PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni
12.3 Il corteo delle Tute Bianche - gli imputati > > > > > > > > > > 1 | 2 | 3
25.2 In data 4/12/2002 venne applicata a PF una misura cautelare personale e ad opera del teste
ZAMPESE venne eseguita a suo carico una perquisizione domiciliare presso il Centro Sociale
Guernika Fabrik sito nella zona industriale di Catania.
Da notizie ricevute dai colleghi di Catania risultava come PF venisse soprannominato x.
ZAMPESE ha ricordato come in quella occasione all’interno del Centro Sociale era presente il solo
PF e che sui muri erano visibili scritte inneggianti ai Black Block e ai fatti di Genova [630], in una di
esse (la n. 0025) compare il nome x.
Nel corso della perquisizione vennero rinvenuti e sequestrati il marsupio ed i pantaloni scuri con
grandi tasche laterali coincidenti con gli analoghi indumenti ed oggetti portati dal soggetto
investigato durante gli scontri.
Durante la perquisizione vennero rinvenute e sequestrate n. 4 foto a colori [631] relative ai fatti
avvenuti durante il G8 di Genova.
Sono immagini riferibili al giorno del 21/7/2001 su cui si ritornerà nel prossimo capitolo.
Qui si deve aggiungere che in una di queste foto è ritratto proprio il soggetto investigato e
identificato come PF.
25.3 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [632], la provenienza delle immagini
è stata chiarita dal teste ZAMPESE [633].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le immagini siano state mese a confronto
somatico in due relazioni.
Nella prima relazione il soggetto investigato (figure 1 e 2) è travisato:
- indossa un casco, un fazzoletto e una felpa con cappuccio blu/viola, nella cui parte anteriore
vi sono immagini all’interno di 4 quadrati rosso e grigio,
- la persona indossa una mascherina protettiva bianca, un fazzoletto scuro sul volto a coprire
bocca e naso, un cappello con visiera, un casco da motociclista bianco,
- sulle spalle porta uno zaino azzurro con disegni,
- il travisamento non consente giudizi sulla morfologia complessiva del volto,
- abbondante tessuto adiposo sul volto,
- le sopracciglia di forma curvilinea e folte, spazio intersopraccigliare ampio,
- gli occhi di forma tendenzialmente ellissoidale, direzione orizzontale, medie dimensioni,
con palpebra inferiore lievemente a borsa,
- del naso si vede solo la radice superiore della piramide che è di tipo largo.
Nelle foto comparative (figura 3 e figura 4) il soggetto presenta:
- contorno cranio facciale di forma ellittica,
- adiposità generale del volto di tipo abbondante,
- le sopracciglia a forma curvilinea, folte, spazio intersopraccigliare ampio,
- gli occhi con forma tendenzialmente ellissoidale, direzione orizzontale, medie dimensioni,
con palpebra inferiore lievemente a borsa,
- il naso ha la piramide nasale con radice larga.
La comparazione tra le figure 1 (soggetto A) e 3 (PF) evidenzia diversi elementi simili nel grado di
adiposità del volto, nelle sopracciglia, negli occhi (la palpebra inferiore a borsa), nel naso (la
radice).
A queste caratteristiche somatiche simili si aggiunge un connotato saliente costituito dal difetto di
presenza pilifera nel sopracciglio sinistro, visibile sia nella figura 1 sia nella 3.
Il C.T. esprimeva pertanto un giudizio di compatibilità.
Nelle seconda relazione il soggetto investigato è raffigurato nelle immagini 1 e 2, mentre la 3 e la 4
ritraggono PF.
Il soggetto delle figure 1 e 2 presenta:
- il contorno cranio facciale di forma ellittica,
- adiposità del viso abbondante,
- gli occhi di direzione orizzontale e di medie dimensioni,
- il naso con piramide nasale di dimensioni generali medio piccole, lobulo medio, pinne di
piccole dimensioni a base rialzata,
- la distanza naso-labiale lunga,
- la bocca piccola con labbra medie,
- il mento largo con forma tendenzialmente rettangolare, fossetta mentoniera.
Nelle figure di comparazione 3 e 4 PF presenta:
- il contorno cranio facciale di forma ellittica,
- tessuto adiposo abbondante,
- gli occhi di forma tendenzialmente ellissoidale, direzione orizzontale, medie dimensioni,
palpebra superiore scoperta in posizione fisiologica normale, palpebra inferiore lievemente a
borsa,
- il naso con piramide di dimensioni medio piccole, lobulo medio, pinne di piccole dimensioni
e base rialzata,
- la distanza naso-labiale lunga,
- la bocca piccola con labbra medie,
- il mento largo, di forma pseudo rettangolare, con fossetta mentoniera.
La comparazione tra le figure 2 e 3 evidenzia diversi elementi coincidenti nell’abbondante tessuto
adiposo, nelle sopracciglia e nello spazio intersopraccigliare, nella direzione e nelle dimensioni
degli occhi, nel naso, nella distanza naso-labiale, nella bocca, nel mento e nella fossetta mentoniera.
Il C.T. esprimeva pertanto un giudizio di compatibilità tra le figure 1 e 2 da un lato e 3 dall’altro.
25.4 Durante le indagini preliminari PF veniva sottoposto ad interrogatorio ad opera del P.M.,
dichiarazioni poi prodotte a dibattimento stante l’assenza dell’imputato.
Egli si riconosceva nelle immagini a lui contestate, relative ai fatti sia del 20 sia del 21 luglio e
dichiarava di ammettere tutti gli addebiti a lui mossi.
In questa sede si riportano solo le dichiarazioni relative ai fatti del 20 luglio.
Riconosceva come indossati da lui i capi di abbigliamento (la maglia con l’effigie di CHE
GUEVARA e con un numero sulla schiena, la felpa nera con un disegno sul davanti, il casco
arancione) ed il marsupio ritratti nelle foto in atti.
Era arrivato a Genova sostanzialmente per caso perché voleva trascorrere una breve vacanza a
Napoli e qui aveva trovato un treno occupato diretto a Genova, quindi aveva deciso di partecipare
alle manifestazioni ed era arrivato in città in tempo per quella dei Migranti.
Aveva trascorso la notte al Carlini e il giorno successivo si era aggregato al corteo delle Tute
Bianche, era stato dotato di uno scudo in plexiglas, di una mascherina artigianale e di uno zaino
INVICTA nel quale teneva bottiglie d’acqua e panini.
PF non aveva alcuna intenzione di prendere parte a scontri, a cui non era preparato, ma voleva
dimostrare pacificamente.
Da un altoparlante una ragazza raccomandava di non usare violenza.
Durante la discesa del corteo l’imputato si trovava a circa 40 metri dalla testa, ad un certo momento
percepì il verificarsi degli scontri, venne raggiunto da un candelotto e costretto a fuggire indietro.
Seguendo gli altri si trovò nelle strade laterali a Via Tolemaide e qui prese parte attiva agli scontri,
aveva spostato un cassonetto, non poteva escludere di avere effettuato dei lanci.
La sua era una reazione a quello che accadeva, non una condotta preordinata.
Ha definito il contesto come “da guerra sia da una parte che dall’altra”, lui aveva partecipato ad
azioni aggressive.
Riconosceva se stesso esultante davanti al blindato in fiamme [634], anche se non ricordava la
circostanza.
Ad un certo momento si sparse la voce che la polizia aveva ucciso due o tre manifestanti, allora la
rabbia era divenuta generale e la folla aveva cominciato a gridare “assassini”.
La reazione aveva coinvolto tutti, anche quelli più pacifici.
PF aveva iniziato a lanciare bottiglie, una delle quali conteneva benzina e gli era stata data da un
soggetto vestito di nero e che parlava inglese.
Quindi era tornato al Carlini dove aveva trascorso la notte.
25.5 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in PF.
Il primo elemento di prova è costituito dal riconoscimento compiuto nelle foto del giovane dal teste
BURRASCANO, oltre che dai suoi colleghi della DIGOS di Catania, persone che conoscono
direttamente l’imputato.
Rilevano inoltre le ulteriori indagini di P.G. ed il sequestro in possesso dell’imputato di un paio di
pantaloni e di un marsupio identici a quelli indossati a Genova dal soggetto investigato, nonché di
quattro foto degli scontri, in una delle quali viene ritratto proprio il soggetto investigato.
La perquisizione avvenne in un Centro Sociale dove in quel momento si trovava solo l’imputato e
sui muri vi erano numerose scritte facenti riferimento al G8 e a x soprannome di PF.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un elemento di riscontro, individuando diversi dati
somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile all’imputato e
l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità tra le diverse
figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al PF.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
25.6 Limitando in questa sede l’esame ai fatti del 20 luglio, osserva il Collegio come gli elementi di
prova acquisiti fondano la penale responsabilità del PF in ordine ai fatti di danneggiamento
contestati al n. 1 prima parte e ai n. 2 e 3 del capo 48, da qualificarsi per le ragioni esposte al
paragrafo 11.2, come punibili ai sensi degli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7
c.p.
Risulta provata la penale responsabilità dell’imputato anche per quanto concerne il reato di
resistenza aggravata (capo 49, fatti del 20 luglio) limitatamente all’episodio ai danni
dell’equipaggio del blindato in panne ed alle condotte successive a questo.
Per le condotte antecedenti resta invece applicabile la causa di giustificazione di cui all’art. 4 D.
Lgs. Lgt. 288/1944.
L’imputato è anche responsabile dei reati (capi da 50 a 53) relativi alle bottiglie incendiarie
contestati come avvenuti il 20 luglio.
Le immagini [635] mostrano alle ore 15.02 PF in Piazza Alimonda, dove era arretrato insieme ad altri
manifestanti a seguito della prima carica contro il corteo.
Egli è chinato a terra e si rifornisce di bottiglie di vetro da una campana per la raccolta differenziata
(48 n. 1).
Quindi si porta su Via D’Invrea e, con larghi gesti, richiama gli altri invitandoli ad avanzare verso
l’incrocio con Via Casaregis.
In questa fase [636] lo si vede effettuare dei lanci verso le Forze dell’Ordine, quindi ritorna verso
Piazza Alimonda.
Lo si vede poco dopo in Via Casaregis dove continua a lanciare oggetti contro i Carabinieri [637] ed i
loro veicoli (48 n. 2) per poi fuggire di fronte all’avanzata di questi ultimi.
PF avanza insieme agli altri manifestanti inseguendo i Carabinieri in Via Tolemaide e Corso Torino
e continuando a lanciare all’indirizzo dei veicoli [638].
Quindi si dirige con altri verso il blindato in panne [639] prendendo parte all’assalto contro di esso
(capo 48 n. 3 e capo 49), arretra a causa del momentaneo ritorno delle Forze dell’Ordine
sull’incrocio [640] per poi ritornare ed esultare davanti al blindato ormai in fiamme [641] e a contrapporsi
agli Agenti anche nel tratto alberato di Corso Torino [642] (capo 49).
Per quanto riguarda il 20 luglio le immagini ritraggono l’imputato un’ultima volta vicino a DPA e
SN sulla scalinata di Piazza Tommaseo [643].
Come si è già detto PF ha ammesso gli addebiti ascrittigli tanto per i fatti del giorno 20 quanto per
quelli del giorno 21 luglio, spiegando tra l’altro che il 20 aveva lanciato almeno una bottiglia piena
di benzina (capi da 50 a 53).
26. La posizione di DIM appare più articolata.
A lui, infatti, vengono ascritti sia reati commessi durante la mattinata del 20 luglio nell’ambito dei
manifestanti del Blocco Nero, sia reati commessi durante il pomeriggio a margine del corteo delle
Tute Bianche.
L’imputato è accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
29) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), dell’istituto di credito del Credito Italiano Agenzia n. 7 di
Corso Buenos Aires n. 122 (n.2), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e
impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 3) e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed
incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 4).
Una seconda accusa mossa all’imputato in concorso con altri riguarda il reato di resistenza
aggravata (capo 30) commesso da un lato nella zona di Corso Buenos Aires, Corso Torino, Via
Casaregis, Via D’Invrea e Via Tolemaide e dall’altro ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC
433 BC fermo nella zona di Corso Torino.
Infine vi è la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla
partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto
(con caschi protettivi o altri oggetti), reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione [644].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di quattro diversi elementi di prova: 1 il
riconoscimento personale ad opera di un Ufficiale di P.G. che lo conosce personalmente, 2 il
sequestro presso la sua abitazione di un capo di abbigliamento e di un oggetto portati dal soggetto
ritratto nelle immagini degli scontri, 3 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate
con altre di sicura riferibilità all’imputato, 4 le ammissioni del DIM che si è riconosciuto nelle
immagini oggetto di contestazione.
26.1 Il teste Andrea POLI, facente parte dell’ufficio DIGOS della Questura di La Spezia, ha
ricordato di avere visionato nel dicembre 2001 due CD di immagini degli scontri del G8
identificandovi, insieme ad altri colleghi, DIM, persona già conosciuta per motivi d’ufficio.
L’imputato infatti è stato visto partecipare a diverse manifestazioni politiche, esprimendo posizioni
di estrema sinistra.
Inoltre POLI e DIM hanno amici in comune.
POLI aveva riconosciuto DIM con sicurezza in quattro delle immagini trasmesse dai colleghi di
Genova e lo riconosceva nuovamente con altrettanta sicurezza a dibattimento nelle foto reperto 120
– PRIMI SCONTRI RP 19, reperto 120 – PRIMI SCONTRI RP 20, reperto 187 – 0233.
Una volta compiuta l’identificazione la DIGOS di La Spezia aveva inviato a quella di Genova il
foto ritratto di DIM tratto dalla carte di identità [645].
ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al DIM i particolari, sempre costanti,
dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Egli indossa [646] una maglietta verde acqua ed un giubbotto di pelle, a volte portato sulla spalla, ha
occhiali da sole, porta un sacchetto azzurro legato alla cintola, pantaloni scuri, cintura scura, scarpe
scure.
