PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni
12.2 Il corteo delle Tute Bianche - gli imputati > > > > > > > > > > 1 | 2 | 3
17.4 Gli elementi di prova raccolti consentono di ritenere provate le condotte ascritte al DRF ai
numeri 1, 2 e 3 del capo 55 da qualificarsi, per i motivi già esposti come reato di cui agli articoli 81,
635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 c.p., nonché ai capi 56 e 57.
Egli è uno dei componenti del corteo delle Tute Bianche e, dopo la carica di Via Tolemaide,
partecipa fin dall’inizio agli scontri con i Carabinieri nelle Vie Casaregis e D’Invrea.
Lo si nota già all’incrocio tra Via Tolemaide e Via Casaregis mentre si contrappone ai Carabinieri
che entrano per la prima volta in quest’ultima strada (reperto 164.133), lo si rivede arretrato in
Piazza Alimonda mentre i manifestanti si riorganizzano e poi cominciano ad avanzare respingendo i
militari.
DRF è nelle prime file e lo si vede, travisato con il casco, mentre spinge in avanti un cassonetto
giallo (reperto 164.133 frame da 0010 a 0020) e poi lancia qualcosa in direzione di Via Casaregis
(reperto 41.1 a 00.07).
Quindi DRF avanza con gli altri in Via Casaregis dove si contrappone ai militari (164.133 frame
0015-0018 e 0030-0042), viene interessato dalle veloci cariche dei blindati ed è costretto ad
arretrare nella parte di ponente di Via D’Invrea dove viene inseguito anche da un Carabiniere a
piedi (164.133 00.42).
Partecipa alla nuova avanzata dei manifestanti dapprima lungo Via Casaregis, dove lo si nota con
un oggetto in mano e poi effettuare un lancio contro i blindati (si vedano tra le altre le immagini del reperto 237 00.29 e 00.54), poi in Via Tolemaide, dove lo si vede (filmato reperto 164 65 da 01.02,
filmato reperto 151-29 La7) ancora lanciare sassi contro i blindati in fase di arretramento, fino a
raggiungere Corso Torino dove continua ad effettuare lanci contro i blindati che arretrano (filmato
reperto 192-25 a 07.12, filmato e frame reperto 164 48).
Qui DRF prende parte all’assalto al veicolo rimasto in panne (filmato reperto 164.133 da 35.05 a
43.20 e filmato reperto 237 a 02.05) mentre l’equipaggio si trova ancora a bordo del mezzo e i
manifestanti lanciano oggetti contro lo stesso.
Egli si contrappone ai militari sopraggiunti a prestare soccorso ai colleghi (filmato 164.133 a 12.39
e frame 0059-0064).
Quindi lo si vede prendere parte al tentativo di rovesciare il blindato (foto reperti 88C Olympia13,
65F Olympia044 e 70H OGGSBTUS), far parte del gruppo di persone che nello slargo si
contrappongono ai militari arretrati nel tratto alberato di Corso Torino (foto reperto 88C
Olympia42), quindi trattenersi nei pressi del blindato ormai in fiamme, dove raccoglie da terra un
oggetto (reperto 164 148 frame 0039-0045, foto reperto 197 camionetta 1, filmato reperto 192.25 a
17.16).
A seguito dell’avanzata delle Forze dell’Ordine, DRF si ritira con gli altri verso levante su Via
Tolemaide e Corso Gastaldi, per poi partecipare alla controffensiva che alle 17.22 respinge gli
Agenti di nuovo all’incrocio con Corso Torino.
Si vede DRF avanzare con gli altri (tra i quali è ancora presente Carlo GIULIANI cfr. foto reperto
212 – g33_morto) ed ingaggiare una colluttazione con due Agenti di Polizia (foto reperti 70H
CD27-OGGS9TNT, 88E-60 e 88E-61).
Infine DRF è presente in Piazza Alimonda dove non prende parte all’assalto al DEFENDER, ma lo
si vede protestare a gran voce per il grave fatto di sangue (frame reperto 181-11 Terra).
Vanno pertanto ritenute provate le condotte volontarie con le quali DRF danneggia ripetutamente
gli arredi urbani (i cassonetti 55 n. 1) ed i veicoli (55 n. 2) dell’Arma dei Carabinieri, compreso
quello rimasto in panne in Corso Torino (55 n. 3), nonché la ripetuta contrapposizione con le Forze
dell’Ordine che integra gli estremi dei due reati di resistenza a pubblico ufficiale contestati (capi 56
e 57).
Si deve aggiungere che solo la prima parte della condotta di resistenza contestata a DRF al capo 56
può considerarsi esente da pena in virtù della causa di giustificazione di cui all’art. 4 D. Lgs. Lgt
288/1944 a causa dell’arbitrarietà del comportamento tenuto fino ad un certo momento dai
Carabinieri.
Si tratta in particolare delle condotte di resistenza verificatesi fino al momento in cui i manifestanti
ritornarono nello slargo di Corso Torino con esclusione dell’attacco al blindato in panne.
Da quest’ultimo episodio in avanti le condotte tenute dall’imputato non possono più ritenersi
giustificate e integrano pertanto i due reati contestati.
18. A DAAF viene contestato, in concorso con altri, il reato di devastazione e saccheggio aggravato
(capo 55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3), nonché dell’auto Peugeot 205 GTI tg GE
B23546 di proprietà di GHAOUI Chokri (n.4).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Via Casaregis, Via Tolemaide, Corso
Torino e Corso Gastaldi e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC
fermo all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Vi è poi la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla
partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto
(con un casco da motociclista ed una maglietta), reato che risulta peraltro già estinto per
prescrizione [521].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 il
riconoscimento personale ad opera di Ufficiali di P.G. che lo conoscono personalmente, 2 il
sequestro presso la sua abitazione di capi di abbigliamento ed oggetti portati dal soggetto ritratto
nelle immagini degli scontri, 3 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con
altre di sicura riferibilità al DAAF.
18.1 Il teste Francesco FERRO dipendente della DIGOS di Rovigo da circa dieci anni ha dichiarato
di avere svolto indagini in relazione agli scontri a margine del G8 su richiesta dei colleghi di
Genova.
Egli ed altri colleghi avevano preso in esame numerose foto ritraenti persone diverse, ricevute su
supporto digitale ed avevano riconosciuto immediatamente il DAAF, cittadino brasiliano.
FERRO precisava di conoscere l’imputato da almeno un paio d’anni prima del G8 e di averlo
incontrato spesso anche in occasione di manifestazioni di piazza, quando i due si incontrano a
Rovigo si salutano.
Riferiva ancora che nel 2001 DAAF frequentava un Centro Sociale di Rovigo (SAMIR) dove il
teste e i suoi colleghi lo avevano controllato.
Dagli atti della DIGOS di Rovigo risulta che il DAAF era venuto a Genova per il G8, dove alcuni
colleghi del teste lo avevano visto arrivare alla stazione.
FERRO riconosceva la foto esaminata a Rovigo nel reperto “foto 22 (Piazza Alimonda) [522] che ritrae
sulla destra DAAF con il braccio alzato.
Analogo riconoscimento dell’imputato il teste eseguiva sulle foto reperto 111.170 STILL 0061 [523] (l’imputato è l’ultimo soggetto a destra con la maglietta celeste e capelli neri) e reperto 111.170
STILL 0068 [524] (è la persona a sinistra che tiene la mano sulla bocca).
Il teste ZAMPESE ha individuato i particolari della figura e dell’abbigliamento di questo imputato
che si trovano in tutte le immagini selezionate.
In particolare DAAF portava un casco integrale scuro, a volte indossato a volte tenuto in mano (ad
esempio reperto 181-11 Ter frame 0016), una maglietta grigia con il disegno di una cornice sulle
maniche e la scritta “Fuck the system” (si veda ad esempio il frame 006 del reperto 192-05 TPO),
una maglietta color lilla e colletto più scuro portata a volte legata in vita (reperto 111-170
STILL0065), jeans strappati, un marsupio con cintura nera, scarpe da ginnastica con legacci rossi
(reperto 164-214 frame 0006 e reperto 95-A3K).
A causa della coincidenza di tutti questi particolari ZAMPESE ha identificato in tutte le immagini
la medesima persona.
18.2 In data 4/12/2002 personale della DIGOS di Rovigo eseguiva una perquisizione a carico
dell’imputato che consentiva il sequestro di:
- un casco integrale nero senza visiera,
- una maglietta lilla con il colletto più scuro,
- una felpa con cerniera, con un disegno sulla parte anteriore sinistra, il disegno di una cornice
sulle maniche e la scritta “Fuck the system” sul retro,
- un marsupio nero con disegno più chiaro nella parte anteriore [525].
Si tratta di indumenti ed accessori corrispondenti a quelli portati dal soggetto investigato nelle
immagini degli scontri.
Venne inoltre sequestrato un candelotto esploso di lacrimogeno riportante la scritta G8 Genova.
18.3 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati in una relazione [526], la provenienza delle
immagini è stata chiarita dal teste ZAMPESE [527].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le tre immagini siano state mese a confronto
somatico.
La figura da investigare A (foto a pag. 5 della relazione) è ritratta di profilo destro, la figura da
investigare B (foto a pag. 6) è ritratta di profilo sinistro, mentre la foto di DAAF (a pag. 7) è ripresa
di fronte.
La figura A (profilo destro) presenta:
- la linea del profilo tendenzialmente rettilinea,
- adipe di grado medio,
- i capelli medio lunghi, ricci, di colore scuro,
- la fronte tendenzialmente concava,
- le sopracciglia lunghe di direzione rettilinea con formazione pilifera di grado medio,
- gli occhi non visibili in maniera sufficiente per un giudizio sulla morfologia,
- il naso con dorso di direzione rettilinea e profilo a base rialzata,
- le orecchie non visibili,
- la bocca con labbra di media ampiezza,
- il mento di forma convessa.
La figura B (profilo sinistro) presenta:
- la linea del profilo tendenzialmente rettilinea,
- adipe di grado medio,
- i capelli medio lunghi, ricci, di colore scuro,
- la fronte di forma tendenzialmente concava,
- le sopracciglia lunghe di direzione rettilinea con formazione pilifera di grado medio,
- gli occhi con palpebra superiore scoperta, senza altre caratteristiche particolari, non è
desumibile la direzione,
- il naso con dorso di direzione rettilinea a base rialzata,
- l’orecchia sinistra, visibile in parte, ha il trago piccolo, l’antitrago con direzione orizzontale,
la forma di contorno del lobo è a golfo,
- la bocca con labbra di media ampiezza,
- il mento di forma convessa.
La foto di DAAF è frontale, quindi di difficile comparazione con le foto A e B che sono di profilo.
Ciononostante il C.T. ha messo in evidenza come dalla foto frontale si desumano le seguenti
caratteristiche:
- la linea di contorno cranio facciale di tipo tendenzialmente poligonale,
- i capelli sono come nelle foto A e B,
- la fronte è alta ma non si può qualificarne il profilo (che è concavo in A e B),
- le sopracciglia sono lunghe, hanno direzione rettilinea e formazione pilifera di grado medio
come in A e B,
- gli occhi sono medio stretti, hanno direzione rettilinea, la palpebra superiore è in posizione
fisiologica, cioè naturalmente scoperta (gli occhi sono poco visibili in A e B),
- la piramide nasale di media dimensione, il lobulo è grande, il dorso è rettilineo e a base
rialzata (in A e B si vede solo la direzione rettilinea del dorso e la base rialzata),
- le orecchie non sono visibili nella foto frontale,
- la bocca ha direzione orizzontale e labbra di media ampiezza come in A e B,
- il mento è di forma tendenzialmente rettangolare
A fronte di queste similitudini somatiche il C.T. P.M. esprimeva un giudizio generico di
compatibilità tra i soggetti ritratti nelle immagini A e B, mentre tra le immagini A, B e la foto di
DAAF riteneva fondato un giudizio di compatibilità relativamente all’esame strutturale dei capelli,
delle sopracciglia, del dorso del naso e delle labbra.
Stante la somiglianza di questi elementi somatici il giudizio finale era di compatibilità parziale
ritenuta di buon grado tra le tre figure.
Aggiungeva che non vi sono elementi di esclusione.
Richiesto dal P.M. di valutare due ulteriori immagini del DAAF costituite dalla foto frontale e da
quella di profilo destro ritratte il 4/12/2002 in occasione del foto segnalamento dell’imputato, il
C.T. spiegava come in queste immagini:
- i capelli sulla fronte impediscono di qualificare il profilo della stessa,
- il naso ha la base rialzata ed il dorso rettilineo,
- il profilo del mento si vede solo parzialmente, dovrebbe trattarsi di un mento convesso,
- il profilo è tendenzialmente rettilineo.
Richiesto di esaminare la foto frontale del soggetto investigato costituita dal reperto 111-170-
STILL0061, il C.T. confermava il giudizio espresso sulla foto frontale di DAAF:
- il lobulo nasale qualificato come grande rispetto alle dimensioni del naso, in particolare la
piramide nasale è sicuramente coincidente con quella visibile nella foto frontale di DAAF.
Il giudizio complessivo comparativo tra le diverse immagini si poneva tra la compatibilità parziale e
la compatibilità.
18.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in DAAF.
Elemento di prova fondamentale consiste nell’identificazione compiuta dal teste FERRO del DAAF
nella persona presente a Genova durante le manifestazioni contro il G8.
Nelle foto nelle quali è stato riconosciuto da FERRO, DAAF presenta i particolari
dell’abbigliamento (felpa grigia, maglia lilla con il colletto, jeans) rinvenibili nelle ulteriori
immagini investigate.
Inoltre capi di abbigliamento ed accessori visibili nelle foto investigate sono stati in seguito posti
sotto sequestro presso l’abitazione dell’imputato.
La DIGOS di Rovigo ha accertato come DAAF avesse effettivamente partecipato alle
manifestazioni di Genova (teste FERRO).
