PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni

12.3 Il corteo delle Tute Bianche - gli imputati > > > > > > > > > > 1 | 2 | 3

25.2 In data 4/12/2002 venne applicata a PF una misura cautelare personale e ad opera del teste ZAMPESE venne eseguita a suo carico una perquisizione domiciliare presso il Centro Sociale Guernika Fabrik sito nella zona industriale di Catania.
Da notizie ricevute dai colleghi di Catania risultava come PF venisse soprannominato x.
ZAMPESE ha ricordato come in quella occasione all’interno del Centro Sociale era presente il solo PF e che sui muri erano visibili scritte inneggianti ai Black Block e ai fatti di Genova [630], in una di esse (la n. 0025) compare il nome x.
Nel corso della perquisizione vennero rinvenuti e sequestrati il marsupio ed i pantaloni scuri con grandi tasche laterali coincidenti con gli analoghi indumenti ed oggetti portati dal soggetto investigato durante gli scontri.
Durante la perquisizione vennero rinvenute e sequestrate n. 4 foto a colori [631] relative ai fatti avvenuti durante il G8 di Genova.
Sono immagini riferibili al giorno del 21/7/2001 su cui si ritornerà nel prossimo capitolo.
Qui si deve aggiungere che in una di queste foto è ritratto proprio il soggetto investigato e identificato come PF.

25.3 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [632], la provenienza delle immagini è stata chiarita dal teste ZAMPESE [633].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le immagini siano state mese a confronto somatico in due relazioni.
Nella prima relazione il soggetto investigato (figure 1 e 2) è travisato:
- indossa un casco, un fazzoletto e una felpa con cappuccio blu/viola, nella cui parte anteriore vi sono immagini all’interno di 4 quadrati rosso e grigio,
- la persona indossa una mascherina protettiva bianca, un fazzoletto scuro sul volto a coprire bocca e naso, un cappello con visiera, un casco da motociclista bianco,
- sulle spalle porta uno zaino azzurro con disegni,
- il travisamento non consente giudizi sulla morfologia complessiva del volto,
- abbondante tessuto adiposo sul volto,
- le sopracciglia di forma curvilinea e folte, spazio intersopraccigliare ampio,
- gli occhi di forma tendenzialmente ellissoidale, direzione orizzontale, medie dimensioni, con palpebra inferiore lievemente a borsa,
- del naso si vede solo la radice superiore della piramide che è di tipo largo.
Nelle foto comparative (figura 3 e figura 4) il soggetto presenta:
- contorno cranio facciale di forma ellittica,
- adiposità generale del volto di tipo abbondante,
- le sopracciglia a forma curvilinea, folte, spazio intersopraccigliare ampio,
- gli occhi con forma tendenzialmente ellissoidale, direzione orizzontale, medie dimensioni, con palpebra inferiore lievemente a borsa,
- il naso ha la piramide nasale con radice larga.
La comparazione tra le figure 1 (soggetto A) e 3 (PF) evidenzia diversi elementi simili nel grado di adiposità del volto, nelle sopracciglia, negli occhi (la palpebra inferiore a borsa), nel naso (la radice).
A queste caratteristiche somatiche simili si aggiunge un connotato saliente costituito dal difetto di presenza pilifera nel sopracciglio sinistro, visibile sia nella figura 1 sia nella 3.
Il C.T. esprimeva pertanto un giudizio di compatibilità.
Nelle seconda relazione il soggetto investigato è raffigurato nelle immagini 1 e 2, mentre la 3 e la 4 ritraggono PF.
Il soggetto delle figure 1 e 2 presenta:
- il contorno cranio facciale di forma ellittica,
- adiposità del viso abbondante,
- gli occhi di direzione orizzontale e di medie dimensioni,
- il naso con piramide nasale di dimensioni generali medio piccole, lobulo medio, pinne di piccole dimensioni a base rialzata,
- la distanza naso-labiale lunga,
- la bocca piccola con labbra medie,
- il mento largo con forma tendenzialmente rettangolare, fossetta mentoniera.
Nelle figure di comparazione 3 e 4 PF presenta:
- il contorno cranio facciale di forma ellittica,
- tessuto adiposo abbondante,
- gli occhi di forma tendenzialmente ellissoidale, direzione orizzontale, medie dimensioni, palpebra superiore scoperta in posizione fisiologica normale, palpebra inferiore lievemente a borsa,
- il naso con piramide di dimensioni medio piccole, lobulo medio, pinne di piccole dimensioni e base rialzata,
- la distanza naso-labiale lunga,
- la bocca piccola con labbra medie,
- il mento largo, di forma pseudo rettangolare, con fossetta mentoniera.
La comparazione tra le figure 2 e 3 evidenzia diversi elementi coincidenti nell’abbondante tessuto adiposo, nelle sopracciglia e nello spazio intersopraccigliare, nella direzione e nelle dimensioni degli occhi, nel naso, nella distanza naso-labiale, nella bocca, nel mento e nella fossetta mentoniera.
Il C.T. esprimeva pertanto un giudizio di compatibilità tra le figure 1 e 2 da un lato e 3 dall’altro.

25.4 Durante le indagini preliminari PF veniva sottoposto ad interrogatorio ad opera del P.M., dichiarazioni poi prodotte a dibattimento stante l’assenza dell’imputato.
Egli si riconosceva nelle immagini a lui contestate, relative ai fatti sia del 20 sia del 21 luglio e dichiarava di ammettere tutti gli addebiti a lui mossi.
In questa sede si riportano solo le dichiarazioni relative ai fatti del 20 luglio.
Riconosceva come indossati da lui i capi di abbigliamento (la maglia con l’effigie di CHE GUEVARA e con un numero sulla schiena, la felpa nera con un disegno sul davanti, il casco arancione) ed il marsupio ritratti nelle foto in atti.
Era arrivato a Genova sostanzialmente per caso perché voleva trascorrere una breve vacanza a Napoli e qui aveva trovato un treno occupato diretto a Genova, quindi aveva deciso di partecipare alle manifestazioni ed era arrivato in città in tempo per quella dei Migranti.
Aveva trascorso la notte al Carlini e il giorno successivo si era aggregato al corteo delle Tute Bianche, era stato dotato di uno scudo in plexiglas, di una mascherina artigianale e di uno zaino INVICTA nel quale teneva bottiglie d’acqua e panini.
PF non aveva alcuna intenzione di prendere parte a scontri, a cui non era preparato, ma voleva dimostrare pacificamente.
Da un altoparlante una ragazza raccomandava di non usare violenza.
Durante la discesa del corteo l’imputato si trovava a circa 40 metri dalla testa, ad un certo momento percepì il verificarsi degli scontri, venne raggiunto da un candelotto e costretto a fuggire indietro.
Seguendo gli altri si trovò nelle strade laterali a Via Tolemaide e qui prese parte attiva agli scontri, aveva spostato un cassonetto, non poteva escludere di avere effettuato dei lanci.
La sua era una reazione a quello che accadeva, non una condotta preordinata.
Ha definito il contesto come “da guerra sia da una parte che dall’altra”, lui aveva partecipato ad azioni aggressive.
Riconosceva se stesso esultante davanti al blindato in fiamme [634], anche se non ricordava la circostanza.
Ad un certo momento si sparse la voce che la polizia aveva ucciso due o tre manifestanti, allora la rabbia era divenuta generale e la folla aveva cominciato a gridare “assassini”.
La reazione aveva coinvolto tutti, anche quelli più pacifici.
PF aveva iniziato a lanciare bottiglie, una delle quali conteneva benzina e gli era stata data da un soggetto vestito di nero e che parlava inglese.
Quindi era tornato al Carlini dove aveva trascorso la notte.

25.5 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto oggetto di investigazione in PF.
Il primo elemento di prova è costituito dal riconoscimento compiuto nelle foto del giovane dal teste BURRASCANO, oltre che dai suoi colleghi della DIGOS di Catania, persone che conoscono direttamente l’imputato.
Rilevano inoltre le ulteriori indagini di P.G. ed il sequestro in possesso dell’imputato di un paio di pantaloni e di un marsupio identici a quelli indossati a Genova dal soggetto investigato, nonché di quattro foto degli scontri, in una delle quali viene ritratto proprio il soggetto investigato.
La perquisizione avvenne in un Centro Sociale dove in quel momento si trovava solo l’imputato e sui muri vi erano numerose scritte facenti riferimento al G8 e a x soprannome di PF.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un elemento di riscontro, individuando diversi dati somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità tra le diverse figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito attribuite al PF.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.

25.6 Limitando in questa sede l’esame ai fatti del 20 luglio, osserva il Collegio come gli elementi di prova acquisiti fondano la penale responsabilità del PF in ordine ai fatti di danneggiamento contestati al n. 1 prima parte e ai n. 2 e 3 del capo 48, da qualificarsi per le ragioni esposte al paragrafo 11.2, come punibili ai sensi degli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 c.p.
Risulta provata la penale responsabilità dell’imputato anche per quanto concerne il reato di resistenza aggravata (capo 49, fatti del 20 luglio) limitatamente all’episodio ai danni dell’equipaggio del blindato in panne ed alle condotte successive a questo.
Per le condotte antecedenti resta invece applicabile la causa di giustificazione di cui all’art. 4 D. Lgs. Lgt. 288/1944.
L’imputato è anche responsabile dei reati (capi da 50 a 53) relativi alle bottiglie incendiarie contestati come avvenuti il 20 luglio.
Le immagini [635] mostrano alle ore 15.02 PF in Piazza Alimonda, dove era arretrato insieme ad altri manifestanti a seguito della prima carica contro il corteo.
Egli è chinato a terra e si rifornisce di bottiglie di vetro da una campana per la raccolta differenziata (48 n. 1).
Quindi si porta su Via D’Invrea e, con larghi gesti, richiama gli altri invitandoli ad avanzare verso l’incrocio con Via Casaregis.
In questa fase [636] lo si vede effettuare dei lanci verso le Forze dell’Ordine, quindi ritorna verso Piazza Alimonda.
Lo si vede poco dopo in Via Casaregis dove continua a lanciare oggetti contro i Carabinieri [637] ed i loro veicoli (48 n. 2) per poi fuggire di fronte all’avanzata di questi ultimi.
PF avanza insieme agli altri manifestanti inseguendo i Carabinieri in Via Tolemaide e Corso Torino e continuando a lanciare all’indirizzo dei veicoli [638].
Quindi si dirige con altri verso il blindato in panne [639] prendendo parte all’assalto contro di esso (capo 48 n. 3 e capo 49), arretra a causa del momentaneo ritorno delle Forze dell’Ordine sull’incrocio [640] per poi ritornare ed esultare davanti al blindato ormai in fiamme [641] e a contrapporsi agli Agenti anche nel tratto alberato di Corso Torino [642] (capo 49).
Per quanto riguarda il 20 luglio le immagini ritraggono l’imputato un’ultima volta vicino a DPA e SN sulla scalinata di Piazza Tommaseo [643].
Come si è già detto PF ha ammesso gli addebiti ascrittigli tanto per i fatti del giorno 20 quanto per quelli del giorno 21 luglio, spiegando tra l’altro che il 20 aveva lanciato almeno una bottiglia piena di benzina (capi da 50 a 53).

26. La posizione di DIM appare più articolata.
A lui, infatti, vengono ascritti sia reati commessi durante la mattinata del 20 luglio nell’ambito dei manifestanti del Blocco Nero, sia reati commessi durante il pomeriggio a margine del corteo delle Tute Bianche.
L’imputato è accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 29) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), dell’istituto di credito del Credito Italiano Agenzia n. 7 di Corso Buenos Aires n. 122 (n.2), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 3) e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 4).
Una seconda accusa mossa all’imputato in concorso con altri riguarda il reato di resistenza aggravata (capo 30) commesso da un lato nella zona di Corso Buenos Aires, Corso Torino, Via Casaregis, Via D’Invrea e Via Tolemaide e dall’altro ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo nella zona di Corso Torino.
Infine vi è la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto (con caschi protettivi o altri oggetti), reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione [644].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di quattro diversi elementi di prova: 1 il riconoscimento personale ad opera di un Ufficiale di P.G. che lo conosce personalmente, 2 il sequestro presso la sua abitazione di un capo di abbigliamento e di un oggetto portati dal soggetto ritratto nelle immagini degli scontri, 3 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità all’imputato, 4 le ammissioni del DIM che si è riconosciuto nelle immagini oggetto di contestazione.

26.1 Il teste Andrea POLI, facente parte dell’ufficio DIGOS della Questura di La Spezia, ha ricordato di avere visionato nel dicembre 2001 due CD di immagini degli scontri del G8 identificandovi, insieme ad altri colleghi, DIM, persona già conosciuta per motivi d’ufficio.
L’imputato infatti è stato visto partecipare a diverse manifestazioni politiche, esprimendo posizioni di estrema sinistra.
Inoltre POLI e DIM hanno amici in comune.
POLI aveva riconosciuto DIM con sicurezza in quattro delle immagini trasmesse dai colleghi di Genova e lo riconosceva nuovamente con altrettanta sicurezza a dibattimento nelle foto reperto 120 – PRIMI SCONTRI RP 19, reperto 120 – PRIMI SCONTRI RP 20, reperto 187 – 0233.
Una volta compiuta l’identificazione la DIGOS di La Spezia aveva inviato a quella di Genova il foto ritratto di DIM tratto dalla carte di identità [645].
ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al DIM i particolari, sempre costanti, dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Egli indossa [646] una maglietta verde acqua ed un giubbotto di pelle, a volte portato sulla spalla, ha occhiali da sole, porta un sacchetto azzurro legato alla cintola, pantaloni scuri, cintura scura, scarpe scure.
In un’altra immagine [647] si vede questo soggetto travisato con un fazzoletto bianco e con una mascherina da nuoto sulla fronte la cui parte esterna è zigrinata e il cui elastico è di colore scuro.

