva questo arretramento, CHIESA si accorse che il corteo invece di girare in Via
Rimassa veniva deviato prima cioè in Via Casaregis, su indicazione di qualcuno che stava dietro e
che si era accorto del problema incombente e voleva evitare che il corteo entrasse in contatto con la
carica.
I dimostranti fecero dei cordoni per separare il corteo da ciò che stava avvenendo nella zona dove
era il teste.
Questi, come altri, cercò di entrare nel corteo passando sotto al cordone per sottrarsi alla imminente
carica della Polizia, distante ormai solo 30 metri.
A quel punto CHIESA si fermò e vide l’attacco contro il corteo ad opera della Polizia che proveniva
non solo da Corso Marconi ma anche dalle strade laterali Via Morin e Via San Pietro.
La carica fu violentissima e spezzò di netto il corteo in due, una parte avanzò in Via Casaregis, la
seconda arretrò in Corso Italia.
Vennero lanciati anche molti lacrimogeni.
CHIESA si trovò a salire la scalinata che porta in Via Nizza e poté così osservare gli avvenimenti
nella strada sottostante.
In Corso Italia erano rimaste migliaia di persone che arretravano, sulla scalinata c’era molta ressa,
c’erano donne e ragazzi, la gente aveva paura.
Quelli che scappavano non aveva niente a che fare con i violenti con le spranghe, si trattava di gente
normale che scappava perché era stata attaccata.
Il teste percorse Via Nizza, Via Podgora e arrivò a Punta Vagno dopo la carica.
Qui trovò decine di persone a terra ferite, vide sui marciapiedi chiazze di sangue, c’erano molti
Agenti di Polizia, la gente era confusa, molti stavano sui marciapiedi con le mani alzate come in
guerra.
In quella zona non c’era più il corteo, che il teste ritrovò più a levante, ancora composto da decine
di migliaia di persone che non sapevano cosa era accaduto.
Nel tratto di lungomare da Via Piave a Viale Quarnaro c’era una specie di terra di nessuno, il teste
vide un drappello di persone vestite quasi tute di nero, uno era ferito e sdraiato in mezzo all’aiuola
centrale, intorno a lui c’era un gruppo di persone che fumavano, molti sembravano tranquilli.
Poi era arrivato un furgone bianco con una croce rossa attaccata con lo scotch che aveva prelevato il
ferito.
I componenti di questo gruppo non erano giovani, erano abbastanza atletici, ben piantati,
scherzavano tra di loro.
La parte rimanente del corteo invece era composta di donne e di uomini con i bambini in braccio.
Dappertutto c’era gente ferita, gente di 60 o 65 anni che faceva una passeggiata in favore della pace.
Quel pomeriggio il teste vide due elicotteri sopra il corteo durante la carica.
251
La teste EF era volontaria sanitaria del Genoa Social Forum e, dopo avere prestato il proprio
servizio il giorno 20 in Via Tolemaide, venne impiegata anche il 21 insieme all’ostetrica LR nella
zona del lungomare.
Ricordava di avere incontrato nella parte bassa di Via Piave circa quaranta persone intossicate dai
lacrimogeni ed una donna di 40/45 anni con una ferita alla schiena provocata da un candelotto.
Le due sanitarie si spostarono poi a San Nazaro dove c’erano almeno dieci persone sanguinanti
sedute nelle aiuole o per strada.
Qui la teste ricordava di aver soccorso un ragazzo con una grossa ferita sanguinante alla testa ed
una ragazzina in stato di choc.
Le persone ferite erano di tutte le età.
Nelle immagini del filmato reperto 218 (da 1.09.48)68 la teste riconosceva un ragazzo ferito, fasciato
e completamente coperto di sangue, incontrato quel giorno, il giovane diceva di essere stato
picchiato mentre si trovava a terra senza motivo.
Sulla schiena aveva almeno quindici colpi di manganelli o di calci, in testa aveva tre colpi, il
braccio destro era gonfio fino al doppio del normale.
Nelle immagini si vedono diversi medici ed infermieri in azione.
Nel reperto Diritti Negati (da 1.27.34) riconosceva la zona davanti ai Bagni San Nazaro,
aggiungendo che al momento del proprio arrivo non vi erano più gli appartenenti alla Guardia di
Finanza.
I feriti erano così tanti che i sanitari presenti non bastavano, la teste accompagnò più persone con
l’ambulanza.
In via Corridoni c’erano 3 ragazze che erano state buttate giù da un muretto, una di esse aveva una
frattura multipla ad una gamba, un’altra aveva due incisivi spezzati ed un ematoma alla fronte, la
terza ematomi alla gamba ed al braccio.
Le ragazze raccontarono di essere state buttate giù dal muretto da un gruppo di Poliziotti e poi
bombardate di lacrimogeni.
12. La telecamera del traffico VILLA CROCE69 mostra come alle ore 16.00 nella zona di Punta
Vagno si trovassero numerosissime persone, poi verso le ore 16.10 vi erano arrivate le Forze
dell’Ordine accompagnate dai furgoni e dai blindati.
La difesa ha prodotto70 diversi reperti filmati che riportano le immagini della carica lungo Corso
Italia e nelle strade laterali e in particolar modo degli effetti di questa, che appaiono conformi alla
descrizione fornita dai testi da ultimo citati.
13. A seguito dell’avanzata delle Forze dell’Ordine numerosi manifestanti violenti si erano
allontanati in direzione monte, raggiungendo il sottopasso tra Corso Torino e Corso Sardegna dove
erano state erette delle barricate.
Le immagini documentano la presenza di PF nel gruppo di facinorosi.
Alle 14.53.12 ed alle 14.59.4671 la S.O. inviava dei contingenti in Corso Buenos Aires angolo Corso
Torino dove vi erano dei manifestanti pacifici da proteggere nei confronti di altri gruppi.
Alle 15.39.0672 un cittadino segnalava un gruppo che aveva messo dei cassonetti in mezzo alla
strada, quindi danneggiato ed imbrattato una banca all’incrocio tra Via della Libertà e Via Pisacane.
68 Questo reperto ed il successivo sono stati prodotti dalla difesa il giorno 29/3/2007.
69 Reperto 57F, clip 14 e 15.
70 Oltre quelli prodotti in occasione dell’audizione dei testimoni si vedano quelli allegati alla memoria conclusiva della
difesa DAF relativi alla giornata del 21/7/2001.
71 Alle pagine 170-172 del Volume III delle trascrizioni.
72 A pag. 179.
252
Alle 15.46.1173 veniva segnalato un nutrito gruppo che si era introdotto all’interno di un
condominio di Via Casaregis.
Alle 15.54.3074 la S.O. segnala barricate su Corso Buenos Aires e che Gamma 75 in quella zona sta
fronteggiando un gruppo di anarchici.
Alle 16.02.3575 un cittadino segnala un folto gruppo di anarchici, incappucciati e vestiti di nero
nella zona di Piazza Manzoni, vicino al Ponte Sant’Agata.
La S.O. risponde che questi poco prima erano stati segnalati in Corso Sardegna.
Alle 16.17.0176 venivano segnalati danneggiamenti al palazzo della Motorizzazione Civile in Corso
Sardegna.
Alle 16.23.1677 una cittadina segnala incendi di auto presso il tunnel di Corso Torino presso la
Motorizzazione Civile.
Alle 16.25.5978 una cittadina segnala gravi danneggiamenti (“ci hanno sventrato tutto”), la
distruzione della pavimentazione e la raccolta di pietre all’inizio di Corso Sardegna a monte della
ferrovia.
14. La teste Dr.ssa Maria Cervellini, funzionario della DIGOS di Palermo, svolgeva quel
pomeriggio un servizio di osservazione ai limiti della Zona Rossa.
Ebbe così modo di notare dei gruppi provenienti da Corso Italia e composti da circa cinquanta
giovani travisati che tentavano di superare le barriere di container in Corso Barabino ed in Via Diaz
in direzione della Questura e lanciavano sassi ed oggetti di ferro.
Le Forze dell’Ordine rispondevano con i lacrimogeni per disperdere la folla e rimandarla oltre le
barriere.
In seguito la teste si era spostata in Corso Torino e in Corso Buenos Aires dove trovò negozi con le
serrande divelte e vetrine di banche completamente infrante.
La massa si divideva in gruppi consistenti e alcuni si spostarono in via Tolemaide e verso il
sottopasso ferroviario.
Dentro quest’ultimo la teste vide ammassati dei cassonetti incendiati, l’accesso era impossibile a
causa del calore e la teste poté notare dei giovani ammassare legna per alimentare il fuoco.