In un’altra immagine [647] si vede questo soggetto travisato con un fazzoletto bianco e con una
mascherina da nuoto sulla fronte la cui parte esterna è zigrinata e il cui elastico è di colore scuro.
26.2 In data 4/12/2002 a DIM sono stati sequestrati una maglietta verde acqua ed una mascherina
rispettivamente corrispondenti al capo ed alla mascherina delle immagini.
L’imputato ha fornito per la mascherina una spiegazione alternativa.
26.3 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di una
comparazione fisionomica [648], la provenienza di queste è stata chiarita dal teste ZAMPESE [649].
I C.T. del P.M. Dr. CAVALERA e Assistente Maurizio LEMBO hanno spiegato come le immagini
siano state mese a confronto somatico.
La figura 1 è relativa a persona in atteggiamento dinamico e travisata da un fazzoletto, la figura 2 è
composta da due immagini una di fronte e l’altra di profilo, ma nella comparazione è stata utilizzata
sola quella frontale.
La figura di comparazione è frontale.
La figura 1 (soggetto A) presenta:
- l’abbigliamento: una maglietta verde chiaro, un fazzoletto bianco su bocca e naso, occhiali
in plastica trasparente da lavoro, giacca in pelle scura,pantaloni scuri, scarpe sportive,
- il viso non visibile in modo sufficiente per determinare il contorno cranio facciale,
- grado di adiposità generale del volto tendenzialmente normale,
- i capelli (zona temporale e parietale sinistra) brizzolati, molto corti, quasi rasati,
- la fronte tendenzialmente alta,
- le sopracciglia di tipo curvilineo,
- gli occhi con direzione tendenzialmente rettilinea,
- il naso con radice di tipo largo,
- la distanza naso-labiale non verificabile a causa del fazzoletto,
- l’orecchio sinistro di dimensioni tendenzialmente medie,
- la bocca ed il mento non visibili.
La figura 2 (soggetto B) presenta:
- il medesimo tipo di abbigliamento,
- il contorno cranio facciale con linea di tipo ellittico,
- grado di adiposità generale del volto normale,
- i capelli lisci, molto corti, castani sulla fronte, quasi rasati e brizzolati nella zona parietale e
temporale, calvizie fronto laterale, linea di intersezione a punta larga,
- la fronte alta e di media larghezza,
- le sopracciglia non visibili in misura sufficiente ad esprimere un giudizio,
- gli occhi non visibili a causa degli occhiali da sole,
- il naso con piramide di dimensioni medie, radice e dorso larghi, lobulo grande, pinne nasali
di medie dimensioni, presenza di un rilievo sul dorso del naso,
- la distanza naso-labiale lunga,
- l’orecchio destro di dimensioni medie con obliquità media, forma tendenzialmente
rettangolare,
- la bocca media di direzione orizzontale,
- il mento di tipo largo e forma tendenzialmente rettangolare.
La comparazione tra le figure 1 e 2 e la foto di DIM consente di apprezzare le seguenti coincidenze:
- il contorno cranio facciale di tipo ellittico,
- grado di adiposità generale del volto normale,
- la calvizie, la morfologia della linea di intersezione dei capelli e della linea di scriminatura a
punta larga,
- la fronte alta,
- le sopracciglia di tipo curvilineo,
- gli occhi con direzione orizzontale nella figura 1 e nella foto di comparazione,
- la piramide, le pinne, il lobulo nasale, la radice ed il dorso del naso, il C.T. metteva in
evidenza il rilievo sul dorso del naso visibile anche nella foto di comparazione,
- la distanza naso-labiale lunga nella figura 2 e nell’immagine di comparazione,
- l’orecchio di dimensioni medie,
- la bocca di ampiezza media e direzione orizzontale,
- il mento largo e di forma tendenzialmente rettangolare,
- la prominenza della regione bocco-facciale sia nelle figure 1 e 2 sia nella foto di
comparazione.
In base alla coincidenza di una serie di connotazioni somatiche (in particolare il rilievo sul dorso
nasale e la conformazione della regione boccale) il Dr. CAVALERA esprimeva un giudizio di
compatibilità parziale tra il soggetto A (figura 1) e DIM e di compatibilità piena tra il soggetto B
(figura 2) e l’imputato.
Il giudizio di compatibilità piena viene fondato sulla presenza del rilievo sul dorso del naso e della
prominenza della bocca definiti connotati salienti.
Esaminando a dibattimento per la prima volta le foto di fronte e di profilo del cartellino segnaletico
dell’imputato il Dr. CAVALERA confermava la corrispondenza nel profilo della fronte (munita di
una linea di concavità sita alla sommità del terzo inferiore), nonché nelle caratterizzazioni generali
del padiglione dell’orecchio e nel profilo del mento.
Spiegava inoltre che il giudizio di sola compatibilità espresso (non da CAVALERA bensì da
LEMBO) nella relazione era dovuto alla scarsa qualità delle immagini, ma questo era poi stato
corretto nel giudizio di compatibilità piena per l’evidenziazione dei connotati salienti dati dal rilievo
sul dorso del naso e dalla prominenza della bocca.
26.4 Rispondendo all’esame dibattimentale DIM si è riconosciuto nelle immagini a lui attribuite,
confermando l’abbigliamento già descritto.
Il giorno 20 l’imputato non avrebbe dovuto venire a Genova ma prendere parte all’incontro di un
comitato civico con il Sindaco di La Spezia per discutere della costruzione di un parcheggio [650].
Poi aveva cambiato idea e con il treno era arrivato a Genova da solo, nessuno sapeva della sua
presenza in città.
Scese a Nervi e con il pullman arrivò a Piazza Tommaseo verso le 8.30/9.
Sapeva di alcune manifestazioni e cominciò a girare per la città fino alle grate di Via XX Settembre.
L’atmosfera era ovunque tranquilla.
Verso le 11 in Corso Buenos Aires all’altezza di Piazza Paolo da Novi incontrò due amici, SA
infermiere ed un altro detto “mastrolindo”.
I tre chiacchierarono per un poco, si fecero fotografare insieme [651], quindi DIM comprò una bottiglia
d’acqua in un bar vicino (nella foto della difesa lo si vede in possesso di un sacchetto azzurro),
infine SA venne chiamato dagli organizzatori del GSF e i tre si salutarono verso tra le 11.45 e le
12.15/12.30 [652].
Dopo aver lasciato gli amici si era diretto verso Piazza Tommaseo alla ricerca di un pullman per
tornare a La Spezia.
Il tempo impiegato era stato giusto quello di arrivare a Tommaseo, piazza tra l’altro molto vicina a
quella dedicata a Paolo da Novi.
Lungo il percorso era passato davanti all’Agenzia del Credito Italiano (la n. 7 di Corso Buenos
Aires n. 122, capo 29 n. 2), dove circa venti o trenta persona rompevano le vetrine.
Si era fermato per un momento a guardare per pura curiosità, senza cioè prendere parte a
quell’attività, voleva vedere gli avvenimenti con i propri occhi e non farseli raccontare.
Si affacciò anche nell’interno della banca, dove vide che tutto era sottosopra.
I danneggiamenti non venivano contrastati dalle Forze dell’Ordine.
Diede un’occhiata e poco lontano dalla banca si mise a parlare con una signora [653] alla quale diceva
che a suo parere si trattava di un episodio isolato.
Mentre i due discutevano, gli autori del danneggiamento si allontanarono.
Quindi arrivò a Tommaseo dove non trovò autobus che gli consentissero di tornare a casa, c’erano
in compenso molti manifestanti.
Non fece caso al comportamento di questi ultimi e si spostò lungo Via Montevideo perché
intendeva a quel punto raggiungere alcuni amici che prendevano parte al corteo delle Tute Bianche.
In fondo a Via Montevideo incontrò la carcassa di un’auto già completamente bruciata.
Si fermò poco distante fino a quando incontrò un gruppo di spezzini del Social Forum con i quali
attese l’arrivo del corteo.
La situazione era tranquilla.
Su questa prima parte di racconto venivano rivolte all’imputato specifiche domande.
Nella foto prodotta dalla difesa, relativa all’incontro di DIM con i due amici, si nota sulla sinistra di
spalle un individuo vestito di nero che tiene in mano un legno, o forse meglio un piccone.
A quest’osservazione l’imputato rispondeva che non ci aveva fatto caso perché non era in
atteggiamento ostile.
Gli veniva chiesto se avesse notato persone che dalle 11.45 rompevano il selciato e le aiuole di
Piazza Paolo da Novi, altri che nella vicina Piazza Savonarola rubavano tubi di ferro da un
ponteggio, l’incontro delle persone di Piazza Paolo da Novi e di un numeroso gruppo munito di uno
striscione all’incrocio tra Corso Buenos Aires e Corso Torino, la circostanza che alcuni di quelli
fotografati davanti al Credito Italiano si trovavano poco prima in Piazza Paolo da Novi o in Piazza
Savonarola.
DIM rispondeva negativamente, si trattava di fatti che aveva visto solo in seguito nei filmati, in
Piazza Paolo da Novi aveva visto i COBAS con le bandiere.
Egli era a Genova nella veste di osservatore spinto da un interesse politico, era a conoscenza del
clima teso e del rischio di provocazioni però non aveva visto le persone vestite di nero che
rompevano il selciato perché c’era tanta gente.
Una volta giunto in Piazza Tommaseo aveva visto una situazione di tensione attorno ad una banca
ma poi si era portato lungo Via Montevideo, senza assistere a cariche della Polizia.
In Via Montevideo vide un’auto che fumava ma non bruciava più.
Proseguendo nel proprio racconto DIM spiegava che dopo aver incontrato gli amici del Social
Forum di La Spezia aveva telefonato al responsabile del comitato di quartiere per avvertirlo che non
sarebbe stato presente all’incontro con il Sindaco relativo al parcheggio di Fossitermi.
Poi vide sfilare il corteo: la testuggine e dietro il camion dal quale una voce ripeteva che il corteo
era pacifico.
Si trattava di un numero così rilevante di persone che la strada ne era colma.
Nel mentre egli stava concordando con gli amici un passaggio in macchina verso La Spezia.
Improvvisamente il corteo si fermò e DIM comprese che stava succedendo qualcosa, risultò che un
amico spezzino, FF, non si trovava più.
Qualcuno disse di aver viso FF sanguinante perché picchiato dalla Polizia (episodio che avrebbe
trovato conferma in una foto pubblicata due giorni dopo da un giornale).
A questo punto DIM si mosse per cercare l’amico e, percorrendo strade laterali, si trovò in Via
Casaregis dove i presenti gli raccontarono cosa era successo.
Qui trovò i cassonetti messi in mezzo alla strada e vide i blindati procedere a forte velocità anche
sopra i marciapiedi, urtare i cassonetti e proiettarli verso le persone, un manifestante rischiò di
rimanere schiacciato tra due di quei cassonetti.
I veicoli potevano mettere sotto la gente, le loro cariche durarono circa dieci minuti.
Vi era molta confusione, a terra vi erano segnali stradali e cestini dei rifiuti, qui l’imputato trovò e
prese una mascherina da nuoto ed un pezzo di striscione che usò per proteggersi dai gas
lacrimogeni.
Così come altri, davanti ai blindati anche DIM fuggì, poi però sentì salire dentro di sé la rabbia per
quel comportamento che riteneva del tutto ingiustificato: il corteo era pacifico, richiamava
l’attenzione della gente su temi importanti, quali la povertà e la fame nel mondo e veniva affrontato
con i blindati.
Allora seguì il fiume di persone che tornava verso Via Tolemaide e Corso Torino inseguendo i
blindati che si ritiravano, trovò e raccolse un pezzo di calcestruzzo che lanciò contro i veicoli dei
Carabinieri.
Tornò quindi indietro e si lavò il viso ad una fontana per poi recarsi ancora una volta all’incrocio
dove vide il blindato fermo con delle scritte sopra.
Si avvicinò al mezzo per curiosità, poi si allontanò e, fatto un giro a monte della ferrovia, incontrò il
Presidente regionale di Legambiente [654].
Poco dopo venne a sapere della morte di Carlo GIULIANI, poi verso le 20 raggiunse il centro del
GSF in Piazzale Kennedy.
Dormì a Genova e il giorno successivo era nel corteo in Corso Italia quando si verificò la carica.
26.5 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in DIM.
Elemento di prova fondamentale è costituito dal riconoscimento compiuto dal teste POLI da
ritenersi pienamente attendibile dato che il teste consoce bene l’imputato per motivi di servizio ed
ha aggiunto di avere anche conoscenti comuni.
Nelle foto nelle quali è stato riconosciuto dal teste, l’imputato presenta i particolari
dell’abbigliamento (maglia verde acquamarina, jeans scuri, giubbotto di pelle, scarpe scure)
rinvenibili nelle ulteriori immagini investigate.
La maglia verde è stata anche posta sotto sequestro presso l’abitazione dell’imputato, mentre egli ha
affermato che la mascherina da nuoto rinvenuta presso di lui è uguale ma non la stessa trovata per
caso ed usata a Genova.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando
diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile
all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità
piena tra le due figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di
approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito
attribuite al DIM.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
26.6 Il Collegio ritiene pienamente provata e punibile solo la condotta di danneggiamento aggravato
ascritta a DIM ai punti 1 e 3 del capo 29.
Si tratta di condotta punibile ai sensi degli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 e
non ai sensi dell’art. 419 c.p. per i motivi già esposti.
D’altro canto, le prove acquisite non appaiono sufficienti a dimostrare il coinvolgimento
dell’imputato nei fatti ascrittigli agli altri due punti del capo 29.
Il reato di resistenza a pubblico ufficiale ascritto all’imputato al capo 30 deve essere distinto in due
diverse condotte.
In relazione alla condotta ai danni dell’equipaggio del blindato in panne (tg. CC 433 BC) deve
giungersi alla medesima assoluzione ai sensi dell’art. 530 co. 2 c.p.p. per l’insufficienza del
materiale probatorio acquisito a dimostrare l’effettiva partecipazione dell’imputato al fatto.