26.2 In data 4/12/2002 a DIM sono stati sequestrati una maglietta verde acqua ed una mascherina rispettivamente corrispondenti al capo ed alla mascherina delle immagini.
L’imputato ha fornito per la mascherina una spiegazione alternativa.

26.3 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di una comparazione fisionomica [648], la provenienza di queste è stata chiarita dal teste ZAMPESE [649].
I C.T. del P.M. Dr. CAVALERA e Assistente Maurizio LEMBO hanno spiegato come le immagini siano state mese a confronto somatico.
La figura 1 è relativa a persona in atteggiamento dinamico e travisata da un fazzoletto, la figura 2 è composta da due immagini una di fronte e l’altra di profilo, ma nella comparazione è stata utilizzata sola quella frontale.
La figura di comparazione è frontale.
La figura 1 (soggetto A) presenta:
- l’abbigliamento: una maglietta verde chiaro, un fazzoletto bianco su bocca e naso, occhiali in plastica trasparente da lavoro, giacca in pelle scura,pantaloni scuri, scarpe sportive,
- il viso non visibile in modo sufficiente per determinare il contorno cranio facciale,
- grado di adiposità generale del volto tendenzialmente normale,
- i capelli (zona temporale e parietale sinistra) brizzolati, molto corti, quasi rasati,
- la fronte tendenzialmente alta,
- le sopracciglia di tipo curvilineo,
- gli occhi con direzione tendenzialmente rettilinea,
- il naso con radice di tipo largo,
- la distanza naso-labiale non verificabile a causa del fazzoletto,
- l’orecchio sinistro di dimensioni tendenzialmente medie,
- la bocca ed il mento non visibili.
La figura 2 (soggetto B) presenta:
- il medesimo tipo di abbigliamento,
- il contorno cranio facciale con linea di tipo ellittico,
- grado di adiposità generale del volto normale,
- i capelli lisci, molto corti, castani sulla fronte, quasi rasati e brizzolati nella zona parietale e temporale, calvizie fronto laterale, linea di intersezione a punta larga,
- la fronte alta e di media larghezza,
- le sopracciglia non visibili in misura sufficiente ad esprimere un giudizio,
- gli occhi non visibili a causa degli occhiali da sole,
- il naso con piramide di dimensioni medie, radice e dorso larghi, lobulo grande, pinne nasali di medie dimensioni, presenza di un rilievo sul dorso del naso,
- la distanza naso-labiale lunga,
- l’orecchio destro di dimensioni medie con obliquità media, forma tendenzialmente rettangolare,
- la bocca media di direzione orizzontale,
- il mento di tipo largo e forma tendenzialmente rettangolare.
La comparazione tra le figure 1 e 2 e la foto di DIM consente di apprezzare le seguenti coincidenze:
- il contorno cranio facciale di tipo ellittico,
- grado di adiposità generale del volto normale,
- la calvizie, la morfologia della linea di intersezione dei capelli e della linea di scriminatura a punta larga,
- la fronte alta,
- le sopracciglia di tipo curvilineo,
- gli occhi con direzione orizzontale nella figura 1 e nella foto di comparazione,
- la piramide, le pinne, il lobulo nasale, la radice ed il dorso del naso, il C.T. metteva in evidenza il rilievo sul dorso del naso visibile anche nella foto di comparazione,
- la distanza naso-labiale lunga nella figura 2 e nell’immagine di comparazione,
- l’orecchio di dimensioni medie,
- la bocca di ampiezza media e direzione orizzontale,
- il mento largo e di forma tendenzialmente rettangolare,
- la prominenza della regione bocco-facciale sia nelle figure 1 e 2 sia nella foto di comparazione.
In base alla coincidenza di una serie di connotazioni somatiche (in particolare il rilievo sul dorso nasale e la conformazione della regione boccale) il Dr. CAVALERA esprimeva un giudizio di compatibilità parziale tra il soggetto A (figura 1) e DIM e di compatibilità piena tra il soggetto B (figura 2) e l’imputato.
Il giudizio di compatibilità piena viene fondato sulla presenza del rilievo sul dorso del naso e della prominenza della bocca definiti connotati salienti.
Esaminando a dibattimento per la prima volta le foto di fronte e di profilo del cartellino segnaletico dell’imputato il Dr. CAVALERA confermava la corrispondenza nel profilo della fronte (munita di una linea di concavità sita alla sommità del terzo inferiore), nonché nelle caratterizzazioni generali del padiglione dell’orecchio e nel profilo del mento.
Spiegava inoltre che il giudizio di sola compatibilità espresso (non da CAVALERA bensì da LEMBO) nella relazione era dovuto alla scarsa qualità delle immagini, ma questo era poi stato corretto nel giudizio di compatibilità piena per l’evidenziazione dei connotati salienti dati dal rilievo sul dorso del naso e dalla prominenza della bocca.

26.4 Rispondendo all’esame dibattimentale DIM si è riconosciuto nelle immagini a lui attribuite, confermando l’abbigliamento già descritto.
Il giorno 20 l’imputato non avrebbe dovuto venire a Genova ma prendere parte all’incontro di un comitato civico con il Sindaco di La Spezia per discutere della costruzione di un parcheggio [650].
Poi aveva cambiato idea e con il treno era arrivato a Genova da solo, nessuno sapeva della sua presenza in città.
Scese a Nervi e con il pullman arrivò a Piazza Tommaseo verso le 8.30/9.
Sapeva di alcune manifestazioni e cominciò a girare per la città fino alle grate di Via XX Settembre.
L’atmosfera era ovunque tranquilla.
Verso le 11 in Corso Buenos Aires all’altezza di Piazza Paolo da Novi incontrò due amici, SA infermiere ed un altro detto “mastrolindo”.
I tre chiacchierarono per un poco, si fecero fotografare insieme [651], quindi DIM comprò una bottiglia d’acqua in un bar vicino (nella foto della difesa lo si vede in possesso di un sacchetto azzurro), infine SA venne chiamato dagli organizzatori del GSF e i tre si salutarono verso tra le 11.45 e le 12.15/12.30 [652].
Dopo aver lasciato gli amici si era diretto verso Piazza Tommaseo alla ricerca di un pullman per tornare a La Spezia.
Il tempo impiegato era stato giusto quello di arrivare a Tommaseo, piazza tra l’altro molto vicina a quella dedicata a Paolo da Novi.
Lungo il percorso era passato davanti all’Agenzia del Credito Italiano (la n. 7 di Corso Buenos Aires n. 122, capo 29 n. 2), dove circa venti o trenta persona rompevano le vetrine.
Si era fermato per un momento a guardare per pura curiosità, senza cioè prendere parte a quell’attività, voleva vedere gli avvenimenti con i propri occhi e non farseli raccontare.
Si affacciò anche nell’interno della banca, dove vide che tutto era sottosopra.
I danneggiamenti non venivano contrastati dalle Forze dell’Ordine.
Diede un’occhiata e poco lontano dalla banca si mise a parlare con una signora [653] alla quale diceva che a suo parere si trattava di un episodio isolato.
Mentre i due discutevano, gli autori del danneggiamento si allontanarono.
Quindi arrivò a Tommaseo dove non trovò autobus che gli consentissero di tornare a casa, c’erano in compenso molti manifestanti.
Non fece caso al comportamento di questi ultimi e si spostò lungo Via Montevideo perché intendeva a quel punto raggiungere alcuni amici che prendevano parte al corteo delle Tute Bianche.
In fondo a Via Montevideo incontrò la carcassa di un’auto già completamente bruciata.
Si fermò poco distante fino a quando incontrò un gruppo di spezzini del Social Forum con i quali attese l’arrivo del corteo.
La situazione era tranquilla.
Su questa prima parte di racconto venivano rivolte all’imputato specifiche domande.
Nella foto prodotta dalla difesa, relativa all’incontro di DIM con i due amici, si nota sulla sinistra di spalle un individuo vestito di nero che tiene in mano un legno, o forse meglio un piccone.
A quest’osservazione l’imputato rispondeva che non ci aveva fatto caso perché non era in atteggiamento ostile.
Gli veniva chiesto se avesse notato persone che dalle 11.45 rompevano il selciato e le aiuole di Piazza Paolo da Novi, altri che nella vicina Piazza Savonarola rubavano tubi di ferro da un ponteggio, l’incontro delle persone di Piazza Paolo da Novi e di un numeroso gruppo munito di uno striscione all’incrocio tra Corso Buenos Aires e Corso Torino, la circostanza che alcuni di quelli fotografati davanti al Credito Italiano si trovavano poco prima in Piazza Paolo da Novi o in Piazza Savonarola.
DIM rispondeva negativamente, si trattava di fatti che aveva visto solo in seguito nei filmati, in Piazza Paolo da Novi aveva visto i COBAS con le bandiere.
Egli era a Genova nella veste di osservatore spinto da un interesse politico, era a conoscenza del clima teso e del rischio di provocazioni però non aveva visto le persone vestite di nero che rompevano il selciato perché c’era tanta gente.
Una volta giunto in Piazza Tommaseo aveva visto una situazione di tensione attorno ad una banca ma poi si era portato lungo Via Montevideo, senza assistere a cariche della Polizia.
In Via Montevideo vide un’auto che fumava ma non bruciava più.
Proseguendo nel proprio racconto DIM spiegava che dopo aver incontrato gli amici del Social Forum di La Spezia aveva telefonato al responsabile del comitato di quartiere per avvertirlo che non sarebbe stato presente all’incontro con il Sindaco relativo al parcheggio di Fossitermi.
Poi vide sfilare il corteo: la testuggine e dietro il camion dal quale una voce ripeteva che il corteo era pacifico.
Si trattava di un numero così rilevante di persone che la strada ne era colma.
Nel mentre egli stava concordando con gli amici un passaggio in macchina verso La Spezia.
Improvvisamente il corteo si fermò e DIM comprese che stava succedendo qualcosa, risultò che un amico spezzino, FF, non si trovava più.
Qualcuno disse di aver viso FF sanguinante perché picchiato dalla Polizia (episodio che avrebbe trovato conferma in una foto pubblicata due giorni dopo da un giornale).
A questo punto DIM si mosse per cercare l’amico e, percorrendo strade laterali, si trovò in Via Casaregis dove i presenti gli raccontarono cosa era successo.
Qui trovò i cassonetti messi in mezzo alla strada e vide i blindati procedere a forte velocità anche sopra i marciapiedi, urtare i cassonetti e proiettarli verso le persone, un manifestante rischiò di rimanere schiacciato tra due di quei cassonetti.
I veicoli potevano mettere sotto la gente, le loro cariche durarono circa dieci minuti.
Vi era molta confusione, a terra vi erano segnali stradali e cestini dei rifiuti, qui l’imputato trovò e prese una mascherina da nuoto ed un pezzo di striscione che usò per proteggersi dai gas lacrimogeni.
Così come altri, davanti ai blindati anche DIM fuggì, poi però sentì salire dentro di sé la rabbia per quel comportamento che riteneva del tutto ingiustificato: il corteo era pacifico, richiamava l’attenzione della gente su temi importanti, quali la povertà e la fame nel mondo e veniva affrontato con i blindati.
Allora seguì il fiume di persone che tornava verso Via Tolemaide e Corso Torino inseguendo i blindati che si ritiravano, trovò e raccolse un pezzo di calcestruzzo che lanciò contro i veicoli dei Carabinieri.
Tornò quindi indietro e si lavò il viso ad una fontana per poi recarsi ancora una volta all’incrocio dove vide il blindato fermo con delle scritte sopra.
Si avvicinò al mezzo per curiosità, poi si allontanò e, fatto un giro a monte della ferrovia, incontrò il Presidente regionale di Legambiente [654].
Poco dopo venne a sapere della morte di Carlo GIULIANI, poi verso le 20 raggiunse il centro del GSF in Piazzale Kennedy.
Dormì a Genova e il giorno successivo era nel corteo in Corso Italia quando si verificò la carica.

26.5 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto oggetto di investigazione in DIM.
Elemento di prova fondamentale è costituito dal riconoscimento compiuto dal teste POLI da ritenersi pienamente attendibile dato che il teste consoce bene l’imputato per motivi di servizio ed ha aggiunto di avere anche conoscenti comuni.
Nelle foto nelle quali è stato riconosciuto dal teste, l’imputato presenta i particolari dell’abbigliamento (maglia verde acquamarina, jeans scuri, giubbotto di pelle, scarpe scure) rinvenibili nelle ulteriori immagini investigate.
La maglia verde è stata anche posta sotto sequestro presso l’abitazione dell’imputato, mentre egli ha affermato che la mascherina da nuoto rinvenuta presso di lui è uguale ma non la stessa trovata per caso ed usata a Genova.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità piena tra le due figure.
Le caratteristiche somatiche e di abbigliamento della persona investigata sono state oggetto di approfondimento da parte del teste ZAMPESE che le ha ritrovate in tutte le immagini in seguito attribuite al DIM.
Quest’ultimo, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.