Era evidente che le barricate erano state messe per impedire l’accesso delle Forze dell’Ordine.
I manifestanti si trovavano oltre la galleria dove continuavano la devastazione, incendiando delle
auto.
Infatti quando la teste, attraverso un percorso alternativo, giunse al di là del tunnel vi trovò auto
capovolte, incendiate e distrutte e giovani che vi saltavano sopra.
Il gruppo di manifestanti era abbastanza consistente, mentre quello della teste era composto di sole
dieci persone quindi il contatto fisico venne evitato.
La gran parte dei manifestanti aveva il volto travisato con fazzoletti o con passamontagna.
Il teste Filippo LAPI, funzionario della Polizia di Stato, venne inviato con un contingente in Corso
Buenos Aires all’angolo di Corso Torino e poi ebbe l’ordine di attraversare il sottopasso e di
portarsi in Piazza Giusti dove era segnalata un’attività sospetta.
Descriveva la situazione come abbastanza calda e arrivato al sottopasso si dovette fermare a lungo
perché non sapeva se quel passaggio era stato bonificato o meno.
Il sottopasso era ostruito da oggetti vari: carrelli, materiale ligneo e altra roba incendiata tra cui
anche una carcassa di auto e il teste temeva di poter essere bloccato al suo interno.
Prima di attraversare il sottopasso il teste inviò dall’altra parte di esso attraverso un percorso
alternativo cinquanta Agenti sotto la guida del Dr. AURIEMMA.
73 A pag. 180.
74 A pag. 182.
75 A pag. 183.
76 A pag. 186.
77 A pag. 187.
78 A pag. 188.
253
Solo quando fu sicuro procedette in direzione di Marassi.
Alle ore 18 la S.O. richiamò il contingente a Brignole.
Il teste Dr. Maurizio AURIEMMA, funzionario della Polizia di Stato, confermava i movimenti del
proprio contingente sotto le direttive del Dr. LAPI.
Quando da Corso Buenos Aires si spostarono in Corso Torino gli Agenti dovettero fronteggiare
centinaia di persone che lanciavano contro di loro pietre, cassonetti e altri oggetti.
Il contingente fece uso dei lacrimogeni, quindi dovette oltrepassare il sottopasso ferroviario e questa
operazione richiese un po’ di tempo e l’intervento dei Vigili del Fuoco perché all’interno di esso vi
erano dei cassonetti che bruciavano.
Vi erano segnalazioni concernenti danni a strutture immobiliari, come distributori di benzina,
l’ufficio postale e la sede del Corriere Mercantile site oltre il sottopassaggio.
Il teste si spostò lungo Corso Gastaldi, oltrepassò il ponte di Terralba e raggiunse Piazza Giusti,
mentre il contingente agli ordini di LAPI puliva la zona sotto il ponte della ferrovia.
Quindi gli Agenti arrivarono fino all’incrocio tra Corso Sardegna e Corso De Stefanis.
I manifestanti arretravano ma continuavano a lanciare oggetti e la Polizia fece uso di lacrimogeni e
di un idrante.
Infine arrivò l’ordine di rientrare.
15. La teste Anna Maria PATTI, abitante in Piazza Giusti, dopo aver osservato i danneggiamenti del
venerdì, poté vedere il 21 come il distributore IP di Via Archimede veniva danneggiato in maniera
più grave del giorno precedente.
Inoltre venne bruciata un’auto e qualcuno spostò un camion cercando di dargli fuoco.
Il teste Gino PIGNATELLI padre del titolare del negozio di gommista di Piazza Giusti assistette il
21 a danneggiamenti analoghi a quelli del giorno prima e osservò, anche se non continuativamente,
i danneggiamenti al distributore della IP.
Il teste Angelo VIGNOLO, titolare distributore IP di Via Archimede 177 r all’angolo di Corso
Sardegna ha riferito che il giorno 21 i manifestanti tornarono, buttarono in strada tutto ciò che era
rimasto, come la scrivania, il computer e i documenti e lo bruciarono.
La benzina rimase nell’impianto anche se qualcuno cercò di incendiare le pistole di erogazione.
Il teste trovò infatti della carta bruciata.
16. Le immagini della telecamera del traffico SAVONAROLA79 mostrano alle ore 16.06.21 sullo
sfondo il sottopasso tra Corso Torino e Corso Sardegna e davanti ad esso una folla di persone che
fronteggia con lanci il contingente di Polizia che avanza dal lato mare di Corso Torino.
Alle 16.07.08 la Polizia avanza dopo aver lanciato i lacrimogeni e i manifestanti si ritirano oltre il
sottopasso (16.09.51).
I due schieramenti si fronteggiano per un certo tempo senza entrare nel sottopasso all’interno del
quale vengono erette barricate con assi di legno e auto che alle 16.28.01 si vedono incendiate sullo
sfondo (fornici centrale e di ponente).
Il filmato n. 4 del 3° DVD della Polizia Municipale mostra (a 00.02, reperto 192.8) il corteo
pacifico in Via Casaregis.
A 00.32 (reperto 151.29) si vedono alcuni manifestanti che hanno raggiunto la zona antistante il
sottopasso di Corso Torino ed effettuano lanci contro le Forze dell’Ordine.
Tra i facinorosi (a 00.42) si vede PF in mezzo a due alberi.
L’imputato è riconoscibile per il casco bianco con la visiera nera, la felpa nera con il disegno
orizzontale nella parte anteriore, tiene in mano un oggetto.
79 Reperto 57B clip 59, 60, 61.
254
Quindi le Forze dell’Ordine avanzano verso i manifestanti (01.26, reperto 196).
A 01.43 (reperto 83 Seimilano) si vedono le barricate incendiate all’interno del sottopasso.
Le immagini si spostano a monte della ferrovia, i manifestanti spingono un FIAT Fiorino della
Motorizzazione Civile fino all’imbocco della galleria e lo rovesciano (01.58), quindi danno fuoco
alla barricata (02.04).
Anche all’interno dell’Ufficio Postale si vedono delle fiamme (02.10).
A 02.52 (reperto 164.158) i manifestanti rimuovono una RENAULT Scenic e a 03.04 (reperto
143.067) si vedono in atto due incendi: uno della barricata all’interno del sottopasso e l’altro di
un’auto già in Corso Sardegna.
I manifestanti si spostano all’incrocio e a 03.54 (reperto 44) vi è il tentativo di abbattere un camion.
Si vedono scontri in Via Archimede (04.07, reperto 240.2).
A 04.45 si vedono alcuni manifestanti rubare della benzina dal distributore IP per fabbricare delle
bottiglie Molotov80.
A 05.08 si assiste ad un intervento degli idranti finalizzato ad allontanare i facinorosi dalla zona del
distributore.
A 05.13 (reperto 101) si vedono alcuni manifestanti lanciare sassi e danneggiare con spranghe le
vetrine e la telecamera dell’agenzia 14 del Credito Italiano di Corso Sardegna, già interessata dai
danneggiamenti del giorno precedente81.
Poi (a 05.53) i manifestanti arretrano verso monte e a 05.54 viene ritratto il soggetto con le
protezioni sulle braccia, maglia e pantaloni scuri che segue lo stesso percorso di PF e che era stato
ripreso in Via Beccari (paragrafo 8.1).
Questi (a 06.05) danneggia il distributore AGIP di Corso Sardegna, abbattendo una palina.
A 06.42 (reperto 177.8) si notano delle barricate in Via Giacometti all’altezza di Piazza Martinez
che poco dopo vengono incendiate e a 07.26 (reperto 192.10) si vede l’intervento delle Forze
dell’Ordine che impiegano anche gli idranti.
A 08.00 (reperto 164.185) si vede che il corteo pacifico ha raggiunto Piazza Galileo Ferraris per il
comizio finale.
ZAMPESE riferiva come gli scontri proseguivano ancora per alcune ore in Corso Sardegna e Piazza
Martinez da un lato, in Corso Italia, ad Albaro e tra Quarto e Quinto dall’altro.
Alle 18 vi era stato un tentativo di assalire la caserma della Polizia di Via dei Mille, erano state
danneggiate diverse auto.
17. Le immagini che riguardano PF in questa fase sono le seguenti82.
Il filmato reperto 192 1983 mostra l’imputato davanti nella zona di Corso Torino, nei pressi del
sottopasso (00.02) mentre insieme ad altri si contrappone alla Polizia.
Il soggetto è ripreso di spalle, si notano il casco bianco, la felpa e lo zaino.