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando
diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile
all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità tra
le due figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al DAAF.
Quest’ultimo, infine, non ha offerto elementi contrari alla propria identificazione con la persona
oggetto di investigazione.
18.5 Gli elementi raccolti consentono di ritenere provati tutti i fatti ascritti all’imputato.
Anche in questo caso i danneggiamenti indicati al capo 55 devono essere ritenuti punibili non ai
sensi dell’art. 419 c.p., bensì degli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 c.p.,
mentre le condotte di resistenza di cui ai capi 56 e 57 appaiono punibili per la parte compiuta dopo
l’arretramento dei Carabinieri fino a Corso Torino, quindi a cominciare dall’assalto al blindato in
panne in avanti.
Anche DAAF come DRF e FTO scende con il corteo delle Tute Bianche (reperto 164 214) e prende
parte fin dall’inizio alla contrapposizione con i Carabinieri.
Lo si vede (reperto 192.2 TPO filmato e frame) in Via Tolemaide, arretrato con il corteo a seguito
della carica, mentre insieme ad altri pone in mezzo alla strada la Peugeot 205 bianca (capo 55 n.4)
per costituire una barricata.
L’auto in questo caso viene mossa e danneggiata.
Quindi partecipa alla contrapposizione in Via Casaregis dove, durante le cariche compiute dai
blindati dell’Arma, lancia oggetti contro i militari (reperto 151 01, a 00.02) e poi avanza insieme
agli altri inseguendo i Carabinieri in Via Tolemaide ed effettuando altri lanci (reperto 192 14 TPO a
00.21, frame 002-008).
DAAF partecipa attivamente all’assalto contro il blindato in panne: lo si vede dapprima lanciare
oggetti contro lo stesso mentre l’equipaggio si trova ancora a bordo (reperto 181 11 frame 003 –
0017 e reperto 237 a 01.30), poi, travisato con il casco, si avvicina al veicolo mentre ne vengono
aperte le portiere (foto 70H OGGSBTUS), infine lui ed altri spingono con energia il fianco destro
del mezzo nel tentativo di rovesciarlo (reperto 192-5 a 01.55).
L’imputato si trova insieme ai manifestanti che portano sullo slargo di Corso Torino gli scudi di
plexiglas (reperto 40 frame) e si contrappongono ai Carabinieri (foto 95 – A3K).
Infine è presente in Piazza Alimonda (reperto 164 52 da 02.07) mentre con altri contesta l’operato
delle Forze dell’Ordine dopo l’uccisione di Carlo GIULIANI.
Le immagini documentano pienamente le condotte di danneggiamento all’arredo urbano (55 n. 1),
compiuto mediante l’asportazione di sassi dalle aiuole e dai muri, ai mezzi dell’Arma dei
Carabinieri mediante il lancio di corpi contundenti (55. n. 2) ed in particolare al blindato in panne
(55 n. 3) ed anche all’auto Peugeot 205 (55 n. 4), così come la violenta contrapposizione alle Forze
dell’Ordine, ripetuta in diverse occasioni a partire dall’assalto al blindato in panne (capi 56 e 57).
Si tratta di condotte volontarie e non giustificate altrimenti delle quali pertanto il DAAF va ritenuto
responsabile.
19. FTO viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Piazza Alimonda, Via Tommaso Invrea,
Via Casaregis, Via Tolemaide e Corso Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del
blindato tg CC 433 BC fermo all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Vi è poi la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla
partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto
(con un casco da motociclista ed una maschera antigas), reato che risulta peraltro già estinto per
prescrizione [528].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 il
riconoscimento personale ad opera di Ufficiali di P.G. che lo conoscono personalmente, 2 la
comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità al FTO, 3 le
ammissioni dell’imputato che si è riconosciuto nelle immagini attribuitegli dalla P.G.
19.1 Come DRF, anche FTO è stato riconosciuto con sicurezza dai testi BUSATO e BALLOTTA
dipendenti dell’ufficio DIGOS di Padova nelle foto inviate loro dai colleghi di Genova (reperto 151
29 RAI frame 006 – 009 ritraenti l’arrivo alla stazione ferroviaria di Genova dei manifestanti
provenienti dal Nord Est).
FTO è conosciuto dai due quale partecipante alle iniziative del centro Sociale PEDRO di Padova,
alle manifestazioni di piazza ed in particolare a manifestazioni tenute presso la locale facoltà di
Scienze Politiche (BALLOTTA).
ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al FTO i particolari, sempre costanti,
dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Tra questi ultimi spicca un megafono bianco con striscia verde, che si vede già nelle immagini
dell’arrivo alla stazione.
Durante gli scontri la figura del FTO risulta caratterizzata (si vedano ad esempio le immagini del
reperto 164-133 [529]) da un giubbetto di salvataggio arancione, il casco scuro tipo Jet, una maglia a
maniche corte bianca con disegno scuro sul davanti, un maglione scuro legato in vita, un paio di
pantaloni beige con tasconi laterali, ginocchiere nere portate sopra i pantaloni, uno zaino bianco e
rosa, scarpe da ginnastica ADIDAS con strisce laterali chiare, una maschera antigas azzurra.
19.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati in una relazione [530], la provenienza delle
immagini è stata chiarita dal teste ZAMPESE [531].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le tre immagini siano state mese a confronto
somatico.
Le due foto del soggetto da investigare mostrano quest’ultimo di tre quarti destro, quasi frontale e
con il capo inclinato in avanti (figura 1) e di profilo sinistro con il capo inclinato in avanti (figura
2).
Si tratta in entrambi i casi di foto di ottimo livello.
Entrambe le figure presentano:
- la linea di confronto cranio facciale ovale,
- adipe di grado scarso,
- i capelli corti, lisci e di color nero,
- la fronte di medie dimensioni,
- le sopracciglia a linea tendenzialmente spezzata e mediamente folte,
- gli occhi di direzione orizzontale con la palpebra superiore scoperta,
- il naso con piramide di dimensioni medio grandi, la radice media, il dorso del naso gibboso
e di dimensioni medie, il lobo medio grande, le pinne nasali medie,
- la distanza naso-labiale lunga,
- l’orecchio sinistro (figura 2) di dimensioni medie, distaccato e di forma ovale, è
apprezzabile anche la morfologia costitutiva dell’orecchio (trago, antitrago, elice, antelice e
lobulo),
- la bocca grande, di direzione orizzontale e con labbra spesse,
- il mento di forma tendenzialmente rettangolare con fossetta mentoniera.
Il C.T. ha riferito come la comparazione con la foto frontale di FTO (a pag. 5 della relazione)
confermi queste caratteristiche e in particolare la fossetta mentoniera.
La figura di FTO infatti presenta:
- la linea di confronto cranio facciale ovale,
- adipe di grado scarso,
- i capelli corti, lisci e di colore nero,
- la fronte di medie dimensioni,
- le sopracciglia a linea tendenzialmente spezzata e mediamente folte,
- gli occhi di direzione orizzontale con la palpebra superiore scoperta,
- il naso con piramide di dimensioni medio grandi, la radice media, il dorso del naso gibboso
e di dimensioni medie, il lobo medio grande, le pinne nasali medie, nel punto di passaggio
dallo scheletro osseo allo scheletro cartilagineo si osserva un rilievo,
- la distanza naso-labiale lunga,
- l’orecchio sinistro (figura 2) di dimensioni medie e distaccato nella sua totalità,
- la bocca grande, di direzione orizzontale e con labbra spesse,
- il mento di forma tendenzialmente rettangolare con fossetta mentoniera.
Spiegava come nella foto frontale propria del FTO la gibbosità del naso non è visibile, anche se si
nota un rilievo sul dorso nasale nella parte immediatamente successiva alla radice, rilievo che su un
profilo potrebbe costituire la gibbosità rilevata nelle altre immagini.
Stante la corrispondenza degli elementi somatici di cui sopra il C.T. esprimeva un giudizio di
compatibilità parziale.
19.3 FTO si è sottoposto all’esame dibattimentale, nel corso del quale ha riconosciuto la propria
persona in tutte le immagini mostrategli [532].
Dichiarava di essere portavoce di un collettivo studentesco presso l’università di Padova, di avere
pertanto partecipato alle manifestazioni di Genova per proporre i problemi dell’università e in quei
giorni di essere stato uno dei referenti nazionali della componente studentesca.
Era arrivato a Genova il mercoledì con il treno dei manifestanti provenienti dal nord est ed aveva
alloggiato allo stadio Carlini.
Il 20 luglio aveva preso parte al corteo delle Tue Bianche, portava con sé il megafono come
strumento di lavoro perché svolgeva normalmente la funzione di speaker che spiega i contenuti
portati in piazza.
FTO doveva anche servire come punto di riferimento visivo per gli studenti e le persone meno
esperte, per questo stava sempre alla testa del corteo.
Questo era “trasparente e pubblico”, la situazione era tranquilla, il tratto percorso regolarmente
autorizzato.
Pochi minuti prima delle cariche l’imputato si era staccato dagli altri per far rientrare dei ragazzi
che erano usciti dal gruppo.
Così quando ci fu la carica egli si trovava sul lato del corteo, all’altezza degli scudi, leggermente
spostato verso via Casaregis.
Pressati dai militari gli scudi arretrarono di qualche metro per la carica e alcuni Carabinieri
raggiunsero l’imbocco di Via Casaregis.
A causa della carica l’imputato si trovò separato dal corteo, discese Via Casaregis fino all’incrocio
con Via D’Invrea e si diresse verso Piazza Alimonda.
La carica era giunta del tutto inaspettata, le sensazioni prevalenti tra i manifestanti erano la
sorpresa, il disorientamento, il panico, molti tra i quali FTO non conoscevano la città e le sue strade.
L’imputato ha raccontato di essere riuscito a calmarsi e poté constatare come un numero sempre
crescente di persone rimaste isolate dal corteo manifestava la volontà comune di “riconquistare il
corteo” dal quale erano stati violentemente allontanati.
La “riconquista” di Via Tolemaide riuscì solo dopo circa 20/30 minuti.
Dapprima in Piazza Alimonda vennero posti dei cassonetti in mezzo alla strada e si verificarono dei
lanci sporadici.
Il numero di manifestanti aumentò, poi contemporaneamente i Carabinieri arretrarono all’indietro e
i manifestanti avanzarono spingendo i cassonetti.
In Via Casaregis si verificarono momenti di grande tensione, ci furono cariche con i blindati che
costrinsero i manifestanti a ritirarsi, poi vi fu il movimento opposto.
I manifestanti continuavano i lanci che divenivano più intensi man mano che gli scontri
continuavano.
FTO definiva come incomprensibili le cariche compiute dai blindati che a tutta velocità ruppero le
barricate e proseguirono in Via d’Invrea verso Corso Torino procedendo in un paio di casi a
velocità elevata rischiando così di investire le persone presenti.
Poi le cariche dei blindati terminarono e l’imputato vide delle persone correre, mentre i blindati
tornavano su Via Tolemaide ritirandosi insieme al contingente a piedi verso ponente.
A quel punto FTO corse in avanti e riconquistò Via Tolemaide, seguendo il corteo, sollevato di
essere di nuovo insieme a persone conosciute.
Raggiunse in questo modo l’incrocio con Corso Torino dove ricordava il lancio non fitto di
lacrimogeni e tantissima gente che riempiva la piazza.
Vi era anche una camionetta ferma con tante persone intorno.
Per FTO era sufficiente il fatto di aver “riconquistato il corteo” e vi entrò fino a Corso Torino.
Ebbe modo di vedere qualche scudo di plexiglas di dimensioni grandi per terra e ne vide un paio
come abbandonati a se stessi nella direzione in cui comincia il viale, lo colpì che non venissero
usati.
Le Forze dell’Ordine si trovavano all’inizio del viale alberato mentre i manifestanti occupavano la
piazza mantenendosi ad una certa distanza dai Carabinieri.
Vide persone che colpivano la camionetta ferma, c’era uno sportello aperto, qualcuno scuoteva il
veicolo.
Allora si avvicinò al veicolo, constatò che al suo interno non vi era nessuno, quindi usò una
bomboletta di vernice spray azzurra che portava con sé per scrivere sul fianco del veicolo la frase
“we are winning” (vinciamo noi)
Da giovane scriveva sui muri.
Si trattava di una frase che rievocava gli scontri di Seattle, cioè l’inizio delle manifestazioni no
global.
FTO immaginò il veicolo come un muro simbolico, con il suo gesto voleva dire che era riuscito a
riconquistare i suoi compagni, si trattava di un contributo emotivo e irrazionale.
Ammetteva che poco prima, durante gli scontri di Via Casaregis, aveva aiutato gli altri manifestanti
a spingere i cassonetti ed aveva anche lanciato un sasso.
In quel momento, poco dopo la carica, era stupito, incredulo e disorientato.
Non lanciò altri sassi.
FTO non aveva intenzione di compiere gesti come questi, voleva arrivare a Brignole insieme al
corteo, ma la carica ed il ritrovarsi solo in una città sconosciuta avevano innescato in lui
meccanismi irrazionali, in poche parole aveva perso la calma.
Portava sempre il megafono in mano e questo lo avrebbe impacciato se avesse deciso di compiere
atti di violenza.
Dopo l’episodio del blindato in Corso Torino i manifestanti presero la decisione di ritornare verso il
Carlini.
Durante la ritirata l’imputato ricordava di aver visto un idrante che li seguiva risalendo Via
Tolemaide ed anche alcune cariche della Polizia, vi furono dei fronteggiamenti tra gli schieramenti
ma non scontri corpo a corpo.
Durante questa fase FTO venne colpito da un sasso e cadde.
Quando la situazione si fu tranquillizzata e non si vedevano più le Forze dell’Ordine arrivò la
notizia della morte di un manifestante.