26.6 Il Collegio ritiene pienamente provata e punibile solo la condotta di danneggiamento aggravato ascritta a DIM ai punti 1 e 3 del capo 29.
Si tratta di condotta punibile ai sensi degli articoli 81, 635 co. 2 n. 3 in relazione all’art. 625 n. 7 e non ai sensi dell’art. 419 c.p. per i motivi già esposti.
D’altro canto, le prove acquisite non appaiono sufficienti a dimostrare il coinvolgimento dell’imputato nei fatti ascrittigli agli altri due punti del capo 29.
Il reato di resistenza a pubblico ufficiale ascritto all’imputato al capo 30 deve essere distinto in due diverse condotte.
In relazione alla condotta ai danni dell’equipaggio del blindato in panne (tg. CC 433 BC) deve giungersi alla medesima assoluzione ai sensi dell’art. 530 co. 2 c.p.p. per l’insufficienza del materiale probatorio acquisito a dimostrare l’effettiva partecipazione dell’imputato al fatto.
Agli ulteriori episodi di resistenza deve invece trovare applicazione la causa di giustificazione di cui all’art. 4 D. Lgs. Lgt 288/1944.
Le prove acquisite mostrano DIM in Corso Buenos Aires nei pressi del Credito Italiano, mentre questo viene assalito dai manifestanti del Blocco Nero, che ne distruggono le vetrine e gli interni [655].
Egli però non si vede prendere parte al danneggiamento, passa attraverso i manifestanti, osserva anche dentro la banca, ha l’atteggiamento di un curioso.
Né, in questa prima fase degli avvenimenti di quel giorno, si vede l’imputato distruggere arredi urbani o aiuole pubbliche collocate in Corso Buenos Aires.
Non può escludersi che in quel momento l’imputato abbia in qualche modo incitato coloro che assalivano la banca, ma non lo si può ritenere dimostrato dalla sola sua presenza sul posto.
La ricostruzione dei fatti offerta dall’imputato è apparsa quanto meno lacunosa riguardo a quanto avvenuto tra il momento in cui osservava la distruzione del Credito Italiano e quello in cui passava in Via Montevideo dove vi era la carcassa fumante di un’auto già completamente bruciata.
Si tratta di un lasso di tempo non indifferente, dato che la telecamera SAVONAROLA documenta l’attacco al Credito Italiano alle ore 12.17 e la telecamera GASTALDI inquadra il rogo di due auto in Via Montevideo tra le 13.25 e le 13.28 e si deve anche considerare che gli autori degli incendi delle auto paiono le stesse persone viste assalire la banca.
A fronte di ciò l’imputato si è limitato a ricordare una certa tensione intorno ad una banca in Piazza Tommaseo, senza ulteriori particolari neppure sulla carica della Polizia avvenuta in quel luogo alle 12.55.
Però la lacunosità del racconto dell’imputato non costituisce prova positiva a suo carico.
In seguito DIM compare nelle immagini in Via Casaregis [656] dove si trova insieme ai manifestanti che avanzano seguendo la ritirata dei Carabinieri.
Egli si porta su Via Tolemaide dove lancia un oggetto contro un blindato [657] e poi all’incrocio con Corso Torino.
Qui lo si vede [658] lanciare più di una volta degli oggetti contro i blindati ancora in movimento verso mare.
Che si tratti di più lanci, e non di uno solo come sostenuto dall’imputato, si ricava comparando le immagini dei reperto 164-148 e 198-50 P2 che lo mostrano mentre effettua lanci diversi, in particolare uno compiuto mentre si trova appena oltre le strisce per l’attraversamento pedonale di Corso Torino (reperto 164-148 frame 0015, posizione alla quale sembra riferirsi anche la foto reperto 95 A3Q) e un altro compiuto dopo una corsa all’interno dello slargo, piuttosto lontano dall’attraversamento pedonale di cui sopra (198-50 P2 frame 006 – 0011).
Queste ultime immagini rendono evidente come obbiettivo di DIM è un blindato in movimento e diverso da quello rimasto in panne che si vede poco sopra la posizione dell’imputato.
Il rilievo dimostra la condotta di danneggiamento contestata all’imputato ai n. 1 (perché utilizza sassi provenienti dal danneggiamento degli arredi urbani, aiuole e sede stradale di strade come Via Casaregis dove l’imputato è passato) e 3 del capo 29.
Peraltro queste immagini non dimostrano anche una condotta aggressiva dell’imputato ai danni del veicolo rimasto in panne e dei militari presenti su di esso.
Fino a questo punto egli sembra disinteressarsi di quel blindato.
Infatti in un primo momento si mantiene distante dal veicolo mentre lo slargo è invaso dai manifestanti [659].
Poi si trova vicino al mezzo [660] ma non lo si vede compiere alcun gesto aggressivo nei confronti del medesimo.
Gli elementi descritti fondano la decisione del Collegio: per gli episodi di danneggiamento al Credito Italiano e al blindato in panne gli elementi di prova non paiono sufficienti a dimostrare la partecipazione attiva dell’imputato.
Lo stesso va concluso in relazione alla condotta di resistenza ai danni dell’equipaggio del blindato in panne.
Per quanto concerne la condotta violenta tenuta nei confronti degli altri blindati e dei loro equipaggi essa fonda la responsabilità per il reato di danneggiamento aggravato e continuato e dimostra la sussistenza della resistenza ai danni di quei pubblici ufficiali.
Quest’ultimo reato è però non punibile dato che con la propria condotta DIM reagiva all’atto arbitrario compiuto da quei Carabinieri nel momento in cui avevano condotto i veicoli a velocità sostenuta tra la folla in Via Casaregis.
Si è già osservato come la causa di giustificazione de qua non estende la propria portata ai reati diversi da quelli espressamente previsti, quindi non si estende al reato di danneggiamento.

27. CS viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Via Tommaso Invrea, Via Tolemaide e Corso Torino e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
Vi è infine la contestazione relativa ai reati di resistenza aggravata (capo 60) e di lesioni personali aggravate (capo 61) in merito all’episodio che ha avuto come parte offesa il Sotto Tenente dei Carabinieri Salvatore SACCARDI.
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le indagini di P.G. compiute, 2 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità al CS, 3 le dichiarazioni dell’imputato che si è riconosciuto nelle foto oggetto di contestazione.

27.1 Il teste ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al CS i particolari, sempre costanti, dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Nelle foto degli scontri egli compare a torso nudo, con una maglietta bianca in vita, jeans chiari, presenta un tatuaggio sull’avambraccio destro [661], basette lunghe [662].
Altre foto[663]sono relative alle manifestazioni tenutesi a Genova il 20/7/2002 in occasione del primo anniversario della morte di Carlo GIULIANI.
ZAMPESE ha spiegato di aver personalmente identificato il soggetto su segnalazione dei colleghi Assistente LAGORIO ed Ispettore COGNO che avevano notato il ragazzo e lo avevano riconosciuto come già visto nelle foto degli scontri.
Il giovane era stato identificato così per CS.
In data 4/12/2002 nei confronti dell’imputato era stata eseguita misura cautelare personale ed era stata ripresa una foto particolareggiata del tatuaggio sull’avambraccio destro che ritrae un veliero [664].

27.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [665], la provenienza delle immagini è stata chiarita dal teste ZAMPESE [666].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le immagini siano state mese a confronto somatico.
Le figure 1 e 2 (soggetto A) sono estrapolate dal filmato girato in occasione delle manifestazioni per l’anniversario della morte di Carlo GIULIANI.
La figura 1 consente una visione sostanzialmente di fronte leggermente ruotata a destra, mentre la figura 2 mostra il soggetto A quasi di profilo sinistro.
Il soggetto A presenta:
- il contorno cranio facciale di forma ovoidale,
- grado di adiposità generale del volto di tipo medio,
- i capelli corti, calvizie fronto parietale, basetta lunga,
- la fronte alta, larga, di direzione intermedia e forma tendenzialmente concava,
- le sopracciglia con direzione tendenzialmente rettilinea e formazione pilifera di grado medio,
- gli occhi con direzione obliqua esterna, apertura delle palpebre grande, tendenzialmente debordante all’esterno,
- l’orecchio di dimensioni medie, con elevato grado di attaccatura alla testa,
- il naso con piramide di dimensioni medie, dorso tendenzialmente rettilineo ondulato, lobo lievemente deviato a destra,
- la bocca di direzione rettilinea, tendenzialmente larga, labbro inferiore ampio, labbro superiore di ampiezza media,
- il mento alto tendenzialmente a punta larga con fossetta mentoniera,
- un tatuaggio sul braccio destro.
Le figure 3 e 4 (soggetto B) si riferiscono a persona ritratta in Via Casaregis durante gli scontri.
Il soggetto B presenta:
- il contorno cranio facciale tendenzialmente ovoidale,
- grado di adiposità generale del volto di tipo medio,
- i capelli corti, calvizie fronto parietale, basetta lunga,
- la fronte alta, larga,
- le sopracciglia tendenzialmente rettilinee,
- un tatuaggio sul braccio destro.
La foto di CS (figura 5) presenta:
- linea del contorno cranico - facciale di forma ovoidale,
- grado di adiposità generale del volto di tipo medio,
- i capelli corti, calvizie fronto parietale, basetta lunga,
- la fronte alta, larga, le sopracciglia di direzione tendenzialmente rettilinea, con formazione pilifera di grado medio,
- gli occhi obliqui esterni con apertura palpebrale grande tendenzialmente debordante all’esterno,
- l’orecchio di medie dimensioni, con grado di attaccatura alla testa elevato,
- il naso con piramide nasale di medie dimensioni, dorso tendenzialmente rettilineo – ondulato, lobo lievemente deviato a sinistra,
- la bocca di direzione rettilinea, tendenzialmente larga, con labbro inferiore ampio e labbro superiore medio,
- il mento alto e di forma tendenzialmente a punta larga con fossetta.
Il confronto tra le immagini di A e quelle di B consentiva di rinvenire particolari coincidenti nel contorno del viso o cranio facciale (di tipo ovoidale), nel grado medio di adiposità del volto, nei capelli corti con lunghe basette e calvizie fronto parietale, nella fronte alta e larga, nelle sopracciglia tendenzialmente rettilinee, nell’esistenza di un tatuaggio sul braccio destro.
Il C.T. esprimeva pertanto un giudizio di compatibilità parziale.
Il confronto tra le immagini di A e quella di CS consentiva di esprimere un giudizio di compatibilità.
Il confronto tra le immagini di B (quelle relative agli scontri) e la foto di CS consentiva di rilevare elementi somatici coincidenti nelle sopracciglia (direzione), nei capelli (calvizie), nella fronte e nella forma generale del viso (linea di contorno cranio facciale).
Non era invece possibile esprimere un giudizio comparativo sugli occhi, orecchio, naso, bocca e mento.
Il giudizio comparativo tra la figura del soggetto investigato e quella di CS era pertanto di compatibilità parziale.

27.3 A dibattimento CS ha reso l’esame e in altre due occasioni ha rilasciato dichiarazioni spontanee.
Egli si è riconosciuto nelle immagini oggetto di contestazione: era vestito con braghe verde militare ed una maglietta bianca che in seguito aveva tolto, non aveva zaino né borsa, sul braccio destro ha il tatuaggio di un veliero.
Era arrivato a Genova da Parma insieme a due amici, i tre erano interessati ai temi della globalizzazione e delle ingiustizie sociali e volevano partecipare alla protesta, pur non avendo un gruppo politico di riferimento.
Non conoscevano la città, non avevano una cartina e le informazioni tratte dai giornali erano un po’ confuse.
Lasciata l’auto a Nervi i tre fecero uso di un autobus di linea che li condusse su di una collina dalla quale si vedeva la città, quindi scesero una lunghissima scalinata e si trovarono sulla sponda occidentale di un fiume, probabilmente vicino a Marassi.
Già sulla scalinata c’era molta confusione, molte persone scendevano, molte altre risalivano di corsa, altri ancora erano fermi sulla balconata, tutti apparivano spaventati e non sapevano spiegare cosa stesse accadendo.
In fondo alla scalinata la confusione aumentava, c’erano degli scontri in atto e in direzione mare si vedeva del fumo.
Non fece caso se qualcuno fosse vestito di nero, gli sembravano persone vestite in modo normale, apparivano spaventati e scappavano in tutte le direzioni, non vide compiere danneggiamenti.
Con gli amici CS passò sulla sponda di levante del fiume dove la situazione appariva più tranquilla e dove raccolsero informazioni sul passaggio del corteo delle Tute Bianche.
Attraverso un sottopasso, che non gli parve ostruito, i tre raggiunsero Via Tolemaide e, visto il corteo lontano solo poche centinaia di metri, lo raggiunsero e vi entrarono.
Poco dopo venne lanciata la prima, pesantissima carica compiuta in un tratto di percorso autorizzato e con l’uso indiscriminato di lacrimogeni.
Poi ci furono le cariche nelle strade laterali dove CS e i suoi amici si erano rifugiati fin dal primo momento.
Qui l’imputato e gli altri spostarono dei cassonetti per cercare di proteggersi dai blindati.
CS aveva reagito a eventi sproporzionati, ma non ricordava se aveva lanciato delle pietre.
In un unico episodio si trovò quasi a contatto con un militare.
Si trattava del Tenente SACCARDI che aveva caricato i manifestanti da solo ed era venuto a contatto con la prima linea di questi.
Allora CS si era adoperato affinché al Carabiniere non succedesse nulla di grave, era arrivato dietro ai manifestanti che colluttavano con SACCARDI, ne aveva afferrato due o tre tirandoli verso di sé e gridando più volte “basta, basta!”.
A seguito di ciò il militare riuscì a divincolarsi e a riunirsi ai colleghi, mentre CS si allontanò in cerca degli amici.
In lontananza vide un blindato incendiato, ma non seguì la dinamica dell’incendio.
Infine vi fu l’ultima gigantesca carica su Via Tolemaide, condotta dai blindati e forse anche dagli idranti.
CS fuggì ancora in una strada laterale ed entrò in un bar, dove la TV dava notizia di tre morti.
Infine riuscì a raggiungere l’auto, trovare gli amici e a ritornare a casa.
CS si riconosceva nella foto intitolata “aggressione al Carabiniere 2” [667] come la persona in alto a sinistra, senza maglietta, del cui volto si vede solo la parte inferiore.
Spiegava che la sua iniziativa era diretta esclusivamente a dividere un groviglio di corpi in un momento di altissima tensione emotiva da parte di tutti.
Aveva cinturato le persone che stavano tra lui e SACCARDI, portandole via e gridando due volte ad alta voce “basta”.
C’era almeno un’altra persona che si è adoperata nello stesso senso.
Nel momento in cui l’imputato si adoperava in questo modo, SACCARDI era piegato in due per sottrarsi alla stretta.
Nel reperto 164 244 003 l’imputato riconosceva se stesso nel momento in cui era appena sceso dalla scalinata.
Anche nell’immagine si vedono segni di precedenti scontri e CS ricorda che in quel frangente non si sentiva tranquillo perché c’erano persone che scappavano e lui non ne capiva il motivo.
Si riconosceva anche nel frame 0013 del reperto 192.14 che lo mostra all’incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino con sullo sfondo il blindato in panne, ma spiegava di essersi tenuto distante dal veicolo.