I manifestanti lanciano corpi contundenti contro le Forze dell’Ordine (a 01.15) che rispondono con i
lacrimogeni che fanno allontanare i primi.
Seguendo il ripiegamento dei manifestanti, le immagini si spostano sull’imbocco di Corso Sardegna
del sottopasso (02.30).
A 02.44 si vede transitare PF che si sposta da sinistra verso la destra del tunnel.
Fino a questo momento non sono ancora state erette barricate, ma è in atto il disselciamento della
strada per reperire corpi contundenti (a 03.25).
Le immagini sono riprese all’altezza del distributore IP di Piazza Giusti.
80 La telecamera del traffico GIUSTI mostra (reperto 57C clip 61) alle ore 16.25 contestualmente il saccheggio del
distributore IP e l’incendio delle barricate.
81 Il teste Danilo GARRESIO Danilo, funzionario Unicredit Bank, ha riferito come la filiale di Corso Sardegna venne
danneggiata sia il 20 sia il 21, in particolare vennero colpite tutte le vetrine, vi fu un tentativo di incendio e i sistemi di
videoripresa vennero messi fuori uso.
82 Si trovano nel 2° DVD personale.
83 E’ denominato Sardegna h. 16.15 reperto 192 19.
255
I frame da 001 a 0010 del reperto 192 19 mostrano PF di spalle in Corso Torino (003-004) di lui si
notano il casco e lo zaino INVICTA.
Nel frame 009 PF è il primo a sinistra in basso davanti all’imboccatura nord del sottopasso
ferroviario.
Nel frame 0010 si vede l’imputato in basso a sinistra in basso, si possono apprezzare i particolari
dello zaino.
La foto reperto 70H OGGU2N8S84 mostra PF a sinistra del soggetto a torso nudo.
L’imputato si trova nel tratto alberato di Corso Torino, tra le prime file dei manifestanti che si
contrappongono alle Forze dell’Ordine.
PF sta lanciando un oggetto.
Le foto reperto 224-CD-23-058-2, reperto 224-CD-23-060-2 e reperto 224-CD-23-059-285 mostrano
PF tra i manifestanti che in Corso Torino fronteggiano gli Agenti: di lui si notano il casco e la felpa
scura con il disegno orizzontale nella parte anteriore, il marsupio, i pantaloni e le scarpe scure.
Il filmato 218.986 “Maledetto G8” mostra (a 00.02) la costruzione delle barricate all’uscita del
tunnel su Corso Sardegna all’altezza delle Poste e della Motorizzazione.
A 00.09 si vede il soggetto con maglia e pantaloni scuri e protezioni alle braccia, già visto in Via
Beccari, che spinge il FIAT Fiorino della Motorizzazione Civile che in seguito verrà dato alle
fiamme all’altezza dell’imbocco del tunnel.
A 00.11 si vede PF all’interno del tunnel con le braccia alzate e due bottiglie con stoppino in mano
rivolto verso la Polizia, quindi (a 00.14) vi è l’incendio di una barricata, sempre presente l’imputato
con le braccia alzate.
I frame da 001 a 0014 del reperto 218.9 “Maledetto G8” mostrano PF con le braccia alzate e le
bottiglie in mano all’interno del sottopasso (005-0010) e l’incendio della barricata, presente
l’imputato (0011 – 0012).
La foto reperto 187 - 027087 mostra PF poco dietro la barricata mentre manipola due bottiglie di
birra munite di stoppacci rossi.
La foto reperto 88E-GN08991788 mostra ancora PF dietro la barricata con una bottiglia munita di
stoppaccio in mano.
Dell’imputato si notano il casco bianco, la felpa scura, lo zaino celeste, i pantaloni marroni con i
tasconi laterali.
Oltre alla barricata costruita tra gli altri oggetti anche con il Fiorino e posta all’uscita nord del
tunnel, si vede come all’interno di questo sia stata eretta una seconda barricata con delle tavole di
legno che si vedono incendiate.
La foto reperto 187-026889 mostra PF di fronte e in primo piano, ha il volto travisato da un
fazzoletto scuro e tiene nelle mani una bottiglia di vetro munita di stoppaccio ed un altro oggetto.
Si notano la felpa con il disegno orizzontale, il casco bianco con la visiera nera, il berretto con
visiera, gli spallacci dello zaino celeste, i pantaloni marroni ed il marsupio (quest’ultimo gli verrà
sequestrato il 4/12/2002).
84 Si trova nel 2° DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 103.
85 Ibidem ai n. 106, 107 e 108.
86 E’ denominato Sardegna h. 16.15 reperto 218.9.
87 Ibidem cartella “selezione ordinata” al n. 110.
88 Ibidem al n. 111.
89 Ibidem al n. 112.
256
La foto reperto 65D_5490 ritrae l’imputato, abbigliato nel medesimo modo della precedente,
all’interno del tunnel, sta alzando le braccia e tiene in una mano una bottiglia di birra munita di
stoppaccio rosso.
Sullo sfondo l’incendio della barricata posta all’interno del tunnel.
La foto reperto 90-G810891 è analoga alla precedente.
La foto reperto 235 n. 4192 mostra PF di schiena mentre si trova davanti al tunnel di Corso Sardegna
e tiene delle bottiglie in mano.
Accanto a lui un raccoglitore prelevato dal distributore IP e riempito di cubetti di porfido, molti altri
cubetti si trovano a terra intorno all’imputato.
La foto reperto 88D-G31_MAht93 mostra l’incendio della barricata all’imbocco del tunnel.
Il filmato reperto 164 15894 mostra PF in Via Giacometti mentre parla con un giovane con la maglia
bianca e il berretto verde (00.05).
Sullo fondo c’è via Archimede e (a 00.57) in basso a destra si vede ancora PF.
I frame da 001 a 007 del reperto 164 158 mostrano i particolari della figura e dell’abbigliamento
dell’imputato (in particolare frame 006).
La foto reperto 95- AEC95 mostra i manifestanti all’altezza del mercato di Corso Sardegna, sulla
destra si vede PF.
Il filmato reperto 143 6696 mostra i manifestanti in Corso Sardegna e tra loro (a 00.039 si vede PF.
I relativi frame da 001 a 0016 mostrano l’imputato con una bottiglia ed un accendino in mano
(003-0012), in sovrimpressione è indicato l’orariod elle 16.39.
Nei frame successivi è indicato invece l’orario delle 16.40 e si vede che PF non ha più la bottiglia in
mano (0016).
Il filmato reperto 3197 mostra via Giacometti all’intersezione con Corso Sardegna.
A 00.08 si vede PF che cammina da destra verso sinistra in mezzo ai manifestanti.
I frame del reperto 31 lo mostrano attraversare Via Giacometti (005) e poi Piazza Giusti (007 –
008).
Il filmato reperto 151 2998 mostra l’idrante all’altezza dell’incrocio tra Piazza Giusti e Via
Giacometti, i manifestanti sono arretrati fino quasi all’altezza della Chiesa di Corso Sardegna.
A 00.22 sulla sinistra si vede PF che si pone nelle prime file davanti all’idrante.
I frame da 001 a 011 del reperto 151 29 mostrano PF al centro della strada (0019 e poi davanti
all’idrante (004-006).
18. Le immagini che riguardano FL sono le seguenti99.
90 Ibidem al n. 113.
91 Ibidem al n. 117.
92 Ibidem al n. 122.
93 Ibidem al n. 120.
94 E’ denominato Sardegna h. 16.30 reperto 164-158.
95 Cartella “selezione ordinata” al n. 132.
96 E’ denominato Sardegna h. 16.40 reperto 143 66.
97 E’ denominato Giacometti Sardegna h. 16.30 reperto 31.
98 E’ denominato Sardegna h. 16.40 reperto 151.29 co52.
99 Si trovano nel 2° DVD personale.
257
I frame da 002 a 009 del filmato reperto 164-25 inquadrano FL (a volto scoperto, con una felpa
scura munita di cappuccio e di logo sulla parte anteriore sinistra, vestito con pantaloni marroni con
tasconi laterali e in possesso di uno zaino nero sulla cui tracolla è visibile un particolare bianco)
mentre si trova insieme a molti altri manifestanti in Corso Italia, nel frame 0004 si vede il fumo dei
lacrimogeni ancora lontano dalla posizione dell’imputato.
I frame da 0039 a 0044 del reperto 44 di Primocanale100 mostrano FL insieme ad altri soggetti
travisati sotto i portici di Corso Marconi davanti alla CISALPINA TOURS oggetto di
danneggiamento.
