PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni
10.1 Il Blocco Nero - le posizioni dei singoli imputati > > > > > > > > 1 | 2
Il Blocco Nero
Le posizioni dei singoli imputati
1. Nell’ambito del percorso seguito il 20 luglio dai manifestanti del Blocco Nero risultano
commessi fatti reato ascritti in questo processo agli imputati CM, VV, FA, UD, MI, DIM, CS, CC,
DP, AC ed VA.
I titoli di reato contestati riguardano reati contro l’ordine pubblico, la devastazione ed il saccheggio,
reati contro la Pubblica Amministrazione, la resistenza pluriaggravata, reati contro il patrimonio, il
furto e la rapina aggravati, reati concernenti le armi, la fabbricazione, la detenzione, il porto e l’uso
di bombe incendiarie, nonché reati contravvenzionali concernenti sia armi improprie come i bastoni,
sia l’ordine pubblico come il travisamento portato in luogo pubblico.
2. Per quanto riguarda i reati contravvenzionali ascritti agli imputati ai sensi dell’art. 4 commi 2 e 5
L. 110/1975 (porto di strumenti atti ad offendere) e dell’art. 5 comma 1 L. 152/1975 va rilevato
come non vi sono in atti elementi di prova che rendano evidente la necessità di prosciogliere gli
imputati con ampia formula.
Si vedrà come ciascuno degli imputati ai quali vengono contestati questi due reati sia comparso
nelle immagini armato o travisato oppure sia comunque risultato essere in possesso di strumenti atti
ad offendere.
Per quanto riguarda specificamente la violazione dell’art. 5 L. 152/1975 si osserva che questo reato
si consuma quando in luogo pubblico o aperto al pubblico l’agente, senza giustificato motivo,
utilizzi caschi protettivi o qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della
persona, in altri termini si presenti “travisato” in modo tale da rendere difficile per chi lo guarda il
riconoscerlo.
In caso di manifestazioni svolgentisi in luogo pubblico o aperto al pubblico, l’uso di tali caschi e
travisamenti è in ogni caso vietato.
La giurisprudenza della S.C. ha rilevato come:
“il divieto penalmente sanzionato dall’art. 5 della legge n. 152 del 1975 (sulla tutela dell’ordine
pubblico), pur nel testo novellato dall’art. 2 della legge n. 533 del 1977 (in materia di ordine
pubblico), riguarda unicamente l’uso di caschi protettivi o di qualsiasi altro mezzo idoneo a
travisare o a mascherare la persona umana, in modo da impedire o rendere difficoltoso il suo
riconoscimento. Ne consegue che l’ambito di applicazione della norma stessa è limitato alla sola
ipotesi in cui l’individuo compaia in luogo pubblico o aperto al pubblico, in condizioni idonee adissimulare o nascondere la propria persona nei suoi caratteri esteriori percepibili, sia occultando i dati somatici del viso con caschi ed altri mezzi idonei sia usando di tali mezzi pertravisare o alterare caratteristiche fisiche” (Cass. Sez. I, 13/12/1985 n. 11977).
Si vedrà come gli imputati ai quali questo reato è ascritto risultino in diverse immagini
completamente travisati nel viso, abbiano cioè cercato, a seconda dei momenti, di nascondere le
proprie sembianze esteriori al fine evidente di impedire la propria identificazione.
Questi due reati, contestati agli imputati in diversi capi di imputazione, sono ormai estinti per
prescrizione maturatasi al più tardi al 21/1/2006, dovendo in questa sede trovare applicazione la
disciplina sostanziale vigente all’epoca dei fatti, più favorevole di quella introdotta con la L.
5/12/2005 n. 251.
3. Allo scopo di evitare ripetizioni deve procedersi innanzitutto ad una valutazione più generale dei
fatti contestati e della loro corrispondenza alla fattispecie legale ipotizzata.
Quindi per ciascuno degli imputati si procederà alla verifica degli elementi e dei criteri usati per l’identificazione e per l’attribuzione al medesimo dei singoli fatti contestati.
Infine si dovrà verificare se le considerazioni di carattere generale della premessa maggiore siano
adeguate ed aderenti al fatto quale provato come attribuibile al singolo imputato.
Si deve aggiungere che le posizioni degli imputati CS e DIM per unitarietà verranno trattate in
seguito al termine del capitolo relativo al corteo delle Tute Bianche.
4. In linea generale si osserva come non possano sussistere dubbi che i fatti così come ricostruiti ed
ascritti ai manifestanti del Blocco Nero integrino gli estremi dei delitti di resistenza a Pubblico
Ufficiale, nonché di quelli concernenti le armi e contro il patrimonio contestati.
La considerazione di questi singoli fatti unitamente a quella relativa ai gravi fatti di danneggiamento
e di depredazione patrimoniale convincono anche della sussistenza degli estremi oggettivo e
soggettivo del contestato delitto di devastazione e saccheggio, al quale il 20 luglio fu sottoposta la
città di Genova nei tratti percorsi da questi manifestanti.
Si è già avuto modo di rilevare come i manifestanti del Blocco Nero esprimono una forma di
protesta “globale” e “materiale” che si concretizza cioè nella distruzione di cose, negozi, uffici
soprattutto di carattere finanziario o commerciale e auto di solito non definibili come utilitarie.
L’arredo urbano viene stravolto e danneggiato al fine di procurarsi sassi, armi improprie e strumenti
da scasso come i segnali stradali divelti e poi usati per sfondare le vetrine, materiale idoneo a
costruire delle barricate atte ad impedire o comunque a ritardare l’intervento delle Forze dell’Ordine
e così poter continuare l’opera di distruzione per poi allontanarsi sostanzialmente indisturbati.
I singoli episodi raccontati nella prima parte di questo capitolo rendono evidente quale sia stata la
tattica usata da queste persone: unirsi, armarsi, distruggere, spostarsi e distruggere ancora.
Così si assiste dapprima al concentramento di Piazza Paolo da Novi e poi alla riunione di questi
manifestanti travisati con il corteo dello “SMASH” costituito da persone parimenti travisate.
In Piazza da Novi queste persone distruggono sistematicamente l’arredo urbano, nella vicina Piazza
Savonarola smontano interi ponteggi di un cantiere per procurarsi quelle che devono essere definite
armi improprie, strumenti cioè (sassi, assi di legno, tubi di ferro, bulloni e simili) atti ad offendere la
persona il cui porto non è consentito senza giustificazione.
Quindi inizia l’opera di distruzione che per ampiezza, profondità e gravità nonché per la circostanza
di riguardare obiettivi spesso significativamente molto vicini tra loro assume i caratteri della
sistematicità e della reiterazione organizzata.
Ovunque lungo il proprio percorso questi manifestanti lasciano dietro di sé un paesaggio fatto di
macerie, spesso incendiate, negozi distrutti e completamente depredati, si pensi ai due Dì per Dì,
fanno in altre parole tabula rasa di quanto c’è loro intorno.
Essi non solo resistono attivamente alle Forze di Polizia che cercano di contrastarli, si pensi agli
episodi di Corso Torino e di Piazza Tommaseo, ma non rispettano neppure obbiettivi sensibili di
carattere istituzionale come il carcere di Marassi che assalgono e danneggiano gravemente o come
le grate poste a protezione della Zona Rossa a Portello e a Piazza Corvetto che tentano
ripetutamente di sfondare e di incendiare.
Queste condotte hanno turbato, e profondamente anche, l’ordinato svolgimento della vita sociale
senza per contro costituire espressione dei diritti di riunione e di manifestazione del pensiero.
Si tratta infatti di un corteo di cui non era stato dato alcun preavviso e durante il quale venivano
commessi dei delitti, corteo quindi che poteva e doveva essere vietato e disciolto dall’Autorità.
Si sono registrate numerosissime telefonate di cittadini che segnalavano danni, incendi e furti,
chiedendo a più riprese rapidi e risolutivi interventi delle Forze dell’Ordine perché non si sentivano
più al sicuro nelle vie del proprio quartiere, ma sostanzialmente neppure in casa propria.
La risposta delle Forze dell’Ordine, impegnate in quelle ore su più fronti progressivamente sempre
più difficili, non è mai stata decisiva, non è riuscita in altre parole ad arrestare la forza distruttrice di
questi manifestanti oppure a disperderli definitivamente.
Tra le 11.30 e le 19 per lunghe ore questi manifestanti sono stati in grado di muoversi
sostanzialmente indisturbati ed arrecare gravi danni in numerosi quartieri della città anche grazie
alla capacità di mimetizzarsi in mezzo ad altri gruppi cambiandosi semplicemente d’abito e levando
i propri travisamenti.
A fronte di ciò si deve ritenere provato che questi manifestanti, genericamente indicati come
partecipi del percorso del Blocco Nero, abbiano compiuto veri e propri fatti di devastazione e
saccheggio della città e delle attività finanziarie e commerciali, nonché dei veicoli che incontravano
sul proprio cammino.
Gli estremi della fattispecie legale richiamati nel capitolo III appaiono pienamente integrati dalla
fattispecie concreta contestata: la sistematicità e la reiterazione organizzata dell’opera di
distruzione e di depredazione patrimoniale che hanno leso, menomandolo nella sua essenza,
l’ordine pubblico.
Come correttamente ricordato dal P.M. la giurisprudenza che riguarda il reato di cui all’art. 419 c.p.
contiene immancabilmente anche pronunce concernenti i reati dei privati contro la Pubblica
Amministrazione, cioè i reati di violenza o di resistenza a pubblico ufficiale di cui agli articoli 336 e
337 del codice penale.
Si tratta di condotte fattualmente connesse tra di loro perché inevitabilmente la devastazione
provoca una reazione delle Forze dell’Ordine a cui sempre seguono atti di violenza nei confronti
degli Agenti.
Anche in questa parte dei fatti oggetto del nostro processo si sono verificati più reati di resistenza a
pubblico ufficiale, basti pensare alle barricate erette fin da Corso Torino e lungo l’intero percorso
dei manifestanti per ritardarne l’intervento, agli assalti alla Caserma della Polizia Stradale, al
carcere di Marassi e poi alle reti poste a protezione della Zona Rossa fino a giungere alla
contrapposizione diretta contro gli Agenti vista sulle barricate di Piazza Tommaseo.
Gli atti di violenza sono stati compiuti molto spesso mediante armi, improprie come mazze, bastoni
o strumenti simili, mediante sassi ed altri corpi contundenti lanciati contro gli Agenti e le strutture
pubbliche o ancora mediante vere e proprie armi da guerra come le bottiglie incendiarie o bombe
Molotov.
La giurisprudenza di legittimità (per tutte vedi Cass. Sez. I 22/2/2001 n. 17218, Trivellato) è
costante nel ritenere arma da guerra una bottiglia incendiaria piena di benzina e munita di uno
stoppino da accendere al momento del lancio a causa del potenziale offensivo che questa assume.
Ne consegue che in relazione alla fabbricazione, detenzione, porto in luogo pubblico ed uso
mediante esplosione di bombe incendiarie sono configurabili i diversi reati di cui agli articoli 9, 10,
12 e 13 della legge 14/10/1974 n. 497.
L’uso di armi, il numero superiore a dieci e il travisamento degli agenti costituiscono singole
circostanze aggravanti del reato di resistenza a Pubblico ufficiale ai sensi dell’ art. 339 c.p.
5. L’identificazione degli imputati sia di questo sia di altri gruppi è stata resa possibile attraverso
diversi elementi di prova: 1 il riconoscimento personale ad opera di Ufficiali di P.G. che conoscono
direttamente l’imputato, 2 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di
sicura riferibilità all’imputato, 3 la comparazione di alcuni degli oggetti rinvenuti e sequestrati in
possesso dell’imputato al momento del suo arresto e i corrispondenti oggetti che nelle immagini
concernenti i fatti contestati si vedono in possesso del soggetto investigato, 4 in molti casi
l’ammissione dell’interessato che si è riconosciuto nelle immagini contestategli.
5.1 Innanzitutto merita rilevare come prassi costante seguita dagli inquirenti durante le indagini
preliminari sia stata quella di inviare agli uffici di Polizia, in particolare della DIGOS delle diverse
Questure italiane molteplici immagini concernenti gli autori di fatti reato commessi a Genova
durante le manifestazioni contro il Vertice del G8.
Scopo esplicito era di pervenire all’identificazione di persone residenti fuori Genova, quindi
sconosciute agli investigatori, ma note ai loro colleghi perché residenti o attivi in altre città.
Ciò ha consentito di giungere all’identificazione di persone che non avevano alcun aggancio con la
realtà genovese e non sarebbe stato possibile individuare altrimenti.
5.2 Il procedimento relativo alle comparazioni fisionomiche è stato spiegato dal Consulente Tecnico
del P.M. Dr. Cosimo CAVALERA, all’epoca Dirigente del Gabinetto Regionale di Polizia
Scientifica della Questura di Genova che, unitamente ai colleghi C.T.P.M. Dr.ssa Daniela
CAMPASSO e Assistente Maurizio LEMBO rispettivamente Vice Dirigente ed Operatore del
medesimo Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, ha prodotto diversi elaborati [362] secondo
procedure unitarie, discusse insieme e comunque vagliate di volta in volta dal Dirigente.
Scopo della comparazione era l’identificazione o l’esclusione di similitudini e coincidenze tra i
tratti somatici delle persone ritratte nelle immagini concernenti i fatti investigati e quelli rilevabili
da foto sicuramente attribuibili agli imputati (foto segnaletiche, foto di documenti di identità, altre
immagini), in entrambi i casi si tratta di immagini fornite da altri Uffici di Polizia perché i C.T. non
ebbero mai a disposizione le persone degli imputati per ritrarre foto comparative.
Le singole particolarità somatiche sono state esaminate analiticamente utilizzando per la
valutazione conclusiva una scala indicativa che prevedeva quattro tipi di giudizi: di incompatibilità,
di compatibilità di tipo parziale, di compatibilità e di compatibilità totale.
Il giudizio di incompatibilità porta all’esclusione della coincidenza dei soggetti in base anche ad un
solo particolare somatico di tipo “stabile” che sia diverso nelle due immagini investigate.
Per “stabile” si intende un particolare non modificabile come ad esempio una caratterizzazione
mascellare di tipo osseo, a fronte del quale l’esperto deve concludere per l’esclusione anche se altri
particolari coincidono.
Fonda un giudizio di compatibilità di tipo parziale la similitudine o coincidenza di alcuni connotati
somatici.
Il giudizio di compatibilità rappresenta un grado più elevato perché vi è la coincidenza di più
elementi di tipo somatico, ad esempio corrispondono più caratteristiche generali ed un carattere
saliente della persona.
Infine vi è il giudizio di compatibilità totale quando vengono trovati numerosi elementi rilevanti dal
punto di vista somatico, sempre però considerando che la compatibilità totale si differenzia dalla
sicura identificazione di una persona che richiede la presenza di ulteriori condizioni
individualizzanti.
I confronti compiuti si riferiscono a parti del viso, che in alcuni casi sono parzialmente travisate
mentre in altri il viso è completamente visibile così come il profilo.
Alcuni confronti hanno avuto ad oggetto anche particolari dell’abbigliamento delle persone
investigate.
Le caratteristiche del viso possono essere di ordine generale, come la direzione delle sopraciglia o
l’ampiezza del naso e di ordine particolare o di specificazione come l’ampiezza dei singoli tratti
della linea delle sopracciglia.