27.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta nelle foto oggetto di investigazione in CS.
Primo elemento di prova è l’individuazione compiuta dalla P.G. sulla base dei particolari fisici, dell’abbigliamento e del tatuaggio riscontrati sulla persona oggetto di indagine e trovati anche su quella dell’imputato, fotografato l’anno successivo in occasione della manifestazione commemorativa.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un ulteriore elemento di conferma, individuando diversi elementi somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità anche se parziale tra le due figure.
CS, infine, si è riconosciuto nelle immagini a lui contestate.

27.5 Il Collegio ritiene CS responsabile dei fatti di danneggiamento a lui ascritti ai numeri 1 e 2 del capo 55 e del reato di resistenza aggravata di cui al capo 56.
Per i rimanenti fatti, invece, le prove raccolte non appaiono sufficienti a dimostrarne la colpevolezza.
Le prime immagini dell’imputato sono costituite dai reperti 164 244 003 e 005, che lo mostrano presente nella zona di Via Canevari mentre sullo sfondo sta bruciando un’auto.
Questi elementi non indicano però alcuna forma di sua partecipazione agli scontri ivi verificatisi ad opera dei manifestanti del Blocco Nero.
In seguito si ritrova CS in Via Casaregis, mentre con altri si contrappone ai Carabinieri [668], sposta in avanti dei cassonetti con i quali realizza delle barricate e prende parte all’episodio avvenuto ai danni del Tenente SACCARDI (capi 60 e 61).
Poi avanza con gli altri su Via Tolemaide [669], raggiunge l’incrocio di Corso Torino, dove lo si vede spostare nuovamente dei cassonetti e lanciare degli oggetti verso i blindati che arretrano [670].
Infine lo si vede nello slargo, dapprima trascina un cassonetto, poi tiene qualcosa in mano e cerca altri oggetti a terra [671].
Anche in questo momento è in atto una contrapposizione con i Carabinieri che si vedono sullo sfondo verso mare e l’imputato vi risulta direttamente coinvolto, facendo gruppo con gli altri manifestanti.
Dalle immagini risulta dimostrata la partecipazione dell’imputato al danneggiamento dell’arredo urbano, costituito appunto dai cassonetti usati per contrapporsi ai militari, nonché al danneggiamento, mediante lanci di oggetti, dei veicoli militari in arretramento.
Resta parimenti dimostrata la condotta di resistenza protrattasi fino allo slargo di Corso Torino, fino ad un momento, cioè, in cui i manifestanti si contrappongono a rappresentanti delle Forze dell’Ordine ormai ritiratisi e la cui condotta non può più ritenersi arbitraria.
Lo stesso CS ha sostanzialmente ammesso questi episodi.
Diversamente non vi sono elementi sufficienti a fondare le ipotesi accusatorie in relazione al danneggiamento del blindato in panne e alla resistenza ai danni dell’equipaggio di questo, in quanto le immagini mostrano l’imputato nello slargo ma non a stretto contatto con il veicolo.
Quanto all’episodio del Tenente SACCARDI deve riconoscersi come le immagini non appaiano da sole sufficienti a dimostrare la penale responsabilità dell’imputato (e per motivi sostanzialmente analoghi neppure del coimputato CC, come si vedrà).
Le immagini [672] mostrano CS avvicinarsi di corsa al gruppo di persone che aggredisce l’ufficiale anche con un bastone.
L’imputato non è la persona con il bastone, si trova dietro gli aggressori, protende il braccio verso SACCARDI ma non lo raggiunge e sembra invece afferrare la pettorina di uno degli assalitori.
CS ha la bocca aperta come se urlasse qualcosa.
Le due foto “aggressione al Carabiniere” 1 e 2 mostrano SACCARDI ormai privato del casco e malmenato.
Nella prima si vede l’intervento di CC con il braccio alzato, come per fermare gli aggressori.
Nella seconda si vede CS con il braccio teso verso l’ufficiale, ma non è chiaro se sia per colpirlo o per aiutarlo.
Il filmato reperto 192.25 (da 03.00 a 03.22) consente di udire, tra le diverse grida, la parola “basta” o “bastardo” e ciò sembra riscontrare la tesi della difesa circa l’intervento di qualcuno per far cessare l’aggressione ai danni di SACCARDI.
Lo stesso SACCARDI ha ricordato l’intervento di una persona che cercava di far desistere gli assalitori gridando “basta, basta, basta!”, questi si trovava in posizione piuttosto frontale (dove nella foto “Aggressione al Carabiniere 1” si vede CC) ma il teste non era in grado di riconoscerla nelle immagini.
Da questi elementi non è possibile ritenere dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che CS (e anche CC) abbia preso parte all’aggressione o non si sia piuttosto adoperato per far cessare questa.
CS non raggiunge SACCARDI e sembra invece afferrare la pettorina di uno degli aggressori, sembra anche urlare qualcosa, che potrebbe essere proprio l’invito a smettere la condotta violenta.
Dall’insufficienza degli elementi accusatori deve conseguire, ai sensi dell’art. 530 comma 2 c.p.p., l’assoluzione dell’imputato dai reati di cui ai capi 60 e 61 per non aver commesso il fatto.

28. Come si è già avuto modo di osservare [673] le condotte ascritte a CC riguardano tanto episodi avvenuti durante il mattino ed il primo pomeriggio del 20 luglio nell’ambito degli scontri che hanno interessato i manifestanti del Blocco Nero, quanto fatti avvenuti a pomeriggio inoltrato a margine del corteo delle Tute Bianche.
Per quanto concerne i fatti del pomeriggio del 20 luglio, CC viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 12) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC (n. 3).
Al capo 13 viene contestato all’imputato, in concorso con altri, il reato di resistenza aggravato ai danni di pubblici ufficiali appartenenti alle Forze dell’Ordine in Via Tommaso D’Invrea, Via Casaregis, Via Tolemaide, Corso Torino e Corso Gastaldi e in particolare ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo nella zona di Corso Torino.
ai capi 14 e 15 vengono contestati i reati di resistenza aggravata e di lesioni personali ai danni del Tenente dei Carabinieri Salvatore SACCARDI.
Del reato di cui al capo 16 e della sua estinzione per prescrizione si è già fatta menzione nel capitolo precedente.
Si è già rilevato come l’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di due diversi elementi di prova: 1 le indagini di P.G. svolte anche a seguito dell’arresto dell’imputato avvenuto a Genova il 21/7/2001, 2 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità al CC.
Tanto il soggetto investigato quanto CC hanno capelli neri, ricci e corti, portano i baffi, appaiono leggermente stempiati, presentano il setto nasale leggermente deviato, carattere definito saliente dal C.T. P.M..
Il soggetto investigato indossa [674] una maglietta a maniche corte scura con una riga orizzontale e nella foto segnaletica ritratta subito dopo l’arresto CC risulta indossare una maglietta del tutto identica.
In tutte le immagini il soggetto investigato porta jeans, scarpe marroni chiare, uno zaino.
A volte è travisato con un fazzoletto scuro, a volte [675] porta questo fazzoletto legato al collo, in altre immagini lo si vede in possesso di sacchetti gialli prelevati al Dì per Dì di Piazza Giusti.
L’arresto in un centro di accoglienza per manifestanti, la partecipazione al possesso di un furgone, dal quale erano stati in precedenza distribuiti bastoni anche nella zona di Piazza Paolo da Novi, dove l’imputato ha ammesso di doversi recare, le caratteristiche dell’abbigliamento dell’imputato al momento dell’arresto, in tutto corrispondenti a quelle del soggetto investigato, la circostanza di essere venuto a Genova e poi di essere stato arrestato in compagnia di SA, le cui fattezze fisiche e di abbigliamento sono coincidenti con quelle della donna fotografata a fianco del soggetto di interesse sia durante gli scontri sia in momenti più tranquilli, infine la coincidenza delle fattezze fisiche dell’imputato con quelle del soggetto investigato convincono della sua corretta identificazione nell’imputato.

28.1 Per quanto riguarda i fatti avvenuti a margine del corteo delle Tute Bianche l’imputato viene ritratto [676] poco dopo le ore 15 in Via Casaregis mentre con gli altri si contrappone ai Carabinieri che usano i blindati per abbattere le barricate.
CC tiene in mano un sacchetto chiaro dentro al quale si vede un sacchetto giallo, come quelli del Dì per Dì di Piazza giusti, dove egli era stato fotografato poco dopo le ore 14.
Altre immagini [677] mostrano ancora CC dietro le barricate durante gli scontri di Via Casaregis e poi [678] all’incrocio tra Via Casaregis e Via D’Invrea, quando raccoglie e lancia diversi sassi contro i blindati.
Quindi lo si trova vicino al Tenente SACCARDI mentre questo viene aggredito [679] : si vede CC, sempre con il fazzoletto sul volto, mentre compie un gesto deciso con il braccio e sembra intimare agli aggressori di smetterla.
Altre immagini [680] lo mostrano a viso scoperto durante l’avanzata in Via Casaregis e poi in Via Tolemaide [681] dove continua i lanci contro i blindati che arretrano, porta sempre con sé i sacchetti presi al Dì per Dì.
CC arriva insieme agli altri nello slargo di Corso Torino [682] e partecipa all’assalto al blindato in panne.
Le immagini lo mostrano a fianco del mezzo [683] mentre si sta verificando il saccheggio e poi il tentativo di ribaltamento [684], egli si avvicina e mette la testa dentro al veicolo.
Lo si vede [685] parlare con qualcuno che si trova a bordo del veicolo.
Quindi anch’egli arretra a seguito della carica delle Forze dell’Ordine, ma poi ritorna nei pressi del blindato quando questo viene dato alle fiamme.
CC infatti viene ripreso [686] a fianco del veicolo in fiamme.
Il sonoro consente di udirne la voce mentre invita un altro manifestante a non chiudere la portiera del mezzo dicendogli “no che lo spegni”.
Quindi si porta sulle barricate poste all’inizio del tratto alberato di Corso Torino e si contrappone agli Agenti [687].
Si vede infine CC anche durante la contrapposizione tra manifestanti e Forze dell’Ordine in Corso Gastaldi [688].
Le acquisizioni probatorie dimostrano la partecipazione dell’imputato ai danneggiamenti degli arredi urbani e dei veicoli dei Carabinieri, in particolare di quello rimasto in panne del quale l’imputato concorre a provocare l’incendio.
Si tratta di condotte che integrano gli estremi del reato di danneggiamento aggravato e continuato, non di quello di devastazione per i motivi già indicati al paragrafo 11.2.
Qui si deve aggiungere come questa parte della condotta dell’imputato non può essere estrapolata dal contesto generale e venire qualificata diversamente da quella dei coimputati.
Si tratta di danneggiamenti di entità troppo limitata, compiuti con finalità difensive e in una situazione in cui l’ordine pubblico non era stato turbato dai manifestanti.
Situazione ben diversa da quella creata dai manifestanti del Blocco Nero, nella quale CC era stato coinvolto solo poche ore prima.
Da quanto sopra rimane dimostrato anche il concorso nei fatti di resistenza aggravata commessi a margine del corteo delle Tute Bianche a cominciare dalla contrapposizione con i Carabinieri intorno al blindato in panne e poi in Corso Torino e in Corso Gastaldi.
Alle condotte precedenti, in particolare quelle di Via Casaregis, Via D’Invrea e Via Tolemaide, trova invece applicazione la causa di giustificazione di cui al D. Lgs. Lgt. 288/1944 per i motivi già ampiamente esposti.
Dai reati di resistenza aggravata e di lesioni personali ai danni del Tenente dei Carabinieri Salvatore SACCARDI, CC deve essere assolto ai sensi dell’art. 530 comma 2 c.p.p. per non aver commesso il fatto.
Anche per lui valgono le considerazioni già esposte per CS sulla probabilità che lo stesso invece che aggredire il militare si sia adoperato per allontanare gli assalitori.
Le immagini in atti [689] mostrano CC mentre sembra intimare agli aggressori di smetterla, nel sonoro si sente anche una voce gridare la parola “basta”, o la parola “bastardo”.
Ciò insinua un ragionevole dubbio e non consente di ritenere pienamente dimostrata la sua penale responsabilità in relazione a questo episodio.

29. Come quella di PF, la posizione di FL è relativa ad una pluralità di condotte ipotizzate come commesse il giorno 20 ed il giorno 21 luglio.
In questa parte della motivazione verranno esaminate solo quelle relative al giorno 20 a margine del corteo delle Tute Bianche, mentre le rimanenti costituiranno oggetto di esame nel capitolo IX.
Egli viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 32) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC avvenuto in Corso Torino angolo con Via Tolemaide (n. 3), nonché del danneggiamento del Land Rover DEFENDER tg. AE CC 217 avvenuto in Piazza Alimonda (n.4).
La prima parte del capo 33 riguarda il reato di resistenza aggravato contestato a FL, in concorso con altri, come commesso il 20/7/2001 ai danni di pubblici ufficiali appartenenti alle Forze dell’Ordine in Via Tommaso Invrea, Via Casaregis, Via Tolemaide, Corso Torino, Piazza Giusti, Via Caffa e Piazza Alimonda con l’aggravante di avere approfittato di circostanze di tempo e di luogo (l’avaria del blindato tg. CC 433 BC) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.
Al capo 34 viene contestato all’imputato, in concorso con altri, la resistenza aggravata ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo nella zona di Corso Torino.
I capi 40 e 41 contestano all’imputato rispettivamente il reato di resistenza aggravata e quello continuato di lesioni personali consumate e tentate ai danni dell’equipaggio del Land Rover DEFENDER tg. AE CC 217 commessi in Piazza Alimonda.
Vi è infine al capo 39 la contestazione della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto (il 20/7/2001 con un berretto munito di visiera, una felpa con cappuccio ed un fazzoletto portato sul volto) reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione [690].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le indagini di P.G., il riconoscimento dell’imputato nelle foto oggetto di indagine compiuto ad opera di un teste della DIGOS di Pavia ed il sequestro presso l’abitazione dell’imputato di un berretto identico a quello portato dal soggetto investigato, 2 la comparazione fisionomica di alcune immagini investigate con altre di sicura riferibilità al FL, 3 le dichiarazioni dell’imputato che si è riconosciuto in molte delle foto oggetto di contestazione.