Nelle immagini del reperto 164 133 FTO riconosceva la propria figura, con il salvagente e lo
zainetto, ripresa tra Piazza Alimonda, via d’Invrea e Via Casaregis in un momento di stallo
posteriore alla prima carica.
Egli riconosceva anche la propria voce registrata nel video mentre urla di non lanciare sassi.
In quel momento aveva già lanciato il proprio sasso e si era ormai reso conto che quel tipo di
condotta non faceva per lui.
Alla domanda perché fosse avanzato invece che arretrare in piazza Alimonda rispondeva che quella
era stata una delle decisioni più difficili, perché non conosceva né la città né le persone che aveva
intorno ed era rimasto tagliato fuori dal corteo, dove gli studenti lo ritenevano uno dei responsabili.
Cercò di ritornare in Via Tolemaide per ritornare in seno al corteo ed evitare di rimanere da solo.
19.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in FTO.
Elemento di prova fondamentale consiste nell’identificazione compiuta dai testi BUSATO e BALLOTTA del FTO nella persona presente a Genova durante le manifestazioni contro il G8.
Nelle foto nelle quali è stato riconosciuto dai due, l’imputato presenta i particolari
dell’abbigliamento (giubbetto di salvataggio arancione, il casco scuro tipo Jet, una maglia a
maniche corte bianca con disegno scuro sul davanti, un maglione scuro legato in vita, un paio di
pantaloni beige con tasconi laterali, ginocchiere nere portate sopra i pantaloni, uno zaino bianco e
rosa, scarpe da ginnastica ADIDAS con strisce laterali chiare, una maschera antigas azzurra)
rinvenibili nelle ulteriori immagini investigate.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando
diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile
all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità
parziale tra le due figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al FTO.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
19.5 Gli elementi raccolti consentono di ritenere provati i fatti ascritti all’imputato al capo 55
numeri 1, 2 e 3, da ritenersi punibili per i motivi già esaminati non ai sensi dell’art. 419 c.p., bensì
degli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 c.p..
Risultano provate anche le condotte materiali di resistenza contestate ai capi 56 e 57, ma in ordine a
queste deve giungersi a conclusioni diverse in punto responsabilità penale in virtù dell’applicazione
ai fatti contestati al FTO al capo 56 della causa di giustificazione di cui all’art. 4 D. Lgs. Lgt
288/1944.
Le prove documentali dimostrano la partecipazione del FTO al corteo delle Tute Bianche e il suo
coinvolgimento negli scontri fin dal momento in cui il contingente di Carabinieri del Battaglione
Lombardia si affaccia per la prima volta in Via Casaregis (reperto 164.133 da 07.16 a 08.25).
È anzi in questa prima fase che le immagini documentano il lancio di un sasso ad opera
dell’imputato nei confronti dei militari (si vedano i frame 0037 – 0038).
Quindi l’imputato arretra, come tutti gli altri, fino all’intersezione fra Via D’Invrea e Piazza
Alimonda e lo si vede nelle file più avanzate dei manifestanti, subito dietro la barricata appena
costruita (164.133 da 08.25 a 16.06).
FTO accompagna l’avanzata lungo Via D’Invrea spingendo una campana per la raccolta
differenziata [533] e portando con sé una cassetta di plastica per bottiglie, si trova poi in Via Casaregis
durante e dopo le cariche dei blindati, qui aiuta a spingere in avanti un cassonetto
dell’immondizia [534], quindi si porta in Via Tolemaide (reperto 164.133 da 33.25) e infine raggiunge
lo slargo di Corso Torino.
Qui (reperto 164.133 da 35.05 a 43.20) lo si vede [535] mentre scrive con la bomboletta spray sul
fianco destro del blindato in panne la frase “we are winning”.
Nelle proprie dichiarazioni l’imputato ha ammesso le condotte materiali di cui sopra.
FTO ha dunque direttamente e intenzionalmente danneggiato gli arredi urbani (il cassonetto, la
campana per la raccolta differenziata), i veicoli militari ed in particolare quello rimasto in panne sul
quale ha apposto una scritta.
Al fine di escludere il suo coinvolgimento nei fatti contestati non appare decisiva la circostanza, da
lui affermata, di aver lanciato un solo sasso e di aver spostato un solo cassonetto, perché
evidentemente egli ha partecipato alle (rectius ha concorso nelle) analoghe condotte tenute dagli
altri manifestanti nella contestualità del luogo e del momento.
Si tratta di un concorso materiale, compiuto con azioni specificamente rivolte alla contrapposizione
violenta nei confronti dei Carabinieri.
In quel momento tutti i manifestanti presenti volevano lo stesso risultato e contribuivano ciascuno
per la sua parte.
Così ha fatto anche FTO.
Ciò vale non solo per i lanci e lo spostamento delle barricate mobili, ma anche per il gesto di
apporre una scritta sul veicolo in panne.
Quest’ultimo non può infatti essere considerato come gesto avulso dall’intero contesto, nel quale il
veicolo si trovava ormai in balia dei manifestanti che lo stavano distruggendo.
In queste circostanze anche apporre una scritta di vittoria sull’avversario battuto ha avuto non solo
l’effetto materiale di sporcare e danneggiare il bene ma anche quello morale di rafforzare i propositi
degli altri concorrenti nel reato.
Diverso è stato, nella medesima situazione, l’atteggiamento di chi come FA non ha incitato a
rovesciare il mezzo, bensì ha invitato chi lo faceva a fermarsi.
Già qualificate le condotte di FTO come danneggiamento aggravato e non come devastazione e
saccheggio, resta da esaminare in relazione ai reati di resistenza a lui contestati la portata della
causa di giustificazione della reazione all’atto arbitrario del pubblico ufficiale.
Fatta eccezione per l’episodio della scritta sul blindato in panne, su cui si tornerà fra breve, le prove
raccolte non dimostrano una sua condotta di contrapposizione violenta nei confronti dei Carabinieri
ulteriore rispetto a quella che si ritiene giustificata dagli atti arbitrari dei militari.
In particolare l’imputato reagisce in Via D’Invrea, Via Casaregis, Via Tolemaide e, una volta giunto
in Corso Torino, termina la propria azione scrivendo sul veicolo ormai fermo.
In seguito non lo si vede compiere altra attività violenta, in particolare (a differenza ad esempio di
DRF e DAF) non lo si vede partecipare alla contrapposizione con le Forze dell’Ordine all’incrocio
tra Corso Torino e Via D’Invrea.
È stato anzi proprio dalle sue parole che è risultato chiaro il meccanismo psicologico sottostante alle
condotte dei manifestanti, la volontà cioè di reagire ad un evidente sopruso e di “riconquistare” un
diritto.
Le condotte di FTO sono state animate da una volontà lucida e fino a che si sono limitate alla
reazione all’atto arbitrario appaiono giustificate ai sensi dell’art. 4 D. Lgs. Lgt 288/1944.
In mancanza di emergenze probatorie diverse ciò vale per tutte le condotte a lui ascrivibili sulla
base del capo di imputazione n. 56 dalle quali deve pertanto essere assolto.
Diverse considerazioni devono svolgersi per i fatti contesati al capo 57.
FTO ha concorso nella resistenza compiuta ai danni dei militari facenti parte dell’equipaggio del
blindato in panne perché ha preso parte all’assalto ai danni di questo, compiendo materialmente una
parte limitata (la scritta) ma dimostrando con ciò di non essere un semplice ed indifferente
spettatore del fatto (come ad esempio si vedrà essere il caso di SN) ma un partecipe della condotta
violenta degli altri.
Con la sua condotta materiale egli ha anche rafforzato il proposito dei correi perché ciò che ha
scritto (vinciamo noi) ha un significato ben preciso, di affermazione di una parte nei confronti di
un’altra al termine di una lotta violenta.
Proprio la lucidità della sua condotta fino a quel momento dimostra che egli era ben consapevole
della situazione e della portata del proprio gesto.
Per inciso si nota come tale lucidità non risulti venuta meno nell’imputato neppure in seguito dato
che, a differenza di altri, dopo l’episodio del blindato egli ha ritenuto opportuno fare ritorno allo
stadio Carlini.
20. DAF viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Via Casaregis, Via Tolemaide e Corso
Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo
all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Vi è poi la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla
partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto
(con un passamontagna), reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione [536].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 il
riconoscimento personale ad opera di Ufficiali di P.G. che lo conoscono personalmente, 2 il
sequestro presso la sua abitazione di capi di abbigliamento ed oggetti portati dal soggetto ritratto
nelle immagini degli scontri, 3 le ammissioni dell’imputato che si è riconosciuto nelle immagini
attribuitegli dalla P.G.
20.1 Il teste Maurizio APICELLA facente parte della Squadra Mobile della Questura di Genova
identificò la sera del 20/7/2001 mediante rilievi l’imputato DAF.
Il teste ha ricordato che verso le 19 egli si trovava presso il Pronto Soccorso dell’ospedale
GALLIERA quando il suo dirigente, Dr. SCROFANI, incaricò lui ed altri colleghi di accompagnare
alla caserma di Bolzaneto alcuni giovani feriti che dovevano essere identificati.
Tra questi vi era DAF, campano, che venne foto segnalato e poi rilasciato.
DAF era vestito con abiti scuri, pantaloni scuri, maglia scura, aveva una catenina in cuoio con
ciondolo, capelli tipo rasta, pizzetto, intorno ad un braccio portava un rotolo di scotch da pacchi
marrone.
In quei giorni il teste aveva notato parecchi giovani portare al braccio rotoli di scotch, si trattava di
giovani della prima linea dei manifestanti, quelli che avevano provocato dei disordini.
Qualche giorno dopo l’Ispettore RUSSO, che era stato con il teste la sera del 20/7/201, richiamò
l’attenzione di APICELLA su due foto pubblicate sul supplemento al n. 31 di DIARIO del
3/8/2001 [537]
Il teste riconosceva in esse la persona di DAF che nella didascalia del giornale veniva definito come
un Black Block in azione in Corso Torino.
Pertanto il teste fece apposita segnalazione all’A.G. trasmettendo le pagine della rivista ed il
cartellino foto segnaletico del DAF.
Anche a dibattimento APICELLA riconosceva DAF nelle foto di cui sopra, facendo notare
sull’avambraccio sinistro il rotolo di nastro adesivo.
Quindi, nelle foto del cartellino foto segnaletico del DAF, indicava la catena ed il ciondolo notati
quella sera.
APICELLA riconosceva con sicurezza DAF anche in altre foto relative al fermo [538], operazione non
compiuta dal teste ed agli scontri in Corso Torino [539].
Rispondendo alla difesa APICELLA spiegava come il riconoscimento di DAF nelle foto di
DIARIO era avvenuto dapprima ad opera del collega RUSSO che aveva mostrato le foto al teste,
anch’egli comunque lo aveva riconosciuto con certezza.
Al momento della dimissione dall’ospedale DAF appariva lucido, i sanitari non ritenevano di
trattenere né lui né altri.
Tra questi il teste scelse le persone da accompagnare a Bolzaneto perché dagli ematomi che
mostravano si poteva ritenere che avessero partecipato attivamente agli scontri, inoltre alcuni di
questi portavano il rotolo di nastro al braccio.
ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al DAF i particolari, sempre costanti,
dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Questi risulta indossare una maglia verde a maniche corte [540], jeans scuri, è travisato da un passamontagna nero, porta scarpe da ginnastica con inserti bianchi, sul braccio destro ha un
braccialetto mentre su quello sinistro [541] ne ha due e porta anche un rotolo di nastro adesivo.
Al collo si nota una collana, alla quale in altra immagine [542] si vedrà essere attaccato un ciondolo.
In quest’ultima foto il soggetto è a volto scoperto, il passamontagna è girato, si notano ancora le
scarpe nere con inserti chiari, i jeans, il braccialetto sul braccio destro, i due braccialetti ed il rotolo
di nastro sul braccio sinistro, la maglia verde a maniche corte, i capelli tipo rasta che fuoriescono da
sotto al passamontagna, oltre alla collana con il ciondolo.
Nella foto del cartellino di identità redatto presso la Caserma di Bolzaneto la sera del 20/7/2001 si
notano la maglietta scura, i capelli rasta, la collana con il ciondolo.
20.2 In data 15/3/2002 personale della DIGOS di Genova (operanti TRIPISCIANO e
CARBONARO) eseguiva una perquisizione a carico dell’imputato che consentiva il sequestro di un
paio di scarpe nere REEBOK ed una collana in rame con ciondolo, oggetti del tutto identici a quelli
delle foto del soggetto investigato [543].
Sulle scarpe DAF ha fornito una spiegazione alternativa, come si vedrà tra breve.
20.3 Rispondendo all’esame dibattimentale, DAF ha riconosciuto se stesso nelle immagini dei fatti
oggetto di contestazione, spiegando peraltro come le scarpe in seguito sequestrategli siano
solamente uguali ma non le medesime portate al G8.
In occasione degli scontri di piazza, infatti, egli aveva perduto la scarpa sinistra [544], ma poiché il tipo
di calzature gli piaceva particolarmente una volta tornato a casa aveva voluto comprarne uno del
tutto identico.
Spiegava di essere musicista e di essere impegnato da anni in manifestazioni politiche ad esempio
in relazione a temi di carattere ambientale.
Era arrivato a Genova la mattina del 19 luglio insieme ad alcuni amici [545], su di un treno organizzato
da Rifondazione Comunista, per prendere parte alle manifestazioni.
Per il successivo 21 aspettava l’arrivo del padre e della sorella più giovane.
Era alloggiato al Carlini ed aveva preso parte al corteo delle Tute Bianche.
Portava con sé una macchina fotografica, con la quale intendeva fotografare i momenti più
importanti della manifestazione [546].
All’uscita dallo stadio aveva trovato un rotolo di nastro adesivo che aveva preso per poter in seguito
avvolgere i tappetini sui quali dormiva.