È stato spiegato, ad esempio, che se in un soggetto le sopraciglia sono curve e in un altro rettilinee
le persone sono sicuramente diverse, in quanto la forma di questo dato somatico costituisce un
“connotato di tipo saliente” o elemento stabile, sufficiente in caso di diversità per poter esprimere
un giudizio di esclusione.
Ogni elemento che si aggiunge ai connotati salienti fornisce ulteriori specificazioni caratterizzanti il
dato somatico investigato, l’indagine in altre parole parte da caratteri generali per giungere a
caratteri particolari prima di poter esprimere la valutazione conclusiva.
Per poter essere definiti stabili i caratteri generali devono “durare” almeno un certo tempo, come ad
esempio l’attaccatura dei capelli.
Altri particolari, come la forma del mento o la forma delle ossa della mascella sono evidentemente,
e salvo eventi traumatici, elementi di tipo stabile nonostante il decorso del tempo.
Il primo accertamento compiuto è stato verificare che la pluralità di immagini dei fatti investigati a
disposizione ritraessero effettivamente la stessa persona e la determinazione delle caratteristiche
somatiche di questa.
In seguito sono stati svolti gli accertamenti di tipo comparativo con le immagini degli imputati.
Il confronto operato tra le immagini è stato di tipo visivo, inoltre mediante il computer si è
proceduto all’accostamento delle singole immagini, al fine di cogliere dei caratteri generali simili e
per verificare l’eventuale sovrapponibilità dei particolari.
La sovrapposizione è possibile solo se le due immagini sono analoghe per la posizione del soggetto,
le condizioni di luce, la distanza del soggetto dall’obbiettivo, l’identità della macchina fotografica.
Se queste condizioni mancano si procede solo all’accostamento delle immagini.
L’esame non ha comportato l’elaborazione o modificazione delle foto, la loro traslazione spaziale
né la loro trasformazione in immagini tridimensionali, in altre parole è stato svolto sulle immagini
così come erano pervenute all’Ufficio.
Il materiale esaminato era considerato completo, diversamente non sarebbe stata prodotta la
relazione finale.
Il Collegio ritiene di attribuire alle comparazioni fisionomiche prodotte e riguardanti gli imputati il
valore di elemento indiziario, capace cioè solo unitamente ad altri elementi di fondare un giudizio di
attribuzione di un’immagine ad una data persona.
Come è stato chiarito dal C.T. del P.M. l’indagine somatica non esprime giudizi di identità, come
fanno quelle dattiloscopiche o molecolari sul DNA
L’indagine dattiloscopica si fonda su di una codificazione dei risultati, ha avuto nel corso degli anni
una sperimentazione positiva ed uno studio statistico dei risultati per cui le si attribuisce una dignità
primaria nell’identificazione.
Lo stesso vale per le indagini sul DNA.
L’analisi somatica ha invece regole diverse perché esprime dei giudizi di compatibilità fondati sulla
correlazione tra caratteristiche generali e particolari.
Anch’essa è basata su dati di tipo statistico oltre che sull’esperienza maturata negli anni dal perito.
Molto importante è la qualità del materiale a disposizione, perché se questa è buona consente di
apprezzare particolari somatici minuti come la pigmentazione cutanea, i nei, le rughe o la forma
delle orecchie che sono altamente individualizzanti.
Poiché la comparazione somatica è di tipo qualitativo si differenzia anche dalla comparazione
antropometrica o biometria che contiene elementi di natura dimensionale.
Nel caso in esame la Polizia Scientifica ha svolto accertamenti esclusivamente di tipo qualitativo
cioè somatico e non biometrico.
Nonostante quanto appena riferito, l’analisi somatica è per le sue caratteristiche tecniche e per
l’approfondimento dei particolari più minuti delle singole immagini in grado di distinguere tra
giudizi di compatibilità, nei suoi vari gradi e giudizi di non compatibilità, cioè di esclusione.
Ciò conduce ad attribuirle certamente un valore probatorio, anche se questo è necessariamente
inferiore a quello di altre discipline.
Questo valore si avvicina tanto più al vero nella misura in cui viene accompagnato da altri elementi
probatori come si vedrà nei singoli casi.
6. Nel ricostruire il percorso e le condotte dei manifestanti del Blocco Nero la Polizia Giudiziaria ed
il P.M. hanno individuato un ristretto gruppo che risulta praticamente sempre presente e partecipe
ad ogni azione dallo smontaggio del cantiere edile di Piazza Savonarola verso mezzogiorno fino ad
un’ultima depredazione di bevande dal Dì per Dì di Piazza Giusti dopo le 17.
Questo, indicato dal nome della persona che è stata identificata per prima come “gruppo CM”,
risulta composto appunto dagli imputati CM e VV, oltre che da diversi altri soggetti, alcuni
individuati con delle lettere dell’alfabeto come i soggetti A, B, C, E, altri ancora individuati per
caratteristiche fisiche e di abbigliamento.
Questi, sia imputati sia soggetti diversi, risultano pertanto coinvolti pienamente in quasi tutte le
azioni dei cosiddetti Black Block, hanno partecipato attivamente e in prima persona alle loro
condotte e mostrato di condividerne completamente gli intenti.
Questa piena partecipazione si riverbera nel numero degli episodi contestati a questi due imputati.
Ad FA viene contestato un numero ancora maggiore di episodi anche se non viene indicato comestretto partecipe del gruppo CM, in diverse occasioni comunque lo si vede vicino a quei soggetti o
anche agire di concerto con loro.
La partecipazione delle altre persone imputate di questi fatti, seppure attiva e determinante nella
causazione degli eventi, appare circoscritta ad un minor numero di episodi, segno di un loro
coinvolgimento più limitato nel tempo e nello spazio.
7. CM viene accusata in concorso con VV e persone rimaste ignote del reato di devastazione e
saccheggio aggravato (capo 17) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà
pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), dell’Agenzia n. 7 del Credito Italiano
di Corso Buenos Aires (n. 3), dell’Agenzia n. 84 della CARIGE di Piazza Tommaseo (n. 5),
dell’Agenzia 9 della Banca Popolare di Novara dove vennero sottratti anche assegni in valuta
europea e straniera (n. 8), della Casa Circondariale di Marassi (n. 9), della distruzione mediante
incendio della FIAT Uno tg. AH 377 GR di proprietà della società metronotte Città di Genova e
della FIAT Brava tg. BS 229 MC di proprietà della WIN RENT (nn. 4 e 6), nonché del
danneggiamento e del saccheggio del cantiere edile della società EDIL FARI sito in Piazza
Savonarola (n.2) e del supermercato Dì per Dì di Piazza Giusti (n.7).
Ulteriori accuse mosse all’imputata in concorso con VV ed altri riguardano i reati di resistenza
aggravata e continuata (capo 18) e di detenzione, porto in luogo pubblico ed uso mediante
esplosione di bottiglie incendiarie (capi 19, 20 e 21), infine vengono elevate le contravvenzioni
concernenti il travisamento della propria persona (capo 22) e il porto in luogo pubblico di un
bastone, strumento atto ad offendere le persone (capo 25).
Si è già notato che i reati contravvenzionali sono estinti per prescrizione.
Come si è detto l’identificazione dell’imputata è resa possibile da diversi elementi di prova: 1 il
riconoscimento personale ad opera di Ufficiali di P.G. che la conoscono direttamente, 2 la
comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità alla CM, 3
la comparazione tra alcuni degli oggetti rinvenuti e sequestrati in possesso dell’imputata al
momento del suo arresto in data 4/12/2002 e i corrispondenti oggetti che nelle immagini
concernenti i fatti contestati si vedono in possesso della persona investigata, 4 il riconoscimento
compiuto dall’imputata in sede di interrogatorio di se stessa in alcune delle immagini oggetto di
indagine.
7.1 La CM è stata riconosciuta dai testi Marco CAVALLI e Sebastiano CALANI entrambi Ispettori
della polizia di Stato presso l’ufficio DIGOS della Questura di Milano.
Entrambi hanno riferito di aver ricevuto dai colleghi di Genova verso novembre 2001 alcuni filmati
e foto riguardanti le manifestazioni di protesta contro il Vertice del G8.
Nelle immagini i due testi avevano individuato alcune persone dell’area dell’autonomia milanese, in
particolare CAVALLI vi aveva riconosciuto la CM e VV.
La donna è stata descritta come di carnagione olivastra, altezza 1,65/1,60, naso un po’ aquilino,
capelli tendenzialmente di colore scuro.
CAVALLI spiegava di conoscere personalmente i due imputati ed altri autonomi a partire dalle
operazioni di sgombero di uno stabile di Milano Via La Granche avvenuto il 4 settembre 2001, data
anteriore a quella in cui ricevette da Genova le foto relative al G8.
L’immobile era stato occupato da autonomi e da extracomunitari e la DIGOS di Milano aveva
proceduto direttamente nei confronti degli autonomi, identificando tra gli altri CM, VV e tale V.
Queste tre persone erano presenti nello stabile occupato, vennero fermati e identificati
personalmente dal teste, poi, una volta estromessi dall’edificio, avevano formato un presidio
rimanendo davanti all’edificio sgomberato per tutto il pomeriggio.
Il teste aveva così avuto modo di osservarli a lungo perché si era trattenuto sul posto a pochi metri
da loro fino a circa le 20.
Questa era stata la prima volta in cui il teste vedeva la CM e forse anche V e VV.
Un paio di mesi dopo lo sgombero il teste aveva visionato le foto provenienti da Genova.
Lasciato l’edificio di Via La Granche la CM si spostò presso due altri centri occupati di Mlano: il
circolo anarchico di Villa Litta Modigliani e la casa occupata di Via Raimondi, il teste ebbe modo
di rivederla in entrambi i luoghi e poi anche in occasione di altre manifestazioni, in particolare in
occasione di un presidio animalista presso la Bayer.
Il teste era a conoscenza che molte persone del movimento antagonista di Milano si erano recate
alle manifestazioni contro il G8 di Genova, al momento della partenza erano stati effettuati dei
servizi di osservazione presso la stazione.
Tra le persone partite per la città ligure figuravano anche persone che alloggiavano nell’edificio di
Via La Granche e a Villa Litta.
Una volta ricevute le foto del G8 e individuati in esse gli imputati il teste indicò ai colleghi di
Genova dove la CM poteva essersi trasferita dopo lo sgombero di Via La Granche, cioè l’edificio di
Via Raimondi, dove personale della DIGOS di Genova fece dei servizi di osservazione insieme a
personale di Milano.
Quando i colleghi di Genova arrivarono a Milano non sapevano nulla di CM, non la conoscevano
così come non conoscevano altre persone milanesi conosciute invece da CAVALLI.
In seguito il teste aveva incontrato la CM in occasione di altre manifestazioni a Milano e in altre
città, non aveva invece partecipato al suo arresto.
Il materiale fotografico ricevuto da Genova era sia in formato cartaceo sia in formato digitale,
CAVALLI ricordava in particolare una prima foto nella quale si vede la CM con in testa un
caschetto e sullo sfondo un portone in fiamme ed una seconda foto che ritrae la ragazza messa di tre
quarti, abbigliata nello stesso modo, mentre impugna un bastone o un tubo di ferro e colpisce
qualcosa [363].
A dibattimento CAVALLI riconosceva con certezza la CM ancora una volta in queste due foto
nonché in altre immagini, tra cui il reperto 120 primi scontri RP 21 [364].
Nella foto ripresa davanti al portone del carcere di Marassi in fiamme (reperto 88D-I_7v) il teste
riconosceva l’imputata dagli occhi, dal naso, dagli zigomi e dalla parte scoperta del volto, la donna
qui non è travisata perché il fazzoletto è posto al di sotto del labbro inferiore.
Nelle foto del reperto 120 riconosceva la CM, che ha il viso travisato, per la figura ed i capi di
abbigliamento indossati: una maglietta verde militare, occhiali tipo saldatore, un saffi rosso, guanti
da lavoro ed un bastone in mano.
A dibattimento CAVALLI riconosceva CM e VV anche in ulteriori immagini attinenti sia gli
scontri sia altri e diversi momenti come l’arrivo alla stazione di Genova e la partecipazione ad
un’assemblea all’interno di un parco.
In particolare i diciannove frame del reperto filmato 164-070 [365] riguardano l’assemblea nel parco.
In essi il teste ha riconosciuto la CM (frame da 0010 a 0012) e VV (frame 006 da 0014 a 0019) che
porta occhiali, orecchino ed una maglia azzurrognolo violaceo.
I due risultano appartenere al movimento anarchico, erano stati sgombrati insieme dall’edificio di
Via La Granche.
Nelle immagini il teste riconosceva altre persone facenti capo a centri sociali di Milano, come BF,
che è la ragazza con i capelli a spazzola rossi visibile nel frame 005, AA e AD del centro sociale
Orso di Milano (008, 009).
Per quanto i centri sociali e il movimento anarchico siano distinti il teste ricordava di avere notato
in un’occasione la CM e l’AA insieme in piazza.
Nei frame del reperto 192-09 [366], relativi all’arrivo alla stazione di Genova, il teste riconosceva AA
(001 e 002) e VV (da 004 a 006) dietro una persona vestita di nero con il cappellino verde, i due
insieme nel frame 009.
I frame del reperto 164-043 [367] sono relativi al passaggio dei manifestanti del Blocco Nero nella zona
di Via Arecco, nelle immagini il teste riconosceva la CM (001 e da 004 a 006) con il caschetto,
aggiungendo di essere più sicuro del riconoscimento guardando le immagini del filmato.
Nei frame del reperto 192-05 [368] CAVALLI riconosceva VV (002, da 003 a 006, 0010, 0012, 0013,
0016, da 0019 a 0021).
Si tratta di immagini relative a Piazza Manin e si vedono aderenti alla Rete LILLIPUT applaudire i
manifestanti del Blocco Nero.
Nel frame 0019 VV è al centro e porta qualcosa al collo.
Anche nelle foto dei reperti 104 rullo I foto 014 e 104 rullo F foto 016 [369], relative al ripiegamento
dei manifestanti del Blocco Nero verso San Fruttuoso, il teste riconosceva VV.
Il filmato 02 22/11/2001.a [370] è invece relativo agli appostamenti effettuati presso l’edificio di Via
Raimondi 15.
In queste immagini il teste ha riconosciuto con sicurezza sia i luoghi sia, nei relativi frame [371], la CM
(frame 004, 005).
Lo stesso ha fatto nei frame (0021 e 0022) ritratti durante l’appostamento del successivo
26/11/2001 [372] e nelle foto 006 e 008 010302004.
Nel filmato 03 Raimondi 26/11/01.Avi [373] (da 7.24 in poi) CAVALLI ha riconosciuto ancora la CM
che indossa un maglione arancione (a 7.55), quindi VV con gli occhiali e la felpa blu con il
cappuccio che parla con una persona che porta uno zaino sulla schiena.
Richiesto dal P.M., CAVALLI ha riconosciuto la CM anche in due foto relative ad una
manifestazione animalista presso la Bayer [374].
Anche il teste Sebastiano CALANI riconosceva la CM nella foto reperto 88D-I_7v di cui sopra che
ritrae la donna davanti al portone del carcere di Marassi in fiamme e che conosce perché partecipa
sovente alle manifestazioni.