29.1 Il teste ZAMPESE ha indicato il filmato [691] di un’intervista concessa ad un’emittente televisiva da un giovane in Piazza alimonia, poco dopo la morte di Carlo GIULIANI.
Nel video il giovane viene ripreso non in volto e dichiara di aver preso parte all’assalto al DEFENDER, parla della morte di GIULIANI, dice di venire da Pavia.
Nelle immagini (in particolare il fotogramma 007) ZAMPESE notava i capi di abbigliamento visibili del giovane: un paio di scarpe grigie o scure da ginnastica ed un paio di jeans con risvolta a destra.
Da quel momento ZAMPESE aveva cercato nelle immagini un soggetto con questi particolari.
Nel frattempo erano state inviate foto degli scontri alle diverse Questure italiane, tra cui anche quella di Pavia.
Il teste Bonaventura MANZI appartenente alla DIGOS della città lombarda, escusso all’udienza del 15 marzo 2005, dichiarava che tra queste immagini aveva riconosciuto una persona che conosceva già di vista quale partecipe ad un presidio anarchico davanti al Tribunale di Pavia e ad alcune manifestazioni organizzate dal locale centro sociale il “Barattolo”.
Circa due settimane dopo aver visionato le foto provenienti da Genova MANZI identificò il giovane in FL.
A dibattimento MANZI riconosceva con certezza FL nelle foto reperto 100-2007-015 e reperto 100-2007-016 [692].
ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al FL i particolari, sempre costanti, dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Nelle foto degli scontri egli indossa un paio di scarpe da ginnastica grigie o scure e i jeans con risvolta (visibili anche nell’intervista reperto 150-1 La7).
Identiche scarpe e pantaloni sono portati da un soggetto (foto reperto 70H OGH34Y3S) che in Via Caffa lancia corpi contundenti contro i Carabinieri.
Questi indossa anche una felpa scura, munita di uno stemma sul lato sinistro della parte pettorale nera e di un cappuccio.
In volto porta un fazzoletto grigio azzurro, ha braccialetti metallici di tipo rigido sulla parte esterna alla mano destra.
Nella parte anteriore destra si nota una tracolla con inserto bianco.
Nella foto reperto 100-2007-015 (inviata alla DIGOS di Pavia per l’identificazione) il soggetto appare a viso scoperto, si notano la felpa scura con cappuccio, lo zaino scuro con inserto bianco sulla tracolla, il fazzoletto grigio portato al collo, al polso destro la parte interna di un braccialetto che sembra a catena, i jeans.
La foto reperto 237 MEDIASET frame 0018 mostra un momento dell’assalto al blindato.
In primo piano vi è un soggetto travisato con felpa munita di cappuccio rialzato, sulla parte sinistra della felpa si nota uno stemma, porta uno zaino che sulla tracolla ha un particolare bianco, ha un fazzoletto grigio sul volto, sotto al cappuccio porta un berretto verde con visiera.
Identici particolari sono visibili nei frame del reperto 164-133 e nelle altre immagini riferibili a FL, come la foto reperto 100 – 2007_029, la foto reperto 187 0277( nella quale si nota che il berretto verde ha una scritta nella parte centrale, di cui si legge la lettera “T”), la foto reperto 164-148 frame 009 relativa all’attacco al DEFENDER.
Nei frame del reperto 164 52 si nota che il soggetto porta un moschettone appeso al fianco destro.
ZAMPESE ha ancora ricordato che, in occasione dell’esecuzione della misura cautelare personale a carico dell’imputato in data 4/12/2002, nella sua abitazione venne rinvenuto un berretto verde con la scritta “TUBORG” nella parte anteriore, identico a quello visto indosso al soggetto investigato [693].

29.2 Alcune delle immagini ipotizzate come riferibili all’imputato sono state oggetto di comparazione fisionomica, i cui esiti sono riportati nella relazione [694], la provenienza delle immagini è stata chiarita dal teste ZAMPESE [695].
Il C.T. del P.M. Dr. CAVALERA ha spiegato come le immagini siano state mese a confronto somatico.
La figura 1 mostra il soggetto con un berretto e travisato da un fazzoletto che copre naso e bocca, la posizione è tre quarti sinistro ruotata verso destra, la figura 2 mostra il profilo destro, la figura 3 è frontale, la figura 4 mostra il profilo sinistro.
Le due immagini di comparazione provenienti dal cartellino segnaletico sono l’una frontale e l’altra di profilo sinistro.
Il soggetto della figura 1 presenta:
- abbigliamento: cappellino sportivo, fazzoletto grigiastro con disegni blu, maglione con cappuccio blu tendente al viola,
- i capelli lisci e scuri con basette lunghe,
- l’orecchio di dimensioni medie.
Le figure 2, 3 e 4 sono di buon livello di dettaglio, il soggetto in esse ritratto presenta:
- abbigliamento: fazzoletto di colore grigio con disegni blu, maglione con cappuccio di colore vinaccia, blu viola,
- grado di adiposità generale del volto normale,
- la linea di contorno cranio facciale ovale,
- i capelli corti, lisci, di colore scuro, basette lunghe, linea di intersezione dei capelli a punta stretta,
- la fronte concava, direzione intermedia, altezza e larghezza medie,
- le sopracciglia a linea spezzata, mediamente folte,
- gli occhi di direzione orizzontale e di dimensioni medie, con palpebra superiore scoperta,
- il naso con piramide di medie dimensioni, radice larga, dorso rettilineo, punta a forma di bilobo (due emisferi),
- la distanza naso-labiale lunga,
- l’orecchio destro di dimensioni medie, con accentuato grado di obliquità rispetto al resto del capo, parte superiore dell’elice di medie dimensioni e forma tendenzialmente orizzontale, la porzione superiore dell’antelice di grandi dimensioni, antitrago e trago di piccole dimensioni, lobo di tipo intermedio,
- la bocca media di direzione orizzontale con labbra piuttosto carnose,
- il mento di direzione intermedia e di forma convessa.
Nella foto segnaletica si rinvengono le medesime caratteristiche comprese quelle relative alla morfologia costitutiva dell’orecchio, il lobulo nasale a bi-lobo, la concavità della fronte, le sopracciglia e la distanza naso-labiale, la bocca con labbra carnose ed il mento convesso.
Sulla base dell’identità di questi elementi somatici il C.T. esprimeva un giudizio di compatibilità totale tra le immagini 2, 3 e 4 e le foto del cartellino segnaletico di FL.

29.3 Durante le indagini preliminari relative all’uccisione di Carlo GIULIANI FL è comparso al P.M. procedente rilasciando spontanee dichiarazioni.
Egli riconosceva di aver rilasciato due interviste, una all’emittente televisiva La7 nell’immediatezza dei fatti e l’altra al quotidiano Il Secolo XIX.
In quest’ultima intervista aveva dichiarato di essere stato presente all’assalto contro il DEFENDER ed all’uccisione di GIULIANI.
Affermava che sul veicolo vi erano tre militari uno dei quali urlava alla gente di andare via, ricordava un ragazzo davanti a lui che picchiava con un asse contro un finestrino del veicolo, quindi aveva udito un solo colpo.
In quell’occasione FL non aveva tentato di uccidere nessuno ma aveva solo gridato la propria rabbia per quanto accaduto fino ad allora.
Precisava di essere arrivato a Genova da solo e di non riconoscersi in gruppi o associazioni.
Quel pomeriggio si era trattenuto per quattro ore nella zona degli scontri, aveva visto i blindati caricare la folla e persone picchiate senza aver fatto nulla, si era pertanto molto adirato.
Dopo lo sparo che aveva ucciso GIULIANI, FL era scappato per tornare poco dopo ed insultare i militari.
Rispondendo al P.M. FL confermava il contenuto dell’intervista e spiegava di essere arrivato a Genova il 17 luglio e di avere trovato sistemazione al Carlini.
Il 20, dopo aver fatto alcuni giri, si era trovato in Corso Gastaldi da dove aveva assistito alla prima carica dei Carabinieri contro le Tute Bianche.
Dopo lo smarrimento iniziale era stato preso dalla rabbia ed aveva partecipato alle cariche e contro cariche avvenute tra Corso Gastaldi e Piazza Alimonda.
Era presenta nel momento in cui il blindato si fermò in panne in Corso Torino e insieme ad altri circondò il veicolo e lanciò sassi contro di esso, mentre l’equipaggio si trovava ancora a bordo.
Dopo l’allontanamento dell’equipaggio FL si era appropriato di una giacca dei Carabinieri.
Seguirono altri scontri, fino a che da Corso Gastaldi l’imputato poté vedere la folla correre in Via Caffa e anche lui si mosse in quella direzione.
Non si trovava nelle prime file, ma poi improvvisamente si trovò a fianco del DEFENDER e lanciò contro di esso una pietra colpendo probabilmente il finestrino con la grata.
Più avanti vi era un ragazzo con una trave.
Gli eventi furono molto rapidi, dentro al mezzo vide tre Carabinieri, uno alla guida e due sui sedili posteriori.
Improvvisamente sentì un colpo e vide un ragazzo cadere poco lontano da lui.
Allora si mise a correre in una strada laterale, poi tornò in Piazza Alimonda dove si era radunata una gran folla e vi era molta tensione.
FL ed altri gridarono la propria rabbia contro i militari che facevano cordone intorno al cadavere di GIULIANI e l’imputato diede fuoco alla giacca da Carabiniere che aveva portato con sé.
In quell’occasione continuò a lanciare sassi contro le Forze dell’Ordine.
Si riconosceva in tutte le foto mostrategli.
La sera mentre tornava al Carlini venne fermato e malmenato da Agenti delle Forze dell’Ordine.
In seguito l’imputato è stato sottoposto a misura cautelare personale ed ha reso un interrogatorio al P.M., dopo che davanti al G.I.P. si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Al P.M. egli ha dichiarato di riconoscersi nelle foto dei cinque album oggetto di contestazione con l’eccezione delle seguenti:
- album numero 1 foto numeri 1, 6, 52, 53, 54, 56, 57, 58,
- album numero 3 foto numeri 1 e 2,
- album numero 4 foto numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 56,
- album numero 5 foto numeri 1, 2, 8.
Dichiarava di non essere sicuro, ma di non poter neppure escludere di essere la persona ritratta nelle seguenti fotografie:
- album numero 1 foto numeri 4, 5, 10, 19, 20, 25, 39, 40, 45, 46, 47, 48,
- album numero 5 foto numeri 5, 6 e 7.
Infine aggiungeva che le foto numeri 40 e 50 dell’album numero 1 non ritraevano nessuna persona che potesse essere riferita a lui.
Per quanto riguarda le foto relative al giorno 21 nelle quali non si riconosceva spiegava che queste ritraggono persona che porta pantaloni diversi da quelli che ricordava di avere avuto.
Egli inoltre non indossava un fazzoletto nero sul volto.
Tanto il 20 quanto il 21 era sempre stato vestito nello stesso modo.
Effettivamente, come mostrato in alcune foto, aveva uno zainetto che in seguito si era rotto ed aveva buttato via.
Ugualmente aveva buttato via le scarpe usate in quei giorni.
La felpa che indossava aveva uno stemma dell’università di Cambridge sulla parte anteriore, aveva portato l’indumento per proteggersi dai gas lacrimogeni.
Al P.M. che gli chiedeva conto del braccialetto visibile in alcune delle foto nelle quali si è riconosciuto (ad es. la foto n. 34 del primo album, ma anche nel reperto 164-52 frame 005) ed anche in alcune foto nelle quali non si è riconosciuto (foto n. 58 del primo album e n. 6 del quarto) FL rispondeva di aver effettivamente portato un braccialetto argentato.
Però nelle foto ritratte il 21 non si era riconosciuto perché riteneva, senza però poterne essere sicuro, di essere stato vestito esattamente come il giorno prima, inoltre non ricordava di aver preso spranghe.
All’epoca non possedeva pantaloni con tasconi laterali.
Il giorno 20 seguiva il corteo, era rimasto coinvolto nelle cariche ed era fuggito in Via Casaregis insieme ad altri.
Qui aveva assistito alle cariche dei blindati e si era molto adirato per i comportamenti delle Forze dell’Ordine, stato d’animo che aveva poi raggiunto l’apice in Piazza Alimonda dopo la morte di GIULIANI.