Agli ulteriori episodi di resistenza deve invece trovare applicazione la causa di giustificazione di cui
all’art. 4 D. Lgs. Lgt 288/1944.
Le prove acquisite mostrano DIM in Corso Buenos Aires nei pressi del Credito Italiano, mentre
questo viene assalito dai manifestanti del Blocco Nero, che ne distruggono le vetrine e gli interni [655].
Egli però non si vede prendere parte al danneggiamento, passa attraverso i manifestanti, osserva
anche dentro la banca, ha l’atteggiamento di un curioso.
Né, in questa prima fase degli avvenimenti di quel giorno, si vede l’imputato distruggere arredi
urbani o aiuole pubbliche collocate in Corso Buenos Aires.
Non può escludersi che in quel momento l’imputato abbia in qualche modo incitato coloro che
assalivano la banca, ma non lo si può ritenere dimostrato dalla sola sua presenza sul posto.
La ricostruzione dei fatti offerta dall’imputato è apparsa quanto meno lacunosa riguardo a quanto
avvenuto tra il momento in cui osservava la distruzione del Credito Italiano e quello in cui passava
in Via Montevideo dove vi era la carcassa fumante di un’auto già completamente bruciata.
Si tratta di un lasso di tempo non indifferente, dato che la telecamera SAVONAROLA documenta
l’attacco al Credito Italiano alle ore 12.17 e la telecamera GASTALDI inquadra il rogo di due auto
in Via Montevideo tra le 13.25 e le 13.28 e si deve anche considerare che gli autori degli incendi
delle auto paiono le stesse persone viste assalire la banca.
A fronte di ciò l’imputato si è limitato a ricordare una certa tensione intorno ad una banca in Piazza
Tommaseo, senza ulteriori particolari neppure sulla carica della Polizia avvenuta in quel luogo alle
12.55.
Però la lacunosità del racconto dell’imputato non costituisce prova positiva a suo carico.
In seguito DIM compare nelle immagini in Via Casaregis [656] dove si trova insieme ai manifestanti
che avanzano seguendo la ritirata dei Carabinieri.
Egli si porta su Via Tolemaide dove lancia un oggetto contro un blindato [657] e poi all’incrocio con
Corso Torino.
Qui lo si vede [658] lanciare più di una volta degli oggetti contro i blindati ancora in movimento verso
mare.
Che si tratti di più lanci, e non di uno solo come sostenuto dall’imputato, si ricava comparando le
immagini dei reperto 164-148 e 198-50 P2 che lo mostrano mentre effettua lanci diversi, in
particolare uno compiuto mentre si trova appena oltre le strisce per l’attraversamento pedonale di
Corso Torino (reperto 164-148 frame 0015, posizione alla quale sembra riferirsi anche la foto
reperto 95 A3Q) e un altro compiuto dopo una corsa all’interno dello slargo, piuttosto lontano
dall’attraversamento pedonale di cui sopra (198-50 P2 frame 006 – 0011).
Queste ultime immagini rendono evidente come obbiettivo di DIM è un blindato in movimento e
diverso da quello rimasto in panne che si vede poco sopra la posizione dell’imputato.
Il rilievo dimostra la condotta di danneggiamento contestata all’imputato ai n. 1 (perché utilizza
sassi provenienti dal danneggiamento degli arredi urbani, aiuole e sede stradale di strade come Via
Casaregis dove l’imputato è passato) e 3 del capo 29.
Peraltro queste immagini non dimostrano anche una condotta aggressiva dell’imputato ai danni del
veicolo rimasto in panne e dei militari presenti su di esso.
Fino a questo punto egli sembra disinteressarsi di quel blindato.
Infatti in un primo momento si mantiene distante dal veicolo mentre lo slargo è invaso dai
manifestanti [659].
Poi si trova vicino al mezzo [660] ma non lo si vede compiere alcun gesto aggressivo nei confronti del
medesimo.
Gli elementi descritti fondano la decisione del Collegio: per gli episodi di danneggiamento al
Credito Italiano e al blindato in panne gli elementi di prova non paiono sufficienti a dimostrare la
partecipazione attiva dell’imputato.
Lo stesso va concluso in relazione alla condotta di resistenza ai danni dell’equipaggio del blindato
in panne.
Per quanto concerne la condotta violenta tenuta nei confronti degli altri blindati e dei loro equipaggi
essa fonda la responsabilità per il reato di danneggiamento aggravato e continuato e dimostra la
sussistenza della resistenza ai danni di quei pubblici ufficiali.
Quest’ultimo reato è però non punibile dato che con la propria condotta DIM reagiva all’atto
arbitrario compiuto da quei Carabinieri nel momento in cui avevano condotto i veicoli a velocità
sostenuta tra la folla in Via Casaregis.
Si è già osservato come la causa di giustificazione de qua non estende la propria portata ai reati
diversi da quelli espressamente previsti, quindi non si estende al reato di danneggiamento.
27. CS viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Via Tommaso Invrea, Via Tolemaide e
Corso Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo
all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Vi è infine la contestazione relativa ai reati di resistenza aggravata (capo 60) e di lesioni personali
aggravate (capo 61) in merito all’episodio che ha avuto come parte offesa il Sotto Tenente dei
Carabinieri Salvatore SACCARDI.
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le
indagini di P.G. compiute, 2 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre
di sicura riferibilità al CS, 3 le dichiarazioni dell’imputato che si è riconosciuto nelle foto oggetto di
contestazione.
27.1 Il teste ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al CS i particolari, sempre
costanti, dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Nelle foto degli scontri egli compare a torso nudo, con una maglietta bianca in vita, jeans chiari,
presenta un tatuaggio sull’avambraccio destro [661], basette lunghe [662].
Altre foto[663]sono relative alle manifestazioni tenutesi a Genova il 20/7/2002 in occasione del primo
anniversario della morte di Carlo GIULIANI.
ZAMPESE ha spiegato di aver personalmente identificato il soggetto su segnalazione dei colleghi
Assistente LAGORIO ed Ispettore COGNO che avevano notato il ragazzo e lo avevano
riconosciuto come già visto nelle foto degli scontri.
Il giovane era stato identificato così per CS.
In data 4/12/2002 nei confronti dell’imputato era stata eseguita misura cautelare personale ed era
stata ripresa una foto particolareggiata del tatuaggio sull’avambraccio destro che ritrae un veliero [664].
27.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [665], la provenienza delle immagini
è stata chiarita dal teste ZAMPESE [666].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le immagini siano state mese a confronto
somatico.
Le figure 1 e 2 (soggetto A) sono estrapolate dal filmato girato in occasione delle manifestazioni per
l’anniversario della morte di Carlo GIULIANI.
La figura 1 consente una visione sostanzialmente di fronte leggermente ruotata a destra, mentre la
figura 2 mostra il soggetto A quasi di profilo sinistro.
Il soggetto A presenta:
- il contorno cranio facciale di forma ovoidale,
- grado di adiposità generale del volto di tipo medio,
- i capelli corti, calvizie fronto parietale, basetta lunga,
- la fronte alta, larga, di direzione intermedia e forma tendenzialmente concava,
- le sopracciglia con direzione tendenzialmente rettilinea e formazione pilifera di grado
medio,
- gli occhi con direzione obliqua esterna, apertura delle palpebre grande, tendenzialmente
debordante all’esterno,
- l’orecchio di dimensioni medie, con elevato grado di attaccatura alla testa,
- il naso con piramide di dimensioni medie, dorso tendenzialmente rettilineo ondulato, lobo
lievemente deviato a destra,
- la bocca di direzione rettilinea, tendenzialmente larga, labbro inferiore ampio, labbro
superiore di ampiezza media,
- il mento alto tendenzialmente a punta larga con fossetta mentoniera,
- un tatuaggio sul braccio destro.
Le figure 3 e 4 (soggetto B) si riferiscono a persona ritratta in Via Casaregis durante gli scontri.
Il soggetto B presenta:
- il contorno cranio facciale tendenzialmente ovoidale,
- grado di adiposità generale del volto di tipo medio,
- i capelli corti, calvizie fronto parietale, basetta lunga,
- la fronte alta, larga,
- le sopracciglia tendenzialmente rettilinee,
- un tatuaggio sul braccio destro.
La foto di CS (figura 5) presenta:
- linea del contorno cranico - facciale di forma ovoidale,
- grado di adiposità generale del volto di tipo medio,
- i capelli corti, calvizie fronto parietale, basetta lunga,
- la fronte alta, larga, le sopracciglia di direzione tendenzialmente rettilinea, con formazione
pilifera di grado medio,
- gli occhi obliqui esterni con apertura palpebrale grande tendenzialmente debordante
all’esterno,
- l’orecchio di medie dimensioni, con grado di attaccatura alla testa elevato,
- il naso con piramide nasale di medie dimensioni, dorso tendenzialmente rettilineo –
ondulato, lobo lievemente deviato a sinistra,
- la bocca di direzione rettilinea, tendenzialmente larga, con labbro inferiore ampio e labbro
superiore medio,
- il mento alto e di forma tendenzialmente a punta larga con fossetta.
Il confronto tra le immagini di A e quelle di B consentiva di rinvenire particolari coincidenti nel
contorno del viso o cranio facciale (di tipo ovoidale), nel grado medio di adiposità del volto, nei
capelli corti con lunghe basette e calvizie fronto parietale, nella fronte alta e larga, nelle sopracciglia
tendenzialmente rettilinee, nell’esistenza di un tatuaggio sul braccio destro.
Il C.T. esprimeva pertanto un giudizio di compatibilità parziale.
Il confronto tra le immagini di A e quella di CS consentiva di esprimere un giudizio di
compatibilità.
Il confronto tra le immagini di B (quelle relative agli scontri) e la foto di CS consentiva di rilevare
elementi somatici coincidenti nelle sopracciglia (direzione), nei capelli (calvizie), nella fronte e
nella forma generale del viso (linea di contorno cranio facciale).
Non era invece possibile esprimere un giudizio comparativo sugli occhi, orecchio, naso, bocca e
mento.
Il giudizio comparativo tra la figura del soggetto investigato e quella di CS era pertanto di
compatibilità parziale.
27.3 A dibattimento CS ha reso l’esame e in altre due occasioni ha rilasciato dichiarazioni
spontanee.
Egli si è riconosciuto nelle immagini oggetto di contestazione: era vestito con braghe verde militare
ed una maglietta bianca che in seguito aveva tolto, non aveva zaino né borsa, sul braccio destro ha il
tatuaggio di un veliero.
Era arrivato a Genova da Parma insieme a due amici, i tre erano interessati ai temi della
globalizzazione e delle ingiustizie sociali e volevano partecipare alla protesta, pur non avendo un
gruppo politico di riferimento.
Non conoscevano la città, non avevano una cartina e le informazioni tratte dai giornali erano un po’
confuse.
Lasciata l’auto a Nervi i tre fecero uso di un autobus di linea che li condusse su di una collina dalla
quale si vedeva la città, quindi scesero una lunghissima scalinata e si trovarono sulla sponda
occidentale di un fiume, probabilmente vicino a Marassi.
Già sulla scalinata c’era molta confusione, molte persone scendevano, molte altre risalivano di
corsa, altri ancora erano fermi sulla balconata, tutti apparivano spaventati e non sapevano spiegare
cosa stesse accadendo.
In fondo alla scalinata la confusione aumentava, c’erano degli scontri in atto e in direzione mare si
vedeva del fumo.
Non fece caso se qualcuno fosse vestito di nero, gli sembravano persone vestite in modo normale,
apparivano spaventati e scappavano in tutte le direzioni, non vide compiere danneggiamenti.
Con gli amici CS passò sulla sponda di levante del fiume dove la situazione appariva più tranquilla
e dove raccolsero informazioni sul passaggio del corteo delle Tute Bianche.
Attraverso un sottopasso, che non gli parve ostruito, i tre raggiunsero Via Tolemaide e, visto il
corteo lontano solo poche centinaia di metri, lo raggiunsero e vi entrarono.
Poco dopo venne lanciata la prima, pesantissima carica compiuta in un tratto di percorso autorizzato
e con l’uso indiscriminato di lacrimogeni.
Poi ci furono le cariche nelle strade laterali dove CS e i suoi amici si erano rifugiati fin dal primo
momento.
Qui l’imputato e gli altri spostarono dei cassonetti per cercare di proteggersi dai blindati.
CS aveva reagito a eventi sproporzionati, ma non ricordava se aveva lanciato delle pietre.
In un unico episodio si trovò quasi a contatto con un militare.
Si trattava del Tenente SACCARDI che aveva caricato i manifestanti da solo ed era venuto a
contatto con la prima linea di questi.
Allora CS si era adoperato affinché al Carabiniere non succedesse nulla di grave, era arrivato dietro
ai manifestanti che colluttavano con SACCARDI, ne aveva afferrato due o tre tirandoli verso di sé e
gridando più volte “basta, basta!”.
A seguito di ciò il militare riuscì a divincolarsi e a riunirsi ai colleghi, mentre CS si allontanò in
cerca degli amici.
In lontananza vide un blindato incendiato, ma non seguì la dinamica dell’incendio.
Infine vi fu l’ultima gigantesca carica su Via Tolemaide, condotta dai blindati e forse anche dagli
idranti.
CS fuggì ancora in una strada laterale ed entrò in un bar, dove la TV dava notizia di tre morti.
Infine riuscì a raggiungere l’auto, trovare gli amici e a ritornare a casa.
CS si riconosceva nella foto intitolata “aggressione al Carabiniere 2” [667] come la persona in alto a
sinistra, senza maglietta, del cui volto si vede solo la parte inferiore.
Spiegava che la sua iniziativa era diretta esclusivamente a dividere un groviglio di corpi in un
momento di altissima tensione emotiva da parte di tutti.
Aveva cinturato le persone che stavano tra lui e SACCARDI, portandole via e gridando due volte
ad alta voce “basta”.
C’era almeno un’altra persona che si è adoperata nello stesso senso.
Nel momento in cui l’imputato si adoperava in questo modo, SACCARDI era piegato in due per
sottrarsi alla stretta.