Il soggetto indossa una felpa scura con cappuccio rialzato.
Sulla parte anteriore della felpa si nota un logo identico a quello già osservato nelle immagini
precedenti.
Indossa pantaloni marroni con tasconi laterali e che arrivano poco sotto al ginocchio.
Nel frame 0044 si nota il braccialetto metallico al polso destro, una bottiglia tenuta nella stessa
mano, lo zaino portato a tracolla con il particolare bianco sulla cinghia.
È travisato da un fazzoletto scuro, diverso da quello del giorno precedente.
Il filmato reperto 192-18 TPO mostra (a 00.14) un soggetto travisato che con una sbarra metallica
colpisce ripetutamente e distrugge le vetrate dell’agenzia AGOS ITAFINCO.
I frame da 002 a 0033 di questo reperto consentono di apprezzare i particolari della figura di questo
giovane.
Egli appare travisato da un fazzoletto scuro, indossa una felpa scura con cappuccio, porta un
braccialetto metallico al polso destro, ha uno zaino a tracolla la cui cinghia presenta un inserto
bianco del tutto identico a quello già visto, porta pantaloni marroni a metà gamba uguali a quelli
visibili nei reperto 164-25 e 44 di Primocanale.
Sul fianco destro si nota un grosso moschettone.
19. Da quanto esposto finora risulta, senza dubbio alcuno, come molteplici condotte compiute dalla
frangia violenta dei manifestanti il giorno 21 luglio abbia integrato gli estremi oggettivo e
soggettivo dell’ipotizzato delitto di devastazione e saccheggio.
Non diversamente dalle condotte tenute dai manifestanti del Blocco Nero la mattina del giorno
precedente, anche queste persone compiono una grave, sistematica e generalizzata attività di
distruzione di esercizi commerciali, auto ed uffici pubblici.
Li si vede saccheggiare un distributore per appropriarsi di benzina con cui fabbricano bottiglie
incendiarie che poi lanciano contro le Forze dell’Ordine e gli edifici.
Appiccano diversi incendi sia in Corso Marconi sia in Corso Sardegna (le barricate e l’Ufficio
Postale) mettendo concretamente in pericolo la pubblica incolumità, provocando l’intossicazione da
fumo di persone estranee ai fatti, come la teste CODARI, rendendo necessari interventi dei Vigili
del Fuoco per evitare che le fiamme si propaghino dai negozi ai palazzi soprastanti.
I danni sono ingenti tanto in Corso Marconi quanto nella zona di Corso Sardegna, interi negozi ed
uffici pubblici vengono completamente distrutti, due distributori di benzina vengono pesantemente
danneggiati.
Si tratta di una condotta che si protrae per diverse ore nella zona del lungomare prima che la Polizia
sia in grado di intervenire caricando e che poi si sposta nella zona più a monte, mantenendo però
inalterata la sua distruttività.
Non diversamente da quanto avvenuto il venerdì mattina queste persone sono in grado, per il
numero, la conoscenza della città e l’organizzazione (teste CHIESA) di spostarsi agilmente e di
infliggere pesanti danni la dove la Forza pubblica ha difficoltà ad arrivare in tempo.
100 Si trovano nella cartella “selezione ordinata” ai n. 117-119.
258
L’ordine pubblico ne viene pesantemente turbato, come risulta dalle numerosissime telefonate
allarmate dei cittadini che non si sentono sicuri neppure nella propria abitazione.
Va ancora aggiunto che, a differenza di quanto avvenuto nel pomeriggio del giorno 20, queste
persone non agiscono per difendere se stessi da un attacco improvviso ed ingiustificato delle Forze
dell’Ordine ma colpiscono gravemente ogni attività commerciale che incontrano con la specifica
intenzione di arrecare il maggior danno possibile.
La loro condotta non può essere ritenuta reazione giustificata ad un atto di Polizia principalmente
perché questo non può ritenersi arbitrario e poi perché non è ravvisabile alcun nesso causale tra
l’azione della Polizia ed i danneggiamenti dei negozi e delle auto.
Le Forze dell’Ordine, infatti, si limitano in un primo momento a tenere a distanza persone che
appaiono in grande numero, sono per la maggior parte travisate e abbandonano il corso del corteo
pacifico per avvicinarsi alla Fiera e ai limiti della Zona Rossa, appaiono pertanto pericolose e
percorrono un tratto di strada a loro interdetto.
Contemporaneamente vengono iniziati i danneggiamenti dei negozi di Corso Marconi.
In questa situazione la decisione di lanciare i lacrimogeni non appare costituire un atto illegittimo
né tanto meno arbitrario, rispondendo per contro alle concrete necessità del momento.
Quindi i danneggiamenti si erano intensificati ed aggravati, ma la Polizia non poteva intervenire a
causa del rischio, concreto anche questo, di coinvolgere persone estranee alle violenze.
Poi quando gli incendi avevano minacciato la sicurezza dei palazzi e degli abitanti della zona era
stato necessario compiere la carica per ripristinare la sicurezza e l’ordine pubblico.
Questo è stato turbato non dalle manovre della Polizia ma dalle condotte dei manifestanti violenti.
La difesa ha prodotto immagini e testimonianze da cui possono emergere eccessi nei comportamenti
di singoli Agenti nei confronti di manifestanti pacifici.
Trattasi però di episodi successivi alle (e quindi privi di efficacia causale sulle) condotte dei
manifestanti violenti, che pertanto non li possono invocare a propria giustificazione.
Si tratta di condotte che integrano il reato di cui all’art. 419 c.p. e non semplicemente quello di
danneggiamento.
Nessun dubbio poi che in questo caso siano stati integrati gli estremi degli ulteriori reati contestati
dalla resistenza aggravata e continuata nei confronti di numerosi pubblici ufficiali ai reati
concernenti le armi e gli esplosivi come le bottiglie incendiarie.
20. Tra i manifestanti autori di condotte violente il giorno 21 luglio sono stati individuati gli
imputati PF e FL.
21. PF è accusato, in concorso con altri, del reato di devastazione e saccheggio (capo 48) con
riferimento al danneggiamento ed all’incendio dell’auto FIAT Brava tg. BV 714 WJ di proprietà
della Polizia di Stato (n. 4), al danneggiamento dell’istituto di credito della Banca ANTONIANA
POPOLARE VENETA Agenzia n. 2 di Corso Marconi n. 4 (n. 5), al danneggiamento ed incendio
degli uffici della società AGOS ITAFINCO s.p.a. di Corso Marconi n. 34 (n. 6), al danneggiamento
ed incendio degli uffici della A.B.C. SERVICE s.r.l. appartenente alla società finanziaria AREA
BANCA s.p.a. di Via Rimassa n. 182 – 184 r (n. 7), al danneggiamento, incendio totale e
saccheggio dell’autosalone Italauto CIABURRI di Corso Marconi n. 24-30 r (n. 8), al
danneggiamento ed incendio dell’auto CITROEN AX tg. FI H79686 di proprietà di CABRAS
Margherita e dell’auto TOYOTA Corolla SW tg. BF 994 KC di proprietà della GE Capital Servizi
Finanziari e concessa in leasing a CUOCO Giovanna (n. 9), al danneggiamento ed incendio degli
uffici della CISALPINA TOURS s.p.a. di Corso Marconi n. 40 (n.10).
259
La seconda parte del capo 49 riguarda il reato di resistenza aggravato contestato a PF, in concorso
con altri, come commesso il 21/7/2001 ai danni di pubblici ufficiali appartenenti alle Forze
dell’Ordine nella zona di Corso Marconi, Via Rimassa, Via Beccari, Corso Torino e più tardi nella
zona di Corso Sardegna e di Via Giacometti, con le aggravanti di avere commesso il fatto con uso
di armi, in più di dieci persone ed essendo travisato.
I capi da 50 a 53 portano le contestazioni, relative ai giorni 20 e 21 luglio, dei reati di illegale
fabbricazione, detenzione, porto in luogo pubblico ed esplosione di almeno dieci bottiglie
incendiarie o Molotov.
Vi è infine al capo 54 la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in
relazione alla partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di
travisamento del volto (il 21/7/2001 con una maschera antipolvere, un casco da motociclista, un
berretto con visiera ed un fazzoletto), reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione101.
Come si è già rilevato102 l’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di quattro diversi
elementi di prova: 1 le indagini di P.G. ed il riconoscimento dell’imputato nelle foto oggetto di
indagine compiuto ad opera di alcuni operanti (teste BURRASCANO) che lo conoscono
personalmente, 2 il sequestro di oggetti portati dall’imputato durante gli scontri, 3 la comparazione
fisionomica positiva di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità al PF, 4 le
dichiarazioni dell’imputato che si è riconosciuto nelle foto oggetto di contestazione.