Il Sovrintendente Sebastiano PINZONE della DIGOS di Genova , escusso ai sensi dell’art. 210
c.p.p., ha confermato di avere predisposto insieme ai colleghi album e videoprint con le immagini
delle devastazioni e dei saccheggi e di averli poi inviati alle diverse Questure per ottenere il
riconoscimento delle persone fotografate.
In seguito egli si era recato in varie città a compiere sopralluoghi e servizi di osservazione, in
particolare era stato negli uffici della DIGOS di Milano dove i colleghi avevano riconosciuto come
CM una ragazza ritratta davanti al portone in fiamme del carcere di Marassi.
Egli aveva poi partecipato in più occasioni al servizio di appostamento presso l’immobile di Via
Raimondi 15, sull’edificio vi era un drappo con la scritta “casa occupata”.
Qui vennero individuati CM, VV ed altri, tra i quali MEG e VM ed effettuate riprese filmate nei
giorni 22 e 26/11/2001.
Per identificare VV, PINZONE si recò presso la DIGOS di Bergamo, città di provenienza
dell’imputato.
Un nuovo appostamento venne eseguito in data 1/3/2002 e consentì di individuare ancora la CM.
Il teste ZAMPESE ha individuato nel materiale acquisito le immagini relative a ciascuno degli
imputati, identificato mediante le caratteristiche fisiche ed i particolari dell’abbigliamento.
Per CM ha descritto i particolari visibili innanzitutto nella foto reperto 120 primi scontri RP 21,
dove si può notare una ragazza che tiene in mano un bastone, porta una maglietta verde, dei fuseaux
neri e degli scarponcini, in vita ha un maglione legato, un marsupio multitasche ed un rotolo di
nastro adesivo, in testa porta un casco viola con alcuni inserti gialli, è travisata da un fazzoletto
rosso-rosa.
I medesimi particolari si ritrovano anche in altre immagini come ad esempio il reperto 120 primi
scontri RP 17 (il maglione blu legato in vita e gli altri capi), il reperto 164.070 di Luna Rossa
Cinematografica foto 001 [375] (il maglione blu ed il marsupio multitasche nero con le cerniere grigie):
quest’ultimo è un frame tratto da un filmato girato nel Centro SEDI di Quarto davanti all’asilo Prato
Verde Lo Scrigno il 19/7/2001, il centro era stato concesso dalla Provincia all’uso dei manifestanti
del GSF.
Il reperto 88D-I_7v mostra la ragazza di fronte mentre dà le spalle al portone in fiamme del carcere
di Marassi.
La CM porta i medesimi capi di abbigliamento, il casco, la mascherina, il marsupio, in più ha un
Kway tenuto alla vita.
Questo Kway venne ricercato e rinvenuto in sede di perquisizione il 4/12/2002 in Via Raimondi in
occasione dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico della CM e di VV.
Il materiale sequestrato presso l’abitazione della CM venne repertato e poi esaminato e fotografato
dalla DIGOS.
Tanto del Kway sequestrato quanto della sua cerniera vennero evidenziati i colori e si constatò
trattarsi di colori identici a quelli del Kway delle foto del G8, come si vede ad esempio nella foto
reperto 88D-I_7v, il Kway sequestrato si può chiudere a marsupio come quello della foto.
Nel reperto 164.043, proveniente da Luna Rossa Cinematografica, la ragazza è a volto scoperto,
indossa un maglione a maniche lunghe blu, si notano il casco con i rilievi gialli, il marsupio portato
in vita, i pantaloni non a tutta gamba e gli scarponcini.
Nelle immagini acquisite il teste ZAMPESE ha individuato CM come partecipe degli scontri
provocati dai manifestanti del Blocco Nero a partire dalle ore 12 circa nella zona di corso Torino,
fino al carcere ed alla zona di Circonvallazione a Monte nel tardo pomeriggio.
7.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputata sono state oggetto di
comparazione fisionomica [376], la provenienza di queste è stata chiarita dal teste ZAMPESE [377].
Il C.T. del P.M. ha riassunto i risultati della propria attività in tre relazioni.
Per la prima relazione, datata 18/12/2001, il C.T. aveva a disposizione due immagini: la prima (1)
relativa ai fatti del G8 (reperto 88D_7V), la seconda (2) fornita dall’ufficio DIGOS con la richiesta
30/11/2001.
Nella foto 1 la figura è in parte travisata da un casco e da un fazzoletto, si possono osservare:
- il contorno cranio facciale,
- la linea spezzata di intersezione dei capelli con scriminatura verso sinistra,
- le sopracciglia e la loro direzione,
- le caratteristiche del naso come l’ampiezza della radice, il dorso nasale, la forma del naso,
l’ampiezza del lobo nasale, la divaricazione e lo spessore medio delle narici,
- la distanza naso-labiale.
In questa immagine non si vedono il mento, né il profilo.
Compiuta la comparazione con l’immagine 2, il C.T. P.M. esprimeva un giudizio di compatibilità
tra il soggetto ignoto e l’indagata relativamente alla linea di contorno cranio facciale, alla struttura
della linea di intersezione dei capelli, alla morfologia delle sopracciglia, alle dimensioni e
caratterizzazioni del naso.
In particolare il contorno del viso rappresenta un elemento di carattere generale [378], in questo caso si
tratta di un contorno a forma tendenzialmente poligonale.
Anche la intersezione dei capelli a linea spezzata e la forma curvilinea delle sopracciglia
rappresentano caratteristiche molto frequenti e di ordine generale, mentre il naso a radice larga è
carattere meno frequente e quindi più individualizzante.
La seconda relazione, datata 27/5/2002, si riferisce ad immagini che presentano una buona
definizione dei dettagli, qui le figure 1 e 2, relative ai fatti investigati vengono poste in
comparazione con due immagini (figure 3 e 4) di CM, la figura 3 è il profilo sinistro, la figura 4 è
una visione frontale della donna.
L’individuo delle figure 1 e 2 viene definito soggetto A e presenta le seguenti caratteristiche
fisionomiche:
- la linea del profilo cranio facciale di forma tendenzialmente curvilinea,
- l’adipe del volto di grado medio,
- i capelli ondulati di colore castano scuro, con linea di intersezione a linea spezzata e
scriminatura verso sinistra,
- la fronte tendenzialmente alta,
- le sopracciglia sottili e di forma tendenzialmente curvilinea,
- gli occhi di direzione tendenzialmente orizzontale,
- il naso con radice di dorso largo e di forma tendenzialmente rettilinea, il lobo è grande, le
narici presentano divaricazione e spessore medio,
- la distanza naso-labiale può definirsi lunga,
- la bocca ha il labbro superiore di ampiezza minore rispetto al labbro inferiore,
- il mento di forma rettangolare.
Le figure 3 e 4 di CM presentano:
- la forma tendenzialmente curvilinea della linea cranio facciale,
- l’adipe del volto di grado medio,
- i capelli ondulati, castano scuri con linea di intersezione a linea spezzata e scriminatura
verso sinistra,
- la fronte alta ,
- le sopracciglia sottili e di forma tendenzialmente curvilinea,
- gli occhi di direzione tendenzialmente orizzontale,
- il naso con radice e dorso largo, di forma tendenzialmente rettilinea, il lobo è grande, le
narici presentano divaricazione e spessore medio,
- la distanza naso-labiale tendenzialmente lunga,
- la bocca ha labbro superiore di ampiezza minore rispetto al labbro minore,
- il mento di forma tendenzialmente rettangolare.
La comparazione tra le figure 1 e 2 (soggetto A ritratto durante le manifestazioni anti G8) e 3 e 4
(CM) individua coincidenza nei seguenti elementi:
- la forma del mento,
- la bocca,
- la distanza naso-labiale,
- il naso,
- la direzione degli occhi,
- la morfologia delle sopracciglia,
- la fronte,
- i capelli,
- il grado di adiposità del volto,
- la forma generale del contorno cranio facciale.
In base quanto sopra il C.T. del P.M. esprimeva un giudizio di giudizio di compatibilità considerato
il dettaglio abbastanza buono delle foto.
Il C.T. faceva riferimento innanzitutto alla conformazione cranica relativa alla regione fronto
parietale che si vede bene sia nelle foto 1 e 2 sia nelle foto 3 e 4.
Si tratta di riferimenti alle conformazioni ossocraniche che costituiscono un dettaglio in più rispetto
alle percezioni di caratteristiche di natura generale.
Quindi la muscolarità zigomatica può essere apprezzata in maniera compatibile e di buon dettaglio
per quanto riguarda l’immagine, così come il profilo della fronte, quello del naso e le caratteristiche
della radice di questo, la regione posta tra le sopracciglia (spazio intersopraccigliare).
La coincidenza di questi elementi fondava pertanto il giudizio di compatibilità.
La terza relazione si era conclusa con l’espressione di un giudizio di mera similarità o affinità e il
C.T. spiegava che questo giudizio era dovuto alla circostanza che l’immagine dei fatti investigati,
tratta dal reperto 164 – 043 era caratterizzata da un dettaglio inferiore rispetto alle precedenti.
A dibattimento il P.M. mostrava un’immagine tratta dal medesimo reperto 164-043 ma diversa da
quella posta a base della relazione e il C.T. riferiva trattarsi di immagine di maggior definizione di
quella esaminata in precedenza e che non lo indurrebbe ad escludere la compatibilità tra la persona
ritratta e l’imputata.
7.3 Come si è già osservato almeno un capo di abbigliamento individuato come portato dalla
persona ritratta durante le manifestazioni è stato poi sequestrato in possesso dell’imputata al
momento dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a suo carico.
Si tratta in particolare di un Kway richiudibile a marsupio già osservato nelle foto relative ai fatti
investigati.
Il teste ZAMPESE ha confermato l’identità di questo capo ed in particolare del dettaglio dei colori
del medesimo e della sua cerniera con quello indossato dalla persona oggetto di indagine.
7.4 Interrogata dal P.M. durante le indagini preliminari la CM ha riconosciuto se stessa nelle
immagini relative alla riunione nel cortile dell’asilo Prato Verde, non riconoscendosi in quellerelative ai fatti oggetto di contestazione.
7.5 Gli elementi di cui sopra convincono dell’identificazione nell’imputata CM della persona
ritratta durante i fatti oggetto del processo.
Essi appaiono di valore probatorio diverso ma singolarmente coincidente e, fatta eccezione per le
dichiarazioni dell’imputata, non contengono elementi di esclusione.
L’elemento giuridicamente più rilevante è certamente costituito dall’individuazione fotografica
compiuta dai testi CAVALLI e CALANI.
Entrambi conoscono direttamente l’imputata e l’hanno riconosciuta con sicurezza nelle foto delle
manifestazioni.
Si tratta di riconoscimento pienamente attendibile e veicolato nel processo attraverso deposizioni di
carattere testimoniale.
In particolare CAVALLI ha conosciuto la CM nel settembre 2001 in epoca anteriore (non ai fatti
del G8 ma) alla ricezione delle immagini investigate.
Ciò ha fatto sì che al momento di vedere le foto delle manifestazioni egli sia stato in grado di
ri-conoscervi una persona che, per ragioni di ufficio, aveva già identificato e con la quale era stato a
contatto diretto per un certo tempo.
Il processo mentale seguito da questo teste è stato quindi esattamente l’opposto di quello seguito
separatamente ed in epoca successiva dal C.T. del P.M. che prima ha conosciuto la persona
investigata ritratta nelle immagini delle manifestazioni, ne ha individuato i caratteri somatici e poi
ha cercato tratti di compatibilità o di esclusione nelle immagini riferibili a CM.
Il processo mentale seguito da CAVALLI appare genuino perché egli ha ri-conosciuto nelle foto
una persona che conosceva già.
Anche CALANI ha compiuto una sicura individuazione positiva della CM nelle foto del G8.
Questa prova piena trova un primo riscontro nel risultato delle comparazioni fisionomiche che, pur
di valore indiziario, hanno confermato la compatibilità dei dettagli somatici della persona
investigata con quelli propri dell’imputata ed un secondo riscontro nel ritrovamento presso
l’abitazione della CM di un capo di abbigliamento, il Kway, identico a quello portato durante le
manifestazioni.
La stessa imputata ha ammesso di essersi trovata a Genova in quei giorni riconoscendosi in alcune
delle foto mostratele.
In queste ultime l’imputata è ritratta in un momento non di scontro, cioè durante la riunione
preparatoria nel giardino dell’asilo Prato Verde, e ciò può apparire significativo dell’esercizio del
diritto di negare ogni coinvolgimento nei fatti contestati.
Pure con questi limiti, queste foto appaiono significative perché ritraggono la CM in compagnia di
VV cioè di un altro sicuro protagonista dei fatti investigati.
I due sono stati indicati dal teste CAVALLI come facenti capo all’area del movimento anarchico
milanese.
Le caratteristiche fisiche e dell’abbigliamento della donna ritratta nelle foto riconosciute dai
testimoni di cui sopra sono state oggetto di approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha
ritrovate in tutte le immagini attribuite alla CM.
In più punti di questa motivazione si è già dato conto dei numerosi dettagli della figura investigata
che ritornano in tutte le immagini con le medesime caratteristiche e non lasciano quindi dubbi circa
l’attribuzione delle immagini stesse all’imputata.
7.6 CM risulta presente lungo tutto il percorso dei manifestanti del Blocco Nero del quale risulta
uno dei componenti più attivi, sempre in prima linea e sempre partecipe alle azioni compiute.
Tutti i fatti a lei contestati nei capi di imputazione trovano riscontro nelle immagini: dai singoli
danneggiamenti e saccheggi elencati nei diversi punti del capo 17, ai diversi episodi di resistenza a
P.U. mediante la costruzione e l’incendio di barricate fino a contrapporsi direttamente e
violentemente alle Forze dell’Ordine ed all’uso di ordigni incendiari.
I fatti che hanno visto protagonista la CM per come provati integrano sia la materialità sia la
soggettività delle singole ipotesi di reato contestate.
Non vi può essere dubbio circa la notevole portata, l’entità dei fatti di danneggiamento e di furto,
nei quali l’imputata ha svolto una parte attiva e concreta.
Questi fatti, intesi sia come singoli sia e soprattutto nel loro insieme, hanno raggiunto il carattere
della sistematicità, dato che insieme ai correi la donna ha mostrato di non voler trascurare nessuno
degli obbiettivi incontrati lungo il proprio cammino che sono stati gravemente danneggiati e in
numerosi casi del tutto distrutti, come i veicoli, o completamente depredati come il Dì per Dì di
Piazza Giusti e il cantiere di Piazza Savonarola.
I danneggiamenti non hanno riguardato solo beni di proprietà privata ma anche numerosi di
proprietà pubblica, come le aiuole, i segnali stradali, i cassonetti.
Lo scopo dei danneggiamenti alle proprietà pubbliche era evidentemente di carattere strumentale:
procurarsi armi improprie e materiale per distruggere altri beni e per erigere le barricate atte a
ritardare l’intervento delle Forze dell’Ordine.
In questo caso si vede l’imputata fare uso di bastoni e sfruttare le barricate, costruite ad esempio in
Corso Torino proprio con cassonetti e ringhiere di aiuole.
Altri beni di proprietà pubblica, come il carcere di Marassi, sono stati oggetto di attacco, anche da
parte dell’imputata per il valore simbolico che questo gesto poteva rivestire.