Nel reperto 164 244 003 l’imputato riconosceva se stesso nel momento in cui era appena sceso dalla
scalinata.
Anche nell’immagine si vedono segni di precedenti scontri e CS ricorda che in quel frangente non si
sentiva tranquillo perché c’erano persone che scappavano e lui non ne capiva il motivo.
Si riconosceva anche nel frame 0013 del reperto 192.14 che lo mostra all’incrocio tra Via
Tolemaide e Corso Torino con sullo sfondo il blindato in panne, ma spiegava di essersi tenuto
distante dal veicolo.
27.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto
oggetto di investigazione in CS.
Primo elemento di prova è l’individuazione compiuta dalla P.G. sulla base dei particolari fisici,
dell’abbigliamento e del tatuaggio riscontrati sulla persona oggetto di indagine e trovati anche su
quella dell’imputato, fotografato l’anno successivo in occasione della manifestazione
commemorativa.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando
diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile
all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità
anche se parziale tra le due figure.
CS, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.
27.5 Il Collegio ritiene CS responsabile dei fatti di danneggiamento a lui ascritti ai numeri 1 e 2 del
capo 55 e del reato di resistenza aggravata di cui al capo 56.
Per i rimanenti fatti, invece, le prove raccolte non appaiono sufficienti a dimostrarne la
colpevolezza.
Le prime immagini dell’imputato sono costituite dai reperti 164 244 003 e 005, che lo mostrano
presente nella zona di Via Canevari mentre sullo sfondo sta bruciando un’auto.
Questi elementi non indicano però alcuna forma di sua partecipazione agli scontri ivi verificatisi ad
opera dei manifestanti del Blocco Nero.
In seguito si ritrova CS in Via Casaregis, mentre con altri si contrappone ai Carabinieri [668], sposta in
avanti dei cassonetti con i quali realizza delle barricate e prende parte all’episodio avvenuto ai danni
del Tenente SACCARDI (capi 60 e 61).
Poi avanza con gli altri su Via Tolemaide [669], raggiunge l’incrocio di Corso Torino, dove lo si vede
spostare nuovamente dei cassonetti e lanciare degli oggetti verso i blindati che arretrano [670].
Infine lo si vede nello slargo, dapprima trascina un cassonetto, poi tiene qualcosa in mano e cerca
altri oggetti a terra [671].
Anche in questo momento è in atto una contrapposizione con i Carabinieri che si vedono sullo
sfondo verso mare e l’imputato vi risulta direttamente coinvolto, facendo gruppo con gli altri
manifestanti.
Dalle immagini risulta dimostrata la partecipazione dell’imputato al danneggiamento dell’arredo
urbano, costituito appunto dai cassonetti usati per contrapporsi ai militari, nonché al
danneggiamento, mediante lanci di oggetti, dei veicoli militari in arretramento.
Resta parimenti dimostrata la condotta di resistenza protrattasi fino allo slargo di Corso Torino, fino
ad un momento, cioè, in cui i manifestanti si contrappongono a rappresentanti delle Forze
dell’Ordine ormai ritiratisi e la cui condotta non può più ritenersi arbitraria.
Lo stesso CS ha sostanzialmente ammesso questi episodi.
Diversamente non vi sono elementi sufficienti a fondare le ipotesi accusatorie in relazione al
danneggiamento del blindato in panne e alla resistenza ai danni dell’equipaggio di questo, in quanto
le immagini mostrano l’imputato nello slargo ma non a stretto contatto con il veicolo.
Quanto all’episodio del Tenente SACCARDI deve riconoscersi come le immagini non appaiano da
sole sufficienti a dimostrare la penale responsabilità dell’imputato (e per motivi sostanzialmente
analoghi neppure del coimputato CC, come si vedrà).
Le immagini [672] mostrano CS avvicinarsi di corsa al gruppo di persone che aggredisce l’ufficiale
anche con un bastone.
L’imputato non è la persona con il bastone, si trova dietro gli aggressori, protende il braccio verso
SACCARDI ma non lo raggiunge e sembra invece afferrare la pettorina di uno degli assalitori.
CS ha la bocca aperta come se urlasse qualcosa.
Le due foto “aggressione al Carabiniere” 1 e 2 mostrano SACCARDI ormai privato del casco e
malmenato.
Nella prima si vede l’intervento di CC con il braccio alzato, come per fermare gli aggressori.
Nella seconda si vede CS con il braccio teso verso l’ufficiale, ma non è chiaro se sia per colpirlo o
per aiutarlo.
Il filmato reperto 192.25 (da 03.00 a 03.22) consente di udire, tra le diverse grida, la parola “basta”
o “bastardo” e ciò sembra riscontrare la tesi della difesa circa l’intervento di qualcuno per far
cessare l’aggressione ai danni di SACCARDI.
Lo stesso SACCARDI ha ricordato l’intervento di una persona che cercava di far desistere gli
assalitori gridando “basta, basta, basta!”, questi si trovava in posizione piuttosto frontale (dove nella
foto “Aggressione al Carabiniere 1” si vede CC) ma il teste non era in grado di riconoscerla nelle
immagini.
Da questi elementi non è possibile ritenere dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che CS (e
anche CC) abbia preso parte all’aggressione o non si sia piuttosto adoperato per far cessare questa.
CS non raggiunge SACCARDI e sembra invece afferrare la pettorina di uno degli aggressori,
sembra anche urlare qualcosa, che potrebbe essere proprio l’invito a smettere la condotta violenta.
Dall’insufficienza degli elementi accusatori deve conseguire, ai sensi dell’art. 530 comma 2 c.p.p.,
l’assoluzione dell’imputato dai reati di cui ai capi 60 e 61 per non aver commesso il fatto.
28. Come si è già avuto modo di osservare [673] le condotte ascritte a CC riguardano tanto episodi
avvenuti durante il mattino ed il primo pomeriggio del 20 luglio nell’ambito degli scontri che hanno
interessato i manifestanti del Blocco Nero, quanto fatti avvenuti a pomeriggio inoltrato a margine
del corteo delle Tute Bianche.
Per quanto concerne i fatti del pomeriggio del 20 luglio, CC viene accusato, unitamente ad altri, del
reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 12) in relazione al danneggiamento degli arredi
urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni
mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2)
e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Al capo 13 viene contestato all’imputato, in concorso con altri, il reato di resistenza aggravato ai
danni di pubblici ufficiali appartenenti alle Forze dell’Ordine in Via Tommaso D’Invrea, Via
Casaregis, Via Tolemaide, Corso Torino e Corso Gastaldi e in particolare ai danni dell’equipaggio
del blindato tg CC 433 BC fermo nella zona di Corso Torino.
ai capi 14 e 15 vengono contestati i reati di resistenza aggravata e di lesioni personali ai danni del
Tenente dei Carabinieri Salvatore SACCARDI.
Del reato di cui al capo 16 e della sua estinzione per prescrizione si è già fatta menzione nel
capitolo precedente.
Si è già rilevato come l’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di due diversi
elementi di prova: 1 le indagini di P.G. svolte anche a seguito dell’arresto dell’imputato avvenuto a
Genova il 21/7/2001, 2 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di
sicura riferibilità al CC.
Tanto il soggetto investigato quanto CC hanno capelli neri, ricci e corti, portano i baffi, appaiono
leggermente stempiati, presentano il setto nasale leggermente deviato, carattere definito saliente dal
C.T. P.M..
Il soggetto investigato indossa [674] una maglietta a maniche corte scura con una riga orizzontale e
nella foto segnaletica ritratta subito dopo l’arresto CC risulta indossare una maglietta del tutto
identica.
In tutte le immagini il soggetto investigato porta jeans, scarpe marroni chiare, uno zaino.
A volte è travisato con un fazzoletto scuro, a volte [675] porta questo fazzoletto legato al collo, in altre
immagini lo si vede in possesso di sacchetti gialli prelevati al Dì per Dì di Piazza Giusti.
L’arresto in un centro di accoglienza per manifestanti, la partecipazione al possesso di un furgone,
dal quale erano stati in precedenza distribuiti bastoni anche nella zona di Piazza Paolo da Novi,
dove l’imputato ha ammesso di doversi recare, le caratteristiche dell’abbigliamento dell’imputato al
momento dell’arresto, in tutto corrispondenti a quelle del soggetto investigato, la circostanza di
essere venuto a Genova e poi di essere stato arrestato in compagnia di SA, le cui fattezze fisiche e di
abbigliamento sono coincidenti con quelle della donna fotografata a fianco del soggetto di interesse
sia durante gli scontri sia in momenti più tranquilli, infine la coincidenza delle fattezze fisiche
dell’imputato con quelle del soggetto investigato convincono della sua corretta identificazione
nell’imputato.
28.1 Per quanto riguarda i fatti avvenuti a margine del corteo delle Tute Bianche l’imputato viene
ritratto [676] poco dopo le ore 15 in Via Casaregis mentre con gli altri si contrappone ai Carabinieri che
usano i blindati per abbattere le barricate.
CC tiene in mano un sacchetto chiaro dentro al quale si vede un sacchetto giallo, come quelli del Dì
per Dì di Piazza giusti, dove egli era stato fotografato poco dopo le ore 14.
Altre immagini [677] mostrano ancora CC dietro le barricate durante gli scontri di Via Casaregis e
poi [678] all’incrocio tra Via Casaregis e Via D’Invrea, quando raccoglie e lancia diversi sassi contro i
blindati.
Quindi lo si trova vicino al Tenente SACCARDI mentre questo viene aggredito [679] : si vede CC,
sempre con il fazzoletto sul volto, mentre compie un gesto deciso con il braccio e sembra intimare
agli aggressori di smetterla.
Altre immagini [680] lo mostrano a viso scoperto durante l’avanzata in Via Casaregis e poi in Via
Tolemaide [681] dove continua i lanci contro i blindati che arretrano, porta sempre con sé i sacchetti
presi al Dì per Dì.
CC arriva insieme agli altri nello slargo di Corso Torino [682] e partecipa all’assalto al blindato in
panne.
Le immagini lo mostrano a fianco del mezzo [683] mentre si sta verificando il saccheggio e poi il
tentativo di ribaltamento [684], egli si avvicina e mette la testa dentro al veicolo.
Lo si vede [685] parlare con qualcuno che si trova a bordo del veicolo.
Quindi anch’egli arretra a seguito della carica delle Forze dell’Ordine, ma poi ritorna nei pressi del
blindato quando questo viene dato alle fiamme.
CC infatti viene ripreso [686] a fianco del veicolo in fiamme.
Il sonoro consente di udirne la voce mentre invita un altro manifestante a non chiudere la portiera
del mezzo dicendogli “no che lo spegni”.
Quindi si porta sulle barricate poste all’inizio del tratto alberato di Corso Torino e si contrappone
agli Agenti [687].
Si vede infine CC anche durante la contrapposizione tra manifestanti e Forze dell’Ordine in Corso
Gastaldi [688].
Le acquisizioni probatorie dimostrano la partecipazione dell’imputato ai danneggiamenti degli
arredi urbani e dei veicoli dei Carabinieri, in particolare di quello rimasto in panne del quale
l’imputato concorre a provocare l’incendio.
Si tratta di condotte che integrano gli estremi del reato di danneggiamento aggravato e continuato,
non di quello di devastazione per i motivi già indicati al paragrafo 11.2.
Qui si deve aggiungere come questa parte della condotta dell’imputato non può essere estrapolata
dal contesto generale e venire qualificata diversamente da quella dei coimputati.
Si tratta di danneggiamenti di entità troppo limitata, compiuti con finalità difensive e in una
situazione in cui l’ordine pubblico non era stato turbato dai manifestanti.
Situazione ben diversa da quella creata dai manifestanti del Blocco Nero, nella quale CC era stato
coinvolto solo poche ore prima.
Da quanto sopra rimane dimostrato anche il concorso nei fatti di resistenza aggravata commessi a
margine del corteo delle Tute Bianche a cominciare dalla contrapposizione con i Carabinieri intorno
al blindato in panne e poi in Corso Torino e in Corso Gastaldi.
Alle condotte precedenti, in particolare quelle di Via Casaregis, Via D’Invrea e Via Tolemaide,
trova invece applicazione la causa di giustificazione di cui al D. Lgs. Lgt. 288/1944 per i motivi già
ampiamente esposti.
Dai reati di resistenza aggravata e di lesioni personali ai danni del Tenente dei Carabinieri Salvatore
SACCARDI, CC deve essere assolto ai sensi dell’art. 530 comma 2 c.p.p. per non aver commesso il
fatto.
Anche per lui valgono le considerazioni già esposte per CS sulla probabilità che lo stesso invece che
aggredire il militare si sia adoperato per allontanare gli assalitori.
Le immagini in atti [689] mostrano CC mentre sembra intimare agli aggressori di smetterla, nel sonoro
si sente anche una voce gridare la parola “basta”, o la parola “bastardo”.
Ciò insinua un ragionevole dubbio e non consente di ritenere pienamente dimostrata la sua penale
responsabilità in relazione a questo episodio.
29. Come quella di PF, la posizione di FL è relativa ad una pluralità di condotte ipotizzate come
commesse il giorno 20 ed il giorno 21 luglio.
In questa parte della motivazione verranno esaminate solo quelle relative al giorno 20 a margine del
corteo delle Tute Bianche, mentre le rimanenti costituiranno oggetto di esame nel capitolo IX.
Egli viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 32)
in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose
vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e
impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed
incendio del blindato tg CC 433 BC avvenuto in Corso Torino angolo con Via Tolemaide (n. 3),
nonché del danneggiamento del Land Rover DEFENDER tg. AE CC 217 avvenuto in Piazza
Alimonda (n.4).
La prima parte del capo 33 riguarda il reato di resistenza aggravato contestato a FL, in concorso con
altri, come commesso il 20/7/2001 ai danni di pubblici ufficiali appartenenti alle Forze dell’Ordine
in Via Tommaso Invrea, Via Casaregis, Via Tolemaide, Corso Torino, Piazza Giusti, Via Caffa e
Piazza Alimonda con l’aggravante di avere approfittato di circostanze di tempo e di luogo (l’avaria
del blindato tg. CC 433 BC) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.