21.1 In questa sede devono essere riportati alcuni elementi ulteriori.
Il teste Marino BALDASSARRI, tecnico antincendio di Faenza, ha ricordato di essere giunto da
solo a Genova in treno il 21 per prendere parte al corteo pacifista, aveva con sé una macchina
fotografica ed aveva scattato molte foto, raggruppate in tre album che ha riconosciuto e commentato
durante la propria deposizione103.
Alcuni mesi dopo i fatti del G8 il teste si era accorto che alcune delle proprie foto erano particolari e
le aveva portate ad un amico che lavora alla DIGOS di Faenza, Herrol BENEDETTI, che le aveva
fatte poi arrivare al P.M.
All’amico poliziotto il teste portò le foto già sviluppate, subito dopo l’amico gli chiese anche i
negativi.
BALDASSARRI raccontava che, una volta arrivato a Genova non sapeva dove si svolgesse la
manifestazione, ma poi si era accodato ad una persona anziana che vi si stava recando.
La foto 1 del primo album ritrae i container, quindi il limite della Zona Rossa, la foto 5 è relativa al
punto dove il teste arrivò verso le 10.30 o 11 quando mancavano ancora alcune ore alla partenza del
corteo.
Mentre si recava verso il luogo di partenza del corteo fotografava i danni prodotti in precedenza
(foto 6-8).
Le foto da 9 a 17 riguardavano invece le prime fasi del corteo e le persone che vi partecipavano.
Il teste era passato davanti ad una caserma dei Carabinieri che risultava essere stata danneggiata in
precedenza e davanti alla quale stazionavano dei militari (foto 18 – 21).
Alcuni manifestanti avevano esposto uno striscione sotto la caserma e contestato ed insultato i
Carabinieri che avevano risposto con dei fumogeni.
Le foto 22 – 24 ritraevano il corteo.
Le foto 00 – 2 del secondo album ritraevano alcuni partecipanti al corteo.
101 Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
102 Si veda il capitolo VIII parte II paragrafo 25 e ss.
103 Si tratta di album inseriti nel 2° DVD PF.
260
La n. 3 alcuni veicoli della Polizia di Stato schierati davanti ai manifestanti (si vedono i veicoli
posizionati davanti alla Fiera).
Il teste aveva sentito dire che il corteo doveva svoltare e non proseguire diritto, si erano verificati
però dei problemi perché qualcuno voleva proseguire diritto.
Si trattava di circa 2/300 persone, quasi tutti portavano abiti con maniche lunghe, alcuni avevano la
maschera ed il casco, erano travisati.
Il teste seguì questi ultimi.
A cominciare dalla foto n. 4 vengono ritratti i primi disordini, avvenuti quando i manifestanti si
portarono davanti alle Forze dell’Ordine e cominciarono ad inveire contro gli Agenti.
Poco dopo queste persone provenienti dal corteo e seguite dal teste avevano iniziato a lanciare sassi
e la Polizia aveva reagito con i lacrimogeni (foto 5).
Pertanto il teste aveva dovuto indietreggiare (foto 6-9).
I manifestanti erano muniti di maschere e di caschi, inoltre usavano degli specchietti per riflettere il
sole contro gli Agenti (foto 10 e 11).
Un’auto venne rovesciata ed incendiata (foto 12).
Il teste ricordava come alcuni manifestanti, che durante il corteo erano a viso scoperto, si erano
invece travisati appena erano iniziati i problemi.
Questi si tiravano su le magliette o si mettevano il casco, correvano in avanti, arrecavano qualche
danno, poi tornavano indietro e si toglievano il travisamento.
Il teste riferiva di essersi deciso a portare le foto all’amico poliziotto perché da un lato questo
piccolo gruppo di persone aveva rovinato il corteo pacifista e dall’altro non capiva cosa c’entrassero
i danneggiamenti ad auto e negozi.
Inoltre egli aveva visto su di un giornale locale un allegato tratto dal settimanale Diario e dedicato
ai fatti del G8.
In tale inserto egli vide la foto di una persona che riconobbe come uno di quelli che anche lui aveva
fotografato ed aveva soprannominato “Molotov”.
Riconobbe la zona dove era stata ritratta la foto pubblicata sul giornale ed alcuni dei danni
raffigurati nella stessa.
Per questa ragione consegnò all’amico le proprie foto.
Durante l’udienza il teste riconosceva le pagine di Diario dove aveva visto quelle foto, che il P.M.
produceva104.
BALDASSARRI spiegava che il soprannome “Molotov” dipende dal fatto che il giovane
fotografato aveva sempre in mano delle bottiglie Molotov e ne aveva anche lanciate.
Molotov partecipò all’incendio della Fiat Brava e ad altri fatti analoghi.
Visto questo, il teste seguiva Molotov per tentare di fotografarlo in viso perché aveva distrutto
diverse cose.
Il teste descriveva altri manifestanti violenti che aveva potuto osservare.
Uno era strano, sembrava avere dei problemi di udito e di voce, non parlava ma gridava solamente,
era più o meno sempre vicino ai fatti.
Un altro soggetto si vede nella foto 9 sulla sinistra, vestito di nero, camicia a maniche lunghe,
caschetto in testa mascherina sotto il collo, zainetto sulle spalle.
Il teste aveva incontrato questa persona tante volte vicino agli incendi ed anche vicino a Molotov,
ma il teste non poteva dire se i due fossero amici.
Dopo che la FIAT Brava era stata rovesciata, Molotov vi aveva lanciato contro una bottiglia
incendiaria e l’auto aveva preso fuoco.
104 Si tratta del supplemento al n. 31 anno VI di DIARIO dal titolo GENOVA 20, 21, 22 luglio 2001
questa foto è a pag. 45.
261
Da quel momento i manifestanti avevano sfondato le vetrine dei negozi, sradicato i pali della
segnaletica e la pavimentazione stradale, iniziando la vera e propria devastazione.
Le foto 16 – 18 riguardano i danneggiamenti all’Agenzia AGOS ITAFINCO, le cui vetrine vennero
prima rotte con dei pali e poi ulteriormente spaccate.
Anche in questo episodio Molotov aveva svolto un ruolo attivo lanciando dentro l’ufficio una
bottiglia incendiaria, descritta come bottiglia di birra munita di uno stoppino.
Il giovane Molotov prendeva le bottiglie incendiarie dal proprio zainetto.
BALDASSARRI rimase incuriosito da Molotov e lo seguì per capire dove poteva arrivare e cosa
poteva fare, ritraendolo in diverse foto.
Vicino a Molotov c’era sempre uno con i pantaloncini corti.
Mentre il teste seguiva Molotov, quest’ultimo si era girato e gli aveva chiesto se poteva prendergli
una bottiglia dallo zaino o comunque aiutarlo, il teste aveva risposto di no e si era tirato indietro per
non essere coinvolto.
Molotov gli parlò in italiano, aveva accento del Sud.
Le foto 19, 21, 22 e 23 ritraggono alcune auto in sosta poco più avanti rispetto all’Agenzia AGOS
ITAFINCO.
Alcuni manifestanti spaccarono i vetri delle auto a bastonate, quindi Molotov aveva appiccato il
fuoco ad una di queste.
L’auto era poi finita contro una vetrina e il fuoco si era propagato all’interno del negozio.
Per spegnerlo era stato necessario l’intervento dei pompieri.
Molotov aveva appiccato il fuoco anche ad una terza auto.
Quindi (foto 24) erano state danneggiate le vetrine della CISALPINA TOURS e anche qui, dopo
che alcuni manifestanti erano entrati e poi usciti dal locale, Molotov aveva lanciato una bottiglia
incendiaria che aveva dato fuoco al negozio.
La foto 00 del terzo album ritrae l’agenzia di AREA BANCA completamente devastata.
Davanti ad essa (foto 1 e 2) sono ritratti Molotov ed un secondo soggetto già fotografato.
Nella foto 1 la persona di Molotov si trova al centro per chi guarda, tiene in mano due bottiglie
incendiarie, una parte del viso è coperta da una mascherina bianca, porta un casco bianco ed uno
zaino sulle spalle.
Anche in questo caso Molotov ha appena lanciato una bottiglia incendiaria all’interno dell’ufficio e
nella foto si vedono le fiamme da lui provocate.
Nella foto 2 Molotov si è abbassato la mascherina e il teste lo ha fotografato di fronte e in viso.