È proprio in una foto ritratta davanti al portone incendiato del carcere che il teste CAVALLI ha per
la prima volta riconosciuto l’imputata, che risulta direttamente coinvolta quindi anche in questo
attacco.
Qui si vede l’imputata a diretto contatto con l’uso di ordigni incendiari contro l’edificio pubblico,
uso compiuto o da lei o dalle persone con le quali la CM si trovava in una evidente situazione di
concorso ai sensi dell’art. 110 c.p..
Sul punto non è necessario far uso della categoria del concorso morale, quale determinazione o
rafforzamento dell’altrui proposito criminoso.
La CM, così come altri imputati, faceva parte del corteo del Blocco Nero nel corso del quale, in Via
Canevari in un momento cioè immediatamente antecedente all’assalto contro il carcere, il teste
PREVE vide preparare delle bottiglie incendiarie ad opera di due ragazzi vestiti di nero seduti su di
uno scalino della via.
La preparazione avvenne davanti a tutti, quindi era evidente a tutti i presenti la natura e la
destinazione di quegli ordigni.
Non può quindi aver costituito una sorpresa per i partecipanti al corteo e poi all’assalto al carcere
che questi venissero usati contro il portone ed i locali della struttura, men che meno può essere stato
un fatto ignorato e comunque non accettato dalla CM, ripresa così vicina al luogo in cui venivano
fatte esplodere queste MOLOTOV mentre anche lei stava attivamente attaccando l’edificio e,
significativamente, indossava un guanto ignifugo nella mano sinistra.
Non si tratta pertanto di aver semplicemente determinato o rafforzato in altri il proposito criminoso,
l’imputata risponde della detenzione, del porto e dell’uso di bottiglie incendiarie a titolo di concorso
diretto e materiale perché questi costituiscono strumenti necessari per portare a compimento il
proposito criminoso unitario dei diversi correi, l’assalto al carcere, nel quale la donna era
direttamente coinvolta.
Come risulta dalle immagini l’imputata era ben a conoscenza di questi ordigni e non si è dissociata
dall’azione.
Analoghe considerazioni possono essere fatte per altri episodi che vedono il coinvolgimento attivo
della CM in scontri durante i quali viene fatto uso di bottiglie incendiarie, come la contrapposizione
con le Forze dell’Ordine in Piazza Tommaseo: anche in questo caso l’imputata risponde di concorso
diretto e materiale nei reati concernenti questi ordigni dalla cui detenzione, porto ed uso ha tratto
consapevole giovamento nelle proprie condotte materiali di resistenza e di devastazione.
La CM si muoveva con il gruppo e partecipava a tutte le azioni di questo, anche a quelle che non
sono state oggetto di un’imputazione specifica, ma che pure rivestono una certa rilevanza e
appaiono spinte da motivazioni ben riconoscibili.
Ci si riferisce in particolare a quella condotta di intimidazione nei confronti di fotografi e reporter
responsabili di riprenderli troppo da vicino e con troppa insistenza che in Corso Torino, oltre a VV
ed ai soggetti A e B, ha visto protagonista proprio la CM.
La donna viene ripresa mentre insegue dei fotografi e li minaccia facendo roteare il proprio bastone.
Si è già notato come i manifestanti del Blocco Nero abbiano in più occasioni minacciato o aggredito
i fotografi, tra cui non solo liberi professionisti ma anche personale della DIGOS per impedire loro
di fissare le immagini, e quindi anche le responsabilità, dei fatti.
I fatti così come provati integrano la materialità dei reati contestati.
Nel caso di questa e di altri imputati partecipi delle condotte dei manifestanti del Blocco Nero si
devono riconoscere gli estremi dei fatti di devastazione e saccheggio, tanto per la portata, la gravità
e la sistematicità dei danneggiamenti e dei furti quanto per l’enorme allarme sociale prodotto e la
messa in pericolo della sicurezza dei cittadini, in altre parole per il vulnus inferto all’ordine
pubblico dei quartieri attraversati.
Il passaggio di questi manifestanti ha provocato danni che hanno modificato il panorama cittadino,
la consistenza del gruppo e le contemporanee azioni contro persone che singolarmente si
opponevano (si pensi al cittadino ritratto davanti al Credito Italiano di Corso Buenos Aires) o che
cercavano soltanto di documentare i fatti hanno rafforzato l’effetto intimidativo dei danneggiamenti
e dei furti.
La resistenza opposta alle Forze dell’Ordine, compiuta direttamente come in Piazza Tommaseo o
indirettamente lasciando cioè sul proprio cammino barricate spesso incendiate, ha costituito
ulteriore elemento intimidatorio e motivo di allarme sociale, date le dimensioni raggiunte dalle
condotte dell’imputata e degli altri manifestanti.
Da un punto di vista soggettivo CM ha dimostrato di volere aderire coscientemente a tutte le
condotte a lei contestate, facendosi anzi promotrice di diversi atti di danneggiamento, si pensi ai
danni sia all’esterno sia all’interno del Credito Italiano di Corso Buenos Aires.
Si ravvisa pertanto il dolo necessario ad integrare i diversi reati ipotizzati e in particolare quel dolo
generico accompagnato dalla piena consapevolezza della portata e degli effetti delle proprie
condotte nei confronti dell’ordine pubblico che, si è visto, caratterizza il reato di cui all’art. 419 c.p.
8. VV viene accusato in concorso con CM e persone ignote del reato di devastazione e saccheggio
aggravato (capo 17) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani ed alle proprietà pubbliche
collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), dell’Agenzia n. 7 del Credito Italiano di Corso
Buenos Aires (n. 3), dell’Agenzia n. 84 della CARIGE di Piazza Tommaseo (n. 5), della distruzione
mediante incendio della Fiat Uno tg. AH 377 GR di proprietà della società metronotte Città di
Genova e della Fiat Brava tg. BS 229 MC di proprietà della WIN RENT (nn. 4 e 6), nonché del
danneggiamento e del saccheggio del cantiere edile della società Edil Fari sito in Piazza Savonarola
(n.2) e del supermercato Dì per Dì di Piazza Giusti (n.7).
Ulteriori accuse mosse all’imputato, sempre in concorso con la CM e persone rimaste ignote
riguardano i reati di resistenza aggravata e continuata (capo 18) e di detenzione, porto in luogo
pubblico ed uso mediante esplosione di bottiglie incendiarie (capi 19, 20 e 21), vengono ancora
elevate le contravvenzioni concernenti il travisamento della propria persona (capo 22) e il porto in
luogo pubblico di un bastone, strumento atto ad offendere le persone (capo 24).
Al solo VV viene contestato in concorso con ignoti il reato di rapina aggravata ai danni di
FRASSINETTI Domenico (capo 23).
Come si è già notato i reati contravvenzionali sono estinti per prescrizione.
L’identificazione dell’imputato è stata resa possibile da diversi elementi di prova: 1 il
riconoscimento personale ad opera di Ufficiali di P.G. che lo conoscono direttamente, 2 le indagini
di P.G. ed il rinvenimento in possesso dell’imputato di un paio di scarpe identiche a quelle usate dal
soggetto investigato, 3 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di
sicura riferibilità al VV, 4 il riconoscimento compiuto dall’imputato in sede di interrogatorio di se
stesso in quasi tutte le immagini oggetto di contestazione.
8.1 Il teste ZAMPESE ha spiegato la fase iniziale dell’indagine che ha portato all’identificazione di
VV.
La Polizia Giudiziaria genovese aveva notato una certa somiglianza tra l’uomo ritratto nelle
immagini della riunione nel giardino dell’asilo Prato Verde e quello delle foto dei danneggiamenti:
in base ad alcune caratteristiche fisiche e di abbigliamento gli operanti ritenevano che si trattasse
della medesima persona.
Quindi ZAMPESE ed un collega si erano recati a Milano con alcune foto di questa persona e le
avevano mostrate ai colleghi.
Si è già riferito circa le indagini compiute dalla DIGOS di Genova attraverso i colleghi di Milano
che hanno portato alla sicura identificazione di CM quale partecipe dei fatti avvenuti a Genova
durante le manifestazioni contro il Vertice del G8.
Lo stesso teste CAVALLI ha riconosciuto nelle immagini dei fatti investigati anche VV conosciuto
a Milano il 4/9/2001 nelle stesse circostanze della CM, in occasione cioè dello sgombero
dell’edificio di Via La Granche.
Il riconoscimento di VV nelle foto del G8 è avvenuto, come per quello della CM, in epoca
successiva allo sgombero dell’edificio di Via La Granche.
VV e CM sono presenti nelle immagini girate nel giardino dell’asilo Prato Verde [379] insieme ad altre
persone conosciute da CAVALLI e dai suoi colleghi.
I due risultano appartenere al movimento anarchico milanese e vengono riconosciuti con sicurezza
dal teste.
In particolare VV è visibile nel frame 006 con occhiali, orecchino e maglia azzurrognolo violacea e
poi nei frame da 0014 a 0019 in secondo piano seduto dietro una ragazza con i capelli lunghi.
VV viene riconosciuto da CAVALLI:
- nei frame del reperto 192-09 [380], relativi all’arrivo alla stazione di Genova, in particolare nei frame
da 004 a 006 dietro una persona vestita di nero con il cappellino verde e poi nel frame 009 vicino a
AD del Centro Sociale Orsa di Milano;
- nei frame del reperto 192-05 [381], in particolare nei frame da 002 a 006, nei frame 0010, 0012, 0013,
0016 e da 0019 a 0021: si tratta di immagini che riguardano il passaggio dei manifestanti del Blocco
nero in Piazza Manin, dove gli stessi vengono applauditi ironicamente dagli appartenenti alla Rete
LILLIPUT;
- nelle foto dei reperti 104 rullo I foto 014 e 104 rullo F foto 016 [382], relative al ripiegamento dei
manifestanti del Blocco Nero verso San Fruttuoso.
Anche VV venne poi visto presso la casa di Via Raimondi che CAVALLI indicò ai colleghi di
Genova come domicilio della CM.
VV in particolare è visibile nel filmato 03 Raimondi 26/11/01.Avi [383] mentre indossa occhiali ed una
felpa blu con cappuccio e sta parlando con una persona che porta uno zaino sulla schiena.
Presso questa abitazione VV e CM furono visti frequentarsi e vennero arrestati insieme.
8.2 Il teste ZAMPESE ha individuato nel materiale acquisito le immagini relative a VV, identificato
mediante le caratteristiche fisiche ed i particolari dell’abbigliamento.
VV viene ritratto dapprima all’arrivo alla stazione ferroviaria insieme alla CM e ad altre persone e
poi durante la riunione preparatoria presso l’asilo Prato Verde.
Le immagini relative all’arrivo alla stazione Principe alle ore 01.15 del 19 luglio sono contenute nel
filmato reperto 192.09 [384] e mostrano un soggetto stempiato con indosso un cappello che in seguito si
troverà anche nel giardino dell’asilo.
Immagini successive ritraggono VV dietro e a fianco del soggetto con il cappello e poi anche la CM
che è la persona con lo zaino rosso ed un marsupio alla vita.
Il frame 006 mostra VV con gli occhiali.
Durante la riunione preparatoria presso l’asilo (reperto 164-070 foto 17) VV viene individuato per
il viso con il pizzetto, le caratteristiche di essere stempiato e di portare occhiali da vista.
Le immagini ritraggono anche altre persone, una delle quali è l’uomo con il cappello ed un grosso
tatuaggio sul braccio sinistro visto arrivare alla stazione insieme a VV ed alla CM.
Il reperto 143.04 foto 0010 [385] ritrae VV il 19 luglio mentre sale lungo Via Fieschi per recarsi alla
manifestazione dei MIGRANTI del 19: lo stesso si trova al centro della foto, indossa una maglia
rosa, pantaloni verdi ed una felpa blu in vita.
ZAMPESE ha individuato VV in numerose immagini del 20 luglio mentre, unitamente alla CM e
ad altri manifestanti del Blocco Nero percorre diverse vie di Genova arrecando numerosi
danneggiamenti.
La telecamera SAVONAROLA [386] inquadra alle ore 11.54.18 un soggetto travisato che indossa una
felpa, una mascherina bianca e porta degli occhiali (successive immagini mostreranno questi a volto
scoperto e con la stessa felpa annodata al collo, si tratta di VV).
La stessa immagine ritrae sulla destra la CM, che porta una mascherina di plastica trasparente sulla
testa, un foulard di tipo etnico ed una maglia verde.
Alle ore 11.54.35 lo stesso reperto mostra il soggetto maschile di cui sopra di spalle, si notano i
pantaloni verdi ed alcuni particolari della felpa che nella parte posteriore ha un disegno.
In questo momento avviene il saccheggio di un cantiere in Piazza SAVONAROLA
Oltre a CM e VV vi prendono parte attiva anche i soggetti A (con la maglia gialla da portiere di
squadra di calcio), B (con il casco blu con una striscia rossa), C (con il casco arancione, la tuta
azzurra con le maniche più scure).
La foto n. 011 del reperto 88B Manifestazioni G8 [387] mostra VV sulla sinistra con indosso un casco
integrale bianco, una felpa blu munita di cappuccio, nella parte posteriore di questa si vede una
scritta ed un disegno che è lo stesso visto nel filmato di SAVONAROLA.
I pantaloni sono verdi e di fattezza uguali a quanto già visto durante le riprese effettuate il 19, le
scarpe sono marroni di tipo antinfortunistico, porta dei guanti da manovale.
Insieme a VV si notano anche il soggetto B e la CM con mascherina, foulard, maglia e marsupio già
descritti ed il bastone
Questa immagine è successiva a quelle del reperto 120 “primi scontri” ed è stata girata in Corso
Torino all’altezza tra via Pisacane e Via Trebisonda, dove i manifestanti hanno eretto barricate sulla
strada
La foto 006 del reperto 192.05 [388] mostra Piazza Manin all’altezza di Via Arecco ed il contrasto
verificatosi tra manifestanti del Blocco Nero e quelli della rete LILLIPUT.
Si nota un individuo con pantaloni verdi e felpa al collo che viene identificato in VV.
ZAMPESE ha ricordato come al momento dell’arresto a carico di VV venne effettuata una
perquisizione durante la quale vennero rinvenute scarpe identiche a quelle indossate da VV durante
le manifestazioni contro il Vertice del G8.
8.3 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica389, la provenienza di queste è stata chiarita dal teste ZAMPESE [390].
Il C.T. del P.M. ha Dr. CAVALERA ha spiegato di aver avuto a disposizione quattordici figure che
aveva messo a confronto somatico tra loro:
- la figura 1 ritrae il soggetto (A) accucciato e con un casco in testa, del volto sono visibili le
parti comprese tra le sopracciglia e la piramide del naso;
- la figura 2 mostra il soggetto (B) in piedi, a volto scoperto di profilo destro,
- la figura 3 è un fotogramma analogo alla figura 2 (soggetto B) con il capo più ruotato verso
sinistra,
- la figura 4 mostra una posizione quasi frontale del soggetto (C)anche se parzialmente
coperto,
- la figura 5 mostra il profilo destro del soggetto (C),
- la figura 6 mostra il viso del soggetto (D) in posizione frontale di tre quarti sul profilo
sinistro,
- le figure 7 e 8 mostrano il viso del soggetto (E) in posizione frontale di tre quarti sul profilo
destro,
- la figura 9 mostra il viso soggetto (F) in posizione frontale di tre quarti sul profilo destro,
- la figura 10 mostra il soggetto (F) di profilo destro,
- la figura 11 mostra il soggetto (G) in posizione frontale di tre quarti sul profilo destro,
- la figura 12 mostra il soggetto (G) in posizione frontale di tre quarti sul profilo sinistro,
- le figure 13 e 14 sono costituite da due foto di VV usate per la comparazione.