29.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta in tutte le foto oggetto di investigazione in FL.
Il primo elemento di prova è costituito dal riconoscimento compiuto nelle foto del giovane dal teste MANZI della DIGOS di Pavia che conosce direttamente l’imputato.
Rilevano inoltre il sequestro in possesso dell’imputato di un berretto verde con la scritta “TUBORG” identico a quello indossato a Genova dal soggetto investigato e l’esito delle ulteriori indagini di P.G.
L’indagine è partita dai particolari acquisibili da un’intervista televisiva e costituiti dalla provenienza da Pavia e dalle caratteristiche delle scarpe e dei pantaloni del soggetto intervistato.
Come riferito dal teste ZAMPESE lo studio delle immagini ha consentito di rinvenire molte altre foto di una persona con quelle caratteristiche e di individuare di essa altri particolari come la felpa scura con cappuccio e stemma sulla parte anteriore, il berretto verde, i braccialetti, il fazzoletto grigio e lo zaino la cui tracolla presenta un particolare bianco.
Si tratta di particolari precisi e numerosi, la cui combinazione consente un alto grado di identificazione, essendo altamente improbabile che si presentino più persone contemporaneamente in possesso di tutti i medesimi particolari fisici e di abbigliamento.
Questi particolari si vedono in tutte le immagini, sia quelle nelle quali l’imputato si è riconosciuto sia in quelle da lui contestate.
Si vedano ad esempio i particolari della felpa scura con cappuccio e stemma e del fazzoletto grigio, presenti tanto nella foto reperto 100-2007_016 (nella quale FL si è riconosciuto) quanto nella foto n. 1 del primo album (pagina 3481) da lui contestata.
La felpa con lo stemma e la tracolla con il particolare bianco, oltre ai particolari della conformazione fisica e del braccialetto argentato, sono presenti anche nella foto n. 58 (pag. 3539) del primo album e nelle foto da 1 a 6 del quarto album (pagine 3595/10-14) tutte relative al 21 luglio, nelle quali FL ha dichiarato di non riconoscersi.
Felpa con cappuccio e stemma, fazzoletto grigio, jeans con risvolto a destra e scarpe da ginnastica scure si vedono nella foto 1 (pag. 3541) del secondo album, nella quale l’identificazione dell’imputato non viene da lui contestata, e si vedono anche nelle foto 5 e 6 (pagine 3595/21-22) del quinto album, relative al giorno 20, in ordine alle quali FL ha espresso dubbi sulla propria identificazione.
Le foto 7 e 8 (pag. 3595/23-24) del quinto album ritraggono una persona parimenti munita di felpa scura con cappuccio e stemma, tracolla con particolare bianco e fazzoletto scuro sul volto, in relazione alla prima FL si è espresso in maniera dubitativa, in relazione alla seconda ha escluso di riconoscersi.
Si tratta di immagini provenienti da un filmato e riportanti la medesima data (21.7.01) ed ora (21.59), girate evidentemente nel medesimo luogo, cioè il lungomare e che oltre al soggetto investigato ritraggono le medesime persone.
L’identificazione dell’imputato appare certa proprio in virtù dei particolari già indicati che si vedono anche nella foto 55 (pag. 3536) del primo album nella quale invece l’imputato si è riconosciuto.
La C.T. fisionomica prodotta dal P.M. ha fornito un elemento di riscontro, individuando diversi dati somatici coincidenti tra le immagini dell’ignoto e quella certamente ascrivibile all’imputato e l’assenza di elementi di esclusione, concludendo con un giudizio di compatibilità totale tra le diverse figure.
FL, infine, si è riconosciuto in numerose immagini a lui contestate, ammettendo i particolari dell’abbigliamento sopra descritti e per spiegare il motivo per cui non si riconosceva in alcune foto ha dichiarato di non avere cambiato abiti tra il giorno 20 ed il 21, ma poi non si è detto nemmeno sicuro di questo.

29.5 Per quanto riguarda i fatti avvenuti il 20 luglio, il Collegio ritiene FL responsabile dei fatti a lui ascritti ai numeri 1, 2, 3 e 4 del capo 32 da qualificarsi come reato di danneggiamento aggravato e continuato e non ai sensi dell’art. 419 c.p., del reato di resistenza aggravata di cui al capo 33, nel quale resta assorbito il fatto di cui al capo 34, nonché dei reati contestatigli ai capi 40 e 41.
Egli faceva parte del corteo delle Tute Bianche e le immagini [696] lo mostrano durante gli scontri di Via Casaregis quando spinge un cassonetto per erigere una barricata e lancia oggetti contro i blindati.
Lo si vede con gli altri manifestanti raggiungere lo slargo di Corso Torino [697] inseguendo il contingente in fase di arretramento e lanciando oggetti.
Poi prende parte all’assalto al blindato rimasto in panne: lo si vede intorno al veicolo mentre questo viene danneggiato e saccheggiato [698].
Si vede l’imputato introdursi nel veicolo [699] e lo stesso ha ammesso di avervi sottratto una giacca da Carabiniere.
Quindi si contrappone ai tentativi dei Carabinieri di soccorrere il veicolo in panne [700] e poi avanza lanciando oggetti [701] verso la parte alberata di Corso Torino, dove si trovano i militari.
FL partecipa con gli altri ai successivi scontri di Corso Gastaldi e di Via Tolemaide, lo si vede [702] nelle prime file dei manifestanti, vicino al muro della ferrovia mentre avanza e lancia oggetti verso le Forze dell’Ordine.
FL partecipa all’assalto al DEFENDER in Piazza Alimonda [703].
Lo si vede in alto a destra, vicino al fianco del veicolo mentre viene lanciato un estintore contro un finestrino rotto del mezzo.
I frame del reperto 164-148 ritraggono questa stessa scena e mostrano la partecipazione dell’imputato all’assalto.
In altra immagine [704] si nota come FL si trovi esattamente dietro MM mentre questi colpisce il finestrino con una trave.
A fianco di MM e davanti a FL si vede un altro giovane che colpisce il veicolo con un palo di metallo.
L’imputato non è a diretto contatto con il DEFENDER ma incita gli assalitori, stando immediatamente dietro di loro.
Quindi lo si vede, sia a volto scoperto [705] sia a volto coperto dal fazzoletto grigio [706], durante la fase successiva, quando le Forze dell’Ordine hanno circondato con un cordone la zona del cadavere e i manifestanti urlano la propria protesta [707].
Stando dietro le prime file delle persone che fronteggiano gli Agenti, FL lancia una pietra, poi raccoglie una trave di legno, ma viene fermato da un altro manifestante [708], poi lancia a terra ed incendia la giacca da Carabiniere prelevata sul blindato in Corso Torino.
Infine lo si vede contrapporsi e lanciare oggetti contro gli Agenti schierati in Via Caffa nel tratto tra Piazza Alimonda e Piazza Tommaseo [709].
Da quanto sopra resta pienamente dimostrata la partecipazione dell’imputato ai danneggiamenti degli arredi urbani (cassonetti, aiuole e selciato), dei veicoli dell’Arma sia in Via Casaregis sia nello slargo di Corso Torino, in particolare egli risulta aver concorso nel danneggiamento del blindato in panne, dal quale ha sottratto una giacca da Carabiniere e del DEFENDER in Piazza Alimonda.
Resta dimostrato anche il reato di resistenza aggravata contestato al capo 33 per le condotte compiute a partire dal momento in cui i Carabinieri completarono il loro arretramento: quindi i fatti avvenuti nello slargo di Corso Torino ai danni dell’equipaggio del blindato in panne, dei militari intervenuti per soccorrere questi ultimi, degli Agenti schierati nel tratto alberato di Corso Torino e dei contingenti impiegati poco dopo in Via Tolemaide, Via Caffa e Piazza Alimonda.
In merito al capo 34 si osserva come esso sia riferito all’assalto al blindato in panne, fatto che peraltro risulta già oggetto di contestazione al precedente capo 33, dove oltre alla resistenza nei confronti di pubblici ufficiali commessa anche in Corso Torino viene indicata la circostanza aggravante di cui all’art. 61 n. 5 c.p. con specifico riferimento all’avaria che aveva costretto il blindato a fermarsi in mezzo alla pubblica via.
Invece i fatti i resistenza commessi dall’imputato prima dell’assalto al blindato in panne, e in particolare le condotte tenute in Via Casaregis durante le cariche dei blindati, appaiono giustificate ai sensi del D. Lgs. Lgt 288/1944.
Le prove fondano la penale responsabilità dell’imputato anche per i reati di resistenza aggravata e di lesioni personali consumate e tentate commessi ai danni dell’equipaggio del DEFENDER in Piazza Alimonda (capi 40 e 41).
Per quanto nelle immagini non si veda FL colpire il veicolo, egli è immediatamente vicino a questo e agli assalitori materiali che incita.
Egli stesso ha poi ammesso di aver lanciato una pietra contro il finestrino laterale del veicolo.
Si tratta di concorso pieno nei reati contestati, sia per l’attività materiale esplicata sia per l’incitamento a coloro, come MM, che colpivano il veicolo ed i suoi occupanti con pesanti e pericolosi corpi contundenti.
Si tratta di condotta particolarmente grave per il tipo e l’entità del pericolo arrecato all’incolumità di quei Carabinieri.

30. MM viene accusato, unitamente ad altri, del reato di devastazione e saccheggio aggravato (capo 55) in relazione al danneggiamento degli arredi urbani e delle proprietà pubbliche collocati in numerose vie e piazze della città (n.1), di alcuni mezzi blindati appartenenti all’Arma dei Carabinieri e impiegati in servizi di ordine pubblico (n. 2) e in particolare del danneggiamento, saccheggio ed incendio del blindato tg CC 433 BC avvenuto in Corso Torino angolo con Via Tolemaide (n. 3), nonché del danneggiamento del Land Rover DEFENDER tg. AE CC 217 avvenuto in Piazza Alimonda (n.5).
Ulteriori accuse mosse all’imputato in concorso con altri riguardano due reati di resistenza aggravata commessi rispettivamente il primo (capo 56) in Piazza Alimonda, Via Caffa, Via Tommaso D’Invrea, Via Casaregis, Via Tolemaide, Corso Torino e Corso Gastaldi e il secondo (capo 57) ai danni dell’equipaggio del blindato tg CC 433 BC fermo all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide.
I capi 62 e 63 contestano all’imputato rispettivamente il reato di resistenza aggravata e quello continuato di lesioni personali consumate e tentate ai danni dell’equipaggio del Land Rover DEFENDER tg. AE CC 217 commessi in Piazza Alimonda.
Infine vi è la contestazione (capo 58) della contravvenzione di cui all’art. 5 co. 1 L. 152/1975 in relazione alla partecipazione a manifestazione tenuta in luogo pubblico in condizioni di travisamento del volto (con passamontagna e casco da kick-boxing), reato che risulta peraltro già estinto per prescrizione [710].
L’identificazione dell’imputato è resa possibile sulla base di tre diversi elementi di prova: 1 le indagini di P.G., 2 il sequestro presso la sua abitazione di capi di abbigliamento portati dal soggetto ritratto nelle immagini degli scontri, 3 le ammissioni del MM che si è riconosciuto nelle immagini oggetto di contestazione.

30.1 Il teste ZAMPESE ha individuato nelle diverse immagini riferibili al MM i particolari, sempre costanti, dell’abbigliamento e degli accessori portati.
Nelle foto degli scontri egli indossa una maglia bianca riportante disegni scritte sia nella parte anteriore sia in quella posteriore (reperto 237 frame 004 e 009), jeans, scarpe da ginnastica, è travisato da un passamontagna e da un casco da kick-boxing, sugli avambracci porta inizialmente protezioni di gommapiuma.
Altre immagini mostrano come sulla parte anteriore della maglietta oltre ad un disegno ci sia la scritta “ultras unisce” (reperto 187-0275), mentre nella parte posteriore oltre ad un disegno ci sia la scritta “razzismo divide” (reperto 237 frame 0023).
Sulla parte superiore della spalla destra si vede (reperto 100 2007 foto 028, reperto 88C Olympia 121) un tatuaggio.
La Squadra Mobile ha svolto indagini in merito alla morte di Carlo GIULIANI giungendo ad identificare in MM il giovane che in piazza Alimonda indossava il casco da kick boxing.
Nell’ambito di quelle indagini a carico del MM venne eseguita una perquisizione domiciliare in data 31/8/2001 che portò al rinvenimento ed al sequestro di una maglietta bianca con la scritta “ultras unisce” nella parte anteriore e la scritta “razzismo divide” nella parte posteriore e di un paio di jeans MET.
La maglia sequestrata corrisponde a quella fotografata durante gli scontri per il G8.