Mise il nastro al braccio perché non portava il marsupio.
Lo scopo era quello di partecipare pacificamente all’evento e ad un certo momento si era staccato
dagli amici e portato più avanti per fotografare la testa del corteo.
Era stato così coinvolto, suo malgrado, dalla carica dei Carabinieri fin dal momento del lancio dei
lacrimogeni, esperienza quest’ultima mai vissuta precedentemente.
A causa della giovane età ed inesperienza e della non conoscenza dei luoghi ebbe un momento di
panico, sentendosi in pericolo di vita.
Perse il controllo di sé e si defilò nella prima strada che incontrò e che in seguito apprese essere Via
Casaregis, dove trovò il passamontagna che usò in seguito per proteggersi dal fumo dei lacrimogeni.
Dopo la prima carica l’imputato non ebbe più contatti né con gli amici né con il corteo, rimase
isolato senza punti di riferimento in una città blindata e che non conosceva.
Cercò di allontanarsi da Via Casaregis, dove assistette a manovre pericolose di un blindato
dell’Arma, che a velocità sostenuta zigzagava tra le persone e urtava gli oggetti che incontrava.
In quella situazione egli si stava limitando a cercare un punto di riferimento.
Poi, all’arrivo del blindato, si sentì in pericolo ed ebbe una reazione smodata, raccolse una pietra da
terra e la lanciò, fu una reazione istintiva dettata dalla paura e dalla rabbia a quanto stava
accadendo.
Portava sempre la macchina fotografica nella mano sinistra, non aveva intenzione di compiere
azioni violente.
Uscendo da Via Casaregis, DAF vide il blindato in panne.
Vi era molta confusione, i Carabinieri continuavano a lanciare i lacrimogeni.
L’imputato si mosse vicino al blindato fermo, ma non vide quando veniva incendiato perché in quel
momento si era già allontanato dalla zona.
Ricordava il blindato fermo, una pioggia di lacrimogeni, poi aveva raccolto un oggetto da terra e lo
aveva lanciato nella direzione dalla quale provenivano i lacrimogeni.
Probabilmente era rimasto sempre nella stessa zona, si sentiva accerchiato, cercava una strada libera
per fuggire da lì dove la situazione era estremamente difficile.
Non riusciva a ragionare lucidamente e ogni sua decisione era dettata dall’impulsività del momento
senza poter in alcun modo pianificare i propri movimenti.
In seguito venne preso da appartenenti alle Forze dell’Ordine, da questi malmenato e privato del
rullino della macchina fotografica.
Quindi grazie ad un giornalista intervenne un’ambulanza che lo accompagnò in ospedale.
Da qui venne portato a Bolzaneto dove subì ulteriori maltrattamenti, in seguito oggetto di denuncia
all’A.G.
Solo alle 22.30 venne rilasciato e tornò al Carlini con degli zoccoli da infermiere datigli al
Galliera [547].
A causa dei maltrattamenti riportò un dito ed il naso rotti per un calcio al viso, una vertebra ed una
costola incrinate, ebbe anche conseguenze di natura psichica.
Nelle foto 19 e seguenti del reperto 237 l’imputato riconosceva se stesso mentre lanciava un oggetto
contro i Carabinieri che per l’ennesima volta caricavano i manifestanti.
Non fece altro, in particolare non si avvicinò al blindato in panne.
Ammetteva di essere la persona ritratta dietro al cassonetto nella foto reperto 187 - 0277 [548] ma
negava che la mano che si vede dietro la testa e che regge un sasso fosse la sua mano.
Si riconosceva con probabilità in altre due foto [549] che lo ritraggono insieme ad altri manifestanti.
20.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in DAF.
Elemento di prova fondamentale consiste nell’identificazione compiuta dal teste APICELLA del
DAF nella persona non solo presente a Genova durante le manifestazioni contro il G8, ma coinvolta
negli scontri ritratti dalle immagini esaminate.
Nelle foto nelle quali è stato riconosciuto dal teste, l’imputato presenta i particolari
dell’abbigliamento (maglia verde a maniche corte, jeans scuri, passamontagna nero, scarpe da
ginnastica con inserti bianchi, braccialetti su entrambe le braccia, rotolo di nastro adesivo al
braccio, una collana con ciondolo, capelli tipo rasta) rinvenibili nelle ulteriori immagini investigate.
La collana con il ciondolo visibile nella foto risulta in seguito sequestrata all’imputato.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al DAF.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
20.5 Come per altri imputati gli elementi raccolti consentono di ritenere provata la volontaria
partecipazione di DAF alle condotte di danneggiamento aggravato, non di devastazione,
contestategli ai numeri da 1 a 3 del capo 55, nonché ai due reati di resistenza a pubblico ufficiale
contestati ai capi 56 e 57, nella parte in cui il primo dei due fatti non è coperto dalla causa di
giustificazione di cui all’art. 4 D. Lgs. Lgt. 288/1944.
Egli risulta partecipare al corteo delle Tute Bianche e poi, a seguito della carica su Via Tolemaide,
essere arretrato in Via Casaregis.
Qui [550] lo si vede con il passamontagna già calzato e munito di pietre, a fianco degli altri
manifestanti mentre si contrappone ai militari.
È la fase nella quale si verifica l’aggressione al Tenente SACCARDI, alla quale peraltro DAF non
prende parte.
Però lo si vede [551] inseguire e lanciare un sasso contro uno dei blindati che sta lasciando Via
Casaregis.
Quindi avanza con gli altri in Via Tolemaide fino a Corso Torino, seguendo la speculare manovra di
arretramento del contingente di Carabinieri [552], sempre portando con sé delle grosse pietre [553].
Qui si avvicina al blindato in panne [554], lancia degli oggetti verso quel veicolo ed i Carabinieri giunti
in soccorso dei colleghi rimasti bloccati su di esso, per poi correre in avanti verso il blindato [555].
Diverse immagini mostrano l’imputato vicino al blindato mentre si contrappone violentemente ai
Carabinieri [556], lo si vede infatti sempre in possesso di pietre.
Poco dopo DAF prende parte attiva alla contrapposizione con le Forze dell’Ordine nel tratto
alberato di Corso Torino, compiendo diversi lanci di sassi ed altri corpi contundenti.
Non si tratta di condotta meramente difensiva, come asserito dall’imputato, perché lo stesso,
insieme a molti altri, si porta davanti alle barricate per effettuare lanci contro Agenti schierati ben
oltre l’incrocio con Via D’Invrea.
Dalle immagini della telecamera del traffico SAVONAROLA [557] risulta come la contrapposizione in
quel tratto sia durata diversi minuti, senza che Carabinieri e Agenti di Polizia compissero cariche
verso lo slargo di Corso Torino.
Si tratta di condotte aggressive verso le Forze dell’Ordine, non giustificate in alcun modo e
verificatesi mentre altri manifestanti stanno dando fuoco al blindato fermo dietro le barriere di
plexiglas (le immagini di SAVONAROLA mostrano il primo fumo si nota provenire dal veicolo
alle ore 15.58.20).
Con la loro condotta DAF e gli altri rendono così possibile anche la distruzione del blindato perché
impediscono qualsiasi attività di soccorso dello stesso.
In relazione a questa fase si vedano il filmato ed i frame [558] del reperto 237 nonché i reperti
fotografici 125 – DSC_0027, “130 – lancio”, “130 – lanciato”.
Nelle diverse immagini si nota come l’imputato tenga stretta nella mano sinistra la macchina
fotografica che evidentemente non gli impedisce di lanciare, né gli serve per scattare fotografie.
Infine, DAF partecipa all’arretramento dei manifestanti in Via Tolemaide, dove viene fermato [559].
DAF dunque danneggia volontariamente gli arredi urbani (capo 55 n. 1), raccogliendo e poi
lanciando sassi ed altri corpi contundenti, i blindati dell’Arma (55 n. 2) contro i quali effettua lanci
sia in Via Casaregis sia in Corso Torino, nonché il blindato rimasto in panne (55 n. 3) contro il
quale effettua dei lanci e di cui consente la distruzione con una condotta volta a tenere i Carabinieri
lontano dal veicolo stesso.
Si tratta di condotte punibili ai sensi degli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 c.p.
Egli concorre materialmente anche nei due reati di resistenza contestati: quello di cui al capo 57 è
punibile nella sua totalità, quello di cui al capo 56 risulta punibile, perché non giustificato, a partire
dalla contrapposizione violenta nello slargo e poi nel tratto alberato di Corso Torino.
21. Ad DPA e SN viene contestato, in concorso tra loro e con altri, il reato di devastazione e
saccheggio aggravato (capo 55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà
pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti
all’Arma dei Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del
danneggiamento, saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse a questi imputati in concorso riguardano due reati di resistenza aggravata
commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Piazza Alimonda, Via Tommaso Invrea, Via
Casaregis, Via Tolemaide e Corso Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del
blindato tg CC 433 BC fermo all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
La loro identificazione è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 la comparazione
fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità ai due, 2 le indagini di
P.G. e gli esiti di una perquisizione domiciliare positiva 3 le ammissioni dell’imputato DPA che ha
riconosciuto se stesso e la SN, propria convivente nelle immagini loro attribuite.
21.1 Il teste ZAMPESE ha evidenziato per ciascuno dei due i particolari fisici e di abbigliamento
che risultano sempre costanti nelle diverse immagini.
Il giovane [560] indossa un casco jet scuro, una camicia a maniche corte bianca, dei pantaloni bianchi
lunghi solo fino all’altezza dei polpacci e muniti di una marca nera posta sul lato posteriore sopra al
copri tasca destro, porta scarpe da ginnastica bordeaux munite di una linguetta molto lunga.
La ragazza [561] porta un casco bianco con disegni neri, una maglietta rossa a maniche corte e con un
disegno bianco sulla schiena, jeans scuri, scarpe chiare.
I due risultano sempre fotografati l’uno vicino all’altro.
ZAMPESE ha riferito che sono stati identificati dalla DIGOS di Genova in DPA e SN, conviventi.
21.2 In data 4/12/2002 a carico dei due è stata eseguita una perquisizione domiciliare che permise di
rinvenire e sequestrare[562]:
- un paio di scarpe bordeaux munite linguetta molto lunga paragonabile a quella visibile nelle foto ritraenti il soggetto investigato,
- una camicia bianca a maniche corte,
- pantaloni chiari a gamba corta tipo “pinocchietto”, nella parte posteriore degli stessi è
presente una marca nera sul sopra tasca.
Si tratta di indumenti corrispondenti a quelli indossati dal giovane delle foto oggetto di indagine.
21.3 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili ai due imputati sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nelle rispettive relazioni [563], la provenienza delle
immagini è stata chiarita dal teste ZAMPESE [564].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le immagini siano state mese a confronto
somatico.
Per quanto concerne la comparazione relativa a DPA il C.T. rilevava nel soggetto investigato
(figure 1 e 2):
- il contorno cranio facciale di forma tendenzialmente ellissoidale,
- adipe di grado medio,
- la fronte visibile solo parzialmente a causa del casco indossato,
- le sopracciglia di forma tendenzialmente curvilinea,
- gli occhi non visibili in modo sufficiente,
- il naso con dorso largo, direzione tendenzialmente rettilinea, narici divaricate,
- l’ orecchio non visibile in modo sufficiente,
- la bocca di medie dimensioni, con labbra di spessore medio,
- il mento largo e di forma tendenzialmente curvilinea,
Comparando queste immagini con la foto dell’imputato il C.T. rilevava la compatibilità dei seguenti
elementi somatici, sufficientemente visibili nelle immagini del soggetto investigato:
- il contorno cranio facciale,
- le sopracciglia,
- il dorso largo del naso, e le sue narici divaricate,
- le dimensioni di bocca e labbra,
- il mento largo e tendenzialmente curvilineo.
Concludeva pertanto esprimendo un giudizio di compatibilità parziale.
Esaminando a dibattimento la foto reperto 187-0277 [565], il C.T. poteva esprimere un giudizio relativo
solo alle sopraciglia definite di tipo curvilineo, senza poter modificare la valutazione complessiva.
Per quanto concerne la comparazione relativa alla SN il C.T. rilevava tra le due foto del soggetto
investigato (figure 1 e 2) e la foto dell’imputata le seguenti identità di elementi somatici nelle tre
immagini:
- la linea di contorno cranio facciale è tendenzialmente ellissoidale,
- le sopracciglia sono di forma tendenzialmente spezzata con formazione pilifera di grado
medio scarso,
- il naso ha dorso largo, direzione tendenzialmente rettilinea a base abbassata, narici
divaricate (nella foto 3 si nota anche il lobo medio grande),
- la bocca è larga, le labbra sono carnose,
- il mento è di medie dimensioni e forma tendenzialmente curvilinea.
Mentre non appaiono confrontabili perché non visibili in misura sufficiente la fronte, gli occhi e
l’orecchio.
Il C.T. concludeva esprimendo un giudizio di compatibilità parziale.
21.4 DPA è stato sottoposto a misura cautelare personale e, in sede di interrogatorio di garanzia, ha
riconosciuto se stesso e la convivente SN nelle immagini contestate.
Egli ha ammesso di aver lanciato una pietra contro il blindato dei Carabinieri fermo in Corso
Torino, vicino al quale si era trattenuto senza compiere ulteriori atti di violenza o di sottrazione.
Non sapeva spiegare le ragioni del proprio gesto, era andato in quella zona insieme alla SN
esclusivamente per curiosità dopo aver sentito le notizie in televisione, portava il casco per
proteggersi dai lanci di bottiglie e di pietre.
Il luogo degli scontri si trovava sulla strada percorsa dall’abitazione dei due a quella dei genitori
della ragazza.
21.5 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza le due persone ritratte nelle
foto oggetto di investigazione rispettivamente in DPA e SN.