La descrizione delle singole immagini:
la figura 1 è di buon dettaglio, il soggetto presenta:
- le sopracciglia di forma tendenzialmente arcuata,
- il naso con piramide di dimensioni medie,
- l’abbigliamento: casco bianco, integrale, senza visiera, fazzoletto rosso, maglia manica
lunga blu,pantaloni verde militare, scarpe marrone chiaro-beige, guanti da lavoro giallo
viola, occhiali da vista.
Nelle figure 2 e 3 presenta:
- il profilo cranio-facciale di forma tendenzialmente curvilinea,
- i capelli corti, lisci, scuri, linea di intersezione a punta larga, calvizie frontale,
- i baffi di media foltezza,
- la fronte ampia, di tipo tendenzialmente sfuggente (figura 3),
- le sopracciglia di forma tendenzialmente arcuata,
- il naso con piramide di dimensioni medie,
- il mento convesso, di media altezza,
- occhiali da vista.
Nelle figure 4 e 5 presenta:
- il profilo cranio facciale di forma tendenzialmente curvilinea,
- i capelli corti, lisci, scuri, linea d’intersezione a punta larga, calvizie frontale,
- i baffi di media foltezza,
- la fronte ampia, tendenzialmente sfuggente (figura 5),
- le sopracciglia tendenzialmente arcuate,
- il naso con piramide di dimensioni medie,
- la bocca di dimensioni medie,
- il mento tendenzialmente convesso,
- occhiali da vista.
Nella figura 6 presenta:
- il profilo cranio-facciale di forma tendenzialmente curvilinea,
- i capelli corti, lisci, scuri, linea di intersezione a punta larga, calvizie frontale,
- i baffi di media foltezza,
- la fronte ampia, tendenzialmente sfuggente,
- le sopracciglia tendenzialmente arcuate,
- il naso con piramide di dimensioni medie,
- la bocca di direzione orizzontale, labbra di media ampiezza,
- occhiali da vista.
Nelle figure 7 e 8 (foto ravvicinate e simili tra loro) presenta:
- il contorno cranio facciale tendenzialmente poligonale,
- i capelli corti, lisci, scuri, linea di intersezione a punta larga, calvizie frontale,
- i baffi di media foltezza,
- la fronte ampia, sfuggente,
- le sopracciglia arcuate,
- il naso con piramide di dimensioni medie,
- la bocca di direzione orizzontale,
- il mento largo,
- occhiali da vista.
Nelle figure 9 e 10 presenta:
- il profilo del viso tendenzialmente curvilineo,
- i capelli corti, lisci, scuri, linea di intersezione a punta larga, calvizie frontale,
- i baffi di media foltezza,
- la fronte ampia, tendenzialmente sfuggente,
- occhiali da vista.
Nelle figure 11 e 12 presenta:
- il contorno cranio facciale di forma tendenzialmente poligonale,
- i capelli corti, lisci, scuri, intersezione a unta larga, calvizie,
- i baffi di media foltezza,
- la fronte ampia, tendenzialmente sfuggente,
- il mento tendenzialmente largo,
- occhiali da vista.
Nelle figure di comparazione 13 e 14 VV presenta:
- il contorno cranio facciale di forma poligonale,
- i capelli corti, lisci, linea di intersezione a punta larga, calvizie frontale,
- i baffi scarsi (13), più evidenti (14),
- la fronte ampia,
- le sopracciglia di forma arcuata,
- naso con piramide di dimensioni medie, a base rialzata,
- la bocca di direzione orizzontale, labbra di media ampiezza,
- il mento largo e di media altezza,
- occhiali da vista (13).
Il C.T. procedeva quindi ai confronti tra le diverse foto del soggetto investigato con le foto
dell’imputato, le tabelle sintetiche di comparazione sono riportate alle pagine 23 e 24 della
relazione che si riportano di seguito.
“Le immagini dei volti dei soggetti ignoti, “INDIVIDUO” “A”,“B”, “C”, “D”, “E”, “F”,“G”, ritratti nelle fotografie e nei fotogrammi estrapolati dalle immagini video indicate nellapresente relazione tecnica, hanno permesso di evidenziare le seguenti correlazioni somatiche neitermini che seguono:
medesima linea del contorno cranico facciale evidenziata negli individui ”E”, e “G”.
medesima linea del profilo del volto evidenziata negli individui “B”, “C”, “D” ed “F”;
medesima struttura e linea di inserzione dei capelli evidenziata in tutti tranne nell’individuo “A”
presenza di baffi riscontrata in tutti tranne nell’individuo”A”;
medesima conformazione strutturale della fronte evidenziata in tutti tranne nell’individuo “A”
medesimo andamento strutturale delle sopracciglia visibile in tutti tranne negli individui “F”e“G”;
medesima struttura dimensionale della piramide nasale evidenziata in tutti tranne gli individui“F”e “G”;
medesimo andamento direzionale della bocca riscontrabile negli individui “D” ed “E”;
medesima struttura dimensionale del mento evidenziata negli individui ”E” e “G”, per quanto riguarda la morfologia del mento, risulta simile nella forma negli individui “B” e “C”;
accessori: tutti gli individui indossano occhiali presumibilmente da vista.
La comparazione tra i sopraccitati individui ed il volto dell’indagato VV, nato a Calcinate (BG) il 19.06.1973, ha permesso di evidenziare le seguenti correlazioni:
INDIVIDUO “A” e VV:
medesimo andamento strutturale delle sopracciglia;
medesima conformazione della piramide nasale.
INDIVIDUO “B” e VV:
medesimo andamento dimensionale della fronte;
medesima struttura delle sopracciglia e della linea di inserzione dei capelli;
medesima conformazione della piramide nasale;
medesima andamento dimensionale del mento.
NDIVIDUO “C” e VV:
medesimo andamento dimensionale della fronte;
medesima struttura delle sopracciglia e della linea di inserzione dei capelli;
medesima conformazione della piramide nasale;
medesimo andamento dimensionale delle labbra.
INDIVIDUO “D” e VV:
medesimo andamento dimensionale della fronte;
medesima struttura delle sopracciglia e della linea di inserzione dei capelli;
medesima conformazione della piramide nasale;
medesimo andamento strutturale della bocca e delle labbra.
INDIVIDUO “E” e VV:
medesima struttura della linea del contorno cranico facciale;
medesimo andamento dimensionale della fronte;
medesima struttura delle sopracciglia e della linea di inserzione dei capelli;
medesima conformazione della piramide nasale;
medesimo andamento strutturale della bocca e del mento.
INDIVIDUO “F” e VV:
medesimo andamento strutturale della fronte;
medesima struttura della linea di inserzione dei capelli.
INDIVIDUO “G” e VV:
medesima struttura della linea del contorno cranico facciale;
medesimo andamento dimensionale della fronte;
medesima struttura della linea di inserzione dei capelli;
medesimo andamento dimensionale del mento.”
Al termine dell’esame il C.T. esprimeva un giudizio di compatibilità tra le immagini del soggetto
investigato e quelle dell’imputato.
8.4 Durante le indagini preliminari VV è stato raggiunta da misura cautelare personale e, dopo
essersi avvalso della facoltà di non rispondere in occasione dell’interrogatorio di garanzia, ha reso
interrogatorio davanti al P.M.
In quella sede egli si è riconosciuto in quasi tutte le fotografie oggetto di contestazione, foto che lo
ritraggono coinvolto direttamente negli scontri.
Si tratta in particolare delle foto contenute nell’album redatto dalla DIGOS di Genova il 3/10/2002
(da 1 a 40) ed allegato alla nota del giorno successivo e delle foto (da 1 a 26) contenute nell’album
predisposto in data 4/11/2002 ed allegato alla nota DIGOS di Genova del medesimo giorno.
Nel primo album sono contenute fotografie a colori con l’indicazione dei reperti di provenienza.
L’imputato si è riconosciuto in tutte le fotografie eccettuate le n. 15, 16 e 34.
Nel secondo album sono contenute fotografie in bianco e nero provenienti dai filmati della
telecamera del traffico SAVONAROLA,l’imputato ha dichiarato di riconoscersi in tutte le foto di
quest’album.
Dichiarava di essere arrivato a Genova nella notte tra il 18 ed il 19 luglio ed aveva dormito
all’esterno dell’asilo di Quarto.
Il 19 aveva preso parte alla manifestazione dei Migranti e la sera era tornato a dormire all’asilo.
Il 20 aveva preso parte alla manifestazione ed aveva raggiunto il centro con i mezzi pubblici.
Non era a conoscenza del programma delle manifestazioni di quel giorno ed aveva iniziato a
prendervi parte nella zona tra Corso Buenos Aires e Corso Torino intorno alle 12.
Dichiarava di essere stato vestito con pantaloni verde militare a tinta unita e con una felpa blu con
cappuccio ed un disegno di colore bianco sulla schiena.
Indossava un paio di scarpe antinfortunistiche, assumendo che erano diverse da quelle
sequestrategli al momento dell’arresto.
Dichiarava di non voler rispondere a domande relative al coinvolgimento di altre persone, né a
domande relative alla sua partecipazione ad atti di violenza.
Negava di aver detenuto, portato o lanciato bottiglie incendiarie.
8.5 Gli elementi di cui sopra dimostrano con certezza l’identità della persona oggetto di
investigazione con l’imputato VV.
Elemento di prova fondamentale è costituito dalla deposizione del teste CAVALLI che ha
riconosciuto VV nelle immagini del soggetto investigato.
Come nel caso della CM si tratta di prova piena, compiuta da un teste che aveva conosciuto
l’imputato per motivi di servizio e che nelle immagini del G8, viste dopo aver conosciuto
l’imputato, lo aveva ri-conosciuto.
Si tratta di prova che trova un primo riscontro nel risultato della comparazione fisionomica che ha
individuato diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quelle certamente
ascrivibili all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di
compatibilità tra le due figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al VV.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
8.6 Il Collegio ritiene l’imputato responsabile del reato a lui ascritto al capo 17, in esso ritenuto
assorbito il reato contestato al capo 23, nonché dei reati di cui ai capi 18, 19, 20 e 21.
VV compare per la prima volta nelle immagini [391] quando, unitamente alla CM e ad altri con i quali
condividerà il cammino di quel giorno, saccheggia il cantiere della Edil Fari di Piazza Savonarola,
smontandone i ponteggi e traendone corpi contundenti (capo 17 n.2).
Lo si vede poi (ore 11.54.31) sceso dai ponteggi, mentre brandisce il manico di un piccone, porta
dei guanti da manovale ed è travisato da una mascherina bianca.
Si vede VV trattenersi con la CM e gli altri per quasi dieci minuti vicino al cantiere, poi si spostano
dapprima verso Piazza Paolo da Novi e poi in Corso Torino.
Dopo l’arrivo del corteo dello SMASH si rivede VV vicino al Credito Italiano di Corso Buenos
Aires mentre questo viene assalito e distrutto dalla CM e dagli altri a cui VV si accompagna (capo
17 n.3).
Quindi VV, CM ed altri tra cui i soggetti A e B si vedono impegnati nella realizzazione di una
barricata in Corso Torino con i cassonetti, le ringhiere delle aiuole ed altri oggetti prelevati in
Piazza Paolo da Novi e nelle altre strade già percorse (capo 17 n.1).
VV appare essere intento, insieme al soggetto B, a manipolare e poi a dare fuoco ad un copertone.
L’imputato porta i guanti ed ha a disposizione anche una bottiglia dalla quale versa del liquido,
evidentemente infiammabile, sul copertone a cui sta dando fuoco [392].
In questa occasione VV prende parte all’episodio ai danni del fotografo FRASSINETTI, sul quale si
ritornerà al prossimo paragrafo.
A causa dell’avanzata delle Forze dell’Ordine il gruppo dei manifestanti tra cui VV e la CM, oltre ai
soggetti A, B ed E si ritira in Via Montesuello dove si vedono l’imputato e gli altri distruggere a
bastonate e poi incendiare l’auto dei Metronotte (capo 17 n. 4) [393].
Poco dopo VV, sempre in compagnia della CM e degli altri, si trova in Piazza Tommaseo.
Si vede VV con un bastone in mano partecipare all’assalto all’Agenzia n. 84 della Banca CARIGE
(capo 17 n. 5) [394], quindi prendere parte alla contrapposizione con le Forze di Polizia che cercano di
riprendere il controllo della piazza [395].
Poi si allontana e lo si vede in Via Montevideo sempre in compagnia di CM e dei soggetti A, B, C
ed E.
In particolare partecipa alla distruzione ed all’incendio della FIAT Brava di proprietà della WIN
RENT (capo 17 n. 6), le immagini [396] lo ritraggono, sempre con il bastone in mano, vicino all’auto in
fiamme.
Altre immagini mostrano come l’auto sia stata danneggiata ed incendiata materialmente dal
soggetto A e da FA mentre VV si trova nelle vicinanze.
La presenza dell’imputato non appare casuale, né tanto meno penalmente irrilevante perché egli
segue tutto il percorso dei manifestanti del Blocco Nero, prendendo parte attiva alle distruzioni da
questi compiute e risulta pertanto parte integrante di un gruppo che si vede agire di concerto.
La condotta dell’imputato in questo caso vale, quanto meno, a rafforzare il proposito criminoso dei
correi, considerato anche che l’intervento delle Forze di Polizia era tanto più difficile quanto più
grande era il numero dei manifestanti violenti che si trovavano di fronte.
VV si sposta verso l’incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino, seguendo i TAMBURINI.
Questa immagine mostra l’imputato significativamente ancora accanto al soggetto A [397] e non
lontano da FA.
Si vede VV, ancora vicino a FA, allo sbocco del sottopasso in Corso Sardegna [398] mentre vengono
costruite le barricate.
VV porta sempre con sé il bastone ed ha una bottiglia di vetro in mano.
Poi si vede VV, sempre con il bastone in mano ed in compagnia del soggetto A, davanti al Dì per
Dì di Piazza Giusti [399] mentre è in corso il saccheggio del supermercato (capo 17 n. 7).
Da altre immagini risulta come VV e gli altri del suo gruppo passeranno nuovamente da questo
supermercato verso la fine del pomeriggio e qui VV ed un altro vengono fotografati ciascuno con in
mano una bottiglia sottratta all’esercizio commerciale [400].
Prima però di tornare in Piazza Giusti, VV segue il Blocco Nero fino alla zona di Piazza Manin e
Circonvallazione a Monte, dove si verificano altri scontri (capo 17 n. 1) [401].
Infine VV partecipa agli scontri nella zona di San Fruttuoso: lo si vede nelle immediate vicinanze di
una barricata incendiata sul ponte di Terralba [402].
Da quanto sopra risulta evidente la prova della volontaria partecipazione dell’imputato ai gravi,
ampi e reiterati fatti di danneggiamento e di depredazione patrimoniale ascritti a lui e ad altri
imputati.