Tiene in mano la bottiglia con lo stoppino sul tappo ed un accendino, sulle spalle ha lo zaino.
Il teste vide danneggiare anche le vetrate della Banca ANTONIANA VENETA (foto 3 e 4)
mediante un palo della segnaletica stradale divelto.
I manifestanti ruppero i vetri e tentarono di entrare nella banca, quindi Molotov lanciò due bottiglie
incendiarie dentro la Banca.
Il teste non ebbe il tempo di osservare l’effetto di questi ordigni perché si verificò la reazione delle
Forze dell’Ordine.
La foto 5 è relativa all’incendio all’interno dell’agenzia di AREABANCA, la foto 6 a quello della
CISALPINA TOURS.
Dopo circa un’ora e mezza o due di devastazioni c’era stata la carica della Polizia che aveva
lanciato i lacrimogeni in modo massiccio.
Il teste era allora indietreggiato per non essere confuso con gli autori dei fatti.
La foto 7 riprende la moltitudine delle persone che guardavano.
BALDASSARRI spiegava che in seguito alla propria deposizione al P.M. aveva anche compiuto un
sopralluogo riconoscendo i luoghi dei fatti.
Il giorno 21 tornando indietro aveva risalito il lungomare poi aveva svoltato a sinistra portandosi
nell’interno (foto 8 e seguenti).
Nelle foto 11 e 12 è ritratta la piazza dove il teste si era rifugiato.
262
Le foto da 13 a 19 ritraevano alcuni danni osservati dal teste, la n. 20 la stazione al momento del
ritorno.
Su domande della difesa BALDASSARRI spiegava che oltre a Molotov c’erano diverse persone
travisate in varia maniera, con il casco una maglietta, una sciarpa o una maschera.
Le bottiglie viste lanciare avevano una fiamma sopra il collo, erano cioè bottiglie incendiarie o
molotov.
C’erano altre persone vicino a quella che lanciava questi ordigni.
Nelle foto relativa all’AREA BANCA (1 e 2 del terzo album) si vedono delle fiamme all’interno
dell’agenzia
Il ragazzo Molotov tiene in mano delle bottiglie di BECK’S almeno da una (quella nella mano
sinistra di entrambe le foto) esce uno stoppino.
L’accensione fu abbastanza rapida, cioè nel giro di qualche secondo.
Il lancio della bottiglia veniva seguito dalla fiammata.
Il teste Herrol Benedetti, Assistente della Polizia di Stato, era stato presente a Genova nei giorni del
G8, come aggregato alla scorta dei manifestanti della Rete Lilliput.
Il 21 era rimasto alla Fiera senza svolgere un ruolo attivo.
In seguito aveva ritenuto opportuno adoperarsi per recuperare il materiale fotografico relativo agli
scontri che sapeva essere stato prodotto da un suo amico, Marino BALDASSARRI.
BENEDETTI sapeva che l’amico era stato a Genova ed aveva scattato delle foto, così come aveva
fatto in occasione di altre manifestazioni sia politiche sia mondane perché è un appassionato di
fotografia.
Il teste chiese quindi a BALDASSARRI di mostrargli le foto scattate a Genova e si avvide che
queste avevano ad oggetto gli incidenti verificatisi il giorno 21 durante il corteo del pomeriggio.
L’amico gli raccontò di aver notato nel corteo un gruppo di ragazzi vestiti di scuro che si davano un
gran da fare a distruggere vetrate e a danneggiare auto ferme sulla strada, la zona era Piazzale
Kennedy a margine del corteo.
In particolare BALDASSARRI gli disse di aver notato un giovane con lo zaino in spalla, un casco
da motociclista bianco in testa ed una mascherina sul volto.
Questo giovane prelevava dallo zaino delle bottiglie di birra senza tappo e che al proprio apice
avevano della stoffa bianca, come si vede nelle foto.
Quindi lanciava queste bottiglie che incendiavano le auto o gli uffici ed i locali scelti come
bersaglio.
Il ragazzo che così si comportava veniva chiamato “MOLOTOV” dai presenti.
Prima gli altri rompevano le vetrine, poi arrivava il giovane e incendiava i negozi e le auto.
Le bottiglie incendiarie erano in vetro di colore verde, erano bottiglie di birra probabilmente di
marca BECK’S.
Il giovane Molotov ad un tratto aveva tolto la mascherina dal volto e BALDASSARRI lo aveva
fotografato.
Indossava pantaloni e felpa scuri, sulla felpa vi erano delle scritte colorate, lo zaino era della
INVICTA, portava un casco con visiera nera, una maschera bianca sul volto, un marsupio ed aveva
un’inflessione dialettale meridionale.
BALDASSARRI consegnò i negativi che il teste fece sviluppare per compilare un fascicolo.
Una foto di questo giovane detto Molotov venne pubblicata dal settimanale DIARIO105.
Si tratta di una foto ritratta nei pressi di Corso Sardegna, il giovane alzava la mano destra con una
bottiglia di BECK’S mentre la mano sinistra era in alto chiusa a pugno.
BALDASSARRI aveva raccontato al teste di avere fotografato diverse volte Molotov mentre
lanciava bottiglie incendiarie, poi lo aveva ripreso a volto scoperto, infine si era allontanato
temendo per la propria incolumità.
105 E’ la foto a pag. 45 del supplemento al n. 31 anno VI di DIARIO.
263
Il teste Ispettore Antonino CONSIGLIO ha riferito delle indagini svolte in merito alle foto scattate
da BALDASSARRI, predisponendo i relativi album dove le immagini sono ordinate secondo un
criterio progressivo.
Quindi aveva verificato i luoghi dove erano state ritratte le immagini.
L’album n. 1 contiene ventiquattro fotografie a colori, la n. 1 ritrae la zona di Piazza della Vittoria e
lo sbarramento con i container, le foto 2 e 3 ancora lo sbarramento all’inizio di via XX Settembre e
la foto 4 un blindato della Polizia.
La foto 5 mostra un bivacco di manifestanti nella zona di Piazza Rossetti e di Piazzale Kennedy.
La foto 6 ritrae i danni alla concessionaria Italauto e le foto 7 ed 8 quelli alla AGOS ITAFINCO
entrambe di Corso Marconi.
Le foto da 9 a 11 riprendono i manifestanti in Corso Italia.
Le foto 12 e 13 la zona di Corso Italia vicino al Comando Provinciale dei Carabinieri di Forte San
Giuliano.
Le foto da 14 a 17 alcuni momenti del corteo.
Le foto da 18 a 21 la zona del Forte San Giuliano e quelle da 22 a 24 altri momenti del corteo.
L’album n. 2 contiene venticinque fotografie a colori, numerate da 00 a 24.
Le foto 00, 1 e 2 ritraggono alcuni manifestanti in Corso Italia nelle vicinanze di Punta Vagno, tra
gli altri si nota Don Vitaliano DELLA SALA.
La foto 3 ritrae i mezzi della Polizia schierati in fondo a Corso Marconi, la n. 4 mostra più da vicino
lo schieramento e diverse persone che vi stanno davanti.
La foto 5 mostra gli scontri in Corso Marconi tra Piazza Rossetti e Via Rimassa ed il lancio di
lacrimogeni.
Sull’estrema sinistra il teste poneva in evidenza una persona di corporatura robusta con un casco
bianco e pantaloni larghi.
Le foto da 6 a 9 mostrano la medesima zona durante gli scontri.
La foto 10 mostra alcuni manifestanti con gli specchi in Corso Marconi e la foto 11 ritrae il lancio
di lacrimogeni in Corso Marconi prima di Piazza Rossetti .
Nelle foto 12, 13 e 15 viene ritratto l’incendio di una FIAT Brava in Corso Marconi.
La foto 14 mostra Corso Marconi in direzione di Piazza Rossetti durante il lancio di lacrimogeni.
Le foto da 16 a 18 ritraggono i danneggiamenti in atto contro l’agenzia della AGOS ITAFINCO in
Corso Marconi nel tratto tra Piazza Rossetti e Via Rimassa.
Le foto 19, 21, 22 e 23 mostrano l’incendio di alcune auto in Via Beccari, traversa di Corso
Marconi tra Piazza Rossetti e Via Rimassa.
La foto 24 ritrae il danneggiamento in atto contro la CISALPINA TOUR in Corso Marconi angolo
via Rimassa.
L’album n. 3 contiene ventuno fotografie a colori, numerate da 00 a 20.
Le foto da 00 a 2 mostrano i danneggiamenti e l’incendio ai danni dell’agenzia di AREA BANCA
in Corso Marconi tra Via Rimassa e Via Casaregis.