Al capo 34 viene contestato all’imputato, in concorso con altri, la resistenza aggravata ai danni
dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo nella zona di Corso Torino.
I capi 40 e 41 contestano all’imputato rispettivamente il reato di resistenza aggravata e quello
continuato di lesioni personali consumate e tentate ai danni dell’equipaggio del Land Rover
DEFENDER tg. AE CC 217 commessi in Piazza Alimonda.
Vi è infine al capo 39 la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in
relazione alla partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di
travisamento del volto (il 20/7/2001 con un berretto munito di visiera, una felpa con cappuccio ed
un fazzoletto portato sul volto) reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione [690].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le
indagini di P.G., il riconoscimento dell’imputato nelle foto oggetto di indagine compiuto ad opera
di un teste della DIGOS di Pavia ed il sequestro presso l’abitazione dell’imputato di un berretto
identico a quello portato dal soggetto investigato, 2 la comparazione fisionomica di alcune
immagini investigate con altre di sicura riferibilità al FL, 3 le dichiarazioni dell’imputato che si è
riconosciuto in molte delle foto oggetto di contestazione.
29.1 Il teste ZAMPESE ha indicato il filmato [691] di un’intervista concessa ad un’emittente televisiva
da un giovane in Piazza alimonia, poco dopo la morte di Carlo GIULIANI.
Nel video il giovane viene ripreso non in volto e dichiara di aver preso parte all’assalto al
DEFENDER, parla della morte di GIULIANI, dice di venire da Pavia.
Nelle immagini (in particolare il fotogramma 007) ZAMPESE notava i capi di abbigliamento
visibili del giovane: un paio di scarpe grigie o scure da ginnastica ed un paio di jeans con risvolta a
destra.
Da quel momento ZAMPESE aveva cercato nelle immagini un soggetto con questi particolari.
Nel frattempo erano state inviate foto degli scontri alle diverse Questure italiane, tra cui anche
quella di Pavia.
Il teste Bonaventura MANZI appartenente alla DIGOS della città lombarda, escusso all’udienza del
15 marzo 2005, dichiarava che tra queste immagini aveva riconosciuto una persona che conosceva
già di vista quale partecipe ad un presidio anarchico davanti al Tribunale di Pavia e ad alcune
manifestazioni organizzate dal locale centro sociale il “Barattolo”.
Circa due settimane dopo aver visionato le foto provenienti da Genova MANZI identificò il giovane
in FL.
A dibattimento MANZI riconosceva con certezza FL nelle foto reperto 100-2007-015 e reperto
100-2007-016 [692].
ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al FL i particolari, sempre costanti,
dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Nelle foto degli scontri egli indossa un paio di scarpe da ginnastica grigie o scure e i jeans con
risvolta (visibili anche nell’intervista reperto 150-1 La7).
Identiche scarpe e pantaloni sono portati da un soggetto (foto reperto 70H OGH34Y3S) che in Via
Caffa lancia corpi contundenti contro i Carabinieri.
Questi indossa anche una felpa scura, munita di uno stemma sul lato sinistro della parte pettorale
nera e di un cappuccio.
In volto porta un fazzoletto grigio azzurro, ha braccialetti metallici di tipo rigido sulla parte esterna
alla mano destra.
Nella parte anteriore destra si nota una tracolla con inserto bianco.
Nella foto reperto 100-2007-015 (inviata alla DIGOS di Pavia per l’identificazione) il soggetto
appare a viso scoperto, si notano la felpa scura con cappuccio, lo zaino scuro con inserto bianco
sulla tracolla, il fazzoletto grigio portato al collo, al polso destro la parte interna di un braccialetto
che sembra a catena, i jeans.
La foto reperto 237 MEDIASET frame 0018 mostra un momento dell’assalto al blindato.
In primo piano vi è un soggetto travisato con felpa munita di cappuccio rialzato, sulla parte sinistra
della felpa si nota uno stemma, porta uno zaino che sulla tracolla ha un particolare bianco, ha un
fazzoletto grigio sul volto, sotto al cappuccio porta un berretto verde con visiera.
Identici particolari sono visibili nei frame del reperto 164-133 e nelle altre immagini riferibili a FL,
come la foto reperto 100 – 2007_029, la foto reperto 187 0277( nella quale si nota che il berretto
verde ha una scritta nella parte centrale, di cui si legge la lettera “T”), la foto reperto 164-148 frame
009 relativa all’attacco al DEFENDER.
Nei frame del reperto 164 52 si nota che il soggetto porta un moschettone appeso al fianco destro.
ZAMPESE ha ancora ricordato che, in occasione dell’esecuzione della misura cautelare personale a
carico dell’imputato in data 4/12/2002, nella sua abitazione venne rinvenuto un berretto verde con
la scritta “TUBORG” nella parte anteriore, identico a quello visto indosso al soggetto investigato [693].
29.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di
comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [694], la provenienza delle immagini
è stata chiarita dal teste ZAMPESE [695].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le immagini siano state mese a confronto
somatico.
La figura 1 mostra il soggetto con un berretto e travisato da un fazzoletto che copre naso e bocca, la
posizione è tre quarti sinistro ruotata verso destra, la figura 2 mostra il profilo destro, la figura 3 è
frontale, la figura 4 mostra il profilo sinistro.
Le due immagini di comparazione provenienti dal cartellino segnaletico sono l’una frontale e l’altra
di profilo sinistro.
Il soggetto della figura 1 presenta:
- abbigliamento: cappellino sportivo, fazzoletto grigiastro con disegni blu, maglione con
cappuccio blu tendente al viola,
- i capelli lisci e scuri con basette lunghe,
- l’orecchio di dimensioni medie.
Le figure 2, 3 e 4 sono di buon livello di dettaglio, il soggetto in esse ritratto presenta:
- abbigliamento: fazzoletto di colore grigio con disegni blu, maglione con cappuccio di colore
vinaccia, blu viola,
- grado di adiposità generale del volto normale,
- la linea di contorno cranio facciale ovale,
- i capelli corti, lisci, di colore scuro, basette lunghe, linea di intersezione dei capelli a punta
stretta,
- la fronte concava, direzione intermedia, altezza e larghezza medie,
- le sopracciglia a linea spezzata, mediamente folte,
- gli occhi di direzione orizzontale e di dimensioni medie, con palpebra superiore scoperta,
- il naso con piramide di medie dimensioni, radice larga, dorso rettilineo, punta a forma di bilobo
(due emisferi),
- la distanza naso-labiale lunga,
- l’orecchio destro di dimensioni medie, con accentuato grado di obliquità rispetto al resto del
capo, parte superiore dell’elice di medie dimensioni e forma tendenzialmente orizzontale, la
porzione superiore dell’antelice di grandi dimensioni, antitrago e trago di piccole
dimensioni, lobo di tipo intermedio,
- la bocca media di direzione orizzontale con labbra piuttosto carnose,
- il mento di direzione intermedia e di forma convessa.
Nella foto segnaletica si rinvengono le medesime caratteristiche comprese quelle relative alla
morfologia costitutiva dell’orecchio, il lobulo nasale a bi-lobo, la concavità della fronte, le
sopracciglia e la distanza naso-labiale, la bocca con labbra carnose ed il mento convesso.
Sulla base dell’identità di questi elementi somatici il C.T. esprimeva un giudizio di compatibilità
totale tra le immagini 2, 3 e 4 e le foto del cartellino segnaletico di FL.
29.3 Durante le indagini preliminari relative all’uccisione di Carlo GIULIANI FL è comparso al
P.M. procedente rilasciando spontanee dichiarazioni.
Egli riconosceva di aver rilasciato due interviste, una all’emittente televisiva La7 nell’immediatezza
dei fatti e l’altra al quotidiano Il Secolo XIX.
In quest’ultima intervista aveva dichiarato di essere stato presente all’assalto contro il DEFENDER
ed all’uccisione di GIULIANI.
Affermava che sul veicolo vi erano tre militari uno dei quali urlava alla gente di andare via,
ricordava un ragazzo davanti a lui che picchiava con un asse contro un finestrino del veicolo, quindi
aveva udito un solo colpo.
In quell’occasione FL non aveva tentato di uccidere nessuno ma aveva solo gridato la propria rabbia
per quanto accaduto fino ad allora.
Precisava di essere arrivato a Genova da solo e di non riconoscersi in gruppi o associazioni.
Quel pomeriggio si era trattenuto per quattro ore nella zona degli scontri, aveva visto i blindati
caricare la folla e persone picchiate senza aver fatto nulla, si era pertanto molto adirato.
Dopo lo sparo che aveva ucciso GIULIANI, FL era scappato per tornare poco dopo ed insultare i
militari.
Rispondendo al P.M. FL confermava il contenuto dell’intervista e spiegava di essere arrivato a
Genova il 17 luglio e di avere trovato sistemazione al Carlini.
Il 20, dopo aver fatto alcuni giri, si era trovato in Corso Gastaldi da dove aveva assistito alla prima
carica dei Carabinieri contro le Tute Bianche.
Dopo lo smarrimento iniziale era stato preso dalla rabbia ed aveva partecipato alle cariche e contro
cariche avvenute tra Corso Gastaldi e Piazza Alimonda.
Era presenta nel momento in cui il blindato si fermò in panne in Corso Torino e insieme ad altri
circondò il veicolo e lanciò sassi contro di esso, mentre l’equipaggio si trovava ancora a bordo.
Dopo l’allontanamento dell’equipaggio FL si era appropriato di una giacca dei Carabinieri.
Seguirono altri scontri, fino a che da Corso Gastaldi l’imputato poté vedere la folla correre in Via
Caffa e anche lui si mosse in quella direzione.
Non si trovava nelle prime file, ma poi improvvisamente si trovò a fianco del DEFENDER e lanciò
contro di esso una pietra colpendo probabilmente il finestrino con la grata.
Più avanti vi era un ragazzo con una trave.
Gli eventi furono molto rapidi, dentro al mezzo vide tre Carabinieri, uno alla guida e due sui sedili
posteriori.
Improvvisamente sentì un colpo e vide un ragazzo cadere poco lontano da lui.
Allora si mise a correre in una strada laterale, poi tornò in Piazza Alimonda dove si era radunata
una gran folla e vi era molta tensione.
FL ed altri gridarono la propria rabbia contro i militari che facevano cordone intorno al cadavere di
GIULIANI e l’imputato diede fuoco alla giacca da Carabiniere che aveva portato con sé.
In quell’occasione continuò a lanciare sassi contro le Forze dell’Ordine.
Si riconosceva in tutte le foto mostrategli.
La sera mentre tornava al Carlini venne fermato e malmenato da Agenti delle Forze dell’Ordine.
In seguito l’imputato è stato sottoposto a misura cautelare personale ed ha reso un interrogatorio al
P.M., dopo che davanti al G.I.P. si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Al P.M. egli ha dichiarato di riconoscersi nelle foto dei cinque album oggetto di contestazione con
l’eccezione delle seguenti:
- album numero 1 foto numeri 1, 6, 52, 53, 54, 56, 57, 58,
- album numero 3 foto numeri 1 e 2,
- album numero 4 foto numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 56,
- album numero 5 foto numeri 1, 2, 8.
Dichiarava di non essere sicuro, ma di non poter neppure escludere di essere la persona ritratta nelle
seguenti fotografie:
- album numero 1 foto numeri 4, 5, 10, 19, 20, 25, 39, 40, 45, 46, 47, 48,
- album numero 5 foto numeri 5, 6 e 7.
Infine aggiungeva che le foto numeri 40 e 50 dell’album numero 1 non ritraevano nessuna persona
che potesse essere riferita a lui.
Per quanto riguarda le foto relative al giorno 21 nelle quali non si riconosceva spiegava che queste
ritraggono persona che porta pantaloni diversi da quelli che ricordava di avere avuto.
Egli inoltre non indossava un fazzoletto nero sul volto.
Tanto il 20 quanto il 21 era sempre stato vestito nello stesso modo.
Effettivamente, come mostrato in alcune foto, aveva uno zainetto che in seguito si era rotto ed
aveva buttato via.
Ugualmente aveva buttato via le scarpe usate in quei giorni.
La felpa che indossava aveva uno stemma dell’università di Cambridge sulla parte anteriore, aveva
portato l’indumento per proteggersi dai gas lacrimogeni.
Al P.M. che gli chiedeva conto del braccialetto visibile in alcune delle foto nelle quali si è
riconosciuto (ad es. la foto n. 34 del primo album, ma anche nel reperto 164-52 frame 005) ed anche
in alcune foto nelle quali non si è riconosciuto (foto n. 58 del primo album e n. 6 del quarto) FL
rispondeva di aver effettivamente portato un braccialetto argentato.
Però nelle foto ritratte il 21 non si era riconosciuto perché riteneva, senza però poterne essere
sicuro, di essere stato vestito esattamente come il giorno prima, inoltre non ricordava di aver preso
spranghe.
All’epoca non possedeva pantaloni con tasconi laterali.
Il giorno 20 seguiva il corteo, era rimasto coinvolto nelle cariche ed era fuggito in Via Casaregis
insieme ad altri.
Qui aveva assistito alle cariche dei blindati e si era molto adirato per i comportamenti delle Forze
dell’Ordine, stato d’animo che aveva poi raggiunto l’apice in Piazza Alimonda dopo la morte di
GIULIANI.
29.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta in tutte le
foto oggetto di investigazione in FL.
Il primo elemento di prova è costituito dal riconoscimento compiuto nelle foto del giovane dal teste
MANZI della DIGOS di Pavia che conosce direttamente l’imputato.
Rilevano inoltre il sequestro in possesso dell’imputato di un berretto verde con la scritta
“TUBORG” identico a quello indossato a Genova dal soggetto investigato e l’esito delle ulteriori
indagini di P.G.