Non diversamente da quanto già osservato per le condotte della coimputata CM, si deve riconoscere
che VV non agisce in modo isolato, bensì quale membro di un gruppo che si muove in modo
organico e capace di travisarsi, danneggiare, allontanarsi in fetta, danneggiare di nuovo,
contrapporsi e sfuggire alle Forze dell’Ordine.
La condotta dell’imputato deve essere qualificata come devastazione e saccheggio proprio per
l’ampiezza, la sistematicità, la gravità dei danni arrecati e la rilevante turbativa dell’ordine pubblico
provocata.
Risultano integrati, per gli stessi motivi, gli estremi del reato di resistenza aggravata e continuata
contro i pubblici ufficiali (capo 18) che tentarono invano di contrastare questo gruppo di
manifestanti.
Nonostante l’imputato abbia negato l’addebito, VV deve essere ritenuto responsabile anche dei reati
a lui contestati in ordine alla detenzione, al porto ed all’uso di bottiglie incendiarie (capi 19, 29 e
21).
Almeno due immagini lo mostrano in possesso di bottiglie di questo genere: una prima volta
quando versa del liquido infiammabile sul copertone al quale sta dando fuoco in Corso Torino e non
a caso ha le mani protette dai guanti da lavoro, una seconda volta quando si contrappone alle Forze
dell’Ordine davanti al sottopasso di Corso Sardegna, mentre altri imputati, tra i quali FA, stanno
costruendo delle barricate che poco dopo verranno incendiate.
In altre occasioni lo si vede troppo vicino a degli incendi per poter ipotizzare un fatto casuale.
Anche di questi reati, dunque, sono provati tanto l’elemento oggettivo quanto quello soggettivo.
8.7 La rapina ai danni di FRASSINETTI Domenico.
VV viene imputato di questo reato in concorso con ignoti al capo 23.
La descrizione del fatto e della condotta dell’imputato è riportata nella prima parte di questo
capitolo ai paragrafi 14 e 15.
In sintesi si può ricordare che durante la contrapposizione tra componenti del Blocco Nero e le
Forze di Polizia in Corso Torino verso le 12.25 del 20 luglio, uno dei manifestanti indicato come
soggetto A e caratterizzato dalla maglia gialla con il numero “1” rosso sulla schiena prima minaccia
FRASSINETTI Domenico, fotografo free lancer per indurlo a smettere di fotografare lui e gli altri
del suo gruppo.
Quindi, poiché FRASSINETTI continua a scattare fotografie, A ed altri si muovono di corsa verso
di lui, FRASSINETTI si volta e fugge ma scivola e cade, A lo raggiunge e gli strappa la borsa con
apparecchiature fotografiche del valore di circa £. 5.000.000 quindi si allontana verso mare.
Presente alla scena ad una distanza di circa uno o due metri c’è VV, identificato dai particolari
dell’abbigliamento già ripetutamente considerati, che passa accanto ai due a passo normale
dirigendosi verso mare.
Un tentativo di FRASSINETTI di inseguire A con la borsa viene fermato da un altro soggetto, B,
mentre VV si trova vicino.
La dichiarazione di penale responsabilità di VV per il fatto de quo, richiesta dal P.M. ai sensi
dell’art. 110 c.p., trova fondamento invece nella norma dell’art. 116 del codice penale.
Nella specie più persone, tra le quali VV, A e B, stavano commettendo in concorso tra loro i reati di
devastazione e saccheggio e di resistenza contro le Forze dell’Ordine.
Alcuni di essi, tra cui l’imputato, si trovavano dietro una barricata improvvisata (è il momento nel
quale VV e B stanno dando fuoco al copertone) ed erano oggetto dell’attenzione di un gruppo di
fotografi, tra cui Domenico FRASSINETTI, che li fotografava (cfr. le foto scattate dalla P.O.).
A questo punto uno dei manifestanti della barricata, A, minacciava FRASSINETTI e gli altri
intimando loro di smettere di fotografare, quindi B, VV, A e CM saltavano la ringhiera e si
dirigevano di corsa contro i fotografi che scappavano verso monte.
In questo contesto avviene la sottrazione della borsa di FRASSINETTI ad opera di A, che poi viene
aiutato dal soggetto B che ostacola il tentativo di rincorsa di FRASSINETTI.
Durante questo episodio VV passa accanto ai tre, proprio mentre si consuma la rapina.
Appare evidente come questo reato venga commesso durante una sortita di carattere punitivo nei
confronti dei fotografi che ritraevano i manifestanti troppe volte e troppo da vicino.
Quest’attività di carattere minatorio e volta a garantire l’impunità dai reati commessi va ascritta a
tutti i componenti del gruppo degli inseguitori che si muovono insieme, con unità di intenti e verso
un medesimo obbiettivo rappresentato da alcuni fotografi.
Che fossero proprio i fotografi l’obbiettivo dei quattro assalitori si ricava considerando anche che sivede CM rimanere più indietro rispetto agli altri e far roteare il proprio bastone all’indirizzo di
alcuni cine fotoreporter costretti così a spostarsi (reperto 220) e che nel reperto 70H OGGRWB9T,
oltre ad A che affronta FRASSINETTI ormai a terra, si nota B che insegue un altro operatore in
fuga.
La circostanza che VV appaia non prendere parte attiva alla sottrazione della borsa non è decisiva
se si considera che si tratta di reato commesso durante una comune condotta di tipo minatorio
(inquadrabile quanto meno nella fattispecie di cui all’art. 610 c.p.) e che questi si trova
immediatamente vicino alla scena, quindi è in grado con la sola presenza di rafforzare l’efficacia
intimidatoria dell’operato dell’agente.
Il reato realizzato ai danni di FRASSINETTI, per quanto diverso dalla semplice violenza privata,
appare pertanto conseguenza anche dell’azione di VV così come richiesto dall’art. 116 c.p.
Peraltro lo stesso non appare costituire un fatto a sé stante ma deve essere inquadrato, tanto sotto un
profilo materiale quanto sotto un profilo logico, nella più vasta condotta di devastazione e
saccheggio compiuta dall’imputato unitamente ad altri manifestanti del Blocco Nero.
Si tratta in altri termini di fatto rientrante quale elemento costitutivo in un reato più ampio,
complesso e grave, nel quale deve essere dunque ritenuto assorbito.
9. FA viene accusato in concorso con altri del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
42) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani ed alle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), dell’Agenzia Immobiliare FIRPO s.n.c. di Corso Torino n.
51r (n. 2), al danneggiamento ed incendio della FIAT Brava tg. BS 229 MC di proprietà della WIN
RENT (n. 3), al danneggiamento dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti nelle zone di Corso
Sardegna e Piazza Giusti, nonché nella zona di Piazzale Marassi (n. 4 e 9), al danneggiamento totale
e del saccheggio del supermercato Dì per Dì di Piazza Giusti (n.5), al danneggiamento dell’Ufficio
Postale di Corso Sardegna (n. 6), al danneggiamento e saccheggio dell’Agenzia n. 9 della Banca
Popolare di Novara di Via Canevari (n.7), al danneggiamento e saccheggio dell’Agenzia n. 14 della
Banca San Paolo IMI di Via Vinelli n. 5 angolo Via Canevari (n.8) al danneggiamento anche a
mezzo incendio della Casa Circondariale di Piazzale Marassi (n.10).
al capo 43 viene contestato all’imputato, in concorso con altri, il reato di resistenza aggravata e
continuata commesso nelle seguenti zone: Piazza Paolo da Novi, Corso Buenos Aires, Corso
Torino, Piazza Tommaseo, Via Montevideo, Via Tolemaide, Corso Sardegna, Piazza Giusti, Via
Canevari, Piazzale Marassi e Corso Gastaldi.
Ai capi 44. 45 e 46 vengono contestati i reati di detenzione, porto in luogo pubblico ed uso
mediante esplosione di bottiglie incendiarie.
Infine vi è la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 per aver
indossato un fazzoletto sul volto atto a rendere difficoltoso il suo riconoscimento, reato
quest’ultimo, come si è già osservato, estinto per prescrizione.
L’identificazione dell’imputato è stata resa possibile da tre elementi di prova: 1 il riconoscimento
personale ad opera di Ufficiali di P.G. e di testimoni che lo conoscono direttamente, 2 le indagini di
P.G., 3 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità al
FA.
9.1 La teste Maria Cristina MIOLI, responsabile del servizio risorse umane delle Poste di Brescia
escussa all’udienza del 31 maggio 2005, dichiarava di conoscere FA che aveva lavorato come
portalettere presso l’ufficio della teste dal 1996 fino all’ottobre 2001.
Conosceva FA personalmente.
L’uomo era stato assunto con un contratto di formazione lavoro, poi nell’ottobre 2001 si era
dimesso.
La teste spiegava che l’imputato era rimasto assente dal posto di lavoro nei giorni 19 (quando era in
riposo compensativo di festività soppressa), 20 e 21 (quando era in ferie) luglio 2001, riconoscendo
i prospetti delle assenze relative al medesimo negli anni 2000 e 2001 (produzioni P.M. all’udienza
31/5/2005).
Dopo quella data FA non era più rientrato al lavoro fino alle dimissioni dell’ottobre successivo.
La teste ricordava come il FA era piuttosto conosciuto in città per la mansione di portalettere e che
il giorno 21/7/2001, sabato, il Giornale di Brescia aveva pubblicato diverse foto sui fatti accaduti il
giorno precedente a Genova, una delle quali ritraeva una persona che somigliava a FA anche se
aveva il volto coperto (il P.M. ha prodotto una fotocopia della pagina del giornale in questione, la
foto di cui si parla è in alto a sinistra e corrisponde al reperto 70H-OGGS0X7T [403] che ritrae un
giovane mentre colpisce con un calcio la vetrina dell’Agenzia Immobiliare FIRPO).
A seguito della pubblicazione di questa foto alla Polizia Postale erano giunte diverse telefonate di
cittadini che dicevano di riconoscere con probabilità l’uomo fotografato a Genova nel FA.
La foto fu vista un po’ da tutti e ci furono commenti in tal senso anche all’interno dell’ufficio
postale.
Lo stesso giorno, sabato 21 luglio, Agenti della Polizia Postale si erano recati presso l’ufficio
personale ma la teste non era presente.
Successivamente anche la DIGOS aveva chiesto notizia sulla presenza o l’assenza di FA in ufficio
nei giorni delle manifestazioni.
Il lunedì successivo, 23/7/2001, FA avrebbe dovuto riprendere servizio, invece non si presentò
avvisando di essere malato.
Un certificato medico presentato dal giovane ne indicava il domicilio ad Axxxx.
La malattia durò fino alle dimissioni di ottobre.
La teste aveva avuto occasione di parlare con FA per telefono in quel periodo, non ricordava la data
precisa.
Su contestazione di dichiarazioni rese alla Polizia in data 10/6/2003, la MIOLI non escludeva che la
telefonata fosse del 23/7/2001, aggiungendo che se lo aveva dichiarato alla P.G. era un dato
veritiero.
In occasione di quella telefonata FA le aveva parlato del suo stato di malattia ed aveva aggiunto di
essere a conoscenza della pubblicazione di quelle foto sul Giornale di Brescia.
In particolare FA chiese alla MIOLI se l’Autorità Giudiziaria aveva chiesto di lui, perché sapeva
che si sospettava che lui fosse la persona ritratta nella foto.
FA aveva negato il proprio coinvolgimento nei fatti di Genova.
La MIOLI descriveva FA come alto m. 1,75 – 1,80, molto magro, capelli lunghi stile rasta castani,
non ricordava se i capelli avessero o meno un colore compatto.
L’uomo portava i capelli sciolti o legati con un elastico a coda, aveva basette lunghe, non portava
barba né baffi.
FA si vestiva di nero, la teste lo aveva sempre visto vestito di nero con pantaloni, magliette o
maglioni neri.
L’uomo portava gli anfibi e dei braccialetti ad anello cioè dei cerchi che la teste aveva notato perché
erano particolari ed erano parecchi.
FA aveva un tatuaggio nella parte alta di un braccio, la teste non ricordava quale.
Il P.M. le contestava che alla P.G. aveva dichiarato come il tatuaggio fosse sul braccio sinistro.
La teste rispondeva che quando era stata ascoltata dalla Polizia ricordava meglio.
Il FA fumava.
La MIOLI spiegava inoltre di conoscere AS, dipendente dell’ufficio postale di Brescia ed assunta
come FA con un contratto di formazione lavoro e nello stesso periodo dell’imputato.
All’epoca personale della DIGOS le aveva detto che la AS aveva dato ospitalità a FA ma la teste
non li aveva mai incontrati insieme fuori dal lavoro e non sapeva dire se i due si frequentassero.
Quando era stata escussa dalla DIGOS, alla teste erano state mostrate delle foto (riconosciute in
quelle mostratele anche a dibattimento, album prodotto alla medesima udienza) che non aveva mai
visto in precedenza, tranne la n. 5 dell’album che corrispondeva a quella pubblicata sul Giornale di
Brescia.
Era proprio questa la foto della quale aveva parlato durante il colloquio telefonico con FA, il quale a
sua volta era a conoscenza della sua pubblicazione sul giornale.
A dibattimento la teste riconosceva FA anche nelle foto 3 e 4 dell’album [404] (nelle quali tra l’altro il
soggetto viene ripreso con una sigaretta in bocca).
Nella foto n. 5 dell’album (reperto 70H-OGGS0X7T) la teste notava delle somiglianze,
aggiungendo però che il volto appare coperto e che l’uomo è girato.
Però i capelli dell’uomo della foto 5 sono simili a quelli di FA per lunghezza, per acconciatura
nonché nel colore che non è uniforme perché nella parte lunga è più chiaro rispetto alla parte posta
vicino alla testa.
Anche FA aveva capelli di questo colore.
La MIOLI aggiungeva che nella foto 5 si vedono dei braccialetti (al polso destro n.d.r.) e che questi
erano molto simili a quelli di FA, perché si presentano come braccialetti a cerchio e perché sono
tanti.
La MIOLI non ricordava se quando venne escussa dalla DIGOS esaminò la foto n. 6 dell’album,
corrispondente al reperto 70H OGGR3Z14T [405].
Spiegava però come anche in questa immagine i capelli sono somiglianti a quelli di FA anche se il
volto è coperto.
In quest’ultima foto avrebbe avuto difficoltà a riconoscere FA con certezza.
Invece nelle foto reperto 192-14 0006 e reperto 192-14 0007 [406] (foto 1 e 2 dell’album), che
riprendono il soggetto a volto scoperto, la teste riconosceva FA, aggiungendo di individuare anche
le basette del giovane come quelle di FA.
Quando FA indossava magliette a maniche corte si notava il tatuaggio sul braccio che non era
completamente coperto dalla manica.
In entrambe le foto vedeva un tatuaggio fuoriuscire dalla manica della maglietta del soggetto
investigato, così come ricordava accadere per il FA.
Ricordava che FA vestiva di nero sul genere sportivo, l’abbigliamento dell’uomo della foto è simile
per colore e genere a quello che portava l’imputato.
Su domande della difesa la MIOLI spiegava di essere stata capo del personale e per un certo
periodo anche superiore del FA.
Come capo del personale gestiva la contabilità delle presenze e delle assenze in ufficio dei
dipendenti, mentre il superiore diretto dell’imputato ne controllava il lavoro come portalettere.
FA era spesso in malattia.
Il contratto del settore prevede che dopo un anno di malattia (periodo retribuito) l’interessato può
chiedere un’aspettativa non retribuita per motivi di salute.
