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Saluto al nuovo sole

Giorgio Partesana

(da Cinema Indipendente di Milano)
Due giornate diventano una. Lo svolgimento pacifico delle manifestazioni si trasforma, per alcuni, in tumulto e scontro, per altri in panico e fuga. Altrove gente danza ed suona ad un’illusoria sospensione del summit. E nello stesso momento persone parlano del mondo, altri difendono a lacrimogeni gli ideali di chi li paga, altri ancora cercano soluzioni. Di questo brulicante fervore non rimangono che macerie, slogan e l’amara festa dei reduci. Ma un nuovo sole nasce.

NOTE DELL’AUTORE
Il punto di partenza deve essere la fusione nel pieno rispetto di ogni cultura. Se possiamo vedere tanti colori perché utilizzarne uno, per dipingere il mondo? La luce, simbolo eternamente associato al divino, all’essere perfetto, non è nient’altro che la somma di ogni sua componente, ossia di ciascuna luce di colore percepibile all’uomo.
Se i padri hanno il merito di aver costruito, con il sudore di una vita, la struttura che ha sostenuto fino ad ora l’umanità, senza dubbio ai figli va riconosciuta la facoltà di poterla migliorare. Per questo il dialogo deve essere attivo e produttivo. Le più significative evoluzioni che si sono prodotte nella storia dell’uomo sono nate da una situazione di ‘disagio’ ad una condizione sociale. Dunque, le tante manifestazioni mutli-etniche che si sono avute a Genova, come in ogni altra manifestazione ‘Anti-Global’ o, per meglio dire, a favore di una globalizzazione intelligente, non devono essere dimenticate, o piuttosto eclissate, dal rumore che i media hanno creato attorno agli scontri ‘armati’. Da qui l’esigenza di produrre un documento che testimoni e riproduca quello spirito di evoluzione che si respirava nelle strade e si leggeva sui volti di giovani, e meno giovani, presenti per manifestare la propria situazione e per rappresentare ogni realtà, ogni idea. Presenti cioè per delineare i soprusi che l’autorità costituita tende, per sopravvivere, a nascondere agli occhi. Dunque, come si può evolvere questo complesso groviglio di popoli migranti se non dall’esigenza di un giovane spirito di immaginare un futuro che sia più umano?