L’indagine è partita dai particolari acquisibili da un’intervista televisiva e costituiti dalla
provenienza da Pavia e dalle caratteristiche delle scarpe e dei pantaloni del soggetto intervistato.
Come riferito dal teste ZAMPESE lo studio delle immagini ha consentito di rinvenire molte altre
foto di una persona con quelle caratteristiche e di individuare di essa altri particolari come la felpa
scura con cappuccio e stemma sulla parte anteriore, il berretto verde, i braccialetti, il fazzoletto
grigio e lo zaino la cui tracolla presenta un particolare bianco.
Si tratta di particolari precisi e numerosi, la cui combinazione consente un alto grado di
identificazione, essendo altamente improbabile che si presentino più persone contemporaneamente
in possesso di tutti i medesimi particolari fisici e di abbigliamento.
Questi particolari si vedono in tutte le immagini, sia quelle nelle quali l’imputato si è riconosciuto
sia in quelle da lui contestate.
Si vedano ad esempio i particolari della felpa scura con cappuccio e stemma e del fazzoletto grigio,
presenti tanto nella foto reperto 100-2007_016 (nella quale FL si è riconosciuto) quanto nella foto
n. 1 del primo album (pagina 3481) da lui contestata.
La felpa con lo stemma e la tracolla con il particolare bianco, oltre ai particolari della
conformazione fisica e del braccialetto argentato, sono presenti anche nella foto n. 58 (pag. 3539)
del primo album e nelle foto da 1 a 6 del quarto album (pagine 3595/10-14) tutte relative al 21
luglio, nelle quali FL ha dichiarato di non riconoscersi.
Felpa con cappuccio e stemma, fazzoletto grigio, jeans con risvolto a destra e scarpe da ginnastica
scure si vedono nella foto 1 (pag. 3541) del secondo album, nella quale l’identificazione
dell’imputato non viene da lui contestata, e si vedono anche nelle foto 5 e 6 (pagine 3595/21-22) del
quinto album, relative al giorno 20, in ordine alle quali FL ha espresso dubbi sulla propria
identificazione.
Le foto 7 e 8 (pag. 3595/23-24) del quinto album ritraggono una persona parimenti munita di felpa
scura con cappuccio e stemma, tracolla con particolare bianco e fazzoletto scuro sul volto, in
relazione alla prima FL si è espresso in maniera dubitativa, in relazione alla seconda ha escluso di
riconoscersi.
Si tratta di immagini provenienti da un filmato e riportanti la medesima data (21.7.01) ed ora
(21.59), girate evidentemente nel medesimo luogo, cioè il lungomare e che oltre al soggetto
investigato ritraggono le medesime persone.
L’identificazione dell’imputato appare certa proprio in virtù dei particolari già indicati che si
vedono anche nella foto 55 (pag. 3536) del primo album nella quale invece l’imputato si è
riconosciuto.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un elemento di riscontro, individuando diversi dati
somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile all’imputato e
l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità totale tra le
diverse figure.
FL, infine, si è riconosciuto in numerose immagini a lui contestate, ammettendo i particolari
dell’abbigliamento sopra descritti e per spiegare il motivo per cui non si riconosceva in alcune foto
ha dichiarato di non avere cambiato abiti tra il giorno 20 ed il 21, ma poi non si è detto nemmeno
sicuro di questo.
29.5 Per quanto riguarda i fatti avvenuti il 20 luglio, il Collegio ritiene FL responsabile dei fatti a
lui ascritti ai numeri 1, 2, 3 e 4 del capo 32 da qualificarsi come reato di danneggiamento aggravato
e continuato e non ai sensi dell’art. 419 c.p., del reato di resistenza aggravata di cui al capo 33, nel
quale resta assorbito il fatto di cui al capo 34, nonché dei reati contestatigli ai capi 40 e 41.
Egli faceva parte del corteo delle Tute Bianche e le immagini [696] lo mostrano durante gli scontri di
Via Casaregis quando spinge un cassonetto per erigere una barricata e lancia oggetti contro i
blindati.
Lo si vede con gli altri manifestanti raggiungere lo slargo di Corso Torino [697] inseguendo il
contingente in fase di arretramento e lanciando oggetti.
Poi prende parte all’assalto al blindato rimasto in panne: lo si vede intorno al veicolo mentre questo
viene danneggiato e saccheggiato [698].
Si vede l’imputato introdursi nel veicolo [699] e lo stesso ha ammesso di avervi sottratto una giacca da
Carabiniere.
Quindi si contrappone ai tentativi dei Carabinieri di soccorrere il veicolo in panne [700] e poi avanza
lanciando oggetti [701] verso la parte alberata di Corso Torino, dove si trovano i militari.
FL partecipa con gli altri ai successivi scontri di Corso Gastaldi e di Via Tolemaide, lo si vede [702] nelle prime file dei manifestanti, vicino al muro della ferrovia mentre avanza e lancia oggetti verso
le Forze dell’Ordine.
FL partecipa all’assalto al DEFENDER in Piazza Alimonda [703].
Lo si vede in alto a destra, vicino al fianco del veicolo mentre viene lanciato un estintore contro un
finestrino rotto del mezzo.
I frame del reperto 164-148 ritraggono questa stessa scena e mostrano la partecipazione
dell’imputato all’assalto.
In altra immagine [704] si nota come FL si trovi esattamente dietro MM mentre questi colpisce il
finestrino con una trave.
A fianco di MM e davanti a FL si vede un altro giovane che colpisce il veicolo con un palo di
metallo.
L’imputato non è a diretto contatto con il DEFENDER ma incita gli assalitori, stando
immediatamente dietro di loro.
Quindi lo si vede, sia a volto scoperto [705] sia a volto coperto dal fazzoletto grigio [706], durante la fase
successiva, quando le Forze dell’Ordine hanno circondato con un cordone la zona del cadavere e i
manifestanti urlano la propria protesta [707].
Stando dietro le prime file delle persone che fronteggiano gli Agenti, FL lancia una pietra, poi
raccoglie una trave di legno, ma viene fermato da un altro manifestante [708], poi lancia a terra ed
incendia la giacca da Carabiniere prelevata sul blindato in Corso Torino.
Infine lo si vede contrapporsi e lanciare oggetti contro gli Agenti schierati in Via Caffa nel tratto tra
Piazza Alimonda e Piazza Tommaseo [709].
Da quanto sopra resta pienamente dimostrata la partecipazione dell’imputato ai danneggiamenti
degli arredi urbani (cassonetti, aiuole e selciato), dei veicoli dell’Arma sia in Via Casaregis sia nello
slargo di Corso Torino, in particolare egli risulta aver concorso nel danneggiamento del blindato in
panne, dal quale ha sottratto una giacca da Carabiniere e del DEFENDER in Piazza Alimonda.
Resta dimostrato anche il reato di resistenza aggravata contestato al capo 33 per le condotte
compiute a partire dal momento in cui i Carabinieri completarono il loro arretramento: quindi i fatti
avvenuti nello slargo di Corso Torino ai danni dell’equipaggio del blindato in panne, dei militari
intervenuti per soccorrere questi ultimi, degli Agenti schierati nel tratto alberato di Corso Torino e
dei contingenti impiegati poco dopo in Via Tolemaide, Via Caffa e Piazza Alimonda.
In merito al capo 34 si osserva come esso sia riferito all’assalto al blindato in panne, fatto che
peraltro risulta già oggetto di contestazione al precedente capo 33, dove oltre alla resistenza nei
confronti di pubblici ufficiali commessa anche in Corso Torino viene indicata la circostanza
aggravante di cui all’art. 61 n. 5 c.p. con specifico riferimento all’avaria che aveva costretto il
blindato a fermarsi in mezzo alla pubblica via.
Invece i fatti i resistenza commessi dall’imputato prima dell’assalto al blindato in panne, e in
particolare le condotte tenute in Via Casaregis durante le cariche dei blindati, appaiono giustificate
ai sensi del D. Lgs. Lgt 288/1944.
Le prove fondano la penale responsabilità dell’imputato anche per i reati di resistenza aggravata e di
lesioni personali consumate e tentate commessi ai danni dell’equipaggio del DEFENDER in Piazza
Alimonda (capi 40 e 41).
Per quanto nelle immagini non si veda FL colpire il veicolo, egli è immediatamente vicino a questo
e agli assalitori materiali che incita.
Egli stesso ha poi ammesso di aver lanciato una pietra contro il finestrino laterale del veicolo.
Si tratta di concorso pieno nei reati contestati, sia per l’attività materiale esplicata sia per
l’incitamento a coloro, come MM, che colpivano il veicolo ed i suoi occupanti con pesanti e
pericolosi corpi contundenti.
Si tratta di condotta particolarmente grave per il tipo e l’entità del pericolo arrecato all’incolumità di
quei Carabinieri.
30. MM viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo
55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in
numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei
Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento,
saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC avvenuto in Corso Torino angolo con Via
Tolemaide (n. 3), nonché del danneggiamento del Land Rover DEFENDER tg. AE CC 217
avvenuto in Piazza Alimonda (n.5).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza
aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Piazza Alimonda, Via Caffa, Via
Tommaso D’Invrea, Via Casaregis, Via Tolemaide, Corso Torino e Corso Gastaldi e il secondo
(capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo all’incrocio tra Corso Torino e
Via Tolemaide.
I capi 62 e 63 contestano all’imputato rispettivamente il reato di resistenza aggravata e quello
continuato di lesioni personali consumate e tentate ai danni dell’equipaggio del Land Rover
DEFENDER tg. AE CC 217 commessi in Piazza Alimonda.
Infine vi è la contestazione (capo 58) della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in
relazione alla partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di
travisamento del volto (con passamontagna e casco da kick-boxing), reato che risulta peraltro già
estinto per prescrizione [710].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le
indagini di P.G., 2 il sequestro presso la sua abitazione di capi di abbigliamento portati dal soggetto
ritratto nelle immagini degli scontri, 3 le ammissioni del MM che si è riconosciuto nelle immagini
oggetto di contestazione.
30.1 Il teste ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al MM i particolari, sempre
costanti, dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Nelle foto degli scontri egli indossa una maglia bianca riportante disegni scritte sia nella parte
anteriore sia in quella posteriore (reperto 237 frame 004 e 009), jeans, scarpe da ginnastica, è
travisato da un passamontagna e da un casco da kick-boxing, sugli avambracci porta inizialmente
protezioni di gommapiuma.
Altre immagini mostrano come sulla parte anteriore della maglietta oltre ad un disegno ci sia la
scritta “ultras unisce” (reperto 187-0275), mentre nella parte posteriore oltre ad un disegno ci sia la
scritta “razzismo divide” (reperto 237 frame 0023).
Sulla parte superiore della spalla destra si vede (reperto 100 2007 foto 028, reperto 88C Olympia
121) un tatuaggio.
La Squadra Mobile ha svolto indagini in merito alla morte di Carlo GIULIANI giungendo ad
identificare in MM il giovane che in piazza Alimonda indossava il casco da kick boxing.
Nell’ambito di quelle indagini a carico del MM venne eseguita una perquisizione domiciliare in
data 31/8/2001 che portò al rinvenimento ed al sequestro di una maglietta bianca con la scritta
“ultras unisce” nella parte anteriore e la scritta “razzismo divide” nella parte posteriore e di un paio
di jeans MET.
La maglia sequestrata corrisponde a quella fotografata durante gli scontri per il G8.
30.2 Rispondendo all’esame dibattimentale MM dichiarava di non riconoscersi in una foto che
mostra una persona attaccata al blindato poi bruciato, perché lui si trovava nelle vicinanze del
veicolo, vide che qualcuno lo incendiava ma non si appoggiò ad esso, quindi non è la persona così
fotografata.
Non si riconosceva neppure in un’immagine di Piazza Savonarola perché a quell’ora (le 12.20) si
trovava ancora a Cavi di Lavagna, immagine che secondo il P.M. era però stata tolta dal DVD
personale.
MM si riconosceva in tutte le altre immagini oggetto di contestazione, spiegando che la maglietta
grigia con le scritte “ultras unisce” “razzismo divide” era stata realizzata da dei ragazzi di Bologna
con la finalità di un gemellaggio tra tifoserie contro il razzismo negli stadi.
Raccontava che il mattino del giorno 20 mentre si trovava a Cavi di Lavagna aveva deciso insieme
al fratello L, alla propria fidanzata e ad un amico di partecipare alla manifestazione del Carlini
contro il G8.
In loro non vi era una motivazione politica ma solo la curiosità per il grande evento.
Erano partiti verso le 12.30, 12.45 ed arrivati a Genova verso le 13.30, 13.45.
Una volta all’interno dello stadio Carlini, dei ragazzi che preparavano il corteo diedero a MM un
passamontagna ed un casco per proteggersi dalle cariche e dai lacrimogeni, lui non aveva portato
con sé nulla di particolare per la manifestazione.
Ha ricordato come a terra nei magazzini c’era parecchia roba abbandonata, le persone arrivavano e
si imbottivano.
Non vi era un’organizzazione che distribuisse le protezioni e queste non venivano usate solo dai
giovani delle prime file, ma da molta gente anche delle retrovie o da quelli che portavano i carrelli
con i limoni.
Ad un certo momento, durante la discesa del corteo, MM si accorse di una carica contro le prime
file munite di scudi.
Si tratto di una carica feroce, con percosse a chiunque si trovasse dietro gli scudi.
A questo punto le persone arretravano e quelli che si trovavano nelle file posteriori rimanevano
schiacciati.
MM pensava di correre il rischio di fare la fine del topo e insieme al fratello fuggì salendo sulla
grata di un cancello di Via Tolemaide.
In questa situazione indossò il passamontagna sotto al casco per proteggersi dai lacrimogeni e poi
trovò rifugio in Via Caffa, da qui andò in Piazza Alimonda e poi in Via D’Invrea e in Via
Casaregis.
Era stordito, non capiva il motivo di quanto accadeva, le cariche si susseguirono tutto il giorno, vide
tante ingiustizie, era una vera e propria caccia all’uomo, lui allora perdette la testa.