30.2 Rispondendo all’esame dibattimentale MM dichiarava di non riconoscersi in una foto che mostra una persona attaccata al blindato poi bruciato, perché lui si trovava nelle vicinanze del veicolo, vide che qualcuno lo incendiava ma non si appoggiò ad esso, quindi non è la persona così fotografata.
Non si riconosceva neppure in un’immagine di Piazza Savonarola perché a quell’ora (le 12.20) si trovava ancora a Cavi di Lavagna, immagine che secondo il P.M. era però stata tolta dal DVD personale.
MM si riconosceva in tutte le altre immagini oggetto di contestazione, spiegando che la maglietta grigia con le scritte “ultras unisce” “razzismo divide” era stata realizzata da dei ragazzi di Bologna con la finalità di un gemellaggio tra tifoserie contro il razzismo negli stadi.
Raccontava che il mattino del giorno 20 mentre si trovava a Cavi di Lavagna aveva deciso insieme al fratello L, alla propria fidanzata e ad un amico di partecipare alla manifestazione del Carlini contro il G8.
In loro non vi era una motivazione politica ma solo la curiosità per il grande evento.
Erano partiti verso le 12.30, 12.45 ed arrivati a Genova verso le 13.30, 13.45.
Una volta all’interno dello stadio Carlini, dei ragazzi che preparavano il corteo diedero a MM un passamontagna ed un casco per proteggersi dalle cariche e dai lacrimogeni, lui non aveva portato con sé nulla di particolare per la manifestazione.
Ha ricordato come a terra nei magazzini c’era parecchia roba abbandonata, le persone arrivavano e si imbottivano.
Non vi era un’organizzazione che distribuisse le protezioni e queste non venivano usate solo dai giovani delle prime file, ma da molta gente anche delle retrovie o da quelli che portavano i carrelli con i limoni.
Ad un certo momento, durante la discesa del corteo, MM si accorse di una carica contro le prime file munite di scudi.
Si tratto di una carica feroce, con percosse a chiunque si trovasse dietro gli scudi.
A questo punto le persone arretravano e quelli che si trovavano nelle file posteriori rimanevano schiacciati.
MM pensava di correre il rischio di fare la fine del topo e insieme al fratello fuggì salendo sulla grata di un cancello di Via Tolemaide.
In questa situazione indossò il passamontagna sotto al casco per proteggersi dai lacrimogeni e poi trovò rifugio in Via Caffa, da qui andò in Piazza Alimonda e poi in Via D’Invrea e in Via Casaregis.
Era stordito, non capiva il motivo di quanto accadeva, le cariche si susseguirono tutto il giorno, vide tante ingiustizie, era una vera e propria caccia all’uomo, lui allora perdette la testa.
In Via Casaregis l’imputato assistette alle cariche dei blindati che spazzavano via le barricate costruite con i cassonetti dell’immondizia.
Anche lui aveva contribuito a costruire le barricate e all’arrivo dei blindati lanciò degli oggetti contro di essi.
Lo fece per difesa perché i veicoli puntavano le barricate incuranti delle persone che stavano loro intorno e in un’occasione fecero cadere due giovani ragazze che MM ed il fratello soccorsero.
Vi furono molte cariche ed altrettanti lanci di lacrimogeni.
MM seguì gli altri da Via Casaregis su Via Tolemaide fino a Corso Torino, dove vide quattro o cinque blindati che poco prima avevano caricato le persone.
I mezzi arretravano e i manifestanti, compreso l’imputato, lanciavano sassi tiravano contro di essi.
Un veicolo rimase in panne nella parte iniziale di Corso Torino.
MM rimase a guardare, vi erano persone che volevano rovesciare il blindato mentre al suo interno vi erano ancora tre Carabinieri.
Questi vennero lasciati scendere e si diressero verso Via d’Invrea dove c’erano i loro colleghi.
MM sottolineava come nessuno voleva ammazzare nessuno.
Quindi venne dato fuoco al blindato.
L’imputato negava di avere partecipato al danneggiamento del veicolo, che non aveva neppure toccato.
Dopo l’incendio del blindato MM tornò verso Corso Gastaldi e si fermò con altri all’altezza di via Caffa, c’era confusione, le Forze dell’Ordine lanciavano i lacrimogeni.
MM era ancora sconvolto e manteneva lo stesso stato d’animo di poco prima quando aveva perso la testa ed aveva reagito alle cariche.
Ha ammesso di aver lanciato pietre e costruito barricate per tutto il giorno, lo faceva per difendersi perché ovunque c’era la Polizia che caricava e picchiava soprattutto le persone isolate.
Inoltre in quel momento stava cercando suo fratello con il quale aveva perso i contatti a causa degli scontri.
Aveva molta paura, aveva perso la testa, non pensò di arretrare ma di rimanere in gruppo per avere protezione.
MM si riconosceva in una foto (reperto 212-g33) che lo ritrae mentre avanza con gli altri in Via Tolemaide tenendo una trave in mano [711].
Si trattava di un oggetto trovato in quel luogo e diverso dalla trave poi trovata ed usata in Piazza Alimonda contro il DEFENDER.
Durante gli scontri lungo Via Tolemaide non vi era contatto diretto tra i due schieramenti, che si contrapponevano con lanci di oggetti da un lato, di lacrimogeni e d’acqua dall’altro.
Mentre tornava indietro MM si spostò in Via Caffa e in Via Armenia per sottrarsi ai lanci degli idranti.
In questa situazione un reparto di Carabinieri si mosse da Piazza Alimonda lungo Via Caffa caricando i manifestanti ma venne respinto.
MM trovò per terra una seconda trave e si unì a quelli che avevano respinto i Carabinieri.
I militari indietreggiarono fino a Piazza Alimonda e i manifestanti, tra i quali l’imputato, si trovarono attorno al DEFENDER.
In quel momento i mezzi non erano ancora bloccati, stavano arretrando, ma in piazza una jeep si fermò.
MM raggiunse il veicolo quando l’assalto era già iniziato e i vetri di questo erano già rotti.
Con la trave diede un colpo sopra al tetto del veicolo, poi la fece entrare dentro al finestrino posteriore rotto e colpì il sedile perché il Carabiniere che stava lì lo guardò e si abbassò per ripararsi.
Poi MM si girò, come si vede nella foto reperto 88C-Olympia122, in quel momento arrivava di tutto.
Improvvisamente un ragazzo vicino a lui disse “han sparato, han sparato dei colpi”, ma l’imputato non vide né sentì i colpi, né vide cadere GIULIANI.
MM buttò via il bastone, fece il giro della chiesa soffermandosi ancora un po’ in Piazza Alimonda.
Sentiva la gente dire “forse possiamo salvarlo, ma no è morto, uno spagnolo”
Dovunque c’erano disordini, MM allora si spostò in via Tolemaide e rimase a fare barricate e a lanciare pietre ancora per circa venti minuti perché aveva perso la testa per le tante ingiustizie viste.
La sua condotta durò fino a quando ci fu l’ultima carica con gli idranti al ponte di Terralba.
Questa fu brutale e i manifestanti vennero spediti al Carlini, dove l’imputato incontrò il fratello e l’amico della macchina.
In seguito MM si è costituito spontaneamente al P.M. che indagava sui fatti di Piazza Alimonda, rendendo dichiarazioni spontanee.
Il P.M. di questo processo contestava a MM che in quelle dichiarazioni spontanee aveva ricordato alcuni particolari divergenti da quelli riferiti a dibattimento.
Si tratta di circostanze attinenti l’assalto al DEFENDER ed a quanto compiuto con la trave.
Nel verbale del 30/8/2001 infatti MM aveva detto “vidi per un attimo il volto del Carabiniere che era posizionato nella mia direzione e ne colpii la sagoma, poi lo vidi accucciarsi”.
A dibattimento ha invece affermato di aver colpito il sedile e non il militare che si era abbassato.
A questa contestazione MM rispondeva che probabilmente si era sbagliato nelle dichiarazioni del 2001 perché era molto confuso.
Lui in realtà non aveva colpito il Carabiniere.
Era una situazione pesante, si presentava spontaneamente ad un P.M. non avendo mai fatto niente e sapendo che poi poteva andare in carcere.
Pertanto era confuso.
MM ricordava come la gente intorno al DEFENDER urlava di tutto contro i Carabinieri come “assassini, bastardi”.
Il P.M. contestava all’imputato che nel verbale di dichiarazioni spontanee 30/8/2001 aveva detto che la gente intorno urlava “frasi di disprezzo e minaccia nei confronti dei Carabinieri quali “bastardi, vi ammazziamo””.
A questa contestazione rispondeva che era possibile che la gente dicesse così, sicuramente lo avranno detto, ma erano frasi di sfogo.
Lui in particolare non aveva pronunciato quelle frasi.
Rispondendo ad ulteriori domande MM ricordava come la sagoma del Carabiniere a cui aveva mirato si trovava sui sedili posteriori e non era quella dell’autista del veicolo.
Non vide quanti militari ci fossero sui sedili posteriori.
L’uomo preso di mira era di lato e guardava l’imputato lateralmente, poi si era chinato di scatto in avanti, cioè verso l’autista.
Si chinò dove il finestrino era rotto in modo da coprirsi, l’imputato gli vedeva la testa.
Poi l’imputato si girò.
MM conosceva di vista Carlo GIULIANI che veniva a bere nel bar dove l’imputato lavorava, non ne conosceva il nome, che apprese poi dai giornali.
La contemporanea presenza dei due vicino al DEFENDER fu una coincidenza, non si accorse di lui durante l’episodio, ma lo riconobbe vedendone la foto sul giornale.

30.3 LM, fratello dell’imputato ha confermato di essersi trovato al mare insieme al congiunto, alla famiglia e ad un amico.
Si era cominciato a parlare del G8 e così avevano deciso di partecipare alla manifestazione.
Raggiunsero il Carlini dove incontrarono altri amici, il corteo non era ancora partito.
Vi era gente di ogni provenienza, molti erano ben coperti con maschere antigas e protezioni, al teste venne regalata una protezione per un braccio fasciata con della gommapiuma ed una bandana per ripararsi la bocca, al fratello vennero dati un casco ed un passamontagna.
C’era gente da tutto il mondo, colori, musica, sembrava tutto normale, l’atmosfera era festosa e tranquilla.
Dopo un po’ il corteo era partito e i due M con gli amici erano rimasti in fondo, il corteo era lunghissimo.
Nella parte anteriore c’erano le persone con le protezioni, nel resto del corteo c’era qualche carrello con dei limoni per i lacrimogeni.
Ad un certo punto si sentì di auto bruciate, si vedevano fumi lontani ma la gente subito non ne capiva il significato.
Poi il teste si trovò dentro un fumo esagerato, vomitò e con il fratello cercò rifugio arrampicandosi su di un cancello al lato di Via Tolemaide a 20/30 metri dalla testa del corteo e a 10 metri dal camion della musica.
Da lì assistette ad una carica feroce, composta di percosse e lacrimogeni, ci fu panico, ovunque c’era gente che cadeva e sangue.
LM si spostò in una traversa, perdette l’amico con il quale era venuto e quando lo ritrovò perdette il fratello M, poi rimase ancora da solo.
Vide due ragazzine inciampare in un cassone e venire calpestate, le aiutò a rialzarsi.
Non poteva andare via, prima doveva trovare il fratello e l’amico S, inoltre non si sentiva di tornare da solo fino al Carlini.
Si trattenne nella zona tra Via Tolemaide, Via Casaregis, Via D’Invrea e Piazza Alimonda, più volte ritrovò il fratello e lo perdette nuovamente, erano entrambi scioccati e preoccupati.
Non si poteva stare fermi ad aspettare perché arrivavano le cariche.
In Via Casaregis vide i blindati caricare ad alta velocità la gente e le barricate fatte di bidoni, la gente un po’ scappava, un po’ reagiva lanciando oggetti.
Non c’erano momenti tranquilli, finiva una carica e ne iniziava un’altra.
Ritrovò nuovamente incontrò il fratello solo verso le 17.30 o le 18 al Carlini dopo una carica feroce.
Il teste non fece gesti di violenza, rischiò forte ma non venne colpito.
In Corso Torino vide il blindato già in fiamme da una distanza di circa 50 metri.

30.4 Gli elementi di cui sopra consentono di identificare con certezza la persona ritratta in tutte le foto oggetto di investigazione in MM.
Egli è stato identificato da personale della locale Squadra Mobile nell’ambito delle indagini relative all’uccisione di Carlo GIULIANI e presso la sua abitazione sono stati trovati una maglietta ed un paio di pantaloni in tutto corrispondenti a quelli indossati nelle immagini dal soggetto investigato.
Come chiarito da ZAMPESE i particolari della figura e dell’abbigliamento del soggetto investigato ritornano costanti in tutte le immagini.
MM si è riconosciuto in tutte le immagini oggetto di contestazione, tranne che in una, risulta avere un tatuaggio sulla spalla destra come mostrato dalle foto.
Infine, egli si presentò spontaneamente al P.M. in data 30/8/2001 proprio per chiarire la sua partecipazione ai fatti.