Elemento di prova fondamentale è costituito dall’esito delle indagini di P.G. che hanno accertato
come i due all’epoca dei fatti fossero conviventi e hanno portato al sequestro presso la loro
abitazione di scarpe, camicia e pantaloni indossati dal ragazzo fotografato durante gli scontri.
Le due C.T. fisionomiche prodotta dal P.M. hanno fornito un ulteriore elemento di conferma,
individuando diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dei due ignoti e quelle
certamente ascrivibile ai due imputati e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un
giudizio di compatibilità parziale tra le figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento delle due persone investigate sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite sia al DPA sia alla SN.
DPA, infine, ha riconosciuto se stesso e la convivente nelle immagini a lui contestate.
21.6 Gli elementi raccolti sono idonei a fondare la penale responsabilità dell’imputato DPA in
ordine ai due reati di resistenza a lui ascritti ai capi 56 e 57 ed al reato di danneggiamento aggravato
e continuato così qualificati i fatti contestatigli al capo 55 numeri 1, 2 e 3.
L’imputata SN deve invece essere assolta da tutte le imputazioni ascrittele per non aver commesso
il fatto, non essendo stati acquisiti elementi di prova sufficienti a dimostrare una sua volontaria e
diretta partecipazione alle condotte del convivente, piuttosto che un ruolo di mera spettatrice e di
connivente della donna.
I due risultano ritratti nelle immagini fin dal momento in cui i manifestanti arretrano fino a Piazza
Alimonda a seguito delle prime cariche dei Carabinieri.
La SN [566] si trova nella piazza mentre altri manifestanti costruiscono barricate o, come PF, si
riforniscono di bottiglie vuote.
Sulla piazza insieme a lei c’è anche DPA [567], i due si vedono percorrere prima Via D’Invrea [568] e poi
Via Tolemaide seguendo gli altri manifestanti [569].
Fino a qui l’atteggiamento dei due appare tranquillo, non aggressivo.
Una volta giunti nello slargo di Corso Torino però l’atteggiamento di DPA cambia e lo si vede
lanciare oggetti verso i Carabinieri [570] e poi esultare perché i militari hanno lasciato la piazza [571].
Quindi vi è la fase dell’assalto del blindato in panne, alla quale partecipa attivamente il solo DPA.
Questi si vede vicino al veicolo e con in mano una grossa pietra [572], si muove più volte avvicinandosi
ed allontanandosi dal mezzo.
Lo si vede anche schierarsi, sempre con una grossa pietra in mano, insieme con altri sul fianco del
mezzo bloccato e contrapporsi ai militari che si trovano più a mare [573].
Quindi si vede DPA avanzare oltre la posizione del blindato, movendosi con altri verso il
contingente [574].
La SN invece assiste agli eventi tenendosi in disparte [575].
Rimane all’altezza delle strisce pedonali, a diversi metri cioè dal veicolo fermo e nell’audio sembra
di sentire proprio la voce della donna che chiama il compagno [576] che le risponde.
I due sono infine presenti sopra la scalinata di Piazza Tommaseo dove paiono meri spettatori degli
eventi [577].
Come si è rilevato non vi sono prove sufficienti per ritenere SN responsabile dei reati ascrittile: non
la si vede armata, non la si vede prendere parte attiva agli scontri, danneggiare cose o lanciare
oggetti contro persone.
Si trova sul luogo dei fatti e ciò potrebbe far ipotizzare un suo concorso morale nelle condotte del
convivente.
Però almeno in un’occasione sembra che la donna richiami a sé proprio il giovane, tenendo pertanto
una condotta opposta a quella di chi incita a commettere un reato.
SN va pertanto assolta per non aver commesso il fatto.
DPA invece è responsabile delle condotte ascrittegli: egli risulta sempre munito di grosse pietre, che
lancia contro i blindati, anche quello in panne e contro i Carabinieri.
Partecipa in altri termini alla contrapposizione generale dei manifestanti contro le Forze dell’Ordine
anche quando la azioni degli Agenti non possono più qualificarsi come arbitrarie ed assume
pertanto le relative responsabilità.
22. PP viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Via Casaregis, Via Tolemaide e Corso
Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo
all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Vi è poi la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla
partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto
(con il cappuccio di una felpa), e della contravvenzione di cui all’art. 4 co. 2 e 5 L. 110/1975 per
aver portato fuori dalla propria abitazione e senza giustificato motivo uno strumento atto ad
offendere le persone (un guinzaglio con moschettone in metallo) reati che risultano peraltro già
estinti per prescrizione [578].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le
indagini di P.G. ed il sequestro presso la sua abitazione delle scarpe portate dal soggetto ritratto
nelle immagini degli scontri, 2 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con
altre di sicura riferibilità all’imputato, 3 le ammissioni del PP che si è riconosciuto nelle immagini
oggetto di contestazione.
22.1 Il teste ZAMPESE ha messo in evidenza i particolari della figura e dell’abbigliamento che si
vedono in tutte le immagini del soggetto investigato.
Si tratta [579] di una felpa blu con cappuccio e stemma all’altezza del cuore, nella parte posteriore
dell’indumento vi è il logo della CULMV con la scritta COMPAGNIA UNICA del PORTO di
GENOVA.
Egli risulta indossare jeans chiari, scarpe da ginnastica di colore carta da zucchero con lacci chiari e
inserti laterali bianchi, tipo ADIDAS [580].
Porta un guinzaglio munito di un grosso moschettone [581].
ZAMPESE ha ricordato come la P.G. ha identificato questa persona in PP risultato essere
dipendente CULMV e proprietario di un cane di grossa taglia e lo ha invitato negli uffici per la
redazione dell’elezione di domicilio.
In data 15/12/2001 a carico del PP è stata compiuta una perquisizione (operanti Ispettore COGNO
ed Ispettore COLOMBO) che ha consentito di rinvenire e porre sotto sequestro un paio di scarpe da
ginnastica di marca ADIDAS identiche a quelle portate dal soggetto investigato [582]
22.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili ai due imputati sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [583], la provenienza delle immagini
è stata chiarita dal teste ZAMPESE [584].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le due immagini siano state mese a confronto
somatico.
Il soggetto investigato viene ritratto in posizione quasi frontale, con il viso in parte non visibile e
presenta:
- il contorno cranio facciale di presumibile forma ovale,
- la linea di intersezione dei capelli con andamento curvilineo,
- la fronte di media altezza,
- il sopracciglio destro a forma curvilinea,
- l’occhio destro di dimensioni medie e direzione orizzontale,
- il naso con piramide nasale di dimensioni generali medie, radice larga, dorso medio largo,
forma tendenzialmente deviata a sinistra,
- la distanza naso-labiale lunga,
- l’orecchio di medie dimensioni,
- la bocca di medie dimensioni, il labbro superiore sottile, il labbro inferiore di medie
dimensioni,
- il mento non visibile.
La figura di PP presenta:
- la linea di intersezione dei capelli a forma curvilinea,
- la fronte di altezza e larghezza medie,
- le sopracciglia curvilinee e folte,
- gli occhi con direzione orizzontale e di medie dimensioni, forma piuttosto sottile tipo a
mandorla,
- il naso di medie dimensioni generali, radice larga, dorso largo, lievemente deviato a sinistra,
narici spesse,
- la distanza naso-labiale lunga, il solco nasale ampio,
- l’orecchio di medie dimensioni,
- la bocca di medie dimensioni,
- il mento largo, alto e di forma pseudo-rettangolare.
In base all’identità degli elementi somatici costituiti da capelli, sopracciglia, fronte, naso (in
particolare la deviazione nasale e le pinne), bocca e solco nasale il C.T. esprimeva un giudizio di
compatibilità.
Giudizio confermato anche in base all’esame della foto reperto 88D SCONTRI 19, non esaminata
in precedenza dal C.T. che vi ha rinvenuto la corrispondenza anche del mento, per quanto riguarda
la larghezza, l’altezza e la morfologia.
22.3 PP è stato sottoposto a misura cautelare e, in sede di interrogatorio di garanzia, ha ammesso gli
addebiti riconoscendosi nelle immagini contestate.
Si definiva un “non violento” e non riusciva a spiegare il motivo delle sue condotte.
Si era dapprima recato a Piazza Corvetto dove si svolgeva una manifestazione della Rete Lilliput,
poi discioltasi.
In Corso Montegrappa aveva incontrato dei Black Block che stavano compiendo danneggiamenti,
aveva cercato di riprenderli ma ne era stato dissuaso con minacce.
Quindi si era portato nella zona di Via Tolemaide dove aveva trovato per terra un guinzaglio che
aveva fatto roteare contro la Polizia in Via Casaregis.
Avrebbe voluto allontanarsi ma la folla lo sospingeva.
Aveva lanciato sassi contro un blindato, non ricordava di aver lanciato anche un estintore e neppure
di aver colpito un Carabiniere con il guinzaglio.
Si era avvicinato alla porta aperta del blindato in panne da dove aveva estratto un ragazzo ferito,
urlando nel contempo agli altri di smetterla.
Il cappuccio della felpa si era alzato da solo, senza che egli avesse la volontà di travisarsi.
Dopo i fatti aveva buttato via la felpa perché era rimasta impregnata di gas lacrimogeno e forse era
anche macchiata di sangue.
22.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in PP.
Elemento di prova fondamentale è costituito dall’esito delle indagini di P.G. che hanno accertato
come PP all’epoca dei fatti fosse dipendente della CULMV e ciò coincide con l’abbigliamento (la
felpa) del soggetto investigato, fosse proprietario di un cane di grossa taglia e ciò trova riscontro nel
possesso del guinzaglio usato durante gli scontri e hanno portato al sequestro presso la sua
abitazione delle scarpe indossate dal giovane fotografato.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando
diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile
all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità tra
le due figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al PP.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
22.5 Gli elementi di prova raccolti fondano la penale responsabilità dell’imputato per i fatti
ascrittigli al capo 55 n 1, 2 e 3, da qualificarsi come reato di cui agli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in
relazione all’art. 625 n. 7 c.p.
Egli concorre materialmente anche nei due reati di resistenza contestatigli ai capi 56 e 57.
Per il reato di cui al capo 56 si vedrà che PP non può giovarsi della causa di giustificazione di cui
all’art. 4 D. Lgs. Lgt. 288/1944.
PP non fa parte del corteo delle Tute Bianche.
Egli appare per la prima volta nello slargo di Corso Torino proprio nel momento in cui si affaccia
da Via D’Invrea il contingente dei Carabinieri del Battaglione Lombardia.
Le immagini [585] mostrano come PP sia uno dei pochi manifestanti che si contrappongono ai militari
in una situazione altrimenti del tutto pacifica.
In altri termini con il proprio comportamento l’imputato e pochi altri provocano i Carabinieri che
iniziano i lanci e poi avanzano nella piazza così sgombrata.
Quindi si vede nuovamente [586] l’imputato all’incrocio tra Via D’Invrea e Via Casaregis mentre
minaccia alcuni militari con il guinzaglio e poco dopo [587] lancia un estintore contro i Carabinieri
arretrati su Via Casaregis.
Egli partecipa attivamente alla contrapposizione nei confronti dei Carabinieri sia in Via Casaregis
anche nei confronti dei blindati [588], sia in Via Tolemaide durante l’arretramento del contingente [589],
sia nuovamente nello slargo di Corso Torino [590].
Nelle immagini si vede PP lanciare più volte sassi ed altri oggetti nei confronti sia dei blindati che
arretrano [591] sia di quello rimasto in panne [592].
Quindi l’imputato aggredisce con il guinzaglio un Carabiniere posto a fianco del blindato in panne
durante la manovra di soccorso che vede impegnato anche un secondo blindato.
Le immagini [593] lo mostrano tenere il guinzaglio nascosto dietro la schiena ed avvicinarsi al militare
quindi, approfittando di una distrazione dell’altro, colpirlo con il guinzaglio ed allontanarsi di corsa.
Poi PP si avvicina al blindato in panne [594] mentre questo viene pesantemente danneggiato, lo si vede
all’altezza della portiera aperta mentre alcuni manifestanti salgono sul veicolo [595], anch’egli vi entra
parzialmente [596], quindi partecipa al tentativo di ribaltarlo [597].
Dopo l’intervento delle Forze dell’Ordine vicino al blindato si vede PP tornare nello slargo insieme
ad altri che spingono degli scudi di plexiglas [598].
Quindi assiste all’incendio del veicolo [599].
Le condotte di PP danneggiano direttamente gli arredi urbani (55 n. 1) perché egli si impadronisce
di grossi sassi, i blindati dell’Arma dei Carabinieri (55 n. 2) ed in particolare quello rimasto in
panne (55 n. 3) contro i quali l’imputato lancia più volte sassi ed altri oggetti.
Si tratta di condotte volontarie non punibili ai sensi dell’art. 419 c.p. ma quali danneggiamento
aggravato e continuato.
Con le proprie condotte l’imputato si contrappone violentemente alle Forze dell’ordine, resistendo
agli atti dei pubblici ufficiali.
Ciò avviene fin dal momento iniziale in cui i Carabinieri si affacciano per la prima volta sullo
slargo di Corso Torino.
PP non fa parte del corteo e si trova nello slargo dove insieme a pochi altri fronteggia i militari.
Da questo gruppo partono i lanci di oggetti che provocano la successiva carica dei militari.
Avendo provocato un atto trasmodato in arbitrario, l’imputato non può giovarsi della causa di
giustificazione e deve rispondere di tutte le condotte ascrittegli al capo 56.
La resistenza opposta dall’imputato si è protratta per diversi minuti fino all’assalto al blindato in
panne (capo 57) ed anche oltre.
Egli pertanto è responsabile di entrambi i reati.
23. FA viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Via Casaregis, Via Tolemaide e Corso
Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo
all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le
indagini di P.G. ed il riconoscimento operato da un operatore di Polizia, 2 la comparazione
fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità all’imputato, 3 le
ammissioni del FA che si è riconosciuto nelle immagini oggetto di contestazione.