In Via Casaregis l’imputato assistette alle cariche dei blindati che spazzavano via le barricate
costruite con i cassonetti dell’immondizia.
Anche lui aveva contribuito a costruire le barricate e all’arrivo dei blindati lanciò degli oggetti
contro di essi.
Lo fece per difesa perché i veicoli puntavano le barricate incuranti delle persone che stavano loro
intorno e in un’occasione fecero cadere due giovani ragazze che MM ed il fratello soccorsero.
Vi furono molte cariche ed altrettanti lanci di lacrimogeni.
MM seguì gli altri da Via Casaregis su Via Tolemaide fino a Corso Torino, dove vide quattro o
cinque blindati che poco prima avevano caricato le persone.
I mezzi arretravano e i manifestanti, compreso l’imputato, lanciavano sassi tiravano contro di essi.
Un veicolo rimase in panne nella parte iniziale di Corso Torino.
MM rimase a guardare, vi erano persone che volevano rovesciare il blindato mentre al suo interno
vi erano ancora tre Carabinieri.
Questi vennero lasciati scendere e si diressero verso Via d’Invrea dove c’erano i loro colleghi.
MM sottolineava come nessuno voleva ammazzare nessuno.
Quindi venne dato fuoco al blindato.
L’imputato negava di avere partecipato al danneggiamento del veicolo, che non aveva neppure
toccato.
Dopo l’incendio del blindato MM tornò verso Corso Gastaldi e si fermò con altri all’altezza di via
Caffa, c’era confusione, le Forze dell’Ordine lanciavano i lacrimogeni.
MM era ancora sconvolto e manteneva lo stesso stato d’animo di poco prima quando aveva perso la
testa ed aveva reagito alle cariche.
Ha ammesso di aver lanciato pietre e costruito barricate per tutto il giorno, lo faceva per difendersi
perché ovunque c’era la Polizia che caricava e picchiava soprattutto le persone isolate.
Inoltre in quel momento stava cercando suo fratello con il quale aveva perso i contatti a causa degli
scontri.
Aveva molta paura, aveva perso la testa, non pensò di arretrare ma di rimanere in gruppo per avere
protezione.
MM si riconosceva in una foto (reperto 212-g33) che lo ritrae mentre avanza con gli altri in Via
Tolemaide tenendo una trave in mano [711].
Si trattava di un oggetto trovato in quel luogo e diverso dalla trave poi trovata ed usata in Piazza
Alimonda contro il DEFENDER.
Durante gli scontri lungo Via Tolemaide non vi era contatto diretto tra i due schieramenti, che si
contrapponevano con lanci di oggetti da un lato, di lacrimogeni e d’acqua dall’altro.
Mentre tornava indietro MM si spostò in Via Caffa e in Via Armenia per sottrarsi ai lanci degli
idranti.
In questa situazione un reparto di Carabinieri si mosse da Piazza Alimonda lungo Via Caffa
caricando i manifestanti ma venne respinto.
MM trovò per terra una seconda trave e si unì a quelli che avevano respinto i Carabinieri.
I militari indietreggiarono fino a Piazza Alimonda e i manifestanti, tra i quali l’imputato, si
trovarono attorno al DEFENDER.
In quel momento i mezzi non erano ancora bloccati, stavano arretrando, ma in piazza una jeep si
fermò.
MM raggiunse il veicolo quando l’assalto era già iniziato e i vetri di questo erano già rotti.
Con la trave diede un colpo sopra al tetto del veicolo, poi la fece entrare dentro al finestrino
posteriore rotto e colpì il sedile perché il Carabiniere che stava lì lo guardò e si abbassò per
ripararsi.
Poi MM si girò, come si vede nella foto reperto 88C-Olympia122, in quel momento arrivava di
tutto.
Improvvisamente un ragazzo vicino a lui disse “han sparato, han sparato dei colpi”, ma l’imputato
non vide né sentì i colpi, né vide cadere GIULIANI.
MM buttò via il bastone, fece il giro della chiesa soffermandosi ancora un po’ in Piazza Alimonda.
Sentiva la gente dire “forse possiamo salvarlo, ma no è morto, uno spagnolo”
Dovunque c’erano disordini, MM allora si spostò in via Tolemaide e rimase a fare barricate e a
lanciare pietre ancora per circa venti minuti perché aveva perso la testa per le tante ingiustizie viste.
La sua condotta durò fino a quando ci fu l’ultima carica con gli idranti al ponte di Terralba.
Questa fu brutale e i manifestanti vennero spediti al Carlini, dove l’imputato incontrò il fratello e
l’amico della macchina.
In seguito MM si è costituito spontaneamente al P.M. che indagava sui fatti di Piazza Alimonda,
rendendo dichiarazioni spontanee.
Il P.M. di questo processo contestava a MM che in quelle dichiarazioni spontanee aveva ricordato
alcuni particolari divergenti da quelli riferiti a dibattimento.
Si tratta di circostanze attinenti l’assalto al DEFENDER ed a quanto compiuto con la trave.
Nel verbale del 30/8/2001 infatti MM aveva detto “vidi per un attimo il volto del Carabiniere che
era posizionato nella mia direzione e ne colpii la sagoma, poi lo vidi accucciarsi”.
A dibattimento ha invece affermato di aver colpito il sedile e non il militare che si era abbassato.
A questa contestazione MM rispondeva che probabilmente si era sbagliato nelle dichiarazioni del
2001 perché era molto confuso.
Lui in realtà non aveva colpito il Carabiniere.
Era una situazione pesante, si presentava spontaneamente ad un P.M. non avendo mai fatto niente e
sapendo che poi poteva andare in carcere.
Pertanto era confuso.
MM ricordava come la gente intorno al DEFENDER urlava di tutto contro i Carabinieri come
“assassini, bastardi”.
Il P.M. contestava all’imputato che nel verbale di dichiarazioni spontanee 30/8/2001 aveva detto
che la gente intorno urlava “frasi di disprezzo e minaccia nei confronti dei Carabinieri quali
“bastardi, vi ammazziamo””.
A questa contestazione rispondeva che era possibile che la gente dicesse così, sicuramente lo
avranno detto, ma erano frasi di sfogo.
Lui in particolare non aveva pronunciato quelle frasi.
Rispondendo ad ulteriori domande MM ricordava come la sagoma del Carabiniere a cui aveva
mirato si trovava sui sedili posteriori e non era quella dell’autista del veicolo.
Non vide quanti militari ci fossero sui sedili posteriori.
L’uomo preso di mira era di lato e guardava l’imputato lateralmente, poi si era chinato di scatto in
avanti, cioè verso l’autista.
Si chinò dove il finestrino era rotto in modo da coprirsi, l’imputato gli vedeva la testa.
Poi l’imputato si girò.
MM conosceva di vista Carlo GIULIANI che veniva a bere nel bar dove l’imputato lavorava, non
ne conosceva il nome, che apprese poi dai giornali.
La contemporanea presenza dei due vicino al DEFENDER fu una coincidenza, non si accorse di lui
durante l’episodio, ma lo riconobbe vedendone la foto sul giornale.
30.3 LM, fratello dell’imputato ha confermato di essersi trovato al mare insieme al congiunto, alla
famiglia e ad un amico.
Si era cominciato a parlare del G8 e così avevano deciso di partecipare alla manifestazione.
Raggiunsero il Carlini dove incontrarono altri amici, il corteo non era ancora partito.
Vi era gente di ogni provenienza, molti erano ben coperti con maschere antigas e protezioni, al teste
venne regalata una protezione per un braccio fasciata con della gommapiuma ed una bandana per
ripararsi la bocca, al fratello vennero dati un casco ed un passamontagna.
C’era gente da tutto il mondo, colori, musica, sembrava tutto normale, l’atmosfera era festosa e
tranquilla.
Dopo un po’ il corteo era partito e i due M con gli amici erano rimasti in fondo, il corteo era
lunghissimo.
Nella parte anteriore c’erano le persone con le protezioni, nel resto del corteo c’era qualche carrello
con dei limoni per i lacrimogeni.
Ad un certo punto si sentì di auto bruciate, si vedevano fumi lontani ma la gente subito non ne
capiva il significato.
Poi il teste si trovò dentro un fumo esagerato, vomitò e con il fratello cercò rifugio arrampicandosi
su di un cancello al lato di Via Tolemaide a 20/30 metri dalla testa del corteo e a 10 metri dal
camion della musica.
Da lì assistette ad una carica feroce, composta di percosse e lacrimogeni, ci fu panico, ovunque
c’era gente che cadeva e sangue.
LM si spostò in una traversa, perdette l’amico con il quale era venuto e quando lo ritrovò perdette il
fratello M, poi rimase ancora da solo.
Vide due ragazzine inciampare in un cassone e venire calpestate, le aiutò a rialzarsi.
Non poteva andare via, prima doveva trovare il fratello e l’amico S, inoltre non si sentiva di tornare
da solo fino al Carlini.
Si trattenne nella zona tra Via Tolemaide, Via Casaregis, Via D’Invrea e Piazza Alimonda, più volte
ritrovò il fratello e lo perdette nuovamente, erano entrambi scioccati e preoccupati.
Non si poteva stare fermi ad aspettare perché arrivavano le cariche.
In Via Casaregis vide i blindati caricare ad alta velocità la gente e le barricate fatte di bidoni, la
gente un po’ scappava, un po’ reagiva lanciando oggetti.
Non c’erano momenti tranquilli, finiva una carica e ne iniziava un’altra.
Ritrovò nuovamente incontrò il fratello solo verso le 17.30 o le 18 al Carlini dopo una carica feroce.
Il teste non fece gesti di violenza, rischiò forte ma non venne colpito.
In Corso Torino vide il blindato già in fiamme da una distanza di circa 50 metri.
30.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta in tutte le
foto oggetto di investigazione in MM.
Egli è stato identificato da personale della locale Squadra Mobile nell’ambito delle indagini relative
all’uccisione di Carlo GIULIANI e presso la sua abitazione sono stati trovati una maglietta ed un
paio di pantaloni in tutto corrispondenti a quelli indossati nelle immagini dal soggetto investigato.
Come chiarito da ZAMPESE i particolari della figura e dell’abbigliamento del soggetto investigato
ritornano costanti in tutte le immagini.
MM si è riconosciuto in tutte le immagini oggetto di contestazione, tranne che in una, risulta avere
un tatuaggio sulla spalla destra come mostrato dalle foto.
Infine, egli si presentò spontaneamente al P.M. in data 30/8/2001 proprio per chiarire la sua
partecipazione ai fatti.
30.5 Sulla base degli elementi di prova acquisiti, il Collegio ritiene provata la penale responsabilità
dell’imputato in ordine a tutti i fatti ascrittigli, salva la diversa qualificazione giuridica dei fatti di
cui al capo 55 e la dichiarazione di estinzione per prescrizione del reato di cui al capo 58.
Egli compare per la prima volta nelle immagini [712] in Via D’Invrea durante la prima reazione dei
manifestanti.
Lo si nota, con i particolari dell’abbigliamento già descritti, mentre insieme ad un altro spinge un
cassonetto verso l’incrocio con Via Casaregis [713].
Quindi lo si vede contrapporsi ai blindati in Via Casaregis [714] e poi sale sul cofano di un’auto per
osservare gli scontri.
Al passaggio di uno di questi mezzi si vede [715] MM colpirne più volte il fianco con un grosso corpo
contundente e poi allontanarsi.
Poi i manifestanti, tra i quali l’imputato, avanzano lungo Via Casaregis [716], Via Tolemaide (dove si
vede MM lanciare un oggetto [717]), fino allo slargo di Corso Torino [718].
Qui MM si vede avvicinarsi due volte al blindato in panne [719] mentre è in corso la sassaiola contro di
esso e l’equipaggio si trova ancora a bordo.
Le foto [720] mostrano come contro il veicolo venga lanciato anche un estintore dal quale fuoriesce una
nuvola di polvere.
L’imputato poi si trova sul lato del blindato mentre sullo sfondo si vedono i veicoli dei Carabinieri
attestati nel tratto alberato di Corso Torino [721].
MM si vede a fianco della portiera anteriore destra del blindato anche in fotografie ritratte con
direzione da mare verso monte [722]
Quindi vi è il tentativo di rovesciare il blindato al quale partecipa anche MM che spinge dal lato
destro, lo stesso dove agisce il coimputato DAAF [723].
Altra immagine [724] ritrae MM mentre spinge il veicolo.
In questa fase avviene anche il saccheggio del mezzo militare.
Poi MM si sposta verso mare e, insieme ad altri, fronteggia gli Agenti nel tratto alberato di Corso
Torino [725], dapprima lo si vede con in mano una grossa pietra che nelle immagini successive non si
nota più.
In altra immagine [726] MM appare tra le barricate erette in quel punto.
Poi il blindato viene incendiato e MM si trova all’altezza dell’attraversamento pedonale all’angolo
con Via Tolemaide [727].
MM si rivede durante gli scontri in Corso Gastaldi [728], munito di una grossa trave [729] o di sassi [730] o
mentre spinge un bidone [731].
Quindi l’imputato partecipa all’assalto al DEFENDER in Piazza Alimonda.
Egli si posiziona sul fianco destro del veicolo che colpisce ripetutamente con una trave di legno,
proprio negli istanti in cui Carlo GIULIANI raccoglie da terra l’estintore e nel riquadro del
finestrino posteriore del veicolo si vede la mano con la pistola di Mario PLACANICA [732].
Da altra immagine [733] si vede come il finestrino davanti alla trave usata da MM sia completamente
spalancato e non costituisca ostacolo ai colpi.
MM tiene la trave contro il veicolo anche quando si volta [734] un momento prima dello sparo.
Gli elementi di prova di cui sopra dimostrano la diretta partecipazione di MM ai diversi fatti di
danneggiamento a lui contestati al capo 55, sia nei confronti dell’arredo urbano, sia nei confronti
dei veicoli dell’Arma dei Carabinieri in Via Casaregis e in Corso Torino ed in particolare ai danni
del blindato in panne e poi del DEFENDER.