FA fece un anno continuativo di malattia, poi aveva chiesto un periodo di aspettativa per gravi
motivi di salute.
Questo era avvenuto prima del G8.
Dall’esame del prospetto delle presenze risultava come FA era stato in malattia per un anno fino al
4/9/1999, quindi in aspettativa non retribuita per malattia (sigla MZ) dal 4/9/1999 al 18/8/2000 (nel
prospetto si individua un ulteriore periodo di malattia dal 26/11 al 31/12/2000 n.d.r.).
Nel 2001 FA era stato assente per malattia dal 1° gennaio fino al 12 maggio.
Quindi aveva lavorato fino al 18/7/2001 (nel prospetto si individua un ulteriore periodo di malattia
dal 22/7 al 20/10/2001 n.d.r.).
FA aveva spiegato di avere un problema depressivo ansioso, aveva presentato domanda di
trasferimento a Roma ma questa non era stata accolta.
Il giovane aveva raccontato alla teste di lavorare con la madre.
FA ed altri erano stati assunti in data 2/4/1996 con un contratto di tipo particolare, quale ex
dipendenti dell’azienda MASERATI che aveva chiuso.
Il personale di questa era quindi passato alle Poste e il giovane era stato inviato presso l’ufficio di
Brescia.
Però nella città lombarda FA aveva difficoltà ad ambientarsi e voleva ritornare a Roma.
Durante il servizio alle Poste FA non aveva mai avuto problemi con i colleghi o di carattere
disciplinare.
Il 21/7/2001 la teste era assente e la Polizia Postale aveva contattato il Direttore dell’Ufficio
Postale, Luigi LA SPEME.
Nei giorni seguenti la foto pubblicata dal Giornale di Brescia era stata commentata in ufficio e la
teste vi aveva identificato FA per i capelli che furono la prima cosa a colpirla.
La MIOLI non sapeva che FA avesse intenzione di recarsi a Genova.
Il successivo 23 luglio FA aveva telefonato e parlato con la teste dicendole che lui non c’entrava
con la foto pubblicata sul giornale, anche se la teste non ricordava questo particolare esattamente.
Su contestazione di quanto dichiarato alla P.G. la teste ricordava che FA le disse di essere a
conoscenza dell’esistenza della foto sul giornale che ritraeva un soggetto dalle caratteristiche a lui
molto simili mentre colpisce con un calcio una vetrina.
Il difensore allora mostrava alla teste la foto in cui compare una persona che il difensore stesso
diceva essere simile a FA e che era stata fotografata durante i fatti di Genova (reperto RASTA.jpeg,
prodotto dall’Avv. CRISCI all’udienza del 31/5/2005).
Il difensore domandava alla MIOLI se nella foto vedeva qualcuno con le caratteristiche che aveva
descritto in precedenza come notate nella foto pubblicata sul Giornale di Brescia..
La teste MIOLI indicava nella persona a sinistra delle somiglianze con quella comparsa nella foto
del Giornale di Brescia.
Anche in questa foto i capelli sono predominanti, il volto è coperto.
Non ricordava se durante l’interrogatorio reso alla Polizia, al momento di vedere le foto avesse già
dato o meno una descrizione del FA.
Spiegava che il riconoscimento era partito dalle foto che aveva visto il lunedì sul giornale.
La MIOLI venne ascoltata più volte dalla Polizia, l’ultima volta erano presenti dei P.M. o dei
Poliziotti di Genova.
Durante l’interrogatorio del 10/6/2003 in Questura a Brescia la teste aveva visto le foto dell’album,
in precedenza durante gli interrogatori le avevano mostrato le foto del giornale.
La MIOLI non era in grado di descrivere il tatuaggio del FA perché ne aveva visto solo la parte che
usciva dalla manica della maglietta.
La teste aveva visto FA in maglietta tre o quattro volte e non aveva mai avuto la curiosità di
chiedere a cosa si riferisse il tatuaggio.
Rispondendo ancora a domande del P.M. la MIOLI spiegava che prima che la P.G. le mostrasse le
foto dell’album aveva visto solo quella pubblicata sul Giornale di Brescia.
Vedendo la foto sul giornale la teste aveva pensato che la persona ritratta fosse nel complesso
fortemente somigliante al FA per capelli, corporatura, l’abbigliamento, l’immagine della persona.
I cittadini che telefonarono in sede non parlarono con lei che il giorno 21 luglio era assente.
Il teste Michele ABBATE, Ispettore della DIGOS di Brescia escusso all’udienza del 14 giugno
2005, riferiva delle indagini svolte di iniziativa su questi fatti.
Subito dopo il G8 erano comparse numerose foto sui giornali e alla TV (il Giornale di Brescia, la
Padania, Panorama e su Canale 5).
Il teste era rimasto colpito da una foto che gli sembrava ritrarre persona che aveva già visto a
qualche manifestazione o comunque conosceva per motivi di lavoro.
La foto ritraeva un giovane mentre colpisce con un calcio una vetrina già danneggiata, il giovane ha
i capelli lunghi tipo rasta.
ABBATE riconosceva la foto in questione nel reperto 70H-OGGS0X7T.
Dopo qualche giorno di riflessione si era ricordato di una persona con quelle caratteristiche vista in
divisa da portalettere.
Svolse pertanto degli accertamenti presso il locale Ufficio Postale per verificare se riconoscevano il
soggetto.
Durante gli accertamenti il teste si accorse che in quegli ambienti c’erano già voci di un possibile
coinvolgimento del portalettere in quei fatti.
Ottenne il nome del giovane che era FA.
Dagli atti risultò che FA era comparso il 30/4/2001 in occasione di un incontro presso il centro
sociale auto gestito di Brescia Magazzino 147, incontro che aveva per oggetto la globalizzazione e
il G8 di Genova.
Presso il domicilio del FA venne individuata l’auto che il 30/4/2001 era stata vista presso il
Magazzino 147.
FA non venne visto tornare a prendere l’auto e la Polizia chiese un decreto di perquisizione.
Durante i giorni del vertice G8 (19-21/7/2001) FA risultava assente dal lavoro per un permesso e
poi si era messo in malattia dal 23 luglio.
ABBATE contattò la responsabile dell’ufficio del FA e fece svolgere indagini dai propri dipendenti
PASASEO e DELLIROCCIOLI.
In un primo tempo venne accertato che FA aveva mandato un certificato medico con la diagnosi di
stato depressivo ansioso e prognosi di 15 giorni.
In seguito FA aveva telefonato all’ufficio postale (centro di meccanizzazione) manifestando la
propria preoccupazione per essere stato individuato in alcune foto, spiegando che non sarebbe più
ritornato a Brescia per timore di essere riconosciuto.
In via Solferino 55, palazzo dove domiciliava FA, risultava domiciliata anche un’altra dipendente
delle Poste, AS, ciò era stato accertato presso l’ufficio postale.
La AS risultò essere stata assente dal lavoro nei giorni 20 e 21/7/2001 ed era poi rientrata in servizio
il 23.
Rispondendo al difensore il teste dichiarava di aver visto personalmente FA una volta a Brescia.
Il giovane girava su di un ciclomotore in divisa da portalettere, il teste fu colpito dai capelli lunghi
fino al fondo schiena del FA.
ABBATE vide nella città di Brescia anche altre persone con i capelli così ma mai in divisa come
FA.
Nella foto del giornale, comparsa il giorno dopo i fatti, il teste riconobbe FA dalla particolarità dei
capelli.
Personale dipendente dal teste si recò all’ufficio postale e riferì che in quell’ufficio c’era un certo
interesse per quella foto.
La Questura di Roma indicò l’esistenza di precedenti di polizia e penali del FA.
Il teste Aldo PASASEO, Assistente di Polizia appartenente alla DIGOS Brescia, confermava l’esito
delle indagini svolte su FA, quindi l’assenza di questi dal servizio nei giorni 20-22 luglio 2001 e poi
il suo mancato rientro a causa di malattia.
PASASEO parlò con la direttrice Cristina MIOLI che aveva ricevuto segnalazioni analoghe a quelle
ricevute dalla Polizia.
La residenza di FA risultava ad Axxxx, il domicilio indicato al lavoro era presso la AS, i due erano
molto amici.
Rispondendo al difensore PASASEO aggiungeva che la MIOLI diceva di aver ricevuto delle
telefonate su FA.
Sempre dalla MIOLI venne a sapere che FA riceveva la posta presso la AS.
Secondo la MIOLI i due erano domiciliati insieme.
PASASEO acquisì i tabulati relativi alle assenze del FA.
9.2 Il teste ZAMPESE ha individuato nel materiale acquisito le immagini relative ad FA,
identificato mediante le caratteristiche fisiche ed i particolari dell’abbigliamento e degli accessori.
Questi porta sempre [407] con sé uno scudo blu con lo stemma di una casa automobilistica
(CHRYSLER) costituito da un pentagono bianco nel quale è inserita una stella a cinque punte.
Sulla parte bianca vi è una scritta fatta con il nastro rosso, la scritta raffigura una “A”.
Da altre immagini si vede come lo scudo sia munito di un’impugnatura interna fissata sulla
superficie esterna da due pezzi di legno [408], l’impugnatura interna è fatta di nastro adesivo marrone o
da pacchi [409].
Questo scudo appare per le sue caratteristiche come unico nel materiale fotografico e filmico
acquisito e risulta sempre nella disponibilità di un solo soggetto.
Il soggetto in questione [410] indossa scarponcini neri, pantaloni neri attillati, capelli lunghi con coda,
basette lunghe, su entrambe le braccia ha dei tatuaggi (in questa foto si vede il braccio destro),
maglione, maglia nera con dei disegni (in successiva immagine, reperto 70H-OGGS0X7T, si nota
trattarsi di un volto bianco con sopra una scritta bianca), in questa immagine il soggetto si sta
travisando con un fazzoletto scuro.
Le medesime caratteristiche fisiche e di abbigliamento si notano nella foto reperto 25 0059 ripresa
in Via Montevideo davanti alla Sixt Rent, oggetto di devastazioni da parte dei manifestanti del
Blocco Nero.
Nella foto reperto 70H-OGGS0X7T oltre ai particolari della maglietta si notano i capelli raccolti,
alcuni braccialetti al polso destro, un tatuaggio sul braccio sinistro che fuoriesce dalla manica corta,
la felpa legata in vita è la stessa vista in altre immagini lungo l’intero percorso seguito dal soggetto.
La foto reperto 192.25 0026 mostra l’acconciatura particolare dello stesso tipo di quella già vista,
un braccialetto al polso sinistro, un tatuaggio al braccio sinistro.
Si tratta di fotografia ritratta in Piazza Paolo da Novi.
In altra foto relativa a questo momento [411] si nota lo scudo della CHRYSLER appoggiato per terra.
Nella foto reperto 120 Piazza Giusti scontri RP14 si vede il soggetto con le medesime
caratteristiche, porta lo scudo, ha il giubbotto alla vita, un braccialetto al braccio sinistro.
Si tratta di immagine ripresa davanti al Dì per Dì di Piazza Giusti.
9.3 L’imputato è stato raggiunto da misura cautelare personale e durante l’interrogatorio di garanzia
si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Analogo diritto ha esercitato nel successivo interrogatorio davanti al P.M. quando ha comunque
rilasciato spontanee dichiarazioni.
Egli affermava di non comprendere i motivi per i quali era detenuto, dichiarava di aver sempre
lavorato e di essersi sempre impegnato nel sociale, negava di essere persona pericolosa o violenta.
Spiegava di aver partecipato a varie manifestazioni senza mai creare problemi.
Aggiungeva di vestirsi di nero da anni perché si ispira ad una corrente umanista “dark”.
9.4 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica [412], la provenienza di queste risulta dall’esame degli atti [413].
Il C.T. del P.M. Dr. Damiano CAVALERA ha redatto la relazione datata 16/4/2002 per la quale
aveva ricevuto tre immagini del soggetto investigato ed una quarta di confronto.
La figura 1 (soggetto A) ritrae una persona ripresa di tre quarti, travisata da un fazzoletto che arriva
sul volto alla metà del dorso nasale.
Il soggetto presenta:
- i capelli corti nella zona frontale e temporale, di forma ondulata, colore castano, basette
lunghe,
- trecce di colore castano chiaro, pettinatura tipo rasta,
- la linea di intersezione dei capelli sulla fronte e sulle regioni temporali,
- la fronte larga e alta,
- le sopracciglia di forma rettilinea, mediamente folte,
- gli occhi di direzione lievemente obliqua verso l’esterno con apertura tendenzialmente
stretta,
- il naso con radice della piramide larga,
- l’orecchio sinistro tendenzialmente lungo,
- sulla pelle del braccio sinistro una macchia di forma triangolare, presumibilmente un
tatuaggio.
La comparazione della figura 1 con la foto dell’imputato (figura 4) consentiva di individuare i
seguenti elementi di omogeneità:
- la linea di intersezione dei capelli sulla fronte e l’attaccatura dei capelli sulle regioni
temporali destra e sinistra,
- la fronte larga e alta,
- le sopracciglia rettilinee e mediamente folte,
- gli occhi obliqui verso l’esterno con apertura tendenzialmente stretta,
- il dorso nasale con lobulo largo e radice larga,
- distanza naso-labiale lunga (figura 4), nella figura 1 non si vede,
- padiglione auricolare di tipo lungo.
Il C.T. esprimeva un giudizio di compatibilità parziale.
Il C.T. P.M. Dr.ssa Daniela CAMPASSO ha spiegato di aver esaminato e firmato la consulenza del
9/7/2003 su FA compiuta dall’Assistente LEMBO con immagini fornite dalla DIGOS.
La collaborazione tra i due C.T. aveva comportato una pluralità di esami e quindi di valutazioni
delle immagini oggetto di investigazione, quindi dei caratteri morfologici delle figure, quindi veniva
realizzata una tabella con l’espressione di un giudizio su ciascuna immagine.
Analoghe attività venivano poi compiute sul materiale di raffronto.
Infine vi era stato un incontro conclusivo con l’espressione di un giudizio finale.
La Dr.ssa CAMPASSO aveva firmato la relazione finale perché aveva partecipato attivamente
all’attività tecnica, quindi faceva proprio il giudizio espresso.
Le prime cinque immagini della relazione 9/7/2003 sono tratte da un CD consegnato dalla DIGOS.
Le foto 1, 2 e 4 sono immagini digitali, non estrapolate da video, hanno una buona risoluzione, le
foto 3 e 5 sono estrapolate da video, la risoluzione è sufficiente, ma non buona come in 1, 2, 4.
I soggetti ritratti sono stati indicati con le lettere da A ad E.
La figura 1 (soggetto A in piedi di profilo destro, in terzo piano, reperto 132 foto 53) presenta:
- una macchia sul muscolo brachiale del braccio destro, presumibilmente un tatuaggio,
- la linea del profilo cranio facciale rettilinea,
- i capelli corti nella zona frontale temporale,
- i capelli lunghi nella zona parietale e raccolti a coda formata da treccine tipo rasta,
- la fronte alta, rettilinea,
- l’orecchio ovale con lobo discendente,
- le sopracciglia mediamente folte, tendenzialmente rettilinee,
- il naso con dorso schiacciato, pinne abbastanza divaricate, lobulo largo,
- la distanza naso-labiale lunga,
- il mento tendenzialmente convesso,
- prognatismo, cioè l’evidenziazione del muscolo della mandibola spinto in avanti rispetto alla
linea frontale.