Una delle persone foto ritratte, il giovane col casco bianco con visiera nera, la felpa scura con
disegni effigianti dei volti, dei pantaloni scuri, una mascherina bianca ed uno zaino azzurro, venne
individuato dal teste con le medesime caratteristiche fisiche e di abbigliamento anche in altre foto
relative agli scontri fornite dal personale della DIGOS, come nella foto reperto 187 – 0268.
21.2 Il teste ZAMPESE ha indicato i particolari della figura e dell’abbigliamento del soggetto
investigato che si vedono in tutte le immagini oggetto di contestazione relative ai fatti del giorno 21
luglio.
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Il giovane investigato indossa un casco bianco non integrale, una mascherina bianca, una felpa nera
che sulla parte anteriore ha un disegno con sfondo bianco e rosso, porta uno zaino azzurro e bianco
con disegni e la scritta INVICTA, in vita ha un marsupio marrone106.
Nel frame 009 del reperto 192-15 TPO si notano le medesime caratteristiche del giovane, in
particolare il particolare disegno sulla felpa, nonché un berretto grigio verde sotto il casco,
l’immagine è ripresa in Corso Marconi nel primo pomeriggio del 21.
Nel frame 006 del medesimo reperto, oltre alle caratteristiche di cui sopra, si nota il piercing sul
labbro inferiore.
Il frame 0023 del reperto 192.8 consente di apprezzare i particolari dello zaino portato dal giovane
investigato che appare celeste e bianco.
La foto reperto 187 0268 mostra il medesimo soggetto all’interno del sottopasso ferroviario di
Corso Sardegna, indossa un casco bianco, ha lo zaino a tracolla, sulla cinghia dello zaino si vede la
scritta INVICTA, ha in mano una bottiglia da cui fuoriesce uno stoppino rosso, una felpa nera sulla
quale è visibile il disegno orizzontale, pantaloni scuri con tasconi ed un marsupio beige-marrone
con cerniera legata in vita con inserti colorati di tipo geometrico (pantaloni e marsupio verranno in
seguito sequestrati a PF), ha un berretto grigio verde e il volto è travisato da un fazzoletto scuro
(visibile anche nei reperti 192-15 e 192-8).
ZAMPESE ha anche ricordato come durante la perquisizione del 4/12/2002 compiuta da lui a carico
di PF vennero rinvenute e sequestrate n. 4 foto a colori107 relative ai fatti avvenuti durante il G8 di
Genova.
Sono immagini riferibili al giorno del 21/7/2001 in una delle quali108 sulla destra è visibile PF,
riconoscibile per l’abbigliamento, il casco (che il 21 era bianco), la felpa con disegni orizzontali, i
pantaloni scuri.
ZAMPESE riferiva che i colleghi di Catania avevano riconosciuto PF anche in questa immagine.
ZAMPESE ha spiegato inoltre come PF era stato coinvolto in altra vicenda giudiziaria che aveva
portato al suo arresto e ad una perquisizione domiciliare nel corso della quale era stato rinvenuto
dell’esplosivo.
Durante questo atto gli operanti avevano effettuato delle riprese nell’abitazione dell’imputato,
filmando109 uno zaino INVICTA che appariva identico a quello ritratto nelle immagini del 21.
21.3 Nel corso dell’interrogatorio reso al P.M. il 31/3/2003 PF si è riconosciuto nelle immagini
anche con riferimento ai fatti del 21 luglio ed ha ammesso gli addebiti contestatigli.
Quel sabato era partito dal Carlini con gli stessi abiti del giorno prima e lo zaino INVICTA110.
Portava un casco bianco invece che arancione ed aveva inizialmente preso parte al corteo
internazionale.
Poi si era staccato dagli altri, e si era portato più avanti dove si verificavano gli scontri.
Nella zona di questi l’imputato aveva “visto l’inferno”: da un lato la Polizia lanciava lacrimogeni
mentre dall’altro venivano devastate le banche della zona.
PF ammetteva di aver partecipato alla devastazione delle banche lanciando bottiglie di birra piene di
benzina che gli venivano date da manifestanti vestiti di nero e che parlavano inglese e tedesco e che
lui accendeva e lanciava.
Si manteneva dove c’era gente per essere coperto da questi anche se non li conosceva.
Poi insieme ad altri aveva raggiunto il tunnel raffigurato nelle foto111, non escludeva di aver preso
parte ad ulteriori fatti di devastazione, come di aver incendiato un’auto.
106 Foto n. 2 reperto BALDASSARRI album n. 3.
107 Si tratta delle foto 008 – 0011 della cartella “sequestro” del 2° DVD personale.
108 Frame 009.
109 Reperto Album Catania 0011, nel 2° DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 004.
110 PF ha precisato trattarsi di zaino identico a quello ritratto nelle immagini della DIGOS di Catania, ma diverso perché
il primo lo aveva ricevuto al Carlini, mentre il secondo è di proprietà di sua sorella.
111 Si riconosceva nella foto reperto 90 G8108.
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Quel mattino, pur potendo farlo, non si era allontanato da Genova per la grande rabbia dovuta
all’uccisione di Carlo GIULIANI e, visto che la Polizia continuava ad attaccare i manifestanti, si era
buttato nella “mischia” ed aveva partecipato agli scontri così come gli viene contestato.
La sera del 21 era infine ritornato a Catania.
21.4 Anche in relazione ai fatti del giorno 21 gli elementi di cui sopra sono idonei ad identificare
con certezza la persona ritratta nelle foto oggetto di investigazione in PF.
Si tratta di elementi di carattere plurimo e di natura diversa, concordanti tra loro ed anche con le
ammissioni dell’imputato.
21.5 Sulla base di quanto sopra il Collegio ritiene pienamente provata la penale responsabilità del
PF in ordine a tutti i reati contestatigli in relazione al giorno 21 luglio.
Le immagini lo mostrano pienamente partecipe agli episodi di danneggiamento contestati ai numeri
da 4 a 10 del capo 48 e la deposizione del teste BALDASSARRI ha confermato l’ipotesi
accusatoria in ordine a tutti i singoli e specifici fatti contestati.
Ancora le immagini dimostrano il concorso dell’imputato nei diversi fatti di resistenza aggravata di
cui al capo 49 e nei reati concernenti le bottiglie incendiarie contestati ai capi da 50 a 53.
Anche in questo caso la deposizione del teste BALDASSARRI costituisce un’importante conferma
perché situa la condotta violenta del giovane durante la contrapposizione, anche se a distanza, con
le Forze dell’Ordine e perché spiega le caratteristiche, le modalità di impiego e gli effetti delle
bottiglie detenute e lanciate dall’imputato, che sono le stesse delle bottiglie incendiarie o bombe
Molotov.
E non appare secondario che (non solo BALDASSARRI ma soprattutto) i presenti direttamente
interessati ai danneggiamenti avessero soprannominato il giovane con il nome di “MOLOTOV”, a
causa delle bottiglie che utilizzava.
Infine, l’imputato ha ammesso tutti gli addebiti mossigli.
Come si è osservato al paragrafo 18 le numerose, gravi e reiterate condotte di danneggiamento
ascritte all’imputato, commesse in una situazione di profonda crisi dell’ordine pubblico e con
rilevante pericolo per la stessa pubblica incolumità devono essere giuridicamente qualificate come
violazione dell’art. 419 c.p., assumendo tutte le caratteristiche del delitto di devastazione e
saccheggio contestato.
22. FL viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
32) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città teatro degli scontri del giorno 21 (n.1), al danneggiamento ed
incendio degli uffici della società AGOS ITAFINCO s.p.a. di Corso Marconi n. 34 (n. 6), al
danneggiamento ed incendio degli uffici della CISALPINA TOURS s.p.a. di Corso Marconi n. 40
(n.7).
La seconda parte del capo 33 riguarda il reato di resistenza aggravato contestato a FL, in concorso
con altri, come commesso il 21/7/2001 ai danni di pubblici ufficiali appartenenti alle Forze
dell’Ordine nelle zone di Corso Marconi, Via Rimassa, Via Beccari e Corso Italia con le aggravanti
di avere commesso il fatto con uso di armi, in più di dieci persone ed essendo travisato.
Ai capi 35, 36 e 37 vengono contesati all’imputato rispettivamente i reati di detenzione, porto in
luogo pubblico e di uso mediante esplosione di bottiglie incendiarie o Molotov.
Vi è infine ai capi 38 e 39 la contestazione rispettivamente della contravvenzione di cui all’art, 4 co.