Nonostante egli abbia affermato di non aver neppure toccato il blindato rimasto in panne in Corso
Torino deve riconoscersi come le numerose immagini non solo documentano la sua estrema
vicinanza ad esso nei momenti in cui il suo personale si trovava ancora sul veicolo e altri
Carabinieri cercavano di avvicinarsi, ma anche in seguito durante il tentativo di ribaltamento e poi
l’incendio del veicolo.
Anzi risulta come MM abbia preso parte attiva al tentativo di ribaltamento del mezzo spingendolo
con gli altri sul suo lato destro.
I rimanenti fatti di danneggiamento sono stati ammessi dall’imputato.
Egli va ritenuto responsabile anche dei fatti di resistenza aggravata contestati a cominciare dal
momento in cui i manifestanti si affacciarono sullo slargo di Corso Torino inseguendo i Carabinieri
in ritirata, quindi assalirono i militari rimasti sul blindato in panne e infine si contrapposero alle
Forze dell’Ordine sia nel tratto alberato di Corso Torino sia in Corso Gastaldi e Via Tolemaide.
L’imputato risulta ripreso mentre partecipa a ciascuna di queste attività.
Per le condotte precedenti invece deve trovare applicazione anche nei confronti di questo imputato
la causa di giustificazione di cui al D. Lgs. Lgt. 288/1944.
MM è certamente autore diretto e volontario dei reati commessi in occasione dell’assalto al
DEFENDER in Piazza Alimonda.
La difesa ha sostenuto che l’imputato volontariamente desistette da quelle condotte, ma questa tesi
non può trovare accoglimento perché nelle immagini lo si vede tenere saldamente in mano la trave
anche quando sta voltandosi, mostrando così di non volerla lasciare e perché lo stesso ha dichiarato
di esseri allontanato solo a seguito dell’avviso dato da un vicino che qualcuno aveva sparato.
Non si trattò pertanto di desistenza volontaria ma di allontanamento a fronte di un intervento armato
di un militare.
A dibattimento l’imputato ha sostenuto di non aver colpito nessuno all’interno del veicolo, ma in
ciò ha contraddetto una dichiarazione resa in fase di indagini preliminari che, tramite la
contestazione compiuta dal P.M., appare pienamente utilizzabile ai sensi dell’art. 503 comma 5
c.p.p.
Si tratta di dichiarazioni munite di un requisito imprescindibile di attendibilità quali la precisione
circa la direzione e l’effetto del colpo (“vidi per un attimo il volto del Carabiniere che era
posizionato nella mia direzione e ne colpì la sagoma, poi lo vidi accucciarsi”).
Esse sono state rese a poca distanza dai fatti, quindi a ricordo ancora fresco e sono seguite
immediatamente dalla menzione delle frasi di minaccia profferite dagli aggressori contro i militari,
particolare quest’ultimo che a seguito di contestazione l’imputato ha confermato.
Non pare potersi accedere alla diversa spiegazione del MM che ha asserito di avere reso quelle
prime dichiarazioni in stato di confusione e di timore di essere arrestato, perché in quell’occasione
si presentava spontaneamente al P.M., senza cioè alcun vincolo di costrizione e a distanza di poco
più di un mese dall’episodio, quindi sembra aver avuto tutto il tempo necessario per prepararsi
adeguatamente.
Le dichiarazioni rese spontaneamente devono pertanto essere ritenute un’ammissione del tutto
attendibile.
La condotta compiuta fu certamente volontaria e, per il mezzo usato, molto pericolosa per
l’incolumità dei militari.
I colpi infatti erano diretti alla testa dei Carabinieri che sul veicolo si trovavano necessariamente
seduti.
Il contesto generale, la pluralità di persone che assaliva con armi improprie tre militari fermo su di
un veicolo bloccato lontano dai colleghi, la volontà di arrecare grave danno fisico resa palese dalle
minacce di morte pronunciate dagli aggressori sono tutti elementi che rendono evidente l’estrema
gravità della condotta di chi, come MM, prese parte a questo episodio.
Egli ha dichiarato di aver agito in quel modo perché aveva perso la testa a causa delle troppe
ingiustizie subite e perché doveva difendersi.
Si deve osservare, invece, come nell’episodio di Piazza Alimonda quei militari non avevano
compiuto alcuna “ingiustizia” o atto arbitrario, non si erano mostrati per nulla offensivi (due di essi
dovevano essere trasportati in ospedale) ed anzi erano in condizione di doversi difendere da
un’aggressione.
La condotta dell’imputato non trova pertanto giustificazione.
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[630] Si vedano le immagini nel 2° DVD personale cartella “fotografie Guernica Fabrik”.
[631] Si tratta delle foto 008 – 0011 della cartella “sequestro” del 2° DVD personale.
[632] Si trova sia nel 2° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[633] Nella relazione 9/4/2002 a pag. 4 la figura 1 è il reperto 90D G8108, la figura 2 è il reperto 65D_54, le figure 3 e 4
sono riferibili a PF e provengono dalla DIGOS di Catania lo identificò il giorno 8/8/2002.
Nella relazione 29/4/2002 a pag. 4 vi sono due frame (figura 1 e figura 2) del reperto 164 –133, a pag. 5 due foto (figura
3 e figura 4) trasmesse dalla DIGOS di Catania.
[634] Reperto 187 0230.
[635] Reperto 164 133 come inserito nella C.T. della difesa FA.
[636] Reperto 164 133 frame 0021 – 0026.
[637] Frame 009 – 0018.
[638] Reperto 164 65 frame 008 - 0018.
[639] Reperto 192-5, reperto 164 251 frame 003 - 0023.
[640] Reperto 164 65A.
[641] Reperto 187 0230.
[642] Reperto 88D Scontro w.
[643] Reperto 143 117 e reperto 143 42.
[644] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[645] Si tratta della foto n. 2 della cartella “selezione ordinata”.
[646] Reperto 120 primi scontri, RP 19.
[647] Reperto 95 A 3Q Foto Bank di Firenze.
[648] Si trova sia nel DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[649] Nella relazione 26/4/2002 a pag. 4 la figura 1 del soggetto investigato corrisponde ad un fotogramma del reperto 95
A3Q di cui è stato usato il particolare del viso, a pag. 5 la figura 2 corrisponde alle foto 19 e 20 dal reperto 120 primi
scontri, a pag. 6 vi è la foto dell’imputato fornita dalla DIGOS di La Spezia e tratta dalla carta di identità del
30/12/1998.
[650] Il teste della difesa PC ha confermato come DIM avrebbe dovuto prendere parte all’incontro relativo al parcheggio di
Fossitermi, ma che verso le 13.30/14 gli aveva telefonato comunicando di trovarsi a Genova per la manifestazione e di
avere problemi a spostarsi.
[651] Si tratta della produzione della difesa n. 24.
[652] SA ha confermato l’incontro, avvenuto in Piazza Paolo da Novi e durato per circa un’ora. Non ricordava di aver visto
la persona ritratta nella foto vestita di nero e con un bastone in mano.
[653] Un riscontro si trova nelle immagini del reperto 192-14 frame 001 – 005.
[654] Il teste Stefano SARTI, Presidente regionale di Legambiente, ha confermato l’incontro con DIM avvenuto sopra il
ponte sulla ferrovia con il quale trascorse 30/40 minuti.
[655] Immagini della telecamera SAVONAROLA delle ore 12.17.14, reperto 129 PRIMI SCONTRI frame 0015 – 0020,
reperto 192-14 TPO frame 001 – 005.
[656] Reperto 83 Seimilano frame 001 – 0014.
[657] Reperto 41 a 00.02, nel 2° DVD DRF.
[658] Reperto 164-148 frame 001 – 0018, reperto 198-50 P2 frame 001 – 0019, reperto 88D Scontri19 e 88D Scontri 1b.
[659] Reperto 65F_Olympia042.
[660] Reperto 65D – g8084 e reperto 187 – 233.
[661] Reperto 187-11 frame 007, reperto 192-14 TPO frame 009-0013.
[662] Reperto 192-05 TPO frame 004.
[663] Reperto Anniversario Giuliani frame 0001-0008 nel DVD personale cartella “DIGOS 20.7.2002 Corteo Inmensa in
anniversario morte Carlo GIULIANI”.
[664] Reperto fotografie CS 0003 ibidem cartella “selezione ordinata” al n. 003.
[665] Si trova sia nel 2° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[666] Nella relazione relazione 2/12/2002 a pag. 5 vi sono due frame (004 e 008) del filmato del 20/7/2002, ripreso cioè in
occasione del primo anniversario della morte di Carlo GIULIANI, a pag. 6 vi sono due frame tratti dal film reperto
181-11 relativo ai fatti investigati, a pag. 7 vi è la foto della carta di identità del 15/3/2002.
[667] Si trova nel DVD personale, cartella “selezione ordinata” al n. 054.
[668] Reperto 83 Seimilano, reperto 181-11 Terra e reperto 237.
[669] Reperto 192-05, reperto 187 0276.
[670] Reperto 41 frame 001 – 0020, in particolare per i lanci frame 0013 – 0017, reperto 164 65.
[671] Reperto 192-14.
[672] Reperto 181-11 Terra.
[673] Si veda il capitolo VII parte II paragrafo 10.
[674] Reperto 150-3 La7.
[675] Reperto 192-16TPO frame 003.
[676] Reperto 164 133 da 19.45 a 33.25.
[677] Reperto 237.
[678] Reperto 83 frame 001 – 0027..
[679] Reperto “aggressione al Carabiniere 1”.
[680] Reperto 88D – SCONTRI1e, reperto 88D-SCONTRI1c.
[681] Reperto 164-65 frame 003 – 0016.
[682] Reperto 229IMG_2370, reperto 229IMG_2371, reperto 41, reperto 65E SCONTRI 18, reperto 192 25.
[683] Reperto 95 A2B, reperto 65D g8084.
[684] Reperto 164 251, in particolare i frame 0010 - 0013.
[685] Reperto 111-175-1, reperto 111-175-2, reperto 88E-g8084.
[686] Reperto 192-21 TPO, film e frame.
[687] Reperto 212-G8_1-g45, reperto 212-G8_1-g46, reperto 237 frame 008.
[688] Reperto 65F Olympia 059, reperto 90-G8071.
[689] Reperto “aggressione al Carabiniere 1” e reperto 192.25.
[690] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[691] reperto 150-1 LA7.
[692] Si trovano nel 2° DVD personale cartella “selezione ordinata” ai n. 076 e 077.
[693] Si veda anche il reperto 192-5 in cui si legge la parola “TUBORG” sul berretto indossato da FL.
[694] Si trova sia nel 2° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[695] Nella relazione 16/3/2002 a pag. 4 vi è un particolare della foto reperto 65F Olimpia 0120, a pag. 5 vi sono tre
diverse foto, quella di sinistra (figura 2 profilo destro) è estrapolata dal filmato 164-152 frame 0009, la foto centrale
(figura 3, ritratto frontale) proviene dal reperto 164-152, quella di destra (figura 4 profilo sinistro) proviene dal reperto
100-2007_016, a pag. 6 vi è la foto segnaletica di FL rilevata il 20/9/2000 a Pontechiasso.
[696] Reperto 164 133 da 19.45 a 33.25, reperto 83, foto reperto 70H OGGX0K1S.
[697] Reperto 164 133 da 35.05 a 43.20, reperto 237 frame 004, reperto 229IMG 2371.
[698] Reperto 237 frame 009, 0015, 0017, reperto 192-5.
[699] Reperto 164 251.
[700] Reperto 187 0277.
[701] Reperto 88D-GUERRI 5h.
[702] Si vedano ad esempio le seguenti foto reperto 100-2007_029, reperto 100-2007_031, reperto 125-DSC_0045, reperti
212-g26_mortox e g30/g31/g33/g34_morto.
[703] Immagini tratte dai reperti “49 il Giornale”, “46 Telenord Canale 7”, “143.042 Polizia Scientifica”, “218 Maledetto
G8” e montate nel 2° DVD della Polizia Municipale da 20.15 a 24.45.
[704] Reperto 88C Olympia 120, DVD FL cartella “selezione ordinata” al n. 061.
[705] Reperto 100-2007_015.
[706] Reperto 31 foto 13.
[707] Reperto 164 52.
[708] Reperto 44.
[709] Reperto Via Caffa 200701-Still0047, reperto Via Caffa-Still0048, reperto 70H-OGH353DS, reperto 70-OGH34Y3S,
reperto 83.
[710] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il
capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[711] Si tratta di immagine anteriore all’episodio di Piazza Alimonda perché si vede GIULIANI che sta calzando il
passamontagna.
[712] Reperto 164 133.
[713] Reperto 237.
[714] Reperto 164 133 frame 001 – 0011, reperto 83-Seimilano e reperto 164 133.
[715] Reperto 151-29 RAI.
[716] Reperto 237, reperto 187 0273.
[717] Reperto 88D-G8_2x, reperto 187-0274.
[718] Reperto 229IMG_2371, reperto 229IMG_2368, reperto 187 0275, reperto 192-05.
[719] Reperto 237 frame 0050-0067, reperto 192-14.
[720] Si veda anche il reperto 88D-SCONTRI18.
[721] Reperto 164-148.
[722] Reperto 96-G8035, reperto 88E-G8 7.
[723] Reperto 192-5 in particolare frame 005.
[724] Reperto 65F – Olympia 044.
[725] Reperto 237 frame 0038-0049.
[726] Reperto 212-G8_1-g61_nudo.
[727] Reperto 192 21.
[728] Reperto 65F Olympia 059.
[729] Reperto 212-g32_morto, reperto 212-g33_morto, reperto 212-g34_morto.
[730] Si vedano tra le altre le foto reperto 125-DSC_0042, reperto 100-2007_028, reperto 212-g28_morto e reperto 212-
g29_mortox.
[731] Reperto 212-g50_morto.
[732] Reperto 70H-0GGTMNGT.
[733] Reperto 88C Olympia 121.
[734] Reperto 88C Olympia 122.