23.1 Il teste ZAMPESE ha indicato i particolari della figura e dell’abbigliamento del soggetto
investigato che si vedono in tutte le immagini oggetto di contestazione.
Si tratta di persona che compare a volto scoperto e con abiti estivi ma scuri.
Nelle immagini si vedono la maglietta marrone a maniche corte [600] che più avanti l’uomo si toglie e
porta in mano [601].
Indossa un paio di pantaloni grigi di taglio classico, con le pences e scarpe marroni con suola
bianca [602].
ZAMPESE ha ricordato come sia stato il Sovrintendete PANTUSO della Squadra Mobile di
Genova a riconoscere nel soggetto fotografato FA che conosceva già per motivi di servizio.
23.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [603], la provenienza delle immagini
è stata chiarita dal teste ZAMPESE [604].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le tre immagini siano state mese a confronto
somatico.
Il soggetto investigato è ritratto di tre quarti sinistro (figura 1, definito soggetto A) e di profilo
destro (figura 2, definito soggetto B), mentre la foto di FA è ripresa frontalmente.
Il C.T. ha premesso che l’età di circa 55/60 anni, desumibile da tutte le immagini esaminate, sembra
in questo caso un dato significativo ed ha poi espresso la seguente valutazione comparativa dei dati
somatici che appaiono uguali in tutte le immagini:
- la linea cranio facciale poligonale (si nota sia nella figura 1 sia nell’immagine di FA, mentre
nella figura 2 questo parametro non è raffigurato in misura sufficiente),
- il grado di adiposità del volto medio abbondante,
- la calvizie frontale,
- la fronte tendenzialmente alta,
- le sopracciglia sono mediamente folte e di forma arcuata nella foto di FA, mentre non sono
ben visibili nelle figure 1 e 2,
- gli occhi con direzione obliqua verso l’esterno (nella figura 1 e nella foto di FA, mentre
nella figura 2 non si vedono),
- il naso con piramide nasale di dimensioni grandi (figura 1 e foto di comparazione), dorso e
radice larghi, lobo di grandi dimensioni, narici divaricate (foto di FA), nella figura 2 non si
vede il naso in misura sufficiente,
- l’orecchio di dimensioni generali medio grandi,
- la bocca grande, di direzione rettilinea e con labbra grandi (figura 1 e foto di FA, mentre
nella figura 2 non si vede),
- il mento largo, alto e di forma tendenzialmente rettangolare (figura 1 e foto di FA) nella
figura 2 il mento risulta convesso.
In base a questi elementi il C.T. ha espresso un giudizio di compatibilità parziale tra la figura 1 e la
foto di FA così come tra la figura 2 e la foto di FA.
Esaminando in udienza per la prima volta la foto segnaletiche del profilo destro di FA, il C.T.
rilevava come la calotta cranica abbia forma omologa a quella visibile nella figura 2 e nella foto di
FA oggetto di comparazione.
23.3 Durante le indagini preliminari FA veniva interrogato dal P.M. e dichiarava di riconoscersi
nelle immagini a lui contestate nelle quali il soggetto investigato si vede distintamente, non
escludendo che anche le altre potessero riferirsi alla sua persona.
Il 20/7/2001 in tarda mattinata aveva deciso di andare alla manifestazione, della quale condivideva
le motivazione e che non riteneva avesse carattere di protesta.
Egli non intendeva contrapporsi a nessuno.
Non era informato con precisione dei programmi delle manifestazioni, andò nella zona di Brignole
perché si trovava vicino alla propria abitazione e perché aveva letto che in quella piazza si doveva
tenere una manifestazione.
Era rimasto nella zona di Brignole da solo, poi si era spostato in Corso Sardegna e infine, attraverso
il sottopasso, in Corso Torino.
Quando arrivò in questa zona si avvide che i manifestanti avevano invaso l’incrocio ed erano già in
atto gli scontri con le cariche ed i lacrimogeni, aveva pertanto dovuto proteggersi il viso.
Non riusciva a ricordare con precisione lo svolgimento degli eventi ma dichiarava di aver assistito
alla prima carica contro il corteo, carica che aveva anche subito personalmente.
In quella situazione, sentendosi attaccato dalle Forze dell’Ordine l’imputato aveva avuto un gesto di
stizza ed aveva reagito, così come documentato dalle immagini.
Aveva raccolto un oggetto, sasso o barattolo, da terra e l’aveva lanciato.
Si trattava di un gesto istintivo, non preordinato.
In particolare negava di aver impartito direttive o disposizioni ad altri manifestanti, anzi si era
adoperato per limitare le conseguenze di quanto accadeva.
Non fece altro, uscì dal contesto degli scontri e tornò a casa.
In questa parte del suo percorso passò davanti al Dì per Dì di Piazza Giusti che era già stato
saccheggiato.
23.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in FA.
Elemento di prova fondamentale è costituito dall’esito delle indagini di P.G. e dal riconoscimento
del FA compiuto dal Sovrintendete PANTUSO che lo conosceva per motivi di servizio.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando
diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile
all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità
parziale tra le due figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al FA.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
23.5 Il Collegio ritiene pienamente provata la responsabilità penale di FA in relazione ad alcuni
soltanto degli episodi ascrittigli.
Le immagini lo mostrano mentre compare sullo slargo di Corso Torino, provenendo dal sottopasso
ferroviario così come da lui affermato, mentre sono già in corso gli scontri.
In questo contesto l’imputato raccoglie da terra e lancia più sassi contro i blindati che si stanno
ritirando [605].
Quindi lo si vede intorno al blindato in panne, mentre diversi manifestanti ne stanno compiendo il
danneggiamento e poi tentano di ribaltarlo.
FA è a torso nudo [606], si trova davanti alla parte anteriore del veicolo, si rivolge ai manifestanti che
spingono il veicolo sul lato sinistro di questo, tende il braccio e grida qualcosa.
Effettivamente la condotta dell’imputato può sembrare quella di chi rivolga ordini o almeno
indicazioni a chi sta cercando di rovesciare il veicolo.
Peraltro la C.T. fonica della difesa ha consentito di individuare le parole pronunciate dall’imputato
in quel contesto come un invito di tipo diverso perché egli pronuncia due volte ad alta voce la
parola “fermatevi!”, si tratta di accertamento definito come inequivocabile dal C.T. della difesa a
causa del movimento della bocca di FA e della circostanza che in quel momento la telecamera
stringe l’inquadratura in primo piano proprio su di lui.
FA si trattiene un certo tempo intorno al blindato in panne, mentre altri, come FL, si introducono
sul veicolo [607] e lo danneggiano [608].
Quindi si vede FA sul lato di ponente di Via Tolemaide mentre, seguendo uno scudo collettivo,
ritorna verso l’incrocio con Corso Torino poco prima dell’incendio del blindato [609].
Per FA si deve pertanto ritenere pienamente provata solo la condotta violenta tenuta nei confronti
dei blindati e dei militari durante l’arretramento su Corso Torino (capo 55 n. 2 e capo 56).
Si tratta di condotta dolosa di danneggiamento aggravato e di resistenza a pubblico ufficiale.
A questo fatto di resistenza non può trovare applicazione la causa di giustificazione di cui all’art. 4
D. Lgs. Lgt 288/1944 perché FA non è stato vittima della carica dei Carabinieri ritenuta arbitraria,
alla quale pertanto non può aver reagito.
Egli infatti compare solo a scontri iniziati, quando i militari si stanno già ritirando e non pongono in
essere alcuna azione violenta nei confronti dei manifestanti.
La posizione nella quale si vede per la prima volta FA, cioè lo sbocco lato mare del sottopasso
ferroviario, coincide con il percorso da lui seguito.
Egli ha affermato di avere subito in prima persona la prima carica dei Carabinieri contro il corteo,
ma dell’episodio non ha fornito alcun particolare che possa far ritenere attendibile questa sua
allegazione difensiva che, del resto, è smentita proprio dalle immagini di cui si è appena detto.
Egli pertanto non può giovarsi di alcuna giustificazione e va ritenuto responsabile del reato di cui
all’art. 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 c.p. per il fatto di cui al capo 55 n. 2 nonché del
reato ascrittogli al capo 56.
Dal danneggiamento degli arredi urbani (capo 55 n. 1) egli deve essere assolto non essendo provata
sufficientemente la sua partecipazione al fatto, perché se da un lato lo si vede usare dei sassi
dall’altro non lo si vede danneggiare alcun manufatto per procurarseli, anzi sembra che li trovi e li
raccolga da terra.
Parimenti a causa dell’insufficienza degli elementi accusatori nei suoi confronti, FA deve essere
assolto dal danneggiamento del blindato in panne (capo 55 n. 3) e dal reato di resistenza ai danni
dell’equipaggio di questo: egli si trattiene a lungo nei pressi del veicolo, anche molto vicino a
questo, mentre esso viene assalito e danneggiato.
Sembra pertanto rafforzare con la propria presenza il numero di persone che ostacolano il ritorno
dei Carabinieri sul luogo.
Però le uniche parole che si sentono pronunciate da lui non costituiscono un incitamento a
rovesciare e a distruggere il mezzo, ma un invito, anche piuttosto deciso, a fermarsi.
24. TF viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Via Tommaso Invrea, Via Tolemaide e
Corso Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo
all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Vi è poi la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla
partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto
(con foulard, maschera antipolvere e casco da motociclista), reato che risulta peraltro già estinto per
prescrizione [610].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le
indagini di P.G. e il sequestro di indumenti e di uno zaino portati dall’imputato durante gli scontri, 2
la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità al TF, 3 le
dichiarazioni dell’imputato che si è riconosciuto nelle foto oggetto di contestazione.
24.1 Il teste Andrea CATARCI dell’ufficio DIGOS della Questura di Roma ha dichiarato di aver
preso parte ad un servizio di osservazione organizzato in data 27/9/2001 in occasione della partenza
di alcuni pullman di manifestanti diretti a Napoli.
Egli non era conosciuto dai giovani nella sua qualità di Agenti di Polizia e si era mescolato tra di
loro per cercare di comprenderne le intenzioni, una volta arrivati a Napoli.
In particolare CATARCI si era seduto con alcuni giovani all’interno della stazione di San Giovanni
della metropolitana, mentre il suo collega MONTUORI, che conosceva i ragazzi, si teneva ad una
distanza di circa 30/40 metri.
CATARCI si sedette vicino ad un giovane che raccontava ad una ragazza di aver partecipato alle
manifestazioni contro il G8 di Genova.
Il giovane parlava tranquillamente dei disordini ai quali diceva di aver preso parte attiva, spiegando
di essersi trovato anche vicino alla camionetta quando era stato ucciso Carlo GIULIANI.
Si definiva un “pacifico violento” che predicava bene, ma era presente anche quando c’era da
picchiare, in particolare aveva tirato “mazzate” e non era stato riconosciuto nonostante non fosse
travisato.
Poco dopo mentre i ragazzi salivano sui pullman CATARCI si era avvicinato al collega
MONTUORI, gli ha indicato quello che aveva sentito parlare e il collega gli aveva detto che si
trattava di TF.
CATARCI descriveva il giovane come alto, magro, all’epoca portava i capelli corti, occhi non
chiari, naso un po’ rotondo.
Si trattava di un giovane noto al suo ufficio per aver partecipato a manifestazioni di piazza e ad
assemblee all’interno dell’università e dei centri sociali, in data 8/5/2001 era stato denunciato per
interruzione di ufficio o servizio pubblico in occasione di una manifestazione non autorizzata
all’università.
Inoltre, altri colleghi della DIGOS di Roma avevano accertato che in data 18/772001 TF era partito
per Genova.
CATARCI riconosceva il giovane che aveva sentito parlare in una foto di TF mostratagli a
dibattimento.
Il teste Antonio MONTUORI, Ispettore dell’ufficio DIGOS di Roma, confermava la propria
partecipazione al servizio di osservazione svolto a San Giovanni, in Piazzale Appio il 27/9/2001
occasione nella quale notava vicino al proprio collega CATARCI la persona di TF a lui noto come
partecipante a manifestazioni tenute all’università.
TF risultava essere già stato identificato dalla Polizia nel 2000 durante una manifestazione dei
COBAS davanti al Ministero della Pubblica Istruzione.
MONTUORI aveva visto e riconosciuto TF vicino a CATARCI da una distanza di circa quaranta
metri.
Era sabato o domenica mattina e per strada non c’era quasi nessuno.
Riconosceva TF anche in una foto mostratagli a dibattimento [611].
Il teste ZAMPESE ha indicato i particolari della figura e dell’abbigliamento del soggetto investigato
che si vedono in tutte le immagini oggetto di contestazione.
Si tratta di persona [612] con capelli corti che indossa una mascherina trasparente per gli occhi (con
elastico nero) e in alcuni casi una mascherina antipolvere bianca (con elastico giallo).
Porta una maglietta nera a maniche corte e pantaloni verde militare con tasconi laterali, tiene in
mano un casco grigio senza visiera e munito della scritta FM, a tracolla porta uno zaino con i colori
blu, giallo, rosso, l’orologio è sul polso destro, le scarpe sono rosse con stringhe bianche e strisce
laterali, tipo ADIDAS.
Nelle immagini del reperto 41 il soggetto è travisato da un foulard blu.
ZAMPESE ha ricordato come, una volta identificato dai colleghi di Roma, TF venne convocato
presso la DIGOS di Genova dove si presentò in data 26/11/2001 in possesso di uno zaino identico a
quello visto nelle foto del G8 che venne sequestrato [613].
Il 4/12/2002 a TF veniva applicata una misura cautelare personale e nella sua abitazione veniva
effettuata una perquisizione domiciliare che consentiva di rinvenire ulteriori:
- la maglia nera a maniche corte,
- i pantaloni verdi con tasconi laterali,
- il casco grigio metallizzato senza visiera marca FM.