2 e 5 L. 110/1975 in relazione al porto al di fuori della propria abitazione di una spranga di metallo
e della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla partecipazione a
manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto (il 21/7/2001 con
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una felpa con cappuccio ed un fazzoletto portato sul volto) reati che risultano peraltro già estinti per
prescrizione112.
L’identificazione dell’imputato anche per i fatti del 21 è resa possibile sulla base di tre diversi
elementi di prova: 1 le indagini di P.G., il riconoscimento dell’imputato nelle foto oggetto di
indagine compiuto ad opera di un teste della DIGOS di Pavia (Bonaventura MANZI) ed il sequestro
presso l’abitazione dell’imputato di un berretto identico a quello portato dal soggetto investigato, 2
la comparazione fisionomica positiva (compatibilità totale) di alcune immagini investigate con altre
di sicura riferibilità al FL, 3 le dichiarazioni dell’imputato che si è riconosciuto in molte delle foto
oggetto di contestazione.
22.1 Come osservato dal teste ZAMPESE, la posizione di FL appare sovrapponibile a quella di PF
per quanto concerne i luoghi dove lo stesso viene visto sia il giorno 20 sia il 21.
Anche nelle immagini ritratte il sabato il soggetto investigato mostra identiche caratteristiche fisiche
e di abbigliamento.
Egli si vede indossare una felpa scura con cappuccio ed un logo sulla parte anteriore sinistra113,
felpa identica a quella indossata il giorno precedente114.
Il giorno 21 si notano: al polso destro porta un braccialetto metallico e sulla spalla uno zaino nero la
cui tracolla mostra un particolare bianco115 mentre sul fianco destro si vede un grosso
moschettone116 particolari tutti identici a quelli delle foto del giorno precedente in cui FL appare a
volto scoperto e si è riconosciuto117.
Il giorno 21 il soggetto investigato indossa un paio di pantaloni marroni con grosse tasche laterali118
e FL risulta vestire un paio di pantaloni identici119.
22.2 Nell’interrogatorio reso durante le indagini preliminari FL ha spiegato che il 20 luglio era stato
molto turbato e si era adirato a causa delle violente cariche compiute dalle Forze dell’Ordine prima
contro il corteo e poi contro singoli manifestanti.
Questo suo stato d’animo aveva raggiunto l’apice in Piazza Alimonda dopo l’uccisione di Carlo
GIULIANI e non lo aveva neppure lasciato dormire.
Il giorno successivo era ancora più adirato e perciò era tornato a manifestare in piazza.
La rabbia era salita vedendo da lontano il lancio di lacrimogeni all’altezza di Piazzale Kennedy, una
volta poi giunto sul posto era stato percosso e gli era stata strappata la macchina fotografica alla
quale erano stati tolti i rullini.
Solo l’intervento di un ufficiale aveva impedito che le cose si concludessero davvero male per FL.
Ammetteva che, dato lo stato d’animo, durante le manifestazioni aveva lanciato dei sassi.
Al P.M. che gli chiedeva conto del braccialetto visibile in alcune delle foto nelle quali si è
riconosciuto (ad es. la foto n. 34 del primo album, ma anche nel reperto 164-52 frame 005) ed anche
in alcune foto nelle quali non si è riconosciuto (foto n. 58 del primo album e n. 6 del quarto) FL
rispondeva di aver effettivamente portato un braccialetto argentato.
Però in alcune delle foto ritratte il 21 non si era riconosciuto perché riteneva, senza però poterne
essere sicuro, di essere stato vestito esattamente come il giorno prima, inoltre non ricordava di aver
preso spranghe.
112 Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
113 Reperto 164-25 frame 0007.
114 Reperto 164-52 frame 0005.
115 Reperto 192-18 TPO foto 0025.
116 Reperto 192.18 TPO foto 0018
117 Reperto 164-52 frame 0011 per il braccialetto, lo zaino, la tracolla ed il moschettone, reperto 100-2007_015 per il
braccialetto, lo zaino e la tracolla,
118 Si vedono nella foto reperto 192-15 TPO 0002 e nella foto reperto 192-18 TPO 0018.
119 Reperto 164-25 foto 002, 004, 005 e 008.
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All’epoca non possedeva pantaloni con tasconi laterali.
Ipotizzava che il soggetto ritratto nel quarto album invece di compiere una devastazione stia
semplicemente spostando una tenda con una spranga.
Infine negava di aver mai lanciato bottiglie incendiarie.
22.3 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta in tutte le
foto oggetto di investigazione in FL.
Plurimi sono i particolari, sia fisici sia di abbigliamento, che risultano identici ai corrispondenti
visibili in immagini, anche del giorno 21, nelle quali è certa l’identificazione dell’imputato.
Questa pluralità di particolari identici costituisce elemento di prova decisivo ai fini
dell’identificazione.
L’imputato ha dichiarato di non riconoscersi in alcune delle immagini ritratte il 21, che tra l’altro
appaiono quelle più legate ai danneggiamenti, ma ha espresso il proprio giudizio senza sicurezza.
Le sue allegazioni difensive devono ritenersi pertanto non convincenti.
22.4 Sulla base di quanto sopra il Collegio ritiene pienamente provata la penale responsabilità del
FL, in relazione ai fatti del giorno 21, per il reato di devastazione e saccheggio di cui al capo 32
numeri 5, 6 e 7 e per quello di resistenza aggravata di cui al capo 33.
Dai reati di cui ai capi 35, 36 e 37 l’imputato deve invece essere assolto per non aver commesso il
fatto.
Le immagini acquisite mostrano FL pienamente partecipe agli episodi di danneggiamento
contestatigli ai numeri 6 e 7 del capo 32, mentre cioè danneggia gli esercizi dell’AGOS ITAFINCO
e della CISALPINA TOURS.
Egli poi ha ammesso di aver prelevato e lanciato dei sassi, con ciò ammettendo la propria
partecipazione anche al danneggiamento degli arredi urbani della zona contestatogli al n. 5.
Come si è osservato al paragrafo 18 le reiterate e gravi condotte di danneggiamento ascritte
all’imputato, commesse in una situazione di spiccata crisi dell’ordine pubblico e con rilevante
pericolo per la stessa pubblica incolumità devono essere giuridicamente qualificate come violazione
dell’art. 419 c.p., assumendo tutte le caratteristiche del delitto di devastazione e saccheggio
contestato.
Gli stessi elementi di prova, immagini ed ammissioni dell’imputato, costituiscono piena prova
anche del reato di resistenza aggravata di cui al capo 33.
Per quanto concerne infine i reati relativi agli ordigni incendiari, un elemento di prova è costituito
dall’immagine del frame 0044 del reperto 44 di Primocanale che ritrae l’imputato davanti alla
CISALPINA TOURS con una bottiglia di vetro nella mano destra.
Si tratta di elemento di per sé indiziante ma non sufficiente a fondare una dichiarazione di
responsabilità considerando che la bottiglia, a differenza di quanto avviene nel caso di PF, non
sembra ancora munita di stoppaccio, quindi non pare ancora costituire un ordigno incendiario come
ipotizzato dal P.M.
Da questi reati pertanto l’imputato deve essere assolto ai sensi del secondo comma dell’art. 530
c.p.p.
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[1] Si trova a pag. 134 del volume III delle trascrizioni.
2 Si vedano in tal senso anche le foto da 1 a 10, 17 e 18 inserite nel 3° DVD della Polizia Municipale capitolo
“Manifestanti da Via Carrara, Via dei Mille fino a Boccadasse”.
3 Alle ore 11.58.44 GAGGIANO comunica alla S.O. della Questura (pag. 142 del volume III delle trascrizioni): “sono
GAGGIANO mi passa Papa per cortesia, mi passi il qu 113 Signor Questore 113 c’è il dott. GAGGIANO, G3 sì, io
sono qui sul posto, sono tutti in corteo e quindi adesso devo vedere se gli ultimi se riesco a pigliarli. Questore: Angelo
facciamo una figura …, se riesce va bene. G3 se riesco. Questore d’accordo, va bene, va bene, grazie”.
4 Questa affermazione trova riscontro nella comunicazione delle ore 13.48.42 (pag. 160) nella quale GAGGIANO
comunica alla S.O. che si sta attestando a Piazzale Kennedy.
5 A pag. 138 del Volume III delle trascrizioni.
6 A pag. 153.
7 A pag. 154.
8 A pag. 155.
9 A pag. 156.
10 A pag. 157.
11 A pag. 160.
12 A pag. 164.
13 A pag. 166.