30.5 Sulla base degli elementi di prova acquisiti, il Collegio ritiene provata la penale responsabilità dell’imputato in ordine a tutti i fatti ascrittigli, salva la diversa qualificazione giuridica dei fatti di cui al capo 55 e la dichiarazione di estinzione per prescrizione del reato di cui al capo 58.
Egli compare per la prima volta nelle immagini [712] in Via D’Invrea durante la prima reazione dei manifestanti.
Lo si nota, con i particolari dell’abbigliamento già descritti, mentre insieme ad un altro spinge un cassonetto verso l’incrocio con Via Casaregis [713].
Quindi lo si vede contrapporsi ai blindati in Via Casaregis [714] e poi sale sul cofano di un’auto per osservare gli scontri.
Al passaggio di uno di questi mezzi si vede [715] MM colpirne più volte il fianco con un grosso corpo contundente e poi allontanarsi.
Poi i manifestanti, tra i quali l’imputato, avanzano lungo Via Casaregis [716], Via Tolemaide (dove si vede MM lanciare un oggetto [717]), fino allo slargo di Corso Torino [718].
Qui MM si vede avvicinarsi due volte al blindato in panne [719] mentre è in corso la sassaiola contro di esso e l’equipaggio si trova ancora a bordo.
Le foto [720] mostrano come contro il veicolo venga lanciato anche un estintore dal quale fuoriesce una nuvola di polvere.
L’imputato poi si trova sul lato del blindato mentre sullo sfondo si vedono i veicoli dei Carabinieri attestati nel tratto alberato di Corso Torino [721].
MM si vede a fianco della portiera anteriore destra del blindato anche in fotografie ritratte con direzione da mare verso monte [722]
Quindi vi è il tentativo di rovesciare il blindato al quale partecipa anche MM che spinge dal lato destro, lo stesso dove agisce il coimputato DAAF [723].
Altra immagine [724] ritrae MM mentre spinge il veicolo.
In questa fase avviene anche il saccheggio del mezzo militare.
Poi MM si sposta verso mare e, insieme ad altri, fronteggia gli Agenti nel tratto alberato di Corso Torino [725], dapprima lo si vede con in mano una grossa pietra che nelle immagini successive non si nota più.
In altra immagine [726] MM appare tra le barricate erette in quel punto.
Poi il blindato viene incendiato e MM si trova all’altezza dell’attraversamento pedonale all’angolo con Via Tolemaide [727].
MM si rivede durante gli scontri in Corso Gastaldi [728], munito di una grossa trave [729] o di sassi [730] o mentre spinge un bidone [731].
Quindi l’imputato partecipa all’assalto al DEFENDER in Piazza Alimonda.
Egli si posiziona sul fianco destro del veicolo che colpisce ripetutamente con una trave di legno, proprio negli istanti in cui Carlo GIULIANI raccoglie da terra l’estintore e nel riquadro del finestrino posteriore del veicolo si vede la mano con la pistola di Mario PLACANICA [732].
Da altra immagine [733] si vede come il finestrino davanti alla trave usata da MM sia completamente spalancato e non costituisca ostacolo ai colpi.
MM tiene la trave contro il veicolo anche quando si volta [734] un momento prima dello sparo.
Gli elementi di prova di cui sopra dimostrano la diretta partecipazione di MM ai diversi fatti di danneggiamento a lui contestati al capo 55, sia nei confronti dell’arredo urbano, sia nei confronti dei veicoli dell’Arma dei Carabinieri in Via Casaregis e in Corso Torino ed in particolare ai danni del blindato in panne e poi del DEFENDER.
Nonostante egli abbia affermato di non aver neppure toccato il blindato rimasto in panne in Corso Torino deve riconoscersi come le numerose immagini non solo documentano la sua estrema vicinanza ad esso nei momenti in cui il suo personale si trovava ancora sul veicolo e altri Carabinieri cercavano di avvicinarsi, ma anche in seguito durante il tentativo di ribaltamento e poi l’incendio del veicolo.
Anzi risulta come MM abbia preso parte attiva al tentativo di ribaltamento del mezzo spingendolo con gli altri sul suo lato destro.
I rimanenti fatti di danneggiamento sono stati ammessi dall’imputato.
Egli va ritenuto responsabile anche dei fatti di resistenza aggravata contestati a cominciare dal momento in cui i manifestanti si affacciarono sullo slargo di Corso Torino inseguendo i Carabinieri in ritirata, quindi assalirono i militari rimasti sul blindato in panne e infine si contrapposero alle Forze dell’Ordine sia nel tratto alberato di Corso Torino sia in Corso Gastaldi e Via Tolemaide.
L’imputato risulta ripreso mentre partecipa a ciascuna di queste attività.
Per le condotte precedenti invece deve trovare applicazione anche nei confronti di questo imputato la causa di giustificazione di cui al D. Lgs. Lgt. 288/1944.
MM è certamente autore diretto e volontario dei reati commessi in occasione dell’assalto al DEFENDER in Piazza Alimonda.
La difesa ha sostenuto che l’imputato volontariamente desistette da quelle condotte, ma questa tesi non può trovare accoglimento perché nelle immagini lo si vede tenere saldamente in mano la trave anche quando sta voltandosi, mostrando così di non volerla lasciare e perché lo stesso ha dichiarato di esseri allontanato solo a seguito dell’avviso dato da un vicino che qualcuno aveva sparato.
Non si trattò pertanto di desistenza volontaria ma di allontanamento a fronte di un intervento armato di un militare.
A dibattimento l’imputato ha sostenuto di non aver colpito nessuno all’interno del veicolo, ma in ciò ha contraddetto una dichiarazione resa in fase di indagini preliminari che, tramite la contestazione compiuta dal P.M., appare pienamente utilizzabile ai sensi dell’art. 503 comma 5 c.p.p.
Si tratta di dichiarazioni munite di un requisito imprescindibile di attendibilità quali la precisione circa la direzione e l’effetto del colpo (“vidi per un attimo il volto del Carabiniere che era posizionato nella mia direzione e ne colpì la sagoma, poi lo vidi accucciarsi”).
Esse sono state rese a poca distanza dai fatti, quindi a ricordo ancora fresco e sono seguite immediatamente dalla menzione delle frasi di minaccia profferite dagli aggressori contro i militari, particolare quest’ultimo che a seguito di contestazione l’imputato ha confermato.
Non pare potersi accedere alla diversa spiegazione del MM che ha asserito di avere reso quelle prime dichiarazioni in stato di confusione e di timore di essere arrestato, perché in quell’occasione si presentava spontaneamente al P.M., senza cioè alcun vincolo di costrizione e a distanza di poco più di un mese dall’episodio, quindi sembra aver avuto tutto il tempo necessario per prepararsi adeguatamente.
Le dichiarazioni rese spontaneamente devono pertanto essere ritenute un’ammissione del tutto attendibile.
La condotta compiuta fu certamente volontaria e, per il mezzo usato, molto pericolosa per l’incolumità dei militari.
I colpi infatti erano diretti alla testa dei Carabinieri che sul veicolo si trovavano necessariamente seduti.
Il contesto generale, la pluralità di persone che assaliva con armi improprie tre militari fermo su di un veicolo bloccato lontano dai colleghi, la volontà di arrecare grave danno fisico resa palese dalle minacce di morte pronunciate dagli aggressori sono tutti elementi che rendono evidente l’estrema gravità della condotta di chi, come MM, prese parte a questo episodio.
Egli ha dichiarato di aver agito in quel modo perché aveva perso la testa a causa delle troppe ingiustizie subite e perché doveva difendersi.
Si deve osservare, invece, come nell’episodio di Piazza Alimonda quei militari non avevano compiuto alcuna “ingiustizia” o atto arbitrario, non si erano mostrati per nulla offensivi (due di essi dovevano essere trasportati in ospedale) ed anzi erano in condizione di doversi difendere da un’aggressione.
La condotta dell’imputato non trova pertanto giustificazione.

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[630] Si vedano le immagini nel 2° DVD personale cartella “fotografie Guernica Fabrik”.
[631] Si tratta delle foto 008 – 0011 della cartella “sequestro” del 2° DVD personale.
[632] Si trova sia nel 2° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[633] Nella relazione 9/4/2002 a pag. 4 la figura 1 è il reperto 90D G8108, la figura 2 è il reperto 65D_54, le figure 3 e 4 sono riferibili a PF e provengono dalla DIGOS di Catania lo identificò il giorno 8/8/2002. Nella relazione 29/4/2002 a pag. 4 vi sono due frame (figura 1 e figura 2) del reperto 164 –133, a pag. 5 due foto (figura 3 e figura 4) trasmesse dalla DIGOS di Catania.
[634] Reperto 187 0230.
[635] Reperto 164 133 come inserito nella C.T. della difesa FA.
[636] Reperto 164 133 frame 0021 – 0026.
[637] Frame 009 – 0018.
[638] Reperto 164 65 frame 008 - 0018.
[639] Reperto 192-5, reperto 164 251 frame 003 - 0023.
[640] Reperto 164 65A.
[641] Reperto 187 0230.
[642] Reperto 88D Scontro w.
[643] Reperto 143 117 e reperto 143 42.
[644] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[645] Si tratta della foto n. 2 della cartella “selezione ordinata”.
[646] Reperto 120 primi scontri, RP 19.
[647] Reperto 95 A 3Q Foto Bank di Firenze.
[648] Si trova sia nel DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[649] Nella relazione 26/4/2002 a pag. 4 la figura 1 del soggetto investigato corrisponde ad un fotogramma del reperto 95 A3Q di cui è stato usato il particolare del viso, a pag. 5 la figura 2 corrisponde alle foto 19 e 20 dal reperto 120 primi scontri, a pag. 6 vi è la foto dell’imputato fornita dalla DIGOS di La Spezia e tratta dalla carta di identità del 30/12/1998.
[650] Il teste della difesa PC ha confermato come DIM avrebbe dovuto prendere parte all’incontro relativo al parcheggio di Fossitermi, ma che verso le 13.30/14 gli aveva telefonato comunicando di trovarsi a Genova per la manifestazione e di avere problemi a spostarsi.
[651] Si tratta della produzione della difesa n. 24.
[652] SA ha confermato l’incontro, avvenuto in Piazza Paolo da Novi e durato per circa un’ora. Non ricordava di aver visto la persona ritratta nella foto vestita di nero e con un bastone in mano.
[653] Un riscontro si trova nelle immagini del reperto 192-14 frame 001 – 005.
[654] Il teste Stefano SARTI, Presidente regionale di Legambiente, ha confermato l’incontro con DIM avvenuto sopra il ponte sulla ferrovia con il quale trascorse 30/40 minuti.
[655] Immagini della telecamera SAVONAROLA delle ore 12.17.14, reperto 129 PRIMI SCONTRI frame 0015 – 0020, reperto 192-14 TPO frame 001 – 005.
[656] Reperto 83 Seimilano frame 001 – 0014.
[657] Reperto 41 a 00.02, nel 2° DVD DRF.
[658] Reperto 164-148 frame 001 – 0018, reperto 198-50 P2 frame 001 – 0019, reperto 88D Scontri19 e 88D Scontri 1b.
[659] Reperto 65F_Olympia042.
[660] Reperto 65D – g8084 e reperto 187 – 233.
[661] Reperto 187-11 frame 007, reperto 192-14 TPO frame 009-0013.
[662] Reperto 192-05 TPO frame 004.
[663] Reperto Anniversario Giuliani frame 0001-0008 nel DVD personale cartella “DIGOS 20.7.2002 Corteo Inmensa in anniversario morte Carlo GIULIANI”.
[664] Reperto fotografie CS 0003 ibidem cartella “selezione ordinata” al n. 003.
[665] Si trova sia nel 2° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[666] Nella relazione relazione 2/12/2002 a pag. 5 vi sono due frame (004 e 008) del filmato del 20/7/2002, ripreso cioè in occasione del primo anniversario della morte di Carlo GIULIANI, a pag. 6 vi sono due frame tratti dal film reperto 181-11 relativo ai fatti investigati, a pag. 7 vi è la foto della carta di identità del 15/3/2002.
[667] Si trova nel DVD personale, cartella “selezione ordinata” al n. 054.
[668] Reperto 83 Seimilano, reperto 181-11 Terra e reperto 237.
[669] Reperto 192-05, reperto 187 0276.
[670] Reperto 41 frame 001 – 0020, in particolare per i lanci frame 0013 – 0017, reperto 164 65.
[671] Reperto 192-14.
[672] Reperto 181-11 Terra.
[673] Si veda il capitolo VII parte II paragrafo 10.
[674] Reperto 150-3 La7.
[675] Reperto 192-16TPO frame 003.
[676] Reperto 164 133 da 19.45 a 33.25.
[677] Reperto 237.
[678] Reperto 83 frame 001 – 0027..
[679] Reperto “aggressione al Carabiniere 1”.
[680] Reperto 88D – SCONTRI1e, reperto 88D-SCONTRI1c.
[681] Reperto 164-65 frame 003 – 0016.
[682] Reperto 229IMG_2370, reperto 229IMG_2371, reperto 41, reperto 65E SCONTRI 18, reperto 192 25.
[683] Reperto 95 A2B, reperto 65D g8084.
[684] Reperto 164 251, in particolare i frame 0010 - 0013.
[685] Reperto 111-175-1, reperto 111-175-2, reperto 88E-g8084.
[686] Reperto 192-21 TPO, film e frame.
[687] Reperto 212-G8_1-g45, reperto 212-G8_1-g46, reperto 237 frame 008.
[688] Reperto 65F Olympia 059, reperto 90-G8071.
[689] Reperto “aggressione al Carabiniere 1” e reperto 192.25.
[690] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[691] reperto 150-1 LA7.
[692] Si trovano nel 2° DVD personale cartella “selezione ordinata” ai n. 076 e 077.
[693] Si veda anche il reperto 192-5 in cui si legge la parola “TUBORG” sul berretto indossato da FL.
[694] Si trova sia nel 2° DVD personale sia nell’allegato 7 delle produzioni di P.M.
[695] Nella relazione 16/3/2002 a pag. 4 vi è un particolare della foto reperto 65F Olimpia 0120, a pag. 5 vi sono tre diverse foto, quella di sinistra (figura 2 profilo destro) è estrapolata dal filmato 164-152 frame 0009, la foto centrale (figura 3, ritratto frontale) proviene dal reperto 164-152, quella di destra (figura 4 profilo sinistro) proviene dal reperto 100-2007_016, a pag. 6 vi è la foto segnaletica di FL rilevata il 20/9/2000 a Pontechiasso.
[696] Reperto 164 133 da 19.45 a 33.25, reperto 83, foto reperto 70H OGGX0K1S.
[697] Reperto 164 133 da 35.05 a 43.20, reperto 237 frame 004, reperto 229IMG 2371.
[698] Reperto 237 frame 009, 0015, 0017, reperto 192-5.
[699] Reperto 164 251.
[700] Reperto 187 0277.
[701] Reperto 88D-GUERRI 5h.
[702] Si vedano ad esempio le seguenti foto reperto 100-2007_029, reperto 100-2007_031, reperto 125-DSC_0045, reperti 212-g26_mortox e g30/g31/g33/g34_morto.
[703] Immagini tratte dai reperti “49 il Giornale”, “46 Telenord Canale 7”, “143.042 Polizia Scientifica”, “218 Maledetto G8” e montate nel 2° DVD della Polizia Municipale da 20.15 a 24.45.
[704] Reperto 88C Olympia 120, DVD FL cartella “selezione ordinata” al n. 061.
[705] Reperto 100-2007_015.
[706] Reperto 31 foto 13.
[707] Reperto 164 52.
[708] Reperto 44.
[709] Reperto Via Caffa 200701-Still0047, reperto Via Caffa-Still0048, reperto 70H-OGH353DS, reperto 70-OGH34Y3S, reperto 83.
[710] Per le considerazioni concernenti la prescrizione dei reati contravvenzionali contestati agli imputati si veda il capitolo VII parte 2, paragrafo 2.
[711] Si tratta di immagine anteriore all’episodio di Piazza Alimonda perché si vede GIULIANI che sta calzando il passamontagna.
[712] Reperto 164 133.
[713] Reperto 237.
[714] Reperto 164 133 frame 001 – 0011, reperto 83-Seimilano e reperto 164 133.
[715] Reperto 151-29 RAI.
[716] Reperto 237, reperto 187 0273.
[717] Reperto 88D-G8_2x, reperto 187-0274.
[718] Reperto 229IMG_2371, reperto 229IMG_2368, reperto 187 0275, reperto 192-05.
[719] Reperto 237 frame 0050-0067, reperto 192-14.
[720] Si veda anche il reperto 88D-SCONTRI18.
[721] Reperto 164-148.
[722] Reperto 96-G8035, reperto 88E-G8 7.
[723] Reperto 192-5 in particolare frame 005.
[724] Reperto 65F – Olympia 044.
[725] Reperto 237 frame 0038-0049.
[726] Reperto 212-G8_1-g61_nudo.
[727] Reperto 192 21.
[728] Reperto 65F Olympia 059.
[729] Reperto 212-g32_morto, reperto 212-g33_morto, reperto 212-g34_morto.
[730] Si vedano tra le altre le foto reperto 125-DSC_0042, reperto 100-2007_028, reperto 212-g28_morto e reperto 212- g29_mortox.
[731] Reperto 212-g50_morto.
[732] Reperto 70H-0GGTMNGT.
[733] Reperto 88C Olympia 121.
[734] Reperto 88C Olympia 122.