Si tratta di indumenti ed accessori corrispondenti a quelli visti nelle foto degli scontri.
24.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [614], la provenienza delle immagini
è stata chiarita dal teste ZAMPESE [615].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le tre immagini siano state mese a confronto
somatico.
Il soggetto investigato è ritratto nelle figure 1 (soggetto A), 2 (soggetto B) e 3 (soggetto C), la foto
di TF è ritratta frontalmente con il capo leggermente inclinato verso il basso (figura 4).
Il soggetto A (figura 1) presenta:
- come abbigliamento: maglietta nera, pantaloni verdi con tasche esterne di tipo militare,
scarpe rosse, occhiali di plastica trasparente da lavoro, maschera protettiva bianca
antipolvere posta sul mento, fazzoletto avvolto al collo, in mano un casco da motociclista
grigio,
- la linea di contorno cranio facciale tendenzialmente ovale,
- adiposità del volto media,
- la fronte coperta dagli occhiali, quindi non ben visibile,
- le sopracciglia di forma tendenzialmente a linea spezzata, con formazione pilifera di grado
medio,
- gli occhi non visibili,
- il naso con piramide nasale di dimensioni medio grandi, dorso di tipo gibboso, lobulo nasale
grande,
- l’orecchio destro: la totalità del padiglione auricolare ha una conformazione di tipo medio e
forma tendenzialmente triangolare,
- la bocca tendenzialmente medio larga con labbra sottili,
- il mento non visibile.
Il soggetto B (figura 2) presenta:
- come abbigliamento: maglietta nera, occhiali di plastica trasparenti da lavoro messi sul
casco da motociclista grigio, maschera protettiva bianca antipolvere posta sul mento,
fazzoletto avvolto al collo,
- la linea di contorno cranio facciale non desumibile perché coperta dal sostegno del cinturino
del casco e dalla mascherina,
- la fronte coperta dal casco,
- le sopracciglia a linea spezzata, con formazione pilifera di grado medio,
- gli occhi non visibili,
- il naso con piramide nasale di dimensioni medio grandi, lobulo grande, forma
tendenzialmente di tipo circolare,
- l’orecchio destro non visibile,
- la bocca medio larga con labbra sottili,
- il mento non visibile.
Il soggetto C (figura 3) presenta:
- un abbigliamento identico a quello delle figure 1 e 2, nonché uno zaino sulle spalle,
- il profilo del volto tendenzialmente curvilineo,
- la fronte parzialmente coperta dagli occhiali da lavoro,
- le sopracciglia a linea spezzata con formazione pilifera di grado medio,
- gli occhi non visibili,
- il naso con piramide nasale di dimensioni medio grandi, dorso di tipo gibboso,
- l’orecchio destro ha conformazione di natura media, forma essenzialmente assimilabile a
quella della figura 1, cioè distacco tra la parte superiore dell’elice, del padiglione auricolare
e le zone temporo occipitali,
- la bocca poco visibile non consente un giudizio morfologico,
- il mento non visibile.
Il C.T. ha compiuto la comparazione tra le figure 1 e 2 e poi tra queste e l’immagine di TF (figura
4) con i seguenti risultati:
- il contorno cranio facciale coincidente in 1 e 4 (nella 2 non si vede)
- i capelli corti in 1, nella 2 non si vedono,
- la fronte alta nella figura 4, nelle altre è coperta, ma nella figura 1 potrebbe essere definita
tendenzialmente alta, perché la formazione dei capelli coincide con l’appoggio del naso
relativamente agli occhiali da lavoro tenuti sulla fronte,
- le sopracciglia a linea spezzata con formazione pilifera di grado medio nelle figure 1, 2 e 4,
- gli occhi di direzione rettilinea nella figura 4 mentre non si vedono in modo sufficiente nelle
figure 1 e 2,
- le dimensioni del naso appaiono coincidere, anche se nelle figure 1 e 2 a causa di un effetto
luce/ombra non si apprezza una gibbosità del dorso, visibile invece nella figura 4,
- l’ orecchio destro visibile nella figura 1 non è invece visibile nelle figure 2 e 4,
- la bocca è medio larga e le labbra sono sottili in tutte e tre le immagini,
- il mento di forma tendenzialmente rettangolare in 4, non visibile in 1 e 2,
La comparazione tra la figura dell’ignoto 3 e la figura di TF (4) ha avuto i seguenti risultati
coincidenti nelle due immagini:
- la linea cranio facciale ovale,
- il profilo tendenzialmente curvilineo,
- la fronte tendenzialmente alta così come anche nella figura 1,
- le sopracciglia a forma spezzata con formazione pilifera di grado medio,
- gli occhi di direzione rettilinea nella figura 4 ma non visibili nella 3,
- il naso con piramide di dimensioni medio grandi, dorso largo e gibboso,
- l’orecchio destro nella figura 3 risulta essere di dimensioni medie e di forma
tendenzialmente triangolare, mentre non è visibile nella figura 4,
- la bocca medio larga con labbra sottili nella figura 4, non è visibile nella 3,
- il mento di forma tendenzialmente rettangolare nella figura 4, non è visibile nella 3.
Sulla base della comparazione tra le diverse immagini il C.T. ha concluso esprimendo un giudizio
di compatibilità determinato anche dalla gibbosità del naso, definita connotato saliente.
24.3 L’imputato TF si è sottoposto all’esame dibattimentale, durante il quale si è riconosciuto nelle
immagini contenute nel DVD personale e oggetto di contestazione.
Egli ha ammesso di essere stato a Genova dal 18 al 21 luglio, era venuto insieme ad alcuni amici
per partecipare alle manifestazioni ed in particolare al corteo delle Tute Bianche.
Aveva così trovato sistemazione al Carlini.
Il giorno 20 a fine mattina il corteo si mosse e TF si trovava nella sua parte anteriore munito di uno
scudo di plastica individuale.
Il corteo era pacifico, a tratti festoso, forse si vedevano tracce di scontri avvenuti in precedenza.
TF era partito senza prevedere scontri, li riteneva una possibilità remota, le bardature dei ragazzi gli
sembravano una carnevalata.
Invece, del tutto inaspettatamente si trovò pigiato, senza poter respirare, ebbe la sensazione di
essere “un animale in trappola”.
Abbandonò subito lo scudo che gli impediva i movimenti e cercò di farsi largo tra la folla.
La carica gli sembrava avvenuta prima che alcuni manifestanti lanciassero a loro volta degli oggetti.
Quest’ultimo era comunque un lancio sparuto, la distanza era tale che non raggiungeva l’obbiettivo.
Non ravvisava un nesso di causalità tra il lancio di oggetti e la carica ed ebbe la sensazione che la
condotta della Polizia non fosse proporzionale a ciò che avveniva.
L’imputato provò panico, non sapeva cosa stava succedendo, percepiva una massa che si accalcava
e che gli impediva di muoversi, i lacrimogeni gli impedivano di respirare.
Cercò pertanto di fuggire in una strada laterale, poi fuggì anche da lì perché vi erano degli scontri,
in particolare vi era una camionetta che inseguiva i manifestanti.
Vi erano diversi fronti e TF non ricordava come si era mosso, ebbe la sensazione di trovarsi in
trappola, gli sembrava che gli scontri si svolgessero in più punti e non erano da lui prevedibili.
Si trovò in una strada parallela a quella dell’episodio della camionetta e perpendicolare a quella
seguita originariamente dal corteo, si trattava di un grosso viale.
Qui vide da un lato gli scudi e i manifestanti e dall’altro le Forze dell’Ordine.
I due schieramenti si affrontavano senza toccarsi, vi erano lanci da entrambe le parti.
TF si muoveva a caso e arrivò a vedere l’episodio del blindato in panne quando questo era già
bloccato ed era già vuoto.
Ha descritta la propria condotta come un’“azione sconsiderata” diversa dal suo abituale
comportamento.
Anche a Genova voleva comportarsi correttamente, ma era confuso, turbato dagli scontri ed in
particolare dallo specifico episodio della camionetta che inseguiva i manifestanti.
pertanto si mise a gesticolare sfidando le Forze dell’Ordine a colpirlo e venne effettivamente colpito
da un lacrimogeno, il cui bossolo conserva ancora a casa.
Contro il blindato in panne ma ormai vuoto l’imputato lanciò delle pietre, ha definito il proprio
gesto come lo sfogo di una persona impreparata, priva di lucidità.
Si era avvicinato al blindato in due diversi momenti, in uno solo di essi aveva lanciato tre pietre.
In quel momento aveva la volontà di infierire sulla cosa, poi questa venne meno.
Non sapeva riferire la causa e le modalità dell’incendio del veicolo, c’era tanta confusione.
Nei mesi seguenti si recò a Napoli ad una manifestazione e agli amici che gli chiedevano di Genova
rispose che era stato vicino alla camionetta quando era stato ucciso GIULIANI, definendosi un
“pacifico violento”.
Quindi venne chiamato a Genova a testimoniare e venne minacciato di un’incriminazione per
tentato omicidio o per falsa testimonianza.
Nei frame 001 – 003 del reperto 220 TF riconosceva se stesso in Piazza Tommaseo in un momento
nel quale era fuggito dagli scontri.
Era verso le 17.30, in quel momento qualcuno gli comunicò che era stato ucciso un ragazzo.
Rimase un certo tempo a chiacchierare con gli altri, poi andò a Piazzale Kennedy.
24.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in TF.
Il primo elemento di prova è costituito dal risultato delle indagini di P.G..
Se le confidenze fatte dal TF agli amici e percepite da CATARCI potevano costituire semplice
elemento indiziario non ancora decisivo, perché non idonee di per sé ad escludere una millanteria
del giovane, l’esito dei sequestri dei capi di abbigliamento, del casco e dello zaino in possesso
dell’imputato e corrispondenti a quelli visibili nelle immagini oggetto di indagine costituisce invece
una prova diretta per l’identificazione di quel giovane nell’imputato.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un elemento di riscontro, individuando diversi dati
somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile all’imputato e
l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità tra le diverse
figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al TF.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
24.5 Gli elementi di prova raccolti fondano la penale responsabilità dell’imputato per il fatto
ascritto a TF al n. 3 del capo 55, da qualificarsi come reato di cui agli articoli 635 co. 2 n. 3 in
relazione all’art. 625 n. 7 c.p.
Egli concorre materialmente anche nei due reati di resistenza contestatigli ai capi 56 e 57.
Le prove raccolte non appaiono sufficienti a dimostrare il concorso di TF nei fatti di cui al capo 55
n. 1 e 2.
Egli partecipa al corteo e le immagini [616] lo mostrano con uno scudo e tutti i particolari
dell’abbigliamento già descritto mentre con gli altri discende Corso Europa in direzione ponente.
Si rivede TF in Via D’Invrea [617] mentre trascina un cassonetto durante la prima controffensiva dei
manifestanti e raggiunge l’incrocio con Via Casaregis [618].
Quindi TF partecipa all’assalto al blindato contro cui lancia diversi sassi, mentre il personale si
trova ancora a bordo [619].
Dopo che l’equipaggio ha abbandonato il veicolo TF si trova accanto ad esso durante il tentativo di
ribaltamento [620].
Poi TF si sposta sull’incrocio tra Corso Torino e Via D’Invrea, dietro le barricate e fronteggia le
Forze dell’Ordine che si trovano nel tratto alberato [621].
Durante questa fase, TF sopravanza le barricate per contrapporsi agli Agenti [622] e poi lo si vede
nell’adiacente Via D’Invrea mentre spezza un grosso sasso [623].
Infine TF si trova in Piazza Tommaseo insieme ad un gruppo di ragazzi nei momenti successivi alla
morte di Carlo GIULIANI [624].
A carico di TF si devono pertanto ritenere pienamente provate la condotta di danneggiamento ai
danni del blindato in panne (55 n. 3), quella di resistenza di cui al capo 56 tenuta in Corso Torino
dopo l’assalto al blindato, quindi non coperta dalla causa di giustificazione di cui all’art. 4 D. Lgs.
Lgt 288/1944 e la condotta di resistenza ai danni dell’equipaggio del blindato in panne contestatagli
al capo 57.
Non paiono sufficienti invece le prove del danneggiamento degli arredi urbani (lo si vede aiutare a
trascinare un cassonetto ma non si apprezza la portata lesiva del gesto, dato che nelle vicinanze non
si vedono barricate in costruzione) e di quello di altri blindati, fatti contestati al capo 55 n. 1 e 2 dai
quali pertanto deve essere assolto per non averli commessi.
25. La posizione processuale di PF è relativa ad una pluralità di condotte ipotizzate come commesse
il giorno 20 ed il giorno 21 luglio.
In questa parte della motivazione verranno esaminate solo quelle relative al giorno 20 a margine del
corteo delle Tute Bianche, mentre le rimanenti costituiranno oggetto di esame nel capitolo IX.
Egli viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 48)
in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose
vie e piazze della città (prima parte del n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
La prima parte del capo 49 riguarda il reato di resistenza aggravato contestato a PF, in concorso con
altri, come commesso il 20/7/2001 ai danni di pubblici ufficiali appartenenti alle Forze dell’Ordine
in Piazza Alimonda, Via Tommaso Invrea, Via Casaregis e Via Tolemaide e in particolare ai danni
dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo nella zona di Corso Torino.
I capi da 50 a 53 portano le contestazioni, relative ai giorni 20 e 21 luglio, dei reati di illegale
fabbricazione, detenzione, porto in luogo pubblico ed esplosione di almeno dieci bottiglie
incendiarie o Molotov.