La figura 2 (soggetto B in posizione dinamica, volto in parte travisato, pochi somatismi analizzabil,
reperto 70H OGGS0X7T) presenta:
- i capelli con attaccatura a forma di punta come per A, corti sulla fronte e nelle regioni
temporali,
- i capelli lunghi e a coda con treccine rasta nella zona parietale,
- la fronte alta, rettilinea,
- l’orecchio tendenzialmente ovale,
- una macchia scura al braccio sinistro, presumibilmente un tatuaggio.
La figura 3 (soggetto C di profilo sinistro, reperto 192.14 frame 0007) presenta:
- il profilo cranio facciale rettilineo,
- i capelli come A e B,
- la fronte alta, rettilinea, di direzione intermedia,
- l’orecchio di forma ovale, lobo discendente,
- le sopracciglia mediamente folte, forma tendenzialmente rettilinea,
- il naso con dorso schiacciato, lobulo largo,
- la distanza naso-labiale lunga,
- il mento convesso,
- sul braccio sinistro, nella regione del muscolo brachiale la presenza di una macchia scura,
presumibilmente un tatuaggio.
La figura 4 (soggetto D in secondo piano a sinistra della foto, volto parzialmente coperto, reperto
235 foto 17) presenta:
- il contorno cranio facciale tendenzialmente ovale,
- i capelli come A, B, C,
- la fronte alta,
- le sopracciglia mediamente folte, tendenzialmente rettilinee,
- il naso con radice ampia, dorso ampio tendenzialmente largo.
La figura 5 (soggetto E di profilo, reperto 192-25 frame 0028) presenta:
- una macchia sul braccio sinistro all’altezza del muscolo brachiale, presumibilmente un
tatuaggio,
- il profilo cranio facciale rettilineo,
- i capelli come i precedenti,
- la fronte alta, di direzione intermedia, rettilinea,
- l’orecchio ovale, lobo discendente,
- le sopracciglia mediamente folte, tendenzialmente rettilinee,
- il naso con lobulo largo, dorso tendenzialmente schiacciato,
- la distanza naso-labiale lunga,
- il mento tendenzialmente convesso.
Le immagini di comparazione di FA (si tratta di tre foto di fronte, di profilo destro, di profilo
sinistro) presentano:
- il contorno cranico ovale (foto frontale),
- il profilo cranio facciale rettilineo (foto di profilo),
- i capelli corti,
- la fronte alta, di direzione intermedia, forma rettilinea,
- l’orecchio ovale, lobo discendente,
- le sopracciglia mediamente folte, di direzione rettilinea,
- gli occhi di direzione obliqua esterna, palpebra ricoperta,
- il naso a dorso schiacciato, radice larga, lobulo grosso,
- la distanza naso-labiale lunga
- la bocca tendenzialmente concava in basso,
- il mento convesso,
- un lieve prognatismo (foto di profilo) con la mascella lievemente avanzata rispetto al piano
frontale,
- sul braccio destro un tatuaggio composto da una spada intersecata da un’ellisse e da una
figura forse di drago,
- sul braccio sinistro un tatuaggio più complesso, costituito da un teschio con corna, altri
tatuaggi e punte di lancia.
Venivano svolti per ciascuna immagine del soggetto investigato dei confronti con quelle
dell’imputato.
Durante questi confronti non sono stati rinvenuti elementi di esclusione tra le foto dei soggetti
investigati e quelle di FA.
I giudizi dipendono dalla qualità delle immagine, nonché dalla quantità di elementi somatici visibili
e comparabili
Gli elementi morfologici strutturalmente compatibili tra le singole immagini del soggetto
investigato e quelle dell’imputato sono i seguenti.
Per la figura 1:
- la linea del profilo cranio facciale rettilinea,
- l’attaccatura dei capelli a forma di punta,
- la fronte di direzione rettilinea,
- le sopracciglia di direzione rettilinea
- la struttura del naso con radice e dorso schiacciati, pinne divaricate, lobulo largo,
- la morfologia del mento convesso,
- il tatuaggio sul braccio destro.
Il C.T. esprimeva un giudizio di compatibilità.
Per la figura 2:
- la linea di attaccatura dei capelli a forma di punta,
- la direzione della fronte,
- l’orecchio ovale,
- il tatuaggio sul braccio sinistro
Il C.T. esprimeva un giudizio di similarità.
Per la figura 3:
- la linea di contorno del cappellizio, la linea di attaccatura dei capelli a forma di punta,
- la fronte alta e rettilinea,
- le sopracciglia di direzione rettilinea,
- il naso con radice e parte apicale del dorso schiacciati.
Mentre l’orecchio e la bocca non appaiono giudicabili.
Il C.T. esprimeva un giudizio di similarità.
Per la figura 4:
- la linea del profilo cranico facciale,
- la linea di attaccatura dei capelli a forma di punta,
- la fronte di direzione rettilinea,
- il naso con struttura come descritta per D,
- le sopracciglia di direzione retta,
- la distanza naso-labiale,
- il lieve prognatismo,
- il mento piuttosto convesso,
- il tatuaggio sul braccio sinistro.
Il C.T. esprimeva un giudizio di compatibilità di buon grado
Per la figura 5:
- la linea del profilo cranio facciale,
- la linea di attaccatura dei capelli,
- la direzione della fronte,
- la morfologia generale dell’orecchio, ovale con lobo discendente,
- le sopracciglia con direzione rettilinea,
- il naso con struttura con lobulo largo, pinne divaricate, radice e dorso schiacciati,
- la distanza naso-labiale alta,
- il mento convesso,
- il tatuaggio sul braccio sinistro.
Il C.T. esprimeva un giudizio di compatibilità.
Rispondendo alle domande della difesa la C.T. dichiarava che quello di similarità è un giudizio che
rientra nella compatibilità parziale ma non raccoglie un numero sufficiente di elementi per
formulare un giudizio positivo di comparazione.
Tra le spiegazioni fornite, il C.T. riferiva che la figura 3 a pag. 9 (soggetto C reperto 192.14 frame
0007) mostra una macchia sul braccio sinistro.
Il C.T. in proposito dichiarava di non essere in grado di individuare la posizione del sole, quindi
l’angolazione della luce e di eventuali ombre.
Al di sotto della manica della maglietta vi è una linea di ombreggiatura scura, perché la maglietta
non copre tutta la linea.
La forma dell’ombreggiatura non appare particolarmente definibile, corre lungo il braccio.
Esaminando il tatuaggio sul braccio sinistro di FA (pag. 15 della relazione), la teste la definiva una
figura demoniaca, contornata da disegni etnici e da lance.
Il C.T. non poteva esprimere un giudizio di confronto tra la parte bassa di questo tatuaggio sul
braccio del FA e la macchia che si vede sul braccio di C perché quest’ultimo non è ben visibile
Il C.T. del P.M. Assistente Maurizio LEMBO confermava i giudizi espressi nella relazione del
9/7/2003, di cui sopra, quindi prendeva in esame la macchia visibile sul braccio sinistro del soggetto
C (figura 3) che riteneva presumibilmente un tatuaggio.
Spiegava che questa macchia ha una morfologia generica, non descrivibile perché la definizione
dell’immagine è scarsa.
Il difensore, sia in sede di escussione del C.T. sia in sede di discussione finale, sosteneva che questa
linea abbia una forma lineare da nord a sud.
Chiedeva quindi una descrizione della parte inferiore del tatuaggio che si vede sul braccio sinistro
di FA (a pag. 15 della relazione).
Il C.T. rispondeva che il tatuaggio ha varie forme morfologiche.
Sulla parte finale in basso spiegava come questo tatuaggio non ha una forma morfologica separata
tale che si possa dare un giudizio per quanto riguarda le caratteristiche geometriche, in altri termini
non riusciva ad indicare una forma geometrica (triangolare, quadrata, ovale).
Il tatuaggio rappresenta una spada e probabilmente un drago, la sua parte finale è un semicerchio,
un cerchio, una zona ellittica.
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[362] Si trovano in forma digitale nell’allegato 7 delle produzioni del P.M. che contiene tutte le relazioni. Una copia della
relazione concernente ciascun imputato si trova anche nel suo DVD personale.
[363] Si tratta rispettivamente del reperto 88D-I_7v che si trova nel 5° DVD CM cartella “elenco di selezione ordinata” al
n. 181 delle produzioni P.M. e del reperto 120 primi scontri RP 44 al n. 048 della medesima cartella.
[364] Si trova al n. 049 della cartella “elenco di selezione ordinata” del 5° DVD CM VV.
[365] Si trovano nel 5° DVD CM VV.
[366] Si trovano nel 5° DVD CM VV.
[367] Si trovano nel 5° DVD CM VV.
[368] Si trovano nel 5° DVD CM VV .
[369] Si trovano nell’allegato 9 delle produzioni del P.M.
[370] Si trova nel 1° DVD CM VV.
[371] Si trovano nel 5° DVD CM VV cartella OCP Via Raimondi 22.11.01.
[372] Si trovano nel 5° DVD CM VV cartella OCP Raimondi 26.11.01.
[373] Si trova nel 2° DVD CM VV.
[374] Si trovano nel 5° DVD CM VV e sono provenienti dalla DIGOS di Milano.
[375] Si trova nel 5° DVD CM VV.
[376] I tre documenti relativi si trovano nel 5° DVD CM VV.
[377] ZAMPESE ha spiegato la provenienza del materiale fotografico e filmico relativo a CM e delle foto del soggetto
ignoto investigato usate per la comparazione:
- le foto contenute a pag. 9 nella relazione comparativa della Polizia Scientifica datata 18/12/2001 sono state acquisite
dalla DIGOS di Genova (si tratta della foto del soggetto davanti al carcere reperto 88D-I_7v e di una foto tratta dal
filmato del sopralluogo 22/11/2001 in via Raimondi);
- le foto contenute a pag. 4 della relazione comparativa della Polizia Scientifica datata 27/5/2002 sono state in parte
estrapolate dal filmato reperto 164.070 di Luna Rossa, estrapolazione compiuta dalla DIGOS e in parte sono le
immagini del sopralluogo del 22/11/2001 già usate precedentemente;
- nella relazione comparativa della Polizia Scientifica datata 28/5/2002 vi è il frame 0007 del reperto 164-043 di Luna
Rossa e materiale già usato in precedenza, vi è un particolare del viso utilizzato dalla Scientifica.
[378] Il C.T. ha spiegato che le qualificazioni del viso sono tre: ovoidale, ellissoidale e poligonale.
[379] I frame del reperto 164-070 si trovano nel 5° DVD CM VV.
[380] Si trovano nel 5° DVD CM VV.
[381] Si trova nel 5° DVD CM VV.
[382] Si trovano nell’allegato 9 delle produzioni del P.M.
[383] Si trova nel 2° DVD CM VV.
[384] Si tratta di un reperto acquisito presso il TPO di Bologna, che si trova nel 2° DVD CM VV, i relativi frame si
trovano nel 5° DVD relativo ai due imputati.
[385] Si trova nel 5° DVD CM VV.
[386] Vedi il reperto 57A clip 68.
[387] Si trova nel 5° DVD CM VV cartella “selezione ordinata” al n. 073.
[388] Si tratta di un reperto acquisito presso il TPO e contenuto nel 5° DVD CM VV.
[389] Il documento relativo si trova nel 5° DVD CM VV.
[390] Nella relazione 11/11/2002 a pag. 5 vi è una foto (figura1) proveniente dal reperto 232, a pag. 6 vi sono due foto
(figure 2 e 3) che provengono dal reperto 192.5 TPO, a pag. 7 due foto (figure 4 e 5) che provengono dal reperto
164-070, a pag. 8 (figura 6) il frame 004 del reperto 143.14, a pag. 9 due foto (figure 7 e 8) tratte dal reperto 192.9 TPO,
a pag. 10 due foto (figure 9 e 10) tratte dal reperto 143.04.
[391] Telecamera del traffico SAVONAROLA reperto 57A clip 67 e 68.
[392] Reperto 70H-OGGS34JS nel 5° DVD CM VV cartella “selezione ordinata” al n. 072, si tratta di foto nella quale
l’imputato si è riconosciuto (foto 10 dell’album 3/10/2002).
[393] Reperto 235 foto 11, reperto 186-0284).
[394] Reperto 49 foto 38 nel 5° DVD CM VV cartella “selezione ordinata” al n. 094, si tratta di foto nella quale l’imputato
si è riconosciuto (foto 21 dell’album 3/10/2002) e reperto 49 foto 40.
[395] Reperto 70H-OGGSOHTT, filmato reperto 210, reperto 135 0024 7579.
[396] Reperto 236, reperto 70H-19 OGH538LS, foto quest’ultima nella quale l’imputato si è riconosciuto (fot 25
dell’albume 3/10/2002).
[397] Reperto 133 foto 8.
[398] Reperto 70H OGGRZ14T, foto nella quale l’imputato si è riconosciuto (foto 27 dell’album 3/10/2002).
[399] Reperto 163 006.
[400] Reperto 104 rullo I foto 014.
[401] Reperti 164 43, 164 154, 192-5, 104 rullo F foto 016.
[402] Reperto 104 rullo I foto 025.
[403] Si trova nel DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 023
[404] Si tratta dei reperti 192-25 0028 e 0029, cartella “selezione ordinata” ai n. 020 e 021.
[405] Si trova nel DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 058, si tratta dell’immagine che ritrae il soggetto
investigato mentre insieme ad altri posizione un cassonetto, con all’interno delle tavole di legno, davanti al sottopasso
lato Corso Sardegna, sulla destra si vede anche VV.
[406] Ibidem ai n. 008 e 009.
[407] Si veda ad esempio il reperto 25 frame 0059, nel DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 035.
[408] Reperto 65D – G812, ibidem al n. 088.
[409] Reperto 25 0046, ibidem al n. 032.
[410]Reperto 132 foto 53, ibidem al n. 005.
[411] Reperto 214 ritratta dal teste DAGNINO G.B., ibidem al n. 010.
[412] Le due relazioni si trovano nell’allegato 7 delle produzioni del P.M.
[413] Nella relazione del 16/4/2002 a pag. 4 reperto 70H-OGGRZ14T, si tratta di foto ripresa all’uscita su Corso Sardegna
del sottopasso, a pag. 5 vi è la foto reperto 132 foto 53 ritratta in Piazza Paolo da Novi, a pag. 6 vi è la foto reperto 70HOGGS0X7T
ripresa alla vetrina dell’Agenzia FIRPO, a pag. 7 la foto frontale di FA proveniente dalla carta di identità
(n. 002 della cartella “selezione ordinata”) usata per la comparazione.
Nella relazione del 9/7/2003 a pagina 3 vi sono cinque diverse foto: la figura 1 è il reperto 132 foto 53, la figura 2 è il
reperto 70H OGGS0X7T, la figura 3 è il reperto 192.14 frame 0007, la figura 4 è il reperto 235 foto 17, la figura 5 è il
reperto 192-25 frame 0028;
a pagina 13 vi sono tre ulteriori immagini tratte dal reperto 192-25,
a pagina 15 le foto di FA ritratte presso la sua abitazione durante l’esecuzione della misura degli arresti domiciliari il
21/6/2003 su provvedimento dell’A.G., foto effettuate dalla Polizia Scientifica di Roma.