Vi è infine al capo 54 la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in
relazione alla partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di
travisamento del volto (il 20/7/2001 con un casco da antinfortunistica, una maschera antipolvere ed
una felpa), reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione [625].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di quattro diversi elementi di prova: 1 le
indagini di P.G. ed il riconoscimento dell’imputato nelle foto oggetto di indagine compiuto ad opera
di alcuni operanti che lo conoscono personalmente, 2 il sequestro di oggetti portati dall’imputato
durante gli scontri, 3 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura
riferibilità al PF, 4 le dichiarazioni dell’imputato che si è riconosciuto nelle foto oggetto di
contestazione.
25.1 Il soggetto identificato in PF risulta presente in numerose immagini relative tanto al 20 quanto
al 21 luglio.
Nel corso della seconda giornata di scontri egli veniva fotografato da vicino dal teste
BALDASSARRI, le cui foto erano in seguito state acquisite dagli inquirenti e, insieme ad altre
relative agli scontri, inviate alle Questure italiane.
Il teste Salvatore BURRASCANO dell’ufficio DIGOS della Questura di Catania ha dichiarato di
aver visionato queste foto e unitamente ad altri colleghi (FINOCCHIARO, STERRANTINO,
BASILE) di avervi riconosciuto con una “certa sicurezza” PF.
Ricordava che circa un anno prima del G8 l’imputato era stato arrestato dal teste e che nella
contestuale perquisizione domiciliare erano stati rinvenuti trenta candelotti di dinamite muniti di
miccia ed altro materiale.
A Catania PF aveva costituito un circolo auto gestito che si occupava di musica e nell’agosto 2001
era stato tra gli occupanti del centro sociale Bernini.
Si trattava dunque di un soggetto ben noto al teste ed al personale del suo ufficio.
BURRASCANO ripeteva positivamente il riconoscimento di PF anche a dibattimento nelle foto
reperto 192-15 TPO 0009 e reperto Baldassarri 3 foto 02.
Il teste ZAMPESE ha indicato i particolari della figura e dell’abbigliamento del soggetto investigato
che si vedono in tutte le immagini oggetto di contestazione.
Si tratta di persona che in alcune immagini del 20 luglio [626] indossa un casco arancione, sotto al
quale si vede un berretto verde con visiera, indossa una maglietta bianca a maniche corte con il
disegno di un volto (che pare quello di CHE GUEVARA) sulla parte anteriore, porta pantaloni
scuri, in vita tiene un marsupio ed una felpa scura che si vedrà indossata in altre immagini, sul
labbro inferiore ha un piercing e appesa al collo una mascherina bianca con filtro (meglio visibile
nei frame successivi).
ZAMPESE faceva rilevare che in una foto inviata dai colleghi di Catania del 12/2/2001 [627] è visibile
il piercing sul labbro inferiore.
Il 20 luglio 2001 PF portava una protezione sul braccio sinistro [628].
Dal frame 0029 del reperto 164 133 risulta come sul retro della maglietta bianca sia disegnato in
rosso il numero “4”, i pantaloni risultano avere grosse tasche laterali (frame 0058).
In altra immagine del giorno 20 [629] si vede che il soggetto ha indossato la felpa scura che in
precedenza portava in vita, si tratta di indumento munito di cappuccio e di un disegno orizzontale
bianco e rosso.
Gli altri particolari (casco arancione, pantaloni, marsupio, mascherina bianca) coincidono con le
immagini precedenti.
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[521] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[522] Si trova nel DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 072.
[523] Ibidem al n. 073.
[524] Ibidem al n. 075.
[525] Si vedano i reperti sequestrati nelle immagini contenute nel DVD personale.
[526] Si trova sia nel 3° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[527] Nella relazione 31/10/2002 la Polizia Scientifica ha utilizzato (a pag. 7) la foto di DAAF proveniente dalla DIGOS
di Rovigo, nonché due immagini del soggetto investigato, rispettivamente a pag. 5 una foto estrapolata dal reperto
192-02 TPO frame 02 e a pag. 6 un frame proveniente dal reperto 150-1 La7 minuti 28.31.
[528] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[529] Secondo quanto riferito dal teste ZAMPESE, si tratta di reperto depositato nel fascicolo del P.M. il 4/2/2002 come
allegato all’annotazione di P.G. del precedente 1/2/2002, quindi utilizzabile anche nei confronti dell’imputato FTO.
[530] Si trova sia nel 3° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[531] Nella relazione 2/5/2003 la Polizia Scientifica ha utilizzato (a pag. 5) la foto usata da FTO per richiedere il permesso
di soggiorno, nonché (a pag. 4) due immagini del soggetto investigato ritratte al momento del suo arrivo alla stazione
ferroviaria e contenute nell’album depositato il 4/2/2002, frame del 151-29 o RAI 95.
[532] Ad esempio nelle foto riportate ai numeri 007, 0085 e 0086 della cartella “selezione ordinata” del DVD personale
che risultano depositate rispettivamente il 4/2/2002 ed il 4/5/2002, quindi nei reperti 236 e 164.133.
[533] Foto reperto 164.133 0001 e seguenti nel DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 019 e ss.
[534] Foto reperto 83-Seimilano 0023 e seguenti, ibidem al n. 064 e ss.
[535] Foto reperto 70H-OGGS94MS, ibidem, al n. 086.
[536] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[537] Una copia della rivista si trova al n. 41 delle produzioni della difesa, le foto in questione si trovano a pag. 60 in alto e
corrispondono alle foto reperto “130 lancio” e reperto “130 lanciato” presenti nel DVD DAF cartella “selezione
ordinata” ai n. 070 e 071.
[538] Si tratta della foto reperto 103A – Scontri 2 DSC00095, al n. 073 della cartella “selezione ordinata”.
[539] Si tratta della foto reperto 125 – DSC_0027, ibidem al n. 069.
[540] Foto reperto 187 0280 ibidem al n. 032.
[541] Foto reperto 96 G8GEN01, ibidem al n. 030.
[542] Foto reperto 125 DSC_0027, ibidem al n. 069.
[543] Si tratta delle foto reperto Img_0356 (la collana) e reperto Img_0353 (le scarpe) contenute nel DVD personale,
cartella “selezione ordinata” ai n. 003 e 004.
[544] Si vedano a conferma le foto reperto 100 – 2007_043, reperto 103A – Scontri 2 – DSC00092 e DSC00093 nelle
quali il giovane è ritratto al momento del fermo e risulta privo della scarpa sinistra.
[545] Tra i quali i testi della difesa Antonio PICCOLO, Ciro MAROTTA e Francesco NAPOLITANO.
[546] PICCOLO ha confermato come all’uscita dal Carlini DAF non portasse con sé né travisamenti né strumenti
offensivi.
[547] PICCOLO ha ricordato la preoccupazione per la scomparsa di DAF che la sera riapparve improvvisamente al Carlini
con il braccio ingessato, escoriazioni sul volto e diversi lividi sulla schiena.
[548] Si trova nel DVD personale cartella “selezione ordinata” al n. 036.
[549] Reperto 229 – IMG 2368 e 2370, ibidem ai n. 15 e 17.
[550] Immagini del reperto 237.
[551] Frame 004 – 007 del reperto 237.
[552] Reperto 164 65.
[553] Reperto 229 – IMG 2370 e frame del reperto 192-05.
[554] Reperto 192-25 a 10.05.
[555] Reperto 164 133 filmato e frame da 001 a 0046, in particolare per un lancio contro il veicolo fermo i frame 009 -
0011.
[556] Ad esempio reperto 70H – OGGS5JBS, reperti 187 – 0280 e 187 – 0277, reperti 111-170 – Still0034 e Still0035,
reperto 237 a 01.46 e frame 008 - 0011.
[557] Si veda la prima parte di questo capitolo paragrafo 33.1.
[558] In particolare i frame 0012 – 0033.
[559] Si vedano le foto reperto 100-2007_019/020/043 e le foto 103A – Scontri2- DSC da numero 00092 a n. 00096
[560] Si veda la foto reperto 70 H OGGS 3C1T, cartella “selezione ordinata” al n. 021.
[561] Si vedano i frame da 001 a 0018 del reperto 237.
[562] Si vedano i reperti nella cartella “sequestro DPA” del DVD personale.
[563] Si trovano sia nel DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[564] Nella relazione 25/6/2002 relativa a DPA la Polizia Scientifica ha utilizzato a pag. 4 due immagini del soggetto
investigato, rispettivamente la figura 1 è costituita dal frame 002 del reperto 70 de La Stampa, la figura 2 dal reperto
237 Mediaset frame 0022; a pag. 5 viene utilizzata per le comparazioni la foto della carta di identità dell’imputato
ritratta in data 22/12/1999.
Nella relazione 25/6/2002 relativa a SN la polizia Scientifica ha utilizzato a pag. 4 per la figura 1 del soggetto
investigato il frame 0006 del reperto 237 e per la figura 2 il frame 0016 del medesimo reperto; a pag. 5 viene utilizzata
per le comparazioni la foto della carta di identità dell’imputata.
[565] Al n. 044 della selezione ordinata DPA nel DVD personale.
[566] Reperto 164.133 da 08.25 a 16.06 e frame 0032.
[567] Reperto 70 La Stampa frame da 002 a 007.
[568] Reperto 243 – 20c06620XIV07.
[569] Reperto 164 133 frame 0002 - 0006.
[570] Reperto 70H – OGGS3C1T.
[571] Reperto 164 133 da 35.05 a 43.20 e in particolare frame 0016.
[572] Reperto 237 a 02.05.
[573] Reperto 187 0277.
[574] Reperto 164 133 frame 0028-0030.
[575] Reperti 237 e 86.
[576] Si veda anche la foto reperto 96 – G8GEN02 che mostra la SN nel gesto di urlare.
[577] Reperto 143 117.
[578] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[579] Reperto 192-10 TPO frame 007.
[580] Reperto 88D scontri 19.
[581] Reperto 65F – Olympia031.
[582] Si veda la foto del reperto sequestrato (n. 002 della cartella “selezione ordinata”) e la foto reperto 88D scontri 19.
[583] Si trova sia nel DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[584] Nella relazione 11/2/2002 a pag. 5 vi è un particolare della foto tratta dal reperto 70H OGGS 16 ZT dal CD del Corriere della Sera (l’intera foto si trova a pag. 12), a pag. 6 vi è la foto della carta di identità dell’imputato ritratta il
4/1/1996.
[585] Reperto 192-10 frame 001 – 0014 e reperto 164 133 frame 0045 – 0051.
[586] Reperto 164.133 come inserito nella C.T. della difesa FA alle ore 15.09.33 (si vedano anche i frame 001-0019 del
reperto originale).
[587] Immagine delle ore 15.10.27 (si vedano i frame 0022-0038).
[588] Reperto 41.
[589] Reperti 164 65 e 164 148.
[590] Reperto 111-175-1.
[591] Reperto 237 frame 001-0027.
[592] Reperto 181-38 RAI 3 frame 001 – 0016.
[593] Reperto 192-25 da 11.00 in avanti e reperto 192-14 frame 001 - 0033.
[594] Reperto 164 133da 35.05 a 43.20.
[595] Reperto 192-5 e foto reperto 70H OGGS16ZT.
[596] Reperto 164 133 frame 0052 – 0064.
[597] Reperto 65F – Olympia044 e reperto 65F – Olympia013.
[598] Reperto 164 254.
[599] Reperto 164 99.
[600] Si veda ad esempio il reperto 237 frame 0010.
[601] Reperto 164 133 frame 001.
[602] Visibili nel reperto 95 – AC9 e nel reperto 237 frame 0022.
[603] Si trova sia nel DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[604] Nella relazione 31/5/2002 a pag. 4 vi è foto tratta dal reperto 95 AC9, a pag. 5 foto tratta dal reperto 164-133 frame
004, quindi a pag. 6 la foto della carta di identità di FA.
[605] Reperto 229 IMG_2371, reperto 164 65 a 01.57, reperto 41 a 00.16 e frame 003-0029, reperto 164 148 frame 0013,
reperto 237.
[606] Reperto 164 133 da 35.05 a 43.20 e frame 001 - 0013.
[607] Reperto 164 251 frame 005.
[608] Reperto 187 0224, reperto 187 0223.
[609] Reperto 237 frame 0021 – 0024.
[610] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[611] Reperto 95 ACA, nel DVD personale cartella £selezione ordinata” al n. 024.
[612] Si vedano ad esempio il reperto 41 frame 004 ed il reperto 164 133 frame 0011, indicato per errore come 237.
[613] Si vedano le foto di questo e degli altri reperti nella cartella “sequestro” del DVD personale.
[614] Si trova sia nel DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[615] Nella relazione 7/8/2002 a pag. 4 vi è foto tratta dal reperto 95 ACA, a pag. 5 vi è il reperto 65 F Olympia n. 13 e
a pag. 6 il reperto 237 frame 0010, quindi a pag. 7 vi è la foto della carta di identità di TF del 25/11/1999.
[616] Reperto 164 190 B.
[617] Reperto 164 133 frame 0011 indicato nel DVD personale per errore come reperto 237 e reperto 231 Furio Filippo 9.
[618] Reperto 41.
[619] Reperto 192-25 a 08.37 e a 08.50, reperto 150-03 La7 frame 001 – 0044, reperto 95-A30, reperto 65A G8 7, reperto
96 G8032, reperto 88A 045a, reperto 95 A2C, reperto 70H OGGU0WTS, reperto 187 0283.
[620] Reperto 65F Olympia044, reperto 65F Olympia 013.
[621] Reperto 164 133 da 35.05 a 43.20 e frame 001 - 0014, reperto 65F Olympia 014.
[622] Reperto 88D SCONTROw, reperto 212 G8_1-g52_nudo.
[623] Reperto 237.
[624] Reperto 220.
[625] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[626] Reperto 164 133 frame 0044 ritratta in Via D’Invrea.
[627] Reperto Album Catania 0009, nel 2° DVD PF cartella “selezione ordinata” al n. 003.
[628] Reperto 164 133 0033.
[629] Reperto 187 0230 ritratta in Corso Torino davanti al blindato in